ricordo a un anno dalla
scomparsa
articolo di Andrea
Cantucci
Questo articolo è un omaggio a uno dei più grandi autori della storia del fumetto,
scomparso un anno fa, il 3 gennaio del 2005, a quasi ottantotto anni, dopo aver
ispirato con la sua opera molte generazioni di disegnatori e sceneggiatori.
Will Eisner è stato
probabilmente l’autore che più di ogni altro si è
impegnato a far progredire la qualità e i contenuti dei fumetti, perché
diventassero a tutti gli effetti una forma d’arte adulta. Tutti coloro che amano questo linguaggio non possono che
essergliene grati.
Sicuramente
il suo lavoro continuerà ad essere di ispirazione per
gli autori di fumetti ancora per molto tempo.
Will Eisner nacque il 6 marzo 1917 a Brooklyn, nel ghetto ebraico di New York. Suo padre era un
immigrato viennese, che in Austria era stato pittore di fondali teatrali. Sua
madre era nata su una nave di emigranti provenienti
dalla Romania.
All’età
di otto anni cominciò ad appassionarsi seriamente al
disegno, incoraggiato dal padre che si interessava di arte, mentre la madre,
che non era portata ad inseguire i “sogni” come il marito, tendeva a
scoraggiarlo.
Alla
fine degli anni ’20, per contribuire al reddito familiare, trovò lavoro come
venditore di giornali in Wall Street. Questo accese
in lui definitivamente la passione per i fumetti, dal momento che poteva vedere
ogni giorno le strisce e le tavole pubblicate su tutti i giornali di New York. Le
sue influenze iniziali furono quindi le più eterogenee. Tra gli autori che
seguiva avidamente c’erano disegnatori comici come E. C. Segar e George Herriman, ma
soprattutto si appassionò alle strisce d’avventura che cominciavano a
diffondersi proprio in quel periodo.
Iniziò
degli studi a indirizzo umanistico presso la De Witt Clinton High School, che gli permisero di fare esperienze artistiche
di vario tipo, come autore di illustrazioni e strisce a fumetti su
pubblicazioni scolastiche, come pittore gallerista, e anche come co-fondatore di una rivista letteraria. Quest’ultima
esperienza gli permise di apprendere delle nozioni sulle tecniche di stampa che gli sarebbero state utili in seguito.
A 19 anni lasciò la scuola e cambiò vari
lavori in breve tempo. Fu impiegato nella sezione pubblicitaria del New York American come illustratore e letterista,
direttore artistico per una rivista femminile e assistente in una stamperia.
Tramite quest’ultima ottenne il primo lavoro pagato
come disegnatore di fumetti, per un inserto pubblicitario, ma il vero e proprio
debutto professionale avvenne nel 1936 sulla rivista antologica Wow! What a Magazine.
La
principale opera interamente realizzata da Eisner in
questo periodo fu una serie di pirati intitolata Hawks of the Seas (I
Falchi del Mare), che a partire dal 1937 uscì in Inghilterra, Australia,
Stati Uniti e Sudamerica. Un altro personaggio di
successo prodotto dallo studio fu Sheena, Queen of the Jungle (Sheena,
regina della giungla), che esordì nel 1938 su Jumbo Comics
n.1 della Fiction House. Era una versione
femminile di Tarzan ideata da Eisner,
scritta da Iger e disegnata da Mort
Meskin, ma attribuita ad un fittizio William Morgan Thomas. Il personaggio
generò in seguito decine di imitazioni.
In questa
prima fase della sua attività, Eisner si impadronì di tutte le tecniche espressive dei fumetti
americani per ragazzi, spaziando in ogni genere e utilizzando anche stili molto
diversi. Passava indifferentemente dal western al poliziesco e dall’umorismo
alla fantascienza, ma dopo il successo di Superman dovette seguire (come tutti)
il nuovo filone dei supereroi. Nel 1939, ad esempio, sul
numero 27 di Feature Comics della Quality,
iniziò la serie di Dollman (L’Uomo
Bambola), scritta da Eisner e disegnata da Lou Fine, il cui protagonista era il primo
supereroe col potere di rimpicciolirsi, poi imitato dalla D.C. con Atom e dalla Marvel
con Ant-Man.
Il mercato dei
comic book era in ascesa e gli affari andavano bene. In questo periodo era il
suo lavoro a mantenere la famiglia, perché erano gli anni della Grande
Depressione e suo padre era disoccupato. La maggior parte dei professionisti
del settore sarebbero stati soddisfatti di ripetere
delle formule di successo continuando a creare sempre nuovi personaggi, con uno
staff alle proprie dipendenze, ma Eisner aveva altre
aspirazioni, per cominciare quella di rivolgersi ad un pubblico più adulto, e
negli Stati Uniti, tra gli anni ’30 e gli anni ’40, questo significava riuscire
a lavorare nella produzione “sindacata” dei giornali.
Così
quando appena ne ebbe l’occasione, nel 1940, Eisner lasciò lo studio che aveva fondato con Iger, cedendogli la sua partecipazione nella società e si
associò a Everett “Busy”
Arnold, proprietario della Quality
Comics, e a Henry
Martin, vicepresidente del Register
& Tribune Syndacate, per produrre un comic
book che uscisse come supplemento dei giornali. L’autore si trovava in una
posizione avvantaggiata perché era praticamente
l’unico professionista, nel nascente settore dei comic book, in grado di
realizzare una serie del genere con quei ritmi e ad un alto livello, così
ottenne che (dopo l’eventuale scioglimento della società) tutti i diritti sui
suoi personaggi restassero a lui, ponendo in questo modo un precedente importante,
in un’epoca in cui agli autori di fumetti non era riconosciuta nessuna
proprietà sulle proprie opere.
The Spirit, la prima Comic
Book Section (invece di Comic Section, come erano definite le pagine a fumetti dei
giornali) uscì il 2 giugno 1940. Inizialmente la serie principale era
realizzata dal solo Eisner, al ritmo di sette pagine alla settimana. Dei personaggi delle pagine interne (Mister
Mystic e Lady Luck),
sempre creati da Eisner, si occuparono Lou Fine, Chuck Mazoujan, Klaus Nordling, e Bob Powell,
degli ex-collaboratori del suo studio che lo avevano seguito in questa nuova
avventura.
Tra il ’40 e il ‘41, Eisner
creò per la Quality anche altri
personaggi, tra cui i più noti sono Uncle Sam (Zio Sam),
ispirato all’immagine del vecchio patriota che rappresenta gli Stati Uniti, e Blackhawk (Falco Nero), il capo di una
squadriglia di piloti americani, disegnato inizialmente da Charles
Cuidera. Anche di Zio Sam, così come di altri due albi da lui curati (Hit Comics
e Police Comics), Eisner era co-proprietario al
50%, ma nel periodo bellico, a causa del razionamento della carta, la
produzione di questi tre albi fu boicottata dall’editore, che aveva in essi una
partecipazione limitata, e l’autore fu praticamente costretto a cedere la sua
parte di diritti. Si concentrò quindi sulla produzione di Spirit.
Spirit è il detective Denny
Colt, che dopo lo scontro con un criminale cade in animazione sospesa e viene dato per morto. Al risveglio decide di continuare a
farsi credere tale e diventa un fuorilegge per combattere i crimini fuori dalla portata della polizia, stabilendo la sua base
sotto la propria tomba. L’archetipo classico del giustiziere fu però sviluppato
da Eisner con inediti approfondimenti psicologici, ed
ogni genere di sperimentazioni grafiche e narrative, che lo portarono a
ridefinire ed utilizzare il linguaggio dei fumetti in modo più consapevole di
quanto fosse mai stato fatto prima. Le variazioni continue ed esasperate di
prospettive e chiaroscuri, creavano effetti espressionisti analoghi a certe
soluzioni dei film di Orson
Welles (il cui capolavoro, “Quarto Potere”
uscì l’anno seguente), mentre toni ironici e drammatici si mescolavano
all’interno di trame sempre originali e imprevedibili. Nel
1941 Eisner aveva iniziato a pubblicarne anche
una versione a strisce direttamente sui giornali, ma nel ‘42 fu chiamato alle
armi e dovette lasciare il personaggio ad altri.
I
disegni di Lou Fine, l’unico dello staff dallo stile
altrettanto espressivo, riuscirono a non farlo rimpiangere per i primi tempi (i
lettori non sapevano neanche che si trattasse di un’altra mano), ma poi le
storie piombarono nell’anonimato, un po’ perché il tratto di Fine si andò
semplificando, ma soprattutto a causa delle trame banali degli scrittori Manly Wide Wellman e Bill Wolfolk, e anche per le difficoltà di trovare validi inchiostratori in un periodo in cui molti giovani artisti
del settore erano richiamati in guerra.
Sotto
le armi, Eisner continuò a
produrre fumetti per varie pubblicazioni dell’esercito, creando tra gli altri
il personaggio Joe Dope
(Joe l’Imbranato), un soldato
pasticcione le cui disavventure servivano da esempio ai militari su come non
dovevano maneggiare l’equipaggiamento. Cominciava così ad utilizzare i fumetti
a scopi didattici.
Al
suo congedo, alla fine del ’45, tornò a lavorare a Spirit,
risollevandone la qualità a livelli ancora più alti di prima. In questo secondo
ciclo, accentuò le contaminazioni tra i generi e gli esperimenti nella
composizione delle tavole, soprattutto nelle grandi vignette d’apertura, in cui
la grafica sempre diversa del titolo era parte integrante delle scene. Aumentò
i toni umoristici e si concentrò sugli aspetti umani, sviluppando i personaggi
secondari: il commissario Dolan, che
affronta politicanti e affaristi senza scrupoli,
sua figlia Ellen, che cerca di far cambiare
vita a Spirit per farsi sposare, e il piccolo
aiutante Ebony, che tenta inutilmente di
sostituirlo come detective.
Come conseguenza il ruolo del
protagonista risulta spesso marginale e, anche se si
trova al centro della scena, a volte si trasforma nella parodia di sé stesso.
Più che un eroe Spirit risulta
ora una persona vera, che ride, soffre, lotta o si stanca, in base all’umore
del momento. Il fascino della serie verte anche sulle tante donne fatali che
cercano di sedurlo e sul misterioso signore del crimine Octopus,
che nessuno vede mai in faccia. Diventa quasi un personaggio anche
la città in cui si svolgono le storie, il cui generico nome di Central City indica la New York che l’autore
ben conosceva, con i grandi palazzi accanto ai quartieri miserabili, e le tante persone qualunque che si rivelano capaci di imprese
straordinarie non appena le si osserva un po’ più da vicino. In vari episodi
sono loro i veri protagonisti e in ciò si intravede un
piccolo assaggio dei temi delle future graphic novel.
In
questo secondo periodo, pur mantenendo il controllo sia delle storie che dei
disegni fino al 1951, Eisner si avvalse di molti
assistenti, tra cui John Spranger per
gli schizzi e le chine, Bob Palmer e Jerry Grandenetti
per gli sfondi, Martin De Muth e Abe Kaneghson per il lettering, Jules Feiffer e Klaus Nordling per le
sceneggiature, Klaus Nordling
e Jim Dixon per
le rifiniture.
Nel 1948 Eisner (sempre in anticipo sui tempi), tentò di autoprodurre in proprio dei nuovi fumetti, di cui realizzò
le prime storie insieme allo stesso staff di Spirit.
Ma i due albi pilota, Baseball Comics
e Kwepies, non andarono bene a causa della
scarsa distribuzione e poiché l’autore non aveva abbastanza denaro per tentare
ancora, anche gli altri progetti furono abbandonati. Molto di quel materiale fu
poi riciclato all’interno della serie di Spirit. In
particolare i tre episodi del detective John
Law furono adattati facilmente, perché i
personaggi erano molto simili. Nella più lunga di
queste storie esordì Sand Saref, la bella criminale che torna dal passato di John Law/Spirit
e che più di trent’anni dopo avrebbe ispirato a Frank Miller il
personaggio di Elektra.
Invece la
compagnia American Visuals Corporation,
fondata da Eisner nel 1947, ebbe un buon successo
nella produzione di fumetti educativi e pubblicitari (inizialmente confezionò
tra l’altro degli albi divulgativi per associazioni mediche). Nel 1951 cominciò
a produrre per il Ministero della Difesa la rivista PS - The Preventive Maintenance Monthly (La
Manutenzione Preventiva Mensile), su cui Eisner,
oltre a riprendere Joe Dope,
creò anche nuovi personaggi, sempre per insegnare ai soldati come aver cura del
loro equipaggiamento, in un linguaggio che potessero comprendere meglio di
quello degli ostici manuali militari. Tra il ’51 e il ’52, pressato da questi
impegni, llasciò completamente la realizzazione
di Spirit ai suoi collaboratori, e nonostante la
verve dei testi di Feiffer, futuro grande autore
satirico, la serie divenne immediatamente l’ombra di sé stessa.
Nel 1952, ne affidò
i disegni a Wally Wood, che era alla ricerca
di uno spazio in cui potersi esprimere liberamente e che pose come condizione
che le storie si svolgessero nello spazio. Così nacque il ciclo a puntate Outer Space (Spazio Esterno), che racconta un viaggio sulla Luna compiuto con un equipaggio di
galeotti ed è firmato da Eisner, Feiffer
e Wood, (nella prima puntata, forse per la prima
volta in un comic book, appaiono anche i nomi dei co-autori, oltre a quello del
titolare). Ma nonostante l’alta qualità, gli editori dei quotidiani non
apprezzarono il cambiamento di stile, inoltre Wood
non resse il ritmo di una produzione settimanale, e la serie si concluse. Ormai Eisner aveva già
sperimentato tutto quello che poteva, all’interno del formato e dei limiti di
una produzione seriale avventurosa.
Ancora
prima della fine della serie, le storie di Spirit
cominciarono ad essere ristampate in comic book. Da allora la sua saga,
costituita da oltre 400 episodi (considerando solo quelli di Eisner), è stata ristampata periodicamente ed è stata una
costante fonte di ispirazione per i più importanti autori del settore, che a
decenni di distanza hanno continuato a riutilizzarne e rielaborarne le
soluzioni grafiche e narrative.
Tra gli anni ’50 e ‘70, Eisner continuò a sperimentare nuove applicazioni del
fumetto in altri settori, proseguendo con la realizzazione
della rivista PS e producendo con la sua compagnia anche guide didattiche per
la prevenzione degli infortuni o degli incendi, copertine di dischi e altri
opuscoli e libretti di vario genere, come volumetti
per bambini e manuali umoristici sugli argomenti più disparati. Si dedicò
inoltre all’insegnamento del fumetto presso la School
of Visual Arts di New York, e a seguito di quest’esperienza produsse due saggi sul racconto per
immagini: Comics & Sequential
Art e Graphic Storytelling,
pubblicati a puntate tra il 1978 e il 1981 e poi raccolti in volume, in cui
spiega la sua visione del fumetto e le potenzialità narrative di questo media.
A
partire dagli anni ’60, tornò episodicamente a realizzare qualche nuova storia
con Spirit, sugli albi che ne ristampavano le vecchie
storie, ma il suo apporto principale per queste riedizioni fu una lunga serie
di copertine col suo personaggio. Inoltre in appendice alla Rivista di Spirit uscirono a puntate alcune tra le sue prime graphic novel. Evidentemente la
riscoperta dell’opera di Eisner
sulle riviste europee a partire dalla fine degli anni ‘60, e poi la definitiva
riaffermazione negli U.S.A. del suo personaggio, gli permisero di tornare a
realizzare fumetti potendo contare su una relativa tranquillità economica e
notorietà, tant’è vero che negli anni ‘80 l’editore
alternativo Kitchen Sink
pubblicò anche una rivista a lui dedicata e intitolata Will
Eisner’s Quarterly (Il
Trimestrale di Will Eisner).
