Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  Indice generale  -  Letture pubbliche   

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Interviste

Intervista ai Notfound, gruppo musicale giovanile punk hardcore melodico
di Alessandro Rizzo
Intervista ai Melanie Efrem
di Alessandro Rizzo

Intervista ai Melanie Efrem
 

Intervista realizzata da Alessandro Rizzo



Diamo inizio al percorso di conoscenza dei gruppi musicali emergenti giovanili: gruppi eterogenei negli stili e nella tipologia musicale adottata e proposta, ma uniti da esigenze uguali e identiche. La loro è passione culturale e artistica messa in convergenza rispetto all'esigenza insormontabile di radicarsi, farsi conoscere, presentare la loro musica come canale di espressione dei propri messaggi, come voce libera e di espressione autonoma senza nessun tipo di subordinazione verso soggetti terzi, magari mercantili, magari alte case discografiche. Vogliamo dare voce a chi voce non ha nell'asfittico teatro della discografia oligopolistica italiana: e lo facciamo dando l'opportunità a questi giovani artisti di renderci edotti circa la loro storia, il loro rapporto con la musica, la loro volontà di intravedere nella musica una strada maggiore per accedere all'infinito mondo delle sensazioni che la cultura libera può tradurre e costruire.
 

 

1. Quando siete nati?

Io, Riccardo (chitarra) e Manuele (batteria), che siamo il nucleo storico del gruppo abbiamo cominciato a suonare insieme nel '98. E' bello pensare che abbiamo cominciato tutti praticamente da zero e praticamente abbiamo imparato a suonare suonando insieme. Nel corso degli anni ci siamo affinati e siamo cresciuti insieme; abbiamo sempre un po' avuto il tallone di Achille dei bassisti, ma dopo innumerevoli cambiamenti dal gennaio del 2005 è entrato nel gruppo Gaetano, con cui l'affiatamento musicale e umano è stato praticamente immediato, ed a maggio, l'ultimo arrivo, Pietro, il nostro fonico, che con grandissimo impegno ci aiuta e ci sopporta.

2. Da dove nasce l'idea di fondare un gruppo musicale?

Come tutti i ragazzi amanti della musica avevamo questa passione per la musica ed avevamo voglia di divertirci in modo diverso dagli altri, andando in sala prove a sfogarci e provando fin praticamente dalla prima prova a creare qualcosa di nostro. E' iniziato quasi per gioco; oggi continua ad essere un gioco, ma sicuramente forse nessuno si aspettava di migliorare così tanto e di essere davvero apprezzati, ed oggi non nego che sia diventato qualcosa di più, uno stile di vita, un modo di essere, sperando possa diventare un modo di vivere, il che vorrebbe dire che avremo raggiunto il nostro grande obiettivo di poter vivere di ciò che ci piace fare.

3. Perché vi siete denominati Melanie Efrem?

Il nome Melanie Efrem prende spunto dalle prime due canzoni in italiano, scritte oramai qualche annetto fa, "Melanie vantatio" e "Freme". Cercavamo un nome che avesse al suo interno un nome di maschio e uno di femmina, a rappresentare la generatività umana, ed inoltre un nome che fosse, per così dire, "universale", nel senso che non fosse di nessun lingua in particolare, né italiano, né francese, né inglese. Come sempre poi ci è piaciuta poi la musicalità del nome ed anche il fatto che fosse "circolare", nel senso che inizia e finisce per M.

4. Il vostro può dirsi genere musicale specifico, oppure non avete un genere singolo a cui vi rifate?

Ultimamente l'etichetta con cui di solito veniamo definiti è quella di gruppo rock alternativo, che è una definizione molto vaga ma allo stesso tempo giusta. Effettivamente non ci rifacciamo ad un unico genere, perché nel corso degli anni c'è stata una maturazione ed un'apertura a varie sonorità che ci ha portato a fondere diversi generi, cercando di crearci allo stesso tempo una nostra identità musicale; il tutto è stato frutto di un percorso spontaneo, nel senso che non ci siamo mai detti "Facciamo questo genere…piuttosto che un altro". Noi ascoltiamo in generale molta musica, e in particolare molta musica diversa tra di noi: Manuele e Gaetano hanno un background musicale riconducibile per lo più al cross-over, Riccardo alla musica anni '70, io al rock alternativo italiano, all'indie e alla musica cantautoriale italiana. A tutto ciò si aggiunge un recente e condiviso interesse per la musica elettronica. Diciamo che siamo aperti a varie possibilità nelle nostre composizioni e, nel limite del possibile, cerchiamo di non censurare mai nulla.

5. E' difficile oggi sopravvivere come band indipendente in un contesto musicale editoriale molto mercificato e commercializzato?

E' molto difficile sopravvivere nella scena musicale odierna, a volte impossibile, quasi umiliante. Purtroppo effettivamente sembra che più si va avanti più la musica si livelli verso il basso e verso il "costruito", anche all'interno del presunto mondo indipendente. Dovrebbe essere la musica a modellare il proprio mercato e non il mercato a modellare la musica; in questo modo la musica perde tutta la sua spontaneità ed emozionalità. Un esempio? Nel nostro piccolo abbiamo avuto molte pressioni a cantare e scrivere in inglese, quasi come se il nostro desiderio di voler esprimere delle cose nella nostra lingua, e quindi in modo percepibile da tutti, fosse un qualcosa di totalmente secondario ed ininfluente nella nostra musica.

