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Intervista ai Melanie Efrem
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Diamo inizio al percorso di conoscenza dei gruppi
musicali emergenti giovanili: gruppi eterogenei
negli stili e nella tipologia musicale adottata e
proposta, ma uniti da esigenze uguali e identiche.
La loro è passione culturale e artistica messa in
convergenza rispetto all'esigenza insormontabile di
radicarsi, farsi conoscere, presentare la loro
musica come canale di espressione dei propri
messaggi, come voce libera e di espressione autonoma
senza nessun tipo di subordinazione verso soggetti
terzi, magari mercantili, magari alte case
discografiche. Vogliamo dare voce a chi voce non ha
nell'asfittico teatro della discografia
oligopolistica italiana: e lo facciamo dando
l'opportunità a questi giovani artisti di renderci
edotti circa la loro storia, il loro rapporto con la
musica, la loro volontà di intravedere nella musica
una strada maggiore per accedere all'infinito mondo
delle sensazioni che la cultura libera può tradurre
e costruire.
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1. Quando siete nati?
Io, Riccardo (chitarra) e Manuele (batteria), che
siamo il nucleo storico del gruppo abbiamo
cominciato a suonare insieme nel '98. E' bello
pensare che abbiamo cominciato tutti praticamente da
zero e praticamente abbiamo imparato a suonare
suonando insieme. Nel corso degli anni ci siamo
affinati e siamo cresciuti insieme; abbiamo sempre
un po' avuto il tallone di Achille dei bassisti, ma
dopo innumerevoli cambiamenti dal gennaio del 2005 è
entrato nel gruppo Gaetano, con cui l'affiatamento
musicale e umano è stato praticamente immediato, ed
a maggio, l'ultimo arrivo, Pietro, il nostro fonico,
che con grandissimo impegno ci aiuta e ci sopporta.
2. Da dove nasce l'idea di fondare un gruppo
musicale?
Come tutti i ragazzi amanti della musica avevamo
questa passione per la musica ed avevamo voglia di
divertirci in modo diverso dagli altri, andando in
sala prove a sfogarci e provando fin praticamente
dalla prima prova a creare qualcosa di nostro. E'
iniziato quasi per gioco; oggi continua ad essere un
gioco, ma sicuramente forse nessuno si aspettava di
migliorare così tanto e di essere davvero
apprezzati, ed oggi non nego che sia diventato
qualcosa di più, uno stile di vita, un modo di
essere, sperando possa diventare un modo di vivere,
il che vorrebbe dire che avremo raggiunto il nostro
grande obiettivo di poter vivere di ciò che ci piace
fare.
3. Perché vi siete denominati Melanie Efrem?
Il nome Melanie Efrem prende spunto dalle prime due
canzoni in italiano, scritte oramai qualche annetto
fa, "Melanie vantatio" e "Freme". Cercavamo un nome
che avesse al suo interno un nome di maschio e uno
di femmina, a rappresentare la generatività umana,
ed inoltre un nome che fosse, per così dire,
"universale", nel senso che non fosse di nessun
lingua in particolare, né italiano, né francese, né
inglese. Come sempre poi ci è piaciuta poi la
musicalità del nome ed anche il fatto che fosse
"circolare", nel senso che inizia e finisce per M.
4. Il vostro può dirsi genere musicale specifico,
oppure non avete un genere singolo a cui vi rifate?
Ultimamente l'etichetta con cui di solito veniamo
definiti è quella di gruppo rock alternativo, che è
una definizione molto vaga ma allo stesso tempo
giusta. Effettivamente non ci rifacciamo ad un unico
genere, perché nel corso degli anni c'è stata una
maturazione ed un'apertura a varie sonorità che ci
ha portato a fondere diversi generi, cercando di
crearci allo stesso tempo una nostra identità
musicale; il tutto è stato frutto di un percorso
spontaneo, nel senso che non ci siamo mai detti
"Facciamo questo genere…piuttosto che un altro". Noi
ascoltiamo in generale molta musica, e in
particolare molta musica diversa tra di noi: Manuele
e Gaetano hanno un background musicale riconducibile
per lo più al cross-over, Riccardo alla musica anni
'70, io al rock alternativo italiano, all'indie e
alla musica cantautoriale italiana. A tutto ciò si
aggiunge un recente e condiviso interesse per la
musica elettronica. Diciamo che siamo aperti a varie
possibilità nelle nostre composizioni e, nel limite
del possibile, cerchiamo di non censurare mai nulla.
5. E' difficile oggi sopravvivere come band
indipendente in un contesto musicale editoriale
molto mercificato e commercializzato?
E' molto difficile sopravvivere nella scena musicale
odierna, a volte impossibile, quasi umiliante.
Purtroppo effettivamente sembra che più si va avanti
più la musica si livelli verso il basso e verso il
"costruito", anche all'interno del presunto mondo
indipendente. Dovrebbe essere la musica a modellare
il proprio mercato e non il mercato a modellare la
musica; in questo modo la musica perde tutta la sua
spontaneità ed emozionalità. Un esempio? Nel nostro
piccolo abbiamo avuto molte pressioni a cantare e
scrivere in inglese, quasi come se il nostro
desiderio di voler esprimere delle cose nella nostra
lingua, e quindi in modo percepibile da tutti, fosse
un qualcosa di totalmente secondario ed ininfluente
nella nostra musica.
6. Perché i giovani dovrebbero occuparsi di
musica?
Che cosa la musica offre come messaggio alle giovani
generazioni? Per tantissimi motivi. La musica, come
ogni forma di arte è un modo di esprimersi, per
sfogarsi, una sorta di autoterapia, insomma un
metodo creativo per stare bene. Inoltre offre anche
la possibilità di conoscere un sacco di persone, tra
musicisti e non, che come noi condividono le nostre
stesse passioni, con cui è costruttivo confrontarsi.
Ma soprattutto in una società che in modo silente
cerca un po' di livellare tutto e di soffocare la
spontaneità suonare dà la libertà di esprimersi al
100%, se si ha davvero il desiderio di sfruttare
tale libertà. E' questo il messaggio che la musica
dovrebbe offrire ai giovani.
7. Quali messaggi proponete con i testi delle
vostre canzoni?
In realtà come dice una delle nostre canzoni più
riuscite, "Eclettica" non mi piace molto la figura
del musicista o artista in generale che si innalza a
profeta o santone ("non illudetevi, non ho nulla da
insegnare"), quindi non mi sento di dare messaggi
veri e propri a nessuno. Semplicemente nei miei
testi mi piace spaziare e parlare di tutto ciò che
mi viene in mente, esprimendo anche il mio punto di
vista, ma è qualcosa di personale, che non deve per
forza esser condiviso da chi ascolta. Ecco, forse
l'unico messