Breve analisi di “Construção” (Costruzione)
di Chico Buarque, 1971
Articolo di Nuno
Silvestre
Chico Buarque: i periodi
creativi del poeta musicista
Chico Buarque è da molti
considerato un simbolo dell’identità e dell’unità nazionale brasiliana. “Amato
dalla critica, idealizzato dal pubblico e adorato dalle donne Chico è diventato
un mito brasiliano vivente”[1] Nato
nel 1944 a Rio de Janeiro (Brasile), figlio di uno storico appartenente alla
classe media brasiliana, Francisco Buarque de Holanda è cresciuto in un
ambiente famigliare e sociale formato da intellettuali e musicisti. Nel 1963
inizia l’università di architettura che abbandona dopo due anni per iniziare la
carriera di musicista che, in sintesi, può essere divisa nei seguenti periodi[2]:
-
L’ingenuo-romantico (1964-1969) periodo di
particolare effervescenza culturale in Brasile (sono gli anni della bossa nova
e di Tom Jobim) e nel quale Buarque muove i primi passi e viene riconosciuto
nella scena musicale brasiliana.
-
La critica sociale (1969-1975) inquadrata nel
periodo della dittatura militare Brasiliana, nel quale l’artista firma buona
parte dei suoi lavori, spesso censurati dal regime, con lo pseudonimo “Julinho
de Adelaide”. E’ in Italia che Buarque trascorre un anno di “esilio volontario”
nel 1969.
-
La fase poetica (1976-1989) nella quale il
cantautore abbandona in parte il discorso critico e più aggressivo, e la
“donna” e l’amore diventano argomento privilegiato delle sue canzoni.
-
La fase più recente (da 1989) viene classificata
come la fase introspettiva nella quale Buarque parla di se stesso nelle sue
canzoni – anche se in modo narrativo e non necessariamente personalizzato.
Il Brasile del 1971: sintesi
del contesto socio-politico del paese[3]
Nel pieno del periodo della
dittatura militare (1964-1985), il Brasile vive una dura realtà sociale e
politica. Nel paese si assiste ad una forte espansione del settore industriale
senza che questo sviluppo diffonda i suoi benefici tra gli strati sociali più
bassi. In particolare il settore della costruzione, che impiega una buona parte
della popolazione attiva del paese, beneficia di incentivi di credito alla
costruzione promossi dal Banco Nacional de Habitação destinati ad
agevolare le iniziative private di chi volesse costruire per suo conto la
propria abitazione (si ricordi che il Brasile attraversa già dagli anni 60 seri
problemi nella gestione di una profonda povertà diffusa tra gran parte della
popolazione nazionale, quando l’alimentazione e l’abitazione erano bisogni
ancora non soddisfati, e che aveva portato alla creazione dei quartieri di
abitazioni sociali – favelas – generando gli “effetti secondari
indesiderati”: la concentrazione di delinquenza e criminalità di difficile
controllo, ancora oggi rimaste). Tali crediti erano utilizzati soprattutto
dalla classe medio-alta brasiliana. Nell’edilizia era impiegata una buona parte
della popolazione attiva, ma i bassi livelli salariali trasferivano cosi
ulteriormente il costo della crescita del settore sulla popolazione delle
classi basse che esso impiegava operativamente. Inoltre le condizioni
lavorative del settore erano particolarmente cattive. I numeri a riguardo,
spesso imprecisi poiché buona parte degli incidenti sul lavoro non venivano
registrati, parlano comunque, solo nello Stato di San Paolo – la regione più
industrializzata del paese – di 780 mila incidenti sul lavoro, nel 1974,
(considerati soltanto i casi registrati) coinvolgendo circa un quarto della
popolazione attiva.
“Construção”
Chico Buarque scrive “Construção”
nel 1971. Nella canzone, il cui ascolto fu vietato dalla censura Brasiliana,
l’autore descrive il dramma sociale degli strati più bassi della società
Brasiliana degli anni 70. Buarque fa uso di due caratteristiche che hanno
segnato sin da subito il suo stile lirico: da un lato il racconto narrativo,
quindi il poema-canzone che racconta una storia, un evento o un semplice
accaduto, dall’altro l’utilizzo abbondante dei giochi di parole nella
costruzione e ricostruzione delle rime del poema-canzone. In particolare nelle
prime fasi creative, Buarque dimostra una forte predilezione per l’utilizzo del
linguaggio semplice nel racconto di “eventi di cronaca” che vengono descritti
in linguaggio di stile “popolare”. Fa spesso uso di modi di dire brasiliani e
delle imperfezioni sintattiche e grammaticali del linguaggio parlato. Questo
dimostra, infatti, quanto l’oggetto della sua canzone si concentri spesso nel
carattere semplice, allegro e festaiolo della cultura brasiliana incarnata nei
personaggi del “cittadino reale” – quello vero, quello comune – che spesso sono
protagonisti del racconto delle sue canzoni. Nonostante ciò, la sua poesia è
ricca di giochi di parole, tramite il costante cambiamento di senso oppure di
significato della stessa parola all’interno di un unico verso, con il quale il
poeta inferisce una particolare sensibilità nei sentimenti trascritti nelle sue
canzoni. Dall’amore appassionato, al dolore del cuore abbandonato, dalla saudade
(nostalgia) di casa dell’emigrato alla fatica quotidiana del lavoratore
inserito nel difficile contesto socio-economico brasiliano, dalla gioia
popolare della festa settimanale del quartiere alle allusioni ad alcuni dei più
importanti eventi della storia del Brasile, Buarque descrive la realtà del suo
paese, della sua cultura, della propria vita ed esperienza in un modo tutto
suo, dove l’ingenuità discorsiva, non si nasconde dietro un abile gioco
poetico, ma viene utilizzata con una creatività poetica spontanea e una
sensibilità artistica diventata il suo stile riconoscibile. E’ nato lo stile Buarqueano.
E’ questa genialità poetica, nonché musicale che viene qui proposta con una
guida all’ascolto del “piccolo” capolavoro di Chico Buarque.
In “Construção” (Costruzione)
Chico Buarque racconta la giornata di un muratore brasiliano negli anni 70.
Tipico del suo stile, Buarque fa, lungo tutto il poema, una descrizione
semplice e fredda del quotidiano di quest’anonimo lavoratore, uguale a tanti
altri milioni di lavoratori, dal momento in cui si alza presto la mattina,
attraversando tutta la sua monotona giornata lavorativa. Un giorno della sua
vita uguale a tanti altri… uguale, anzi, a tutti gli altri giorni… uguale in
tutto tranne che in un aspetto: si tratta del giorno della sua morte… della
morte in un incidente di lavoro come gli innumerevoli incidenti sul lavoro
nell’edilizia brasiliana (se non per altro perché tanti incidenti lavorativi
non venivano nemmeno registrati all’epoca!) negli anni dello sviluppo
industriale e della corruzione del sistema basata nello sfruttamento dl lavoro
e della povertà del lavoratore.
Nella canzone l’episodio viene
prima cantato dalla voce solista di Buarque, accompagnata da una orchestrazione
piuttosto semplice e che si appoggia ad una struttura armonica anche essa
semplice ma con una tensione e un drammatismo inerenti nella scelta della
tonalità minore, che sostiene infatti tutta la musica senza grosse variazioni.
Lo stesso racconto viene ripetuto
introducendo contemporaneamente vari elementi che portano una carica
particolarmente drammatica (e che fanno onore alla celebrità di cui godeva
questa canzone, nonostante l’inutile tentativo di censurare il suo ascolto –
manifesta evidenza della cecità del potere dittatoriale rispetto alla forza ed
immortalità dell’arte in qualsiasi forma essa si manifesti).
Gli elementi di cui sopra sono:
·
primo, l’unione di un coro di voci maschili[4] che
si contrappone alla voce del cantante solista in forma di “dialogo” (frasi
intercalate cantate una parte dal coro e l’altra dal cantante solista, o vice
versa) e in sovrapposizione (cantate insieme);
·
secondo, l’arricchimento orchestrale con
l’introduzione di altri strumenti melodici, di cui sono particolarmente
evidenti i fiati di metallo (distinzione poco usata nel linguaggio musicale
italiano che tende a chiamare “fiati” indistintamente agli strumenti di fiato
costruiti in legno e in metallo);
·
e terzo, “come si voleva dimostrare”, l’inizio
della “decostruzione” e ricostruzione strutturale del testo ed i famosi giochi
di parola alla Buarque.
Urge a questo punto notare che il
racconto dell’accaduto della giornata di questo lavoratore – il quotidiano
muratori degli ani 70 in Brasile – viene fatto, come tipico nello stile di
Buarque, utilizzando un linguaggi molto semplice. Infatti, ogni singola azione
del protagonista della storia viene raccontata con una azione verbale
immediatamente complementata da una caratterizzazione del modo in come essa è
stata realizzata. Per meglio intendere leggiamo la prima strofa del poema “Amò
sua moglie come se fosse l’ultima”. Buarque infatti nella prima parte del poema
racconta l’accaduto di forma cruda e diretta. Nella seconda parte (“amò sua
moglie come se fosse l’ultimo”) l’autore ripete ogni singola azione (nella
stessa sequenza in cui sono state descritte nella prima parte) iniziandola
esattamente con la stessa azione ma cambiandone il complemento di modo
associato all’azione. Quindi mentre prima è la moglie che è l’ultima (tra
eventuali tante), dopo è lui che bacia sua moglie come se fosse lui l’ultimo
tra tanti. Questo cambiamento viene fatto nella maggior parte realizzando uno
scambio tra complementi ed azioni rispetto l’esposizione iniziale degli
avvenimenti, ma anche aggiungendone puntualmente nuovi complementi. Questa
tecnica offre, infatti, al testo una carica emotiva e drammatica molto forte,
attraverso la quale Buarque enfatizza esponendo la sua critica ed ironia alla
disumanizzazione dell’uomo lavoratore, oggetto di una macchina socio-economica
produttiva insensibile ed inarrestabile.
L’episodio viene raccontato
ancora una terza volta però in modo sintetizzato (alcune strofe, quindi azioni,
vengono soppresse). La sintesi è, infatti, il primo modo in cui viene
ulteriormente aumentata la tensione e la carica drammatica nella canzone.
Questa è accompagnata da nuovi aspetti musicali e letterari. Primo,
nell’orchestrazione si arricchisce la sezione ritmica che acquisisce nuovi
strumenti intensificandone il ritmo ormai con chiari elementi di samba (la
samba triste). Secondo, il racconto “accelera”, infatti, mentre nelle
precedenti parti ogni strofa/azione – che occupava il tempo di un compasso –
veniva intercalato con un altro compasso senza voce, nel terzo racconto viene
soppressa la pausa vocale ed invece in ogni compasso della musica viene citata
una nuova azione. La velocizzazione dell’azione comporta con se un evidente
aumento della carica drammatica e della tensione musicale.
Buarque introduce alla fine un
cambiamento ritmico che diventa più quadrato ed insistente nei tempi del
compasso (senza cambiamento di tempo, ovvero la velocità della musica) e
armonico (l’armonia rimane fissa nella tonalità tonica della canzone). La
trasformazione crea cosi un effetto di forte appesantimento che viene colorato
con vari motivi melodici ripetuti dagli strumenti melodici (in particolare i
fiati) particolarmente esagerati conferendone una specie di ambiente di follia
generale, una sorta di isteria generale (naturalmente espressa musicalmente).
L’autore crea così lo sfondo per l’apice drammatico. Accompagnato da questo
ritmo di marcia pesante semi lenta e dai macabri disegni melodici
dell’orchestra, il coro (sempre esclusivamente maschile) canta adesso fino alla
fine della canzone un estratto di un altro poema di Buarque – “Deus lhe pague”
(Dio le paghi) – una sorta di preghiera nel quale il coro di “lavoratori”
ringrazia qualcuno (il suo datore di lavoro, il padrone, il sistema, …) per
tutto quello che gli viene concesso (dal povero pane da mangiare
all’autorizzazione per respirare ed esistere, dal piacere di piangere alla
partita di calcio da applaudire, …). La “preghiera” viene quindi ripetuta fino
alla fine della canzone, in modo meccanico ed “automatizzato” come un coro di
macchine programmate per lavorare e ringraziare per il pane che gli viene dato
in cambio di lavoro.
Di seguito vi propongo una tabella di guida all’ascolto della canzone. Nella prima colonna viene indicato il momento temporale della musica al fine di meglio orientare l’ascoltatore (più utile in assenza di una partitura musicale che l’indicazione del compasso; nella seconda e nella terza colonne viene scritto il poema rispettivamente nella sua versione originale (in portoghese) e la traduzione in italiano (nota: la presente traduzione è puramente letterale per permettere al lettore italiano la comprensione del significato di ogni frase senza alcuna preoccupazione di carattere poetico o stilistico, la lettura della rima viene in ogni modo rimessa alla versione originale); infine nelle ultime due colonne vengono incluse alcune note all’evoluzione del poema e della musica rispettivamente per guidare l’ascoltatore ad individuare gli elementi prima descritti.
[1] Isabel Travancas. “De Pedro Pedreiro ao Barão da ralé – o trabalhador e o malandro na música de
Chico Buarque de Holanda”.
[2] idem
[3] Dati e stesura
testo adattati da João Marcos
Mateus Kogawa. “O discurso-arte de Chico Buarque: poder sobre o sujeito
brasileiro”
[4] Aspetti
apparentemente irrilevanti come la scelta esclusiva di voci maschili evidenziano
la genialità del compositore che incide così nella musica una carica emotiva
più elevata che psicologicamente richiama l’ascoltatore all’immagine di un gruppo
di lavoratori.