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La musica classica
si incontra con lo spirito giovane e innovativo:
intervista a La Trota
Un nome ufficioso ma che
desta simpatia: La trota. Un gruppo di ragazzi del
Conservatorio di Milano si propongono come un
ensemble giovane e vivace: tra speranze e attese
loro si costruiscono uno spazio musicale dove
poter affermare la propria arte e il piacere per
la musica classica. Abbiamo intervistato Cesare
Zanfini Ferraresi e Ingrid Ruko, due componenti
del gruppo e con loro abbiamo parlato anche di
rapporto tra il mondo attuale, la società, e la
musica classica. Quale futuro e quali risvolti
potrà attendere chi ama e si dedica alla musica
classica e concertistica?
1. Il vostro nome: perché scegliere Trota?
Noi non abbiamo un nome ufficiale, ci chiamiamo
tra di noi "la Trota". Noi siamo un gruppo di
amici che hanno piacere di fare musica da camera
insieme. In questo caso, ci siamo trovati al
Conservatorio di Milano, eravamo, all'inizio, in
cinque, ma siamo diventati una decina di persone.
Siamo tutti musicisti di archi, a parte Lola che è
la pianista. Facciamo parte del gruppo Milano
Chamber Orchestra: orchestra da camera composta da
22 o 23 persone, ideata da Elton Tola. Eravamo
compagni di Conservatorio e Tola ha pensato di
metterci insieme, nella passione di fare musica.
Ha voluto creare qualcosa in casa. Abbiamo fatto
le prime registrazioni gratuitamente, ma dal 2015
ci sono progetti futuri, anche di sviluppo
internazionale. Nel 2016 abbiamo in programma di
andare in Corea del Sud, mentre nel 2015 in
Albania. L'orchestra è fatta dalle prime parti
della Milano Chamber Orchestra. Diverse volte
abbiamo fatto musica da camera al posto di altre
orchestre. Cesare è violinista nella vita ma suona
anche la viola, mentre Ingrid suona solo il
violoncello.
2. Potete presentarci brevemente la vostra
produzione?
Andranno in Spagna alcune parti del gruppo della
Trota, ai quali si uniranno altri componenti della
Milano Chamber Orchestra, precisamente a Cordoba
al festival del Guadalquivir organizzato da Lola:
e' un festival pianistico dove si fa molta musica
da camera.
3. Avete mai composto qualcosa nella vostra
produzione?
Nessuno non ha ancora commissionato a noi dei
lavori di composizione: non siamo vanitosi, per
scrivere ci vogliono dieci anni minimo di studi.
4. Qual è il vostro rapporto col pubblico,
quando eseguite?
In riferimento al concerto che abbiamo realizzato
presso il Conservatorio di Milano quest'estate,
abbiamo pensato di uscire dagli schemi di tutti i
giorni. La trota, che ricorda l'elemento
dell'acqua, si pone come principio il volersi
divertire: Cesare ha avuto, cosi, l'idea, di fare
indossare a tutti noi componenti delle camice
colorate. L'abbigliamento era la rottura degli
schemi. Non esiste la divisione tra esecutori e
pubblico, ma tutto questo vuole significare l'arte
del nostro divertimento. Cesare cerca sempre di
divertirsi: quando si suonava come gruppo ci si
cercava, ci si sorrideva, ci si trovava. Questo è
ciò che facciamo sempre: comunicare, e l'intesa
col pubblico diventa fondamentale. Non è teatro,
ma si rimane sempre nell'ambito della musica, in
quanto è il suono il protagonista. Vogliamo
garantire una trasmissione al pubblico, e anche a
noi stessi, di scioltezza, senza degenerare
nell'esibizionismo, in quanto, quando si suona,
occorre pensare di andare a sentire Schubert non
noi cinque. Noi facciamo divertire suonando. Un
concerto serio è qualcosa di diverso. L'idea di
quell'occasione è salvata come file sul nostro
computer e sarà, certamente, riproposta ancora. A
Cesare piacerebbe continuare. Quest'anno il
festival spagnolo ha delle buone prospettive.
Cesare aveva già suonato li, tenendo un'esecuzione
su Menotti.
