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Interviste 

La musica classica si incontra con lo spirito giovane e innovativo: intervista a La Trota
a cura di Alessandro Rizzo

La musica classica si incontra con lo spirito giovane e innovativo: intervista a La Trota


di Alessandro Rizzo


Un nome ufficioso ma che desta simpatia: La trota. Un gruppo di ragazzi del Conservatorio di Milano si propongono come un ensemble giovane e vivace: tra speranze e attese loro si costruiscono uno spazio musicale dove poter affermare la propria arte e il piacere per la musica classica. Abbiamo intervistato Cesare Zanfini Ferraresi e Ingrid Ruko, due componenti del gruppo e con loro abbiamo parlato anche di rapporto tra il mondo attuale, la società, e la musica classica. Quale futuro e quali risvolti potrà attendere chi ama e si dedica alla musica classica e concertistica?

1. Il vostro nome: perché scegliere Trota?

Noi non abbiamo un nome ufficiale, ci chiamiamo tra di noi "la Trota". Noi siamo un gruppo di amici che hanno piacere di fare musica da camera insieme. In questo caso, ci siamo trovati al Conservatorio di Milano, eravamo, all'inizio, in cinque, ma siamo diventati una decina di persone. Siamo tutti musicisti di archi, a parte Lola che è la pianista. Facciamo parte del gruppo Milano Chamber Orchestra: orchestra da camera composta da 22 o 23 persone, ideata da Elton Tola. Eravamo compagni di Conservatorio e Tola ha pensato di metterci insieme, nella passione di fare musica. Ha voluto creare qualcosa in casa. Abbiamo fatto le prime registrazioni gratuitamente, ma dal 2015 ci sono progetti futuri, anche di sviluppo internazionale. Nel 2016 abbiamo in programma di andare in Corea del Sud, mentre nel 2015 in Albania. L'orchestra è fatta dalle prime parti della Milano Chamber Orchestra. Diverse volte abbiamo fatto musica da camera al posto di altre orchestre. Cesare è violinista nella vita ma suona anche la viola, mentre Ingrid suona solo il violoncello.

2. Potete presentarci brevemente la vostra produzione?

Andranno in Spagna alcune parti del gruppo della Trota, ai quali si uniranno altri componenti della Milano Chamber Orchestra, precisamente a Cordoba al festival del Guadalquivir organizzato da Lola: e' un festival pianistico dove si fa molta musica da camera.

3. Avete mai composto qualcosa nella vostra produzione?

Nessuno non ha ancora commissionato a noi dei lavori di composizione: non siamo vanitosi, per scrivere ci vogliono dieci anni minimo di studi.

4. Qual è il vostro rapporto col pubblico, quando eseguite?

In riferimento al concerto che abbiamo realizzato presso il Conservatorio di Milano quest'estate, abbiamo pensato di uscire dagli schemi di tutti i giorni. La trota, che ricorda l'elemento dell'acqua, si pone come principio il volersi divertire: Cesare ha avuto, cosi, l'idea, di fare indossare a tutti noi componenti delle camice colorate. L'abbigliamento era la rottura degli schemi. Non esiste la divisione tra esecutori e pubblico, ma tutto questo vuole significare l'arte del nostro divertimento. Cesare cerca sempre di divertirsi: quando si suonava come gruppo ci si cercava, ci si sorrideva, ci si trovava. Questo è ciò che facciamo sempre: comunicare, e l'intesa col pubblico diventa fondamentale. Non è teatro, ma si rimane sempre nell'ambito della musica, in quanto è il suono il protagonista. Vogliamo garantire una trasmissione al pubblico, e anche a noi stessi, di scioltezza, senza degenerare nell'esibizionismo, in quanto, quando si suona, occorre pensare di andare a sentire Schubert non noi cinque. Noi facciamo divertire suonando. Un concerto serio è qualcosa di diverso. L'idea di quell'occasione è salvata come file sul nostro computer e sarà, certamente, riproposta ancora. A Cesare piacerebbe continuare. Quest'anno il festival spagnolo ha delle buone prospettive. Cesare aveva già suonato li, tenendo un'esecuzione su Menotti.

5. Quale e' la vostra formazione musicale?

Tutti ci siamo formati al Conservatorio di Milano: Ingrid, Marcello e Cesare. Ci siamo conosciuti, così, a Milano. Abbiamo fatto il liceo musicale e, poi, il Conservatorio. Lola si è diplomata a Corboda, mentre a Milano sta finendo il biennio di musica da camera.

6. La musica classica e l'attualità: quale rapporto culturale e sociale?

Hanno cancellato il festival Leoncavallo. Abbiamo sbagliato professione per l'Italia. In Francia ad Aix en Provence c'è molta gente che va a sentire. Anche in Germania, in Inghilterra la musica risulta essere importante. Cesare è critico col nostro paese: è stato a Vienna, in Francia, e, tornando, prova una forte delusione. Ingrid, nato in Albania, diventerà cittadino italiano tra poco. Sentiamo la nostra attività come una missione. Ingrid si considera un guerriero della musica, ossia si trova a lottare per cercare spazio: e lo spazio, secondo Ingrid, c'è. Adesso siamo in tanti, ci sono opportunità per tutti e occorre correre di più. Occorre faticare molto, facendo concerti di fila, si fa arte di sera, suonando in concerto, per, poi, tornare a Milano per studiare.
Qual'e' il rapporto tra musica classica e attualità? Oggi non ci si ascolta molto tra persone perché non c'è l'educazione alla pazienza di un ascolto. Se si porta un ragazzino, a cui piace la techno, a sentire la sinfonia di Beethoven, si può costruire in lui la pazienza ad ascoltare, imparando, così, ad ascoltare anche l'altro. Tutto questo risulta essere uno strumento educativo, sottile ed efficace. Ingrid ha voluto frequentare l'ambiente musicale, sentendo concerti, accadendo, spesso, di ascoltare dei contemporanei, avvertendone fastidio, ma sviluppando, comunque, la pazienza all'ascolto. Occorre, per capire questo concetto, citare Barenboim, che diceva che se un ragazzino palestinese ascolterà la musica per due ore, si può essere sicuri che in quelle due ore non morirà, o che non andrà a lanciare sassi contro i carriarmati. Importante e' sviluppare la pazienza di chi sta ad ascoltare un contemporaneo, alzandone il livello della personalità. Ingrid è anche educatore e, alcune volte, rimane sorpreso di ricevere da ragazzi richieste di masterizzazione di un pezzo che lui stesso ha eseguito.
Cesare considera a proposito che l'errore comune è considerare la musica classica come semplicemente musica classica, mentre, in verità, risulta essere un insieme di generi, barocco, romantico, preromantico. "Non è solo un genere individuabile in determinati autori, in determinati parrucconi - precisa Cesare- La musica strumentale è un genere più comprensivo. L'arte visiva ha dei suoi ambiti, mentre - prosegue Cesare - la musica classica corre solo da Monteverdi in poi". In Italia manca un'educazione musicale, mentre, forse, negli altri paesi, nei concerti, le persone si abituano ad ascoltare. La musica classica è un calderone e la gente viene meno alla conoscenza di brani musicali.

... In un Paese poco disponibile per chi fa musica classica e chi suona cosa occorrerebbe fare?

Ingrid: "Occorre essere duttili, suonando anche altri strumenti. Essere in difficoltà aguzza l'ingegno e ti affina, cercando percorsi che ti piacciono e che ti possano far fare strada. Il percorso musicale è un percorso di vita. Il progetto fallisce per diversi fattori, ma la soluzione di tutto è la musica, perché è spazio di solidarietà. L'idea di fare gruppo parte, così, dal singolo. Non bisogna, quindi, per trovare spazio scendere a compromessi, ma semplicemente trovare quello spazio per poter dire la propria".

Cesare: "Io sono contro la perdita di tempo, ma se c'è qualcosa da costruire occorre agire. In Italia non c'è rispetto dell'altro, l'aiuto, la forza del gruppo e nessuno è disposto a venir meno per creare.
L'idea di fare musica è semplicemente quella di farla in modo onesto e trasparente anche in base allo stato d'animo del compositore in quel periodo".

7. Quali sono state e quali sarannk le vostre performance, in passato e in programma?

Insieme abbiamo avuto molte performance, esecuzioni di un quartetto d'archi. Il nostro è un gruppo flessibile. Spesso vengono ad ascoltarci i nostri amici, altrimenti, in alcune occasioni, viene un pubblico variegato. Avevamo iniziato un'idea di costituire un trio, e prima o poi sarebbe da farsi. Quante cose ci si propone di fare. Si è voluto costituire, cosi, la Trota su invito della nostra stessa professoressa, che ci ha spinto senza problemi a realizzare il gruppo.

8. Che cosa esprimete attraverso la musica classica?

Cesare c'è cresciuto con la musica. In casa sua c'è sempre stata musica, fin dalla mattina. Ma anche sullo sport andava forte, facendo canottaggio e nuoto. Cesare ha scelto di dedicarsi all'arte musicale a 15 anni. Attraverso la musica ha scoperto che studiando le cose vengono, vedendo i risultati dello studio. "Non sei un impiegato qualunque - spiega Cesare - e se senti che sei una parte che funziona, il gruppo va: il risultato - prosegue - si tocca con mano".
Tutti noi, essendo musicisti, abbiamo qualcosa da dire e abbiamo una personalità e, se qualcuno venisse sostituito, ci sarebbe sicuramente un risultato diverso. Capita di commuoversi quando esiste intesa nel gruppo e quando la musica ti tocca, anche durante il concerto. A volte sembra di essere un unico strumento, per esempio Cesare e Ingrid, che suona all'unisono. Capita di trovare persone con cui si riesce a trovare una sintonia, trovando qualcosa di inimitabile. "Il modo di suonare trasmette la persona che si è", considera Ingrid; e aggiunge: " Si sente se lo strumentista è isterico, generoso, intimo, raccolto. C'è il maniaco del suono, della postura, del sembrare. Non tutti si sentono di fare tutto, ma qualsiasi cosa va fatta per generosità, per quello che ti richiede di fare. Magari il risultato non è quello che si voleva, ma occorre essere il più onesti possibile".

9. Esiste un vostro repertorio autoriale preferito che più vi rappresenta?

Cesare: "Bach, Beethoven e Brahms ... Sono consecutivi l'uno all'altro. Esiste un incipit che porta all'altro". "Beethoven - prosegue Cesare - se lo senti, è un fugato, solamente se si pensa all'allegretto della settima sinfonia. Schubert mi tocca nella semplicità delle sue note, esiste un corale che potrebbe iniziare senza mai sapere quando potrebbe finire. Schumann, a volte, è troppo pieno, non riesco ad ascoltarlo sempre perché intrinseco. Il quintetto e il trio, il quartetto con pianoforte risultano essere meravigliose esecuzioni. Sono un ottocentista".
Ingrid: "Non riesco a scegliere. Mi piacciono i compositori che ricavano dalla musica popolare, come ha fatto Schubert stesso. Può essere una canzonetta, una musica semplice e popolare. Io sono albanese e sono cresciuto in una terra rustica e popolana, quindi amo la musica popolare, e autori che si ispirano alla musica popolare: Stravinsky, Prokofiev. La musica popolare messa in linea colta: Sostakovic, per esempio".

10. La fase di esecuzione: da dove nasce la vostra intesa artistica e umana?

L'intesa artistica e umana nasce anche da una birra. Per esempio: nel gruppo mancava la viola e, quindi, abbiamo chiesto a Cesare di eseguirla, mentre eravamo davanti a una birra. Cesare aveva pensato di fare un biennio di viola. Lui lo ha fatto, accettando l'invito, anche se criticato perché non violista e, poi, ha voluto fare un'esecuzione da camera di musica popolare, tra giugno e luglio. Avendo, Cesare, dimostrato di essere duttile, si è, così, aperto uno spazio. "Se dovessi trovare tre persone per violino e violoncello -considera Cesare - ci penserei seriamente a fare il violista nel gruppo, perché spesso la viola risulta essere più bella del violino. La viola da camera è eccezionale". Cesare, poi, conclude a riguardo della viola: "in un'orchestra la viola è il vino, il primo violino l'etichetta, il violoncello la bottiglia e, infine, il secondo violino è il tappo".

 

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