6. Perché i giovani dovrebbero occuparsi di musica?

Che cosa la musica offre come messaggio alle giovani generazioni? Per tantissimi motivi. La musica, come ogni forma di arte è un modo di esprimersi, per sfogarsi, una sorta di autoterapia, insomma un metodo creativo per stare bene. Inoltre offre anche la possibilità di conoscere un sacco di persone, tra musicisti e non, che come noi condividono le nostre stesse passioni, con cui è costruttivo confrontarsi. Ma soprattutto in una società che in modo silente cerca un po' di livellare tutto e di soffocare la spontaneità suonare dà la libertà di esprimersi al 100%, se si ha davvero il desiderio di sfruttare tale libertà. E' questo il messaggio che la musica dovrebbe offrire ai giovani.

7. Quali messaggi proponete con i testi delle vostre canzoni?

In realtà come dice una delle nostre canzoni più riuscite, "Eclettica" non mi piace molto la figura del musicista o artista in generale che si innalza a profeta o santone ("non illudetevi, non ho nulla da insegnare"), quindi non mi sento di dare messaggi veri e propri a nessuno. Semplicemente nei miei testi mi piace spaziare e parlare di tutto ciò che mi viene in mente, esprimendo anche il mio punto di vista, ma è qualcosa di personale, che non deve per forza esser condiviso da chi ascolta. Ecco, forse l'unico messaggio vero che emerge in molte canzoni, in maniera più o meno velata, è la voglia assoluta di libertà, non intesa in senso demagogico o anarchico, ma più strettamente personale, cioè la volontà di non cedere a compromessi, di non farsi imbrigliare o condizionare da ciò che ci accade intorno.

8. Esiste secondo te un nesso tra poesia e musica?

A mio parere "deve" esistere. Una canzone deve essere nel suo piccolo una sinfonia, che con la musica e le parole deve esprimere un qualcosa di vero ed intimo. Purtroppo oggi trovo raramente dei gruppi, anche tra quelli affermati, che abbiano davvero qualcosa da dire; in molti casi i testi mi paiono dei meri riempitivi della musica, totalmente superficiali. Noi abbiamo sempre dato molta importanza ai testi e alle parole; da parte mia c'è un'attenzione a volte maniacale al suono delle parole e alla loro ritmica e ammetto di non aver mai scritto una canzone soltanto per riempire una musica. D'altronde, per quanto riguarda i testi, ho sempre avuto come riferimenti De André; Battiato, Morgan che hanno fatto del testo uno dei loro punti di forza, tanto da poter essere definiti dei poeti, a tutti gli effetti. Nei miei testi ci sono molti riferimenti a romanzi, saggi vari o poesie. Tanto per ri-citare "Eclettica", si snoda tutta intorno ad una delle ultime poesie scritte da Eugenio Montale, "Per finire" ed è proprio un tentativo esplicito di fondere poesia e musica, il classico con l'alternativo, il vecchio con il nuovo.

9. Ha ancora senso, oggi, con l'avvento delle nuove tecnologie fare musica dal vivo, suonando la tradizionale strumentazione?

Come nella vita di tutti i giorni, anche nella musica non tutta la moderna tecnologia è eccessiva e fine a sé stessa. Dipende molto dal modo in cui la si vuole utilizzare. Anche noi per esempio facciamo uso dell'elettronica, ma in maniera funzionale a tutto il resto, per esprimere atmosfere e suoni che aiutino gli strumenti e la voce nel dire ciò che vogliamo dire. Del resto, come gruppo prediligiamo particolarmente la nostra dimensione live, per cui ci piace fondere la tecnologia con il suono della strumentazione classica rock.

10. Le vostre future iniziative, i vostri prossimi appuntamenti, e i vostri prossimi demo?

Come detto precedentemente ci potremmo definire un gruppo "live", quindi continueremo a marzo con una serie di concerti interessanti, tra cui il 4 marzo al Pink Village di Vinovo, per "Rock Targato Italia" e l'8 marzo all' Hiroshima Mon Amour per le semifinali regionali di "Arezzo Wave", il 26 marzo al Soundfactory, dove suoneremo come ospiti alle semifinali del concorso "Rock on Circle", vinto da noi l'anno scorso, un appuntamento a cui siamo molto legati, per poi continuare il 18 maggio allo Spazio 211, insieme ai Moog, più altri concerti con date ancora da definire.
Per il resto sicuramente tra un concerto e l'altro ci chiuderemo in sala prove per comporre nuovi pezzi e registrare un nuovo Ep. Non sono poi da escludere altri progetti, integrati con la parte più propriamente musicale, una sorta di fusione tra musica, parole, teatro e arti figurative.
Senza dubbio crediamo di essere soltanto all'inizio di un percorso che speriamo ci possa portare a vivere di ciò che amiamo.

Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati