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Trattamento automatico del linguaggio e
fantascienza
Le macchine parlanti
tra realtà e fantascienza: la conquista del
pensiero e della parola... di Massimo Acciai
La periodizzazione nella Storia
Per questo primo
articolo della rubrica storica, ho pensato di
iniziare con l’argomento probabilmente più
odiato dagli studenti di ogni ordine e
grado...
di Barbara
Cornaglia
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Trattamento automatico del
linguaggio e fantascienza
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Il seguente
articolo è stato pubblicato originariamente sul sito
di
Indire nel mese di novembre 2003 e viene qui
riproposto per gentile concessione dell'ufficio
comunicazione di
Indire |
E'
un antico desiderio dell'uomo quello di far lavorare
la macchina al suo posto; da qui la creazione, a
partire da tempi remoti, di macchine a cui affidare
compiti prima svolti manualmente. La fantascienza
esprime bene questo desiderio. La fantascienza è
essenzialmente immaginazione, ed è
dall'immaginazione che nascono le nuove tecnologie e
le nuove macchine: macchine sempre più simili
all'uomo nella capacità di ragionamento. L'uomo
cerca di costruire macchine in grado di "parlare" e
quindi di "pensare" comprendendo le sottili
meccaniche del linguaggio umano: la molto discussa
A.I., "Artificial Intelligence", ossia "Intelligenza
artificiale". La fantascienza rappresenta
l'obiettivo a cui tende la "linguistica
computazionale", branca dell'A.I., e prefigura ciò
che potrebbe essere domani: cinema e letteratura
hanno spesso un forte valore profetico. Non è dunque
un caso che il tema della "macchina pensante e
parlante" sia così ricorrente nella narrativa e nel
cinema fantascientifico, a partire dagli albori del
genere (e si può dire quasi dagli albori del
cinema): dai robot più o meno antropomorfi ai
supercomputer, il tema si sviluppa attraverso tutto
il secolo appena trascorso.
La conquista del pensiero e della parola da parte
della macchina è ben esemplificata dal celebre HAL
9000 in 2001 Odissea nello spazio (romanzo e film
sono entrambi del 1968). Il complesso computer
superintelligente, con un alto concetto di se',
parla agli astronauti della missione verso Giove con
una voce fluida e molto umana, anche se si avverte
una certa affettazione, un'enfasi che la rende
inevitabilmente artificiale. La macchina ragiona,
comprende ciò che gli viene detto - non attraverso
la tastiera o le schede perforate ma con comandi
vocali - e risponde a tono. Ottimisticamente la
"profezia" rimanda all'inizio del ventunesimo
secolo, il 2001 appunto, la realizzazione di tale
meraviglia cibernetica, obiettivo evidentemente
ancora molto lontano; HAL riassume in modo efficace
le speranze e gli obiettivi dei ricercatori sul
trattamento automatico del linguaggio o TAL.
HAL ha avuto molti "discendenti" illustri nella
fantascienza successiva, tutti dotati di parola;
basti pensare all'inquietante "Mater" di Alien
(1979) o a V'ger nel primo film tratto dalla saga di
Star Trek, datato 1982.
Non possiamo dimenticare tuttavia gli androidi,
robot dall'aspetto umano; ricordiamo il simpatico
robot protocollare 3PO della saga di Guerre stellari
(la saga è iniziata nel 1977), in grado di
comprendere migliaia di lingue galattiche oltre ai
suoni elettronici con cui si esprime la sua
controparte C1-P8. 3PO parla con una voce meccanica
ma estremamente umana, per certi aspetti più umana
della voce di HAL. I celebri robot di Isaac Asimov,
con i loro cervelli positronici, hanno fatto scuola
in tal senso: è da notare che i robot hanno
cominciato a "parlare" ben prima dei computer,
ancora muti nella fantascienza degli anni '50 e '60,
più o meno fino a 2001 Odissea nello spazio, anche
se già nel 1951 Ray Bradbury, nelle sue Cronache
Marziane, immaginava una vera e propria casa
parlante, in cui un computer centrale riceve comandi
vocali e dà informazioni a voce agli occupanti.
Se i computer parlanti e i robot intelligenti sono
una realtà ormai acquisita e quotidiana nella
fantascienza più recente, non meno lo sono i
traduttori automatici simultanei, piccoli apparecchi
portatili in grado di tradurre fedelmente un
discorso da una lingua all'altra. Il traduttore
automatico così descritto ricorre spesso nel cinema,
soprattutto in una situazione propriamente
fantascientifica quale l'incontro tra uomo e alieno.
Potremo stilare una lunga lista, pensiamo almeno a
Mars Attacks! (1996) e a Men In Black - MIB (1997).
Si tratta di una branca specifica del più ampio
argomento del trattamento automatico del linguaggio,
area in cui sono stati fatti molti passi avanti
negli ultimi anni, basti pensare a PeTra, un
software in grado di tradurre automaticamente un
documento nella sua unità, comprendendo la relazione
semantica e grammaticale tra le parole che lo
compongono. Si tratta di un'evoluzione che ci
avvicina di più all'ideale fissato (ancora) dalla
fantascienza rispetto ai traduttori gratuiti online
quali Babelfish (il programma di traduzione
integrato nel noto motore di ricerca americano
Altavista); a questo proposito è interessante notare
che il nome "Babelfish" non è casuale; gli ideatori
si sono ispirati al noto romanzo fantascientifico di
Douglas Adams, La guida galattica per gli
autostoppisti (1979) in cui persone e alieni
riescono a comunicare tra loro grazie a un pesce
traduttore (babelfish) inserito nell'orecchio: una
storia che certo colpisce la fantasia del lettore.
I recenti sviluppi del trattamento automatico del
linguaggio e della linguistica computazionale fanno
ben sperare che un giorno la realtà colmi il divario
oggi esistente con la fantascienza e che potremo un
giorno parlare col nostro computer come parliamo con
un amico.
Immagine tratta dal sito
http://www.fantascienza.com/cinema/2001-odissea-nello-spazio/media/mem_b.jpg
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