Fu nel 1978 che Will
Eisner pubblicò, direttamente in volume, la prima graphic novel, un tipo di fumetto
fino ad allora pressoché inedito negli Stati Uniti,
che si può definire in italiano “romanzo per immagini”. Il titolo è “Contratto
con Dio” e racconta di un immigrato ebreo in America, Frimme
Hersh, che stila un vero e proprio patto con Dio a
cui si attiene scrupolosamente finché, dopo la morte prematura della figlia
adottiva, accusa Dio di essere venuto meno alla sua parte dell’accordo e cambia
radicalmente vita, diventando uno spietato uomo d’affari. In questa storia si può leggere una lucida analisi del rapporto tra l’uomo occidentale e
la sua idea della divinità e di come questa influenzi la sua vita. In
realtà il titolo originale completo è “Un Contratto con Dio e altre storie di appartamenti”, infatti il libro contiene anche altri
tre racconti di minore respiro, ma la storia principale può essere comunque
considerata un “romanzo”, nel senso che copre tutta l’ampiezza della vita del
protagonista invece di raccontarne un singolo episodio.
Negli
anni successivi Eisner continuò a produrre nuove
storie, a partire da “Vita su un altro pianeta”, incentrato sulle
vicende che seguono la ricezione di un segnale radio
dallo spazio. Vari gruppi iniziano a tramare con ogni mezzo, per essere i primi
a prendere contatto con questi ipotetici alieni, ma soprattutto per trarre
vantaggi economici e politici dalla situazione. Anche se in un contesto immaginario, l’autore evidenzia come gli interessi
delle multinazionali possano facilmente prevalere su quelli della politica e
manipolare a proprio vantaggio altre organizzazioni. Il protagonista, James Bludd, è un astrofisico che tenta di opporsi a questo stato di cose,
sperando che in futuro le nazioni comincino a collaborare nell’interesse
collettivo del pianeta. Anche qui Eisner
comunica dei messaggi ben precisi, pur senza nascondere nulla delle difficoltà e
dei problemi che affliggono l’umanità. In questa e in altre opere, come “La
Grande Città”, che mostra vari flash della vita nella città di New York,
continuò anche il suo percorso di sperimentazione narrativa, impostando sempre
la composizione delle pagine in modo molto libero, ma soprattutto funzionale
alle esigenze delle storie.
In molte graphic
novel, come lo stesso “Contratto con Dio”, “La Forza della Vita”, “Il Palazzo”
o “Dropsie Avenue”,
tutte ambientate negli anni trenta, che fu il periodo
della sua gioventù, Eisner raccontò le cronache di
uno o più caseggiati del Bronx e della gente che ci
vive, esplorandone la memoria collettiva. Sono sia storie fortemente
espressive che testamenti delle migliori qualità umane, oscillanti tra uno
sguardo malinconico a come trattiamo il nostro passato ed una forte
affermazione della vita. Ne “La Forza della Vita”
è memorabile il paragone tra l’affannarsi di tante piccole vite che si
intrecciano e si influenzano reciprocamente, negli anni della Grande
Depressione, e l’altrettanto forte determinazione a sopravvivere degli
scarafaggi. E’ proprio con uno scarafaggio che uno dei protagonisti, Jacob Shtarkah, ha un significativo “colloquio” sul senso della vita all’inizio
del racconto, mentre giace spossato in un vicolo dopo un attacco di cuore. Anche in questo romanzo, come nell’ultimo episodio contenuto nel “Contratto
con Dio”, appare un giovane di nome Willie, in
cui si può intravedere un autoritratto dello stesso Eisner.
Molte
sue graphic novel sono
basate su spunti autobiografici, ma quelle in cui parla
più esplicitamente della propria vita sono “Il Sognatore”, in cui
racconta i suoi esordi nel mondo dei fumetti ai tempi pionieristici dei primi
comic books, ritraendo con nomi diversi molti autori
ed editori dell’epoca, e “Verso la tempesta” in cui alterna la
rievocazione delle proprie esperienze giovanili, segnate dall’antisemitismo
dell’epoca, e il racconto della saga della sua famiglia, partendo dalla Vienna
del 1910 per narrare miseria, pregiudizi e lotte etniche degli immigrati nei
sobborghi newyorkesi.