5. Quale e' la vostra formazione musicale?
Tutti ci siamo formati al Conservatorio di Milano:
Ingrid, Marcello e Cesare. Ci siamo conosciuti,
così, a Milano. Abbiamo fatto il liceo musicale e,
poi, il Conservatorio. Lola si è diplomata a
Corboda, mentre a Milano sta finendo il biennio di
musica da camera.
6. La musica classica e l'attualità: quale
rapporto culturale e sociale?
Hanno cancellato il festival Leoncavallo. Abbiamo
sbagliato professione per l'Italia. In Francia ad
Aix en Provence c'è molta gente che va a sentire.
Anche in Germania, in Inghilterra la musica
risulta essere importante. Cesare è critico col
nostro paese: è stato a Vienna, in Francia, e,
tornando, prova una forte delusione. Ingrid, nato
in Albania, diventerà cittadino italiano tra poco.
Sentiamo la nostra attività come una missione.
Ingrid si considera un guerriero della musica,
ossia si trova a lottare per cercare spazio: e lo
spazio, secondo Ingrid, c'è. Adesso siamo in
tanti, ci sono opportunità per tutti e occorre
correre di più. Occorre faticare molto, facendo
concerti di fila, si fa arte di sera, suonando in
concerto, per, poi, tornare a Milano per studiare.
Qual'e' il rapporto tra musica classica e
attualità? Oggi non ci si ascolta molto tra
persone perché non c'è l'educazione alla pazienza
di un ascolto. Se si porta un ragazzino, a cui
piace la techno, a sentire la sinfonia di
Beethoven, si può costruire in lui la pazienza ad
ascoltare, imparando, così, ad ascoltare anche
l'altro. Tutto questo risulta essere uno strumento
educativo, sottile ed efficace. Ingrid ha voluto
frequentare l'ambiente musicale, sentendo
concerti, accadendo, spesso, di ascoltare dei
contemporanei, avvertendone fastidio, ma
sviluppando, comunque, la pazienza all'ascolto.
Occorre, per capire questo concetto, citare
Barenboim, che diceva che se un ragazzino
palestinese ascolterà la musica per due ore, si
può essere sicuri che in quelle due ore non
morirà, o che non andrà a lanciare sassi contro i
carriarmati. Importante e' sviluppare la pazienza
di chi sta ad ascoltare un contemporaneo,
alzandone il livello della personalità. Ingrid è
anche educatore e, alcune volte, rimane sorpreso
di ricevere da ragazzi richieste di
masterizzazione di un pezzo che lui stesso ha
eseguito.
Cesare considera a proposito che l'errore comune è
considerare la musica classica come semplicemente
musica classica, mentre, in verità, risulta essere
un insieme di generi, barocco, romantico,
preromantico. "Non è solo un genere individuabile
in determinati autori, in determinati parrucconi -
precisa Cesare- La musica strumentale è un genere
più comprensivo. L'arte visiva ha dei suoi ambiti,
mentre - prosegue Cesare - la musica classica
corre solo da Monteverdi in poi". In Italia manca
un'educazione musicale, mentre, forse, negli altri
paesi, nei concerti, le persone si abituano ad
ascoltare. La musica classica è un calderone e la
gente viene meno alla conoscenza di brani
musicali.
... In un Paese poco disponibile per chi fa
musica classica e chi suona cosa occorrerebbe
fare?
Ingrid: "Occorre essere duttili, suonando anche
altri strumenti. Essere in difficoltà aguzza
l'ingegno e ti affina, cercando percorsi che ti
piacciono e che ti possano far fare strada. Il
percorso musicale è un percorso di vita. Il
progetto fallisce per diversi fattori, ma la
soluzione di tutto è la musica, perché è spazio di
solidarietà. L'idea di fare gruppo parte, così,
dal singolo. Non bisogna, quindi, per trovare
spazio scendere a compromessi, ma semplicemente
trovare quello spazio per poter dire la propria".
Cesare: "Io sono contro la perdita di tempo, ma se
c'è qualcosa da costruire occorre agire. In Italia
non c'è rispetto dell'altro, l'aiuto, la forza del
gruppo e nessuno è disposto a venir meno per
creare.
L'idea di fare musica è semplicemente quella di
farla in modo onesto e trasparente anche in base
allo stato d'animo del compositore in quel
periodo".
7. Quali sono state e quali sarannk le vostre
performance, in passato e in programma?
