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Libri a fumetti
Miti mutanti 16
Un artista a
Coverciano 2
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"Rendere visibile ciò che l'uomo
non vede,
ma sente"
Intervista alla fotografa Daniela Bellu
1-Daniela dove nasci
artisticamente, chi sei artisticamente?
È difficile dirlo. Ho frequentato il liceo
artistico inizialmente attratta solo dal disegno.
Durante quel periodo mi sono ritrovata quasi
casualmente a partecipare a dei concorsi fotografici
come il "City Mobile" . Da quel momento non ho più
abbandonato la macchina fotografica. Sin da piccola
ho comunque sempre apprezzato la fotografia avendo
in casa a portata di mano una delle prime reflex
analogiche Canon ed un padre appassionato di
fotografia, soprattutto subacquea. Sono cresciuta
come fotografa direttamente sul campo, stimolata dai
vari concorsi ai quali ho partecipato. In
particolare quello indetto annualmente dal centro
San Fedele di Milano, è stata un'occasione complessa
che mi ha portato a confrontarmi con persone e
artisti molto più maturi e quindi a riflettere
maggiormente sul significato intrinseco della mia
fotografia. Mi sono soffermata così per due anni a
ricercare e sviluppare il mio percorso, la mia
filosofia, per poi iniziare quello che sarà ed è il
mio progetto che porto avanti in ogni mio lavoro;
una ricerca dell'emozione, un'immagine che testimoni
e fermi qualcosa che non è tangibile ma reale, che
possa catturare l'essenza di un'esperienza.
2-Possiamo, quindi, definirti una fotografa
astrattista?
Non saprei, ma sicuramente alla ricerca di un
uso paradossale del mezzo fotografico.
Il motivo per cui più che temi e progetti uso la
parola "ricerca" per definire i miei lavori è
proprio perché la testa e la volontà che metto
dentro ogni scatto è poter ritrarre non ciò che è e
ciò che l'occhio vede ( ovvero una ripresa della
realtà per la quale il mezzo fotografico fu
inventato) ma ciò che la persona può sentire e
provare davanti a quell'immagine; un' obbiettivo
dunque per il quale di solito è la pittura il mezzo
d'eccellenza.
La mia ricerca consiste proprio in questo, usare non
la pittura, ma un mezzo materiale come la macchina
fotografica per fermare si, qualcosa che fa parte
della realtà, ma non il suo aspetto tangibile,
quanto l'esperienza che una persona ne fa di quest'ultima,
tutto questo cambiando solo una piccola variabile:
Il "tempo".
3-Il tempo, quindi, è una variabile importante
nella tua fotografia?
Ovviamente; è grazie al tempo che lascio allo
scatto prima di imprimere la luce che cerco di
catturare non l'immagine ma l'essenza dietro a
quell'immagine. Il tempo, le luci, le ombre,
permettono all'immagine di scomporsi e definire
l'impressione di se stessa, quell'impressione è la
traccia che sopravvive nel cuore e nella testa delle
persone. Il sentimento eterno che rende un momento
infinito.
4-Tratti nella tua arte fotografica solo la
soggettistica?
Non solo, ma spesso lavoro soprattutto sui corpi
e sulle persone.
In ogni mio lavoro principalmente c'è anche un'anima
psicologica, perciò lo studio della persona e del
suo mondo è uno dei miei temi principali.
Al pari di questi temi invece ho prodotto
soprattutto lavori di ricerca nel campo artistico;
dare un' immagine ai colori e al sentimento che arti
come la musica o la danza trasmettono è uno dei
progetti che maggiormente accompagnano la mia
ricerca.
5-Quando tu produci un'opera fotografica, spesso
in un contesto musicale, quale è il tuo progetto che
hai in mente di realizzare in quel momento?
Bhè, il lavoro con la musica è uno dei progetti
principali. Nella musica trovo una delle mie sfide e
dei miei temi prediletti. In essa infatti vi è tutto
ciò che è sentimento, emozione, colore, storia,
espresse attraverso un canale che definirei umano e
non materiale o tangibile; la musica e il suo
significato viene definito nell' impressione che si
crea sulle persone.
È puro sentimento e quindi ritrarla per me è pura
ispirazione. Seguo molto infatti anche un gruppo
musicale al quale sono molto legata : gli Oryzon, un
gruppo rock con il quale abbiamo instaurato un buon
feeling.
6-Hai anche una formazione psicologica: quale è
il legame con la tua attività artistica?
È la base; l'essenza umana, i suoi bisogni, le
sue sofferenze e le sue complessità sono i temi
promotori di quasi tutti i miei progetti.
7-Intervistando gli Oryzon ho appreso che per
loro andare a un concerto non significa solamente
andare a sentire chi suona ma anche andare a vedere
chi suona: l'immagine è molto importante nel
veicolare messaggi. Cosa ne pensi?
Con gli Oryzon abbiamo sempre lavorato molto
sulla ricerca di un'immagine sul palco che
accompagnasse la loro musica e quindi un'atmosfera
che fosse intima e diretta allo stesso tempo.
L'anima del loro gruppo è pura energia ed emozione,
per questo si sposano bene con la mia ricerca
fotografica. Proprio per questo siamo diventati
utili gli uni agli altri. La mia fotografia per loro
non è solo semplice reportage, ma cerca di catturare
gli effluvi della loro carica, i colori delle loro
armonie. Tento di ritrarli nella loro essenza totale
fatta di umanità e note musicali.
8-Hai altri progetti a cui stai lavorando?
Oltre al progetto legato alla musica ho da poco
esposto a Londra, all' Hotel Elephant Gallery, un
progetto intitolato "Gradient". La mostra
comprendeva una serie di fotografie di corpi,
ritratti nel momento in cui i personaggi ripresi
raccontavano la loro storia; le foto cercavano di
fermare l'emozione di cui era intriso il loro
racconto.
Ed un progetto di diverso stampo l'avevo presentato
alla Cueb Gallery, sempre a Londra: Caged Soul.
9-Parliamo di Caged Soul?
Il progetto è di stampo diverso dal solito,
poiché ad essere astratto ed intangibile in questo
caso è il tema, mentre le foto sono tecnicamente più
fedeli ad una ripresa reale e definita
dell'immagine.
In questo caso lo studio era sul sentimento che
caratterizza le persone, sempre alla ricerca di un
qualcosa di più, di una risposta, di una motivazione
che l'uomo ricerca al di fuori di se stesso, creando
un'eterna lotta contro un limite fisico, che in
realtà è dettato solo dalla sua mente e lo rende
cieco a se stesso. Le foto raccontano di come le
persone prese da questo conflitto con la propria
vita non si accorgano le une delle altre e come
invece sia proprio nel loro incontro la fine di
questa ricerca asmatica, poiché è grazie alle altre
persone che l'uomo si definisce, si scopre e ritrova
così il suo mondo interno e con esso la pace.
"tante persone, un'anima sola" Il mondo interiore è
parte dell'anima universale.
10-Hai in mente dei prossimi progetti?
Al momento in realtà sto sperimentando, nel
campo musicale, la mia idea di fotografia attraverso
il video. In un progetto che cerca di unire in unico
messaggio musica ed immagine.
11-Il progetto che hai elaborato per il concorso
San Fedele: "Il segreto dello sguardo". In cosa è
consistito?
L'idea è nata dalla frase di un famoso
fotografo: "l'unica cosa che un uomo non riesce a
vedere di sé stesso è solo il suo volto". Basandomi
su questo concetto ho sviluppato la poetica del mio
lavoro rappresentando la ricerca introspettiva
dell'uomo tramite una serie di fotografie che lo
vedono sempre in lotta con se stesso, una lotta
fisica ed estenuante che sembra non avere fine.
L'uomo cerca di "abbattere" un ostacolo, il più
grande di tutti; se stesso. L'ostacolo è
rappresentato allegoricamente da un grande vetro
spesso e opaco che mostra tutto il corpo dell'uomo
meno il suo volto. L'uomo che col suo sguardo riesce
a vedere e penetrare tutti, non riesce a vedere se
stesso, ed è li che il segreto del nostro sguardo
diviene un paradosso. Perchè per vedere e ritrovare
se stessi il nostro sguardo si deve liberare degli
"occhi", perché solo chiudendoli può riuscire
finalmente a vedere se stesso.
12-Ci sono dei tuoi riferimenti nella storia
dell'arte in generale?
Ce ne sono più tra i pittori che tra i
fotografi. Uno dei primi artisti di cui mi sono
appassionata è Schiele. Con il suo stile ritraeva i
corpi deturpandoli e deformandoli per esprimere lo
spirito della società di allora ed il suo disagio
personale. Rimango sempre incantata nel vedere come
riusciva a raccontare ed esprimere il suo pensiero
attraverso i tratti con cui definiva i corpi. Un
altro artista che ho sempre ammirato è Rothko e le
sue tele intrise di colori e sentimenti, con i quali
cercava di rappresentare le espressioni, i drammi
umani ed universali.
Aimè, solitamente sono sempre molto più attratta da
una buona mostra di pittura che di fotografia.
13-Come ti definisci in poche parole?
Cerco di dare una testimonianza alla sensazione
e catturarne la sua traccia eterna.
Cerco di rendere visibile ciò che l'uomo non vede,
ma sente.
http://www.danielabellu.com/
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