Due
dei suoi romanzi a fumetti, “Affari di Famiglia” e “Le Regole del
Gioco”, trattano in particolare le dinamiche e le
relazioni familiari, come sempre con grande umanità, ma evidenziandone anche le
tante ipocrisie. Nel primo descrive una riunioni di
parenti in occasione del compleanno del capofamiglia (ormai totalmente
invalido), che è anche l’occasione per discutere del suo internamento in un
ospizio, oltre che per rievocare i momenti più significativi del suo passato e
dei suoi rapporti con i figli. Nel secondo ricostruisce la storia della ricca
famiglia Arnheim, e di come questa si
interseca con quella di altre famiglie meno abbienti, percorrendo tutto
l’arco della vita del cinico e arrogante Conrad Arnheim, che pur imponendosi spietatamente nel mondo degli
affari, non avrà né un matrimonio felice né dei buoni rapporti con le figlie.
Oltre ai romanzi a fumetti veri e propri,
Eisner ha prodotto anche varie raccolte di racconti,
spesso collegati in base ad un tema ben preciso, per cui
a volte i confini tra un romanzo e una raccolta possono risultano incerti e si
preferisce indicarle comunque come graphic novel, per l’alta qualità letteraria dei contenuti. Ad
esempio “Il Palazzo” è suddiviso in quattro episodi distinti, con un ambientazione comune, e che si collegano nel finale.
Altre raccolte a tema sono “La Grande Città” (in cui ogni capitolo è
dedicato a un diverso elemento architettonico e a come
si può vedere il mondo attraverso di esso),“Gente Invisibile” (che è una
miniserie di tre episodi sulle persone anonime e su quei rari momenti in cui
smettono di esserlo), “Racconti di Guerra” (che riporta esperienze reali
raccolte in Corea e in Vietnam quando l’autore lavorava per l’esercito), e “Piccoli
Miracoli” (in cui degli eventi improvvisi cambiano la vita delle persone).
Altri racconti brevi sono stati raccolti nei volumi “City People Notebook” e “Will Eisner Reader”.
Eisner ha sempre continuato a lavorare con
incredibile vitalità, e ha prodotto gran parte delle sue opere migliori in età
molto avanzata, riducendo a fumetti anche alcuni classici della letteratura: “La
Principessa e il Ranocchio” tratto dai fratelli Grimm,
“L’Ultimo Cavaliere” dal Don Chisciotte di Cervantes, “Moby Dick” da Melville, “Fagin”
da Dickens e “Sundiata”
da una leggenda africana dell’epica Mali.
L’ultima graphic
novel di Will Eisner, Il Complotto, è uscita postuma ed è appena
stata pubblicata anche nel nostro paese. Più che un romanzo, è quasi un saggio
a fumetti, dedicato alle vere origini di un falso documento, I Protocolli
dei Savi di Sion, usato nella Germania nazista e
in molti altri paesi, come giustificazione delle discriminazioni e persecuzioni
antisemite. Il grande romanziere per immagini ha
dedicato i suoi ultimi sforzi a diffondere, nella forma più immediata ed
accessibile, la storia di come il delirante “complotto ebraico” di conquista
del mondo, riportato in quel testo, fosse in realtà stato compilato per ordine
di esponenti del governo zarista, ricalcando quasi alla lettera un libro
francese della seconda metà dell’800 che intendeva invece denunciare la
politica dittatoriale di Napoleone III, Il Dialogo all’Inferno tra Machiavelli e Montesquieu,
opera di un certo Joly.
La si potrebbe considerare da parte di Eisner, ebreo che non ha mai rinnegato le sue origini, una
difesa della sua cultura e del suo popolo, e in effetti i toni della seconda
parte del suo libro sono più schierati e didascalici del solito. Nella prima
parte, l’autore racconta da par suo la storia degli autori delle due versioni,
rendendoci difficile sia approvarne che condannarne totalmente le umanissime
figure, che si tratti dell’idealista rivoluzionario Joly o del servile impiegato al servizio della propaganda
russa. A un certo punto però rinuncia a raccontare una
vera e propria storia in cui lasciar parlare i fatti. A dimostrazione di quanto
lo toccasse personalmente la questione, si autoritrae tra l’altro mentre tenta di convincere dei
manifestanti razzisti dei loro errori, e dopo aver già dedicato varie pagine al
confronto diretto dei due testi in questione, insiste a mostrare molte delle
grottesche copertine delle varie edizioni del libro, fino agli anni più vicini
a noi. Abbandona insomma la dimensione del racconto. Ciò non diminuisce l’obiettività
della sua cronaca, che riporta dimostrazioni e fatti accertati, essendo
insostenibile da tempo qualunque autenticità dei
“Protocolli”, ma non permette di approfondire le motivazioni interiori, le
insicurezze, le paure, che portano a dar credito a simili fandonie, a cercare
un nemico su cui accanirsi e a cui attribuire tutto ciò che non va. Eisner sembra considerare
fondamentale la dimostrazione della falsità dei “Protocolli”, ma ciò che è più
incredibile è che qualcuno possa crederci, ciò che è davvero difficile da
comprendere è il perché di una tale quasi volontaria idiozia. Nel suo libro non
si accenna per esempio alle responsabilità politiche del governo israeliano,
riguardo al fatto che oggi certi fanatici musulmani diano nuovamente credito ad
un assurdo testo del genere, o allo spazio che anche i testi sacri ebraici
hanno dedicato a discriminazioni e offese analoghe verso altri popoli. Eppure
poteva aiutare a comprendere come la storia si ripete, come le posizioni
possano cambiare o invertirsi, per restare sostanzialmente uguali nel loro fondamentalismo, di qualunque etnia o nazione si faccia
parte, se ci si identifica col proprio limitato gruppo
a scapito della propria comune umanità. E’ ironico che il libro di Joly, scritto per combattere una dittatura monarchica, con
pochi ritocchi fosse stato trasformato da un altro
regime monarchico in un’arma per arginare la diffusione di idee progressiste,
imputandole al fantomatico complotto di una minoranza razziale.
Solo
in un paio di pagine introduttive, che raffigurano dei
guerrieri primitivi che i loro capi guidano contro qualche altra tribù, si
intravede una denuncia più universale, contro la diffusione delle falsità
politiche che manipolano l’opinione pubblica. Ovviamente è comodo per i governi
sfruttare i pregiudizi per incolpare altri di ciò che non va al loro interno e
di cui dovrebbero rispondere loro, molto più comodo che assumersene la
responsabilità. E’ un metodo efficace per tenere occupati i propri cittadini (o
i propri sudditi?), e per indirizzarne il risentimento, l’ansia di rivalsa e la
ribellione verso l’esterno anziché verso l’interno, dove potrebbero forse
servire a cambiare qualcosa. Con la chiave interpretativa di quelle due pagine,
sono dei contenuti molto attuali e che ci riguardano tutti.
EISNER IN ITALIA
La
produzione dello studio Eisner e Iger
è quasi totalmente inedita nel nostro paese, anche perché in quel periodo erano
in vigore le note restrizioni autarchiche che proibivano la pubblicazione di
materiale americano. Soltanto di Hawks of
the Seas è apparsa l’ultima parte del ciclo di Eisner, sul n° 47 della rivista
amatoriale Exploit Comics, del 1989.
Episodi
della serie settimanale di The Spirit sono
stati pubblicati su Linus n° 43 del 1968, sulla rivista Eureka e sui suoi supplementi dal 1969
al 1973, su altri tre supplementi di Eureka tra il 1977 e il 1978, sul
n° 3 della fanzine Funnies
nel 1979, su Alter Alter tra il 1979 e il 1980, sulla fanzine Nostalgia Comics
dal 1982 al 1985, di nuovo su Eureka nel 1984, su Comic Art dal
1986 all’inizio degli anni ’90 e su Lanciostory dal
1994.
Ne
sono apparse inoltre le seguenti raccolte in volume:
- Spirit,
un Detective Creduto Morto -
Editoriale Corno - Eureka
Pocket n° 9, 1972
- Spirit -
Oasi Editoriale - anni ‘80
- Spirit -
Comic Art -
Grandi Eroi n° 12, 1987
- Spirit volume 2° -
Comic Art -
Grandi Eroi n° 45, 1989
Attualmente ne è in corso la pubblicazione
cronologica integrale da parte di Kappa Edizioni, nella
collana di volumi “Gli Archivi di Spirit”, di cui
l’edizione italiana è arrivata per ora all’anno 1942.