Insieme abbiamo avuto molte performance,
esecuzioni di un quartetto d'archi. Il nostro è un
gruppo flessibile. Spesso vengono ad ascoltarci i
nostri amici, altrimenti, in alcune occasioni,
viene un pubblico variegato. Avevamo iniziato
un'idea di costituire un trio, e prima o poi
sarebbe da farsi. Quante cose ci si propone di
fare. Si è voluto costituire, cosi, la Trota su
invito della nostra stessa professoressa, che ci
ha spinto senza problemi a realizzare il gruppo.
8. Che cosa esprimete attraverso la musica
classica?
Cesare c'è cresciuto con la musica. In casa sua
c'è sempre stata musica, fin dalla mattina. Ma
anche sullo sport andava forte, facendo
canottaggio e nuoto. Cesare ha scelto di dedicarsi
all'arte musicale a 15 anni. Attraverso la musica
ha scoperto che studiando le cose vengono, vedendo
i risultati dello studio. "Non sei un impiegato
qualunque - spiega Cesare - e se senti che sei una
parte che funziona, il gruppo va: il risultato -
prosegue - si tocca con mano".
Tutti noi, essendo musicisti, abbiamo qualcosa da
dire e abbiamo una personalità e, se qualcuno
venisse sostituito, ci sarebbe sicuramente un
risultato diverso. Capita di commuoversi quando
esiste intesa nel gruppo e quando la musica ti
tocca, anche durante il concerto. A volte sembra
di essere un unico strumento, per esempio Cesare e
Ingrid, che suona all'unisono. Capita di trovare
persone con cui si riesce a trovare una sintonia,
trovando qualcosa di inimitabile. "Il modo di
suonare trasmette la persona che si è", considera
Ingrid; e aggiunge: " Si sente se lo strumentista
è isterico, generoso, intimo, raccolto. C'è il
maniaco del suono, della postura, del sembrare.
Non tutti si sentono di fare tutto, ma qualsiasi
cosa va fatta per generosità, per quello che ti
richiede di fare. Magari il risultato non è quello
che si voleva, ma occorre essere il più onesti
possibile".
9. Esiste un vostro repertorio autoriale
preferito che più vi rappresenta?
Cesare: "Bach, Beethoven e Brahms ... Sono
consecutivi l'uno all'altro. Esiste un incipit che
porta all'altro". "Beethoven - prosegue Cesare -
se lo senti, è un fugato, solamente se si pensa
all'allegretto della settima sinfonia. Schubert mi
tocca nella semplicità delle sue note, esiste un
corale che potrebbe iniziare senza mai sapere
quando potrebbe finire. Schumann, a volte, è
troppo pieno, non riesco ad ascoltarlo sempre
perché intrinseco. Il quintetto e il trio, il
quartetto con pianoforte risultano essere
meravigliose esecuzioni. Sono un ottocentista".
Ingrid: "Non riesco a scegliere. Mi piacciono i
compositori che ricavano dalla musica popolare,
come ha fatto Schubert stesso. Può essere una
canzonetta, una musica semplice e popolare. Io
sono albanese e sono cresciuto in una terra
rustica e popolana, quindi amo la musica popolare,
e autori che si ispirano alla musica popolare:
Stravinsky, Prokofiev. La musica popolare messa in
linea colta: Sostakovic, per esempio".
10. La fase di esecuzione: da dove nasce la
vostra intesa artistica e umana?
L'intesa artistica e umana nasce anche da una
birra. Per esempio: nel gruppo mancava la viola e,
quindi, abbiamo chiesto a Cesare di eseguirla,
mentre eravamo davanti a una birra. Cesare aveva
pensato di fare un biennio di viola. Lui lo ha
fatto, accettando l'invito, anche se criticato
perché non violista e, poi, ha voluto fare
un'esecuzione da camera di musica popolare, tra
giugno e luglio. Avendo, Cesare, dimostrato di
essere duttile, si è, così, aperto uno spazio. "Se
dovessi trovare tre persone per violino e
violoncello -considera Cesare - ci penserei
seriamente a fare il violista nel gruppo, perché
spesso la viola risulta essere più bella del
violino. La viola da camera è eccezionale".
Cesare, poi, conclude a riguardo della viola: "in
un'orchestra la viola è il vino, il primo violino
l'etichetta, il violoncello la bottiglia e,
infine, il secondo violino è il tappo".
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