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Le lingue dei popoli dei ghiacci
I Lapponi e gli Eschimesi sono
due popolazioni accomunate dalla loro autoctonia in
luoghi gelati, dalle basse temperature, l'Artico.
Sono però due popolazioni estremamente diverse tra
loro culturalmente, geograficamente e
linguisticamente. Vediamo di tracciarne le loro
caratteristiche principali.
I Lapponi vivono nella Lapponia (Sápmi), una realtà
geografica non ben definita e che abbraccia
territori del nord Europa che appartengono, oltre
alla Russia, a tre stati scandinavi: Svezia,
Norvegia e Finlandia. Esiste una lingua e una
cultura lappone ma non uno stato lappone. La
popolazione lappone parla il lappone o la lingua
Sami ma, per essere più precisi, bisognerebbe
parlare di lingue lapponi perché la grande vastità
del territorio nel quale è parlata ha fatto sì che
nascessero varianti e forme dialettali. Si tratta di
una decina di lingue, alcune delle quali a serio
rischio di estinzione e che appartengono al ceppo
delle lingue uraliche, lo stesso ramo linguistico al
quale appartengono il finlandese, l'ungherese e l'estone.
Dei vari paesi in cui è presente la comunità
Lappone, la Russia non ha riconosciuto la loro
lingua mentre nei paesi scandinavi ci sono state una
serie di accordi che hanno teso ad ufficializzare la
lingua Sami: La Norvegia riconosce la lingua Sami
come ufficiale in una serie di province dagli anni
'90; la Finlandia permette alla popolazione Sami di
usare la propria lingua in tutti gli ambiti e nel
2003 è stata riconosciuta in queste realtà come
lingua ufficiale; in Svezia la lingua Sami nel 2002
è stata riconosciuta una delle cinque lingue
minoritarie del paese.
L'altra grande popolazione dei ghiacci è quella
degli eschimesi. Gli eschimesi sono una grande
popolazione al cui interno si riconoscono due gruppi
umani indigeni: gli Inuit e gli Yupik. Gli Inuit
vivono all'estremo nord in Alaska, Canada e
Groenlandia mentre gli Yupik vivono nell'Alaska
occidentale, in Siberia e nel resto dell'estremo
oriente russo. Le due popolazioni hanno due lingue
distinte. Il cliché tradizionale è quello che vede
associati agli Inuit l'abitazione fatta con blocchi
di ghiaccio, l'affascinante igloo.
Gli Inuit parlano la lingua Inukitut, che appartiene
al ceppo delle lingue eschimo-aleutine. Esistono
numerose varianti e sottogruppi della lingua
Inukitut, anche profondamente diverse l'una
dell'altra. Nella maggior parte dei casi si tratta
di lingue orali e che hanno un basso numero di
parlanti. Una variante dell'Inukitu è la lingua
della Groenlandia, comunemente definita
groenlandese. Lo stesso può essere detto per le
numerose e differenti lingue della popolazioni Yupik,
dove una delle tante varianti è conosciuta come
siberiano.
In entrambi i casi, Lappone (o Sami) e Eschimese (Inukitut
e Yupik), si tratta di realtà linguistiche
estremamente variegate e complesse, poco note e
studiate e che mantengono un saldissimo legame con
il loro territorio d'origine. Come si è visto nel
caso della lingua Lappone i paesi scandinavi l'hanno
riconosciuta come lingua ufficiale nei propri stati
al fianco della lingua nazionale mentre più
complessa è la situazione linguistica
dell'eschimese. Si tratta di un universo grandemente
frammentato che, forse, può essere spiegato solo
facendo riferimento alla storia e alla cultura di
questi popoli, anche queste però abbondantemente
trascurate e poco studiate.
C'è da augurarsi che i vari paesi sul cui territorio
convivono queste realtà si impegnino a riconoscere,
valorizzare, sostenere e preservare queste realtà
linguistiche e culturali che, diversamente,
andrebbero irrimediabilmente perdute (molte delle
varianti e dei sottogruppi dell'eschimese hanno
infatti appena poche centinaia di parlanti). Così,
alla preoccupazione legittima degli scienziati per
lo scioglimento del ghiaccio all'Artico, aggiungo la
mia preoccupazione di perdere lingue indigene,
espressione di culture autoctone conservatesi a
difficoltà pure e incontaminate fino a noi. Salviamo
l'Artico dallo scioglimento dei ghiacciai ma anche
dalla liquefazione delle minoranze linguistiche.
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