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Libri a fumetti

PARITA' DI FUMETTI PER GLI AFROAMERICANI
dal razzismo all'antirazzismo disegnato

Articolo di Andrea Cantucci

Miti mutanti 16

Strisce di Andrea Cantucci

Un artista a Coverciano 2

Strisce di Luca Mori

"Rendere visibile ciò che l'uomo non vede,

ma sente"
Intervista alla fotografa Daniela Bellu

 

A cura di Alessandro Rizzo

 


1-Daniela dove nasci artisticamente, chi sei artisticamente?
È difficile dirlo. Ho frequentato il liceo artistico inizialmente attratta solo dal disegno. Durante quel periodo mi sono ritrovata quasi casualmente a partecipare a dei concorsi fotografici come il "City Mobile" . Da quel momento non ho più abbandonato la macchina fotografica. Sin da piccola ho comunque sempre apprezzato la fotografia avendo in casa a portata di mano una delle prime reflex analogiche Canon ed un padre appassionato di fotografia, soprattutto subacquea. Sono cresciuta come fotografa direttamente sul campo, stimolata dai vari concorsi ai quali ho partecipato. In particolare quello indetto annualmente dal centro San Fedele di Milano, è stata un'occasione complessa che mi ha portato a confrontarmi con persone e artisti molto più maturi e quindi a riflettere maggiormente sul significato intrinseco della mia fotografia. Mi sono soffermata così per due anni a ricercare e sviluppare il mio percorso, la mia filosofia, per poi iniziare quello che sarà ed è il mio progetto che porto avanti in ogni mio lavoro; una ricerca dell'emozione, un'immagine che testimoni e fermi qualcosa che non è tangibile ma reale, che possa catturare l'essenza di un'esperienza.

2-Possiamo, quindi, definirti una fotografa astrattista?
Non saprei, ma sicuramente alla ricerca di un uso paradossale del mezzo fotografico.
Il motivo per cui più che temi e progetti uso la parola "ricerca" per definire i miei lavori è proprio perché la testa e la volontà che metto dentro ogni scatto è poter ritrarre non ciò che è e ciò che l'occhio vede ( ovvero una ripresa della realtà per la quale il mezzo fotografico fu inventato) ma ciò che la persona può sentire e provare davanti a quell'immagine; un' obbiettivo dunque per il quale di solito è la pittura il mezzo d'eccellenza.
La mia ricerca consiste proprio in questo, usare non la pittura, ma un mezzo materiale come la macchina fotografica per fermare si, qualcosa che fa parte della realtà, ma non il suo aspetto tangibile, quanto l'esperienza che una persona ne fa di quest'ultima, tutto questo cambiando solo una piccola variabile: Il "tempo".

3-Il tempo, quindi, è una variabile importante nella tua fotografia?
Ovviamente; è grazie al tempo che lascio allo scatto prima di imprimere la luce che cerco di catturare non l'immagine ma l'essenza dietro a quell'immagine. Il tempo, le luci, le ombre, permettono all'immagine di scomporsi e definire l'impressione di se stessa, quell'impressione è la traccia che sopravvive nel cuore e nella testa delle persone. Il sentimento eterno che rende un momento infinito.

4-Tratti nella tua arte fotografica solo la soggettistica?
Non solo, ma spesso lavoro soprattutto sui corpi e sulle persone.
In ogni mio lavoro principalmente c'è anche un'anima psicologica, perciò lo studio della persona e del suo mondo è uno dei miei temi principali.
Al pari di questi temi invece ho prodotto soprattutto lavori di ricerca nel campo artistico; dare un' immagine ai colori e al sentimento che arti come la musica o la danza trasmettono è uno dei progetti che maggiormente accompagnano la mia ricerca.

5-Quando tu produci un'opera fotografica, spesso in un contesto musicale, quale è il tuo progetto che hai in mente di realizzare in quel momento?
Bhè, il lavoro con la musica è uno dei progetti principali. Nella musica trovo una delle mie sfide e dei miei temi prediletti. In essa infatti vi è tutto ciò che è sentimento, emozione, colore, storia, espresse attraverso un canale che definirei umano e non materiale o tangibile; la musica e il suo significato viene definito nell' impressione che si crea sulle persone.
È puro sentimento e quindi ritrarla per me è pura ispirazione. Seguo molto infatti anche un gruppo musicale al quale sono molto legata : gli Oryzon, un gruppo rock con il quale abbiamo instaurato un buon feeling.

6-Hai anche una formazione psicologica: quale è il legame con la tua attività artistica?
È la base; l'essenza umana, i suoi bisogni, le sue sofferenze e le sue complessità sono i temi promotori di quasi tutti i miei progetti.

7-Intervistando gli Oryzon ho appreso che per loro andare a un concerto non significa solamente andare a sentire chi suona ma anche andare a vedere chi suona: l'immagine è molto importante nel veicolare messaggi. Cosa ne pensi?
Con gli Oryzon abbiamo sempre lavorato molto sulla ricerca di un'immagine sul palco che accompagnasse la loro musica e quindi un'atmosfera che fosse intima e diretta allo stesso tempo.
L'anima del loro gruppo è pura energia ed emozione, per questo si sposano bene con la mia ricerca fotografica. Proprio per questo siamo diventati utili gli uni agli altri. La mia fotografia per loro non è solo semplice reportage, ma cerca di catturare gli effluvi della loro carica, i colori delle loro armonie. Tento di ritrarli nella loro essenza totale fatta di umanità e note musicali.

8-Hai altri progetti a cui stai lavorando?
Oltre al progetto legato alla musica ho da poco esposto a Londra, all' Hotel Elephant Gallery, un progetto intitolato "Gradient". La mostra comprendeva una serie di fotografie di corpi, ritratti nel momento in cui i personaggi ripresi raccontavano la loro storia; le foto cercavano di fermare l'emozione di cui era intriso il loro racconto.
Ed un progetto di diverso stampo l'avevo presentato alla Cueb Gallery, sempre a Londra: Caged Soul.

9-Parliamo di Caged Soul?
Il progetto è di stampo diverso dal solito, poiché ad essere astratto ed intangibile in questo caso è il tema, mentre le foto sono tecnicamente più fedeli ad una ripresa reale e definita dell'immagine.
In questo caso lo studio era sul sentimento che caratterizza le persone, sempre alla ricerca di un qualcosa di più, di una risposta, di una motivazione che l'uomo ricerca al di fuori di se stesso, creando un'eterna lotta contro un limite fisico, che in realtà è dettato solo dalla sua mente e lo rende cieco a se stesso. Le foto raccontano di come le persone prese da questo conflitto con la propria vita non si accorgano le une delle altre e come invece sia proprio nel loro incontro la fine di questa ricerca asmatica, poiché è grazie alle altre persone che l'uomo si definisce, si scopre e ritrova così il suo mondo interno e con esso la pace.
"tante persone, un'anima sola" Il mondo interiore è parte dell'anima universale.

10-Hai in mente dei prossimi progetti?
Al momento in realtà sto sperimentando, nel campo musicale, la mia idea di fotografia attraverso il video. In un progetto che cerca di unire in unico messaggio musica ed immagine.

11-Il progetto che hai elaborato per il concorso San Fedele: "Il segreto dello sguardo". In cosa è consistito?
L'idea è nata dalla frase di un famoso fotografo: "l'unica cosa che un uomo non riesce a vedere di sé stesso è solo il suo volto". Basandomi su questo concetto ho sviluppato la poetica del mio lavoro rappresentando la ricerca introspettiva dell'uomo tramite una serie di fotografie che lo vedono sempre in lotta con se stesso, una lotta fisica ed estenuante che sembra non avere fine. L'uomo cerca di "abbattere" un ostacolo, il più grande di tutti; se stesso. L'ostacolo è rappresentato allegoricamente da un grande vetro spesso e opaco che mostra tutto il corpo dell'uomo meno il suo volto. L'uomo che col suo sguardo riesce a vedere e penetrare tutti, non riesce a vedere se stesso, ed è li che il segreto del nostro sguardo diviene un paradosso. Perchè per vedere e ritrovare se stessi il nostro sguardo si deve liberare degli "occhi", perché solo chiudendoli può riuscire finalmente a vedere se stesso.

12-Ci sono dei tuoi riferimenti nella storia dell'arte in generale?
Ce ne sono più tra i pittori che tra i fotografi. Uno dei primi artisti di cui mi sono appassionata è Schiele. Con il suo stile ritraeva i corpi deturpandoli e deformandoli per esprimere lo spirito della società di allora ed il suo disagio personale. Rimango sempre incantata nel vedere come riusciva a raccontare ed esprimere il suo pensiero attraverso i tratti con cui definiva i corpi. Un altro artista che ho sempre ammirato è Rothko e le sue tele intrise di colori e sentimenti, con i quali cercava di rappresentare le espressioni, i drammi umani ed universali.
Aimè, solitamente sono sempre molto più attratta da una buona mostra di pittura che di fotografia.

13-Come ti definisci in poche parole?
Cerco di dare una testimonianza alla sensazione e catturarne la sua traccia eterna.
Cerco di rendere visibile ciò che l'uomo non vede, ma sente.

http://www.danielabellu.com/

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