Alcuni
episodi del dopoguerra si trovano anche all’interno del saggio Fumetto &
Arte Sequenziale, pubblicato in Italia da Vittorio Pavesio
Productions.
Le
prime strisce di The Spirit sono state
pubblicate su Exploit Comics tra il 1981 e il
1982, e poi raccolte parzialmente in due volumi di Nino
Bernazzali Editore nel 1987.
I
tre episodi originali di John Law Detective sono stati raccolti in volume da Nino Bernazzali nel
1989, dopo la loro pubblicazione negli U.S.A. da parte della Eclipse Comics.
Due
episodi di Spirit degli anni ’60 sono
stati pubblicati su Eureka n° 17 e n° 24 del 1969. Il primo, contenente
un rifacimento delle origini, si trova anche su Linus
n° 43 del 1968, su Eureka Pocket n° 9 del 1972 e su Alter Alter
n° 9 del 1979.
Tra
i manuali umoristici degli anni ’70, è stata pubblicata un’edizione amatoriale de La Cucina Occulta dall’Oasi Editoriale,
nel 1987.
I
due saggi di Eisner sul
fumetto, contenenti anche molte sue storie, sono stati pubblicati da Vittorio
Pavesio Productions,
con i titoli Fumetto & Arte Sequenziale e Narrare per Immagini,
rispettivamente nel 1997 e nel 2001.
Le
quattro storie di Contratto con Dio, sono state pubblicate sulla rivista Eureka nel 1980, in volume col
titolo “Bronx 1930” dall’Oasi Editoriale
nel 1985, e col titolo “Contratto con Dio e altre Storie” dalla PuntoZero nel 2001. Sono state inserite anche
nel volume “L’Arte di Will Eisner”,
uscito come supplemento al quotidiano La Repubblica nel 2003.
Vita
su un Altro Pianeta è
stato pubblicato a puntate prima in bianco e nero su Eureka nel 1982 e
poi a colori sulla rivista Bhang nel 1990, in
volume da Kappa Edizioni nel 2004.
Vari
episodi tratti da La Grande Città sono stati
pubblicati sulla rivista Comic Art negli anni ’80.
La
Forza della Vita è stato pubblicato in volume da Glénat
Italia nel 1990, e più recentemente da Kappa
Edizioni.
Le
storie brevi pubblicate prima su Will
Eisner’s Quarterly e poi
nel volume “Will Eisner Reader”, sono apparse sulla seconda serie di Eureka tra il 1988 e il 1989, per poi essere
inserite nel volume “L’Arte di Will Eisner”, supplemento a La Repubblica del 2003. Alcune
sono anche all’interno del saggio Narrare per Immagini della Vittorio Pavesio Productions.
Un
racconto intitolato L’Ultimo Voto è
apparso nel primo volume della serie “I Diritti Umani”, pubblicato da Comic
Art, nel 1986.
Il
Sognatore è stato
pubblicato su Eureka n° 6 del 1989 e in volume da Kappa
Edizioni nel 2002.
Il
Palazzo è stato
pubblicato in tre puntate sulla rivista Bhang
nel 1991, e in volume dalla PuntoZero nel
2000.
Le
graphic novel Verso la
Tempesta, Affari di Famiglia, L’Ultimo Cavaliere, Gente
Invisibile, Dropsie Avenue,
Racconti di Guerra e Piccoli Miracoli sono state
tutte pubblicate in volume dalla PuntoZero tra
la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. La collana è passata alla Kappa Edizioni
nel 2002 con il volume Le Regole del Gioco.
Il
Complotto è stato
pubblicato da Einaudi, nel settembre 2005.
EISNER in Internet
Will Eisner.com Il sito ufficiale
dell’autore: notizie biografiche e catalogo delle opere. (http://willeisner.tripod.com/)
Wildwood Sito
dedicato a Spirit: link
alle pagine sul personaggio e il suo autore. (http://www.angelfire.com/art/wildwood/)
PuntoZero: Eisner I romanzi a fumetti pubblicati in
Italia dalla PuntoZero. (http://www.puntozero.net/eisner/eisner.htm)
Speciale Will Eisner Un approfondimento su Eisner all'interno del sito Comics
Code.
(http://www.comicscode.net/approfondimenti/eisner/index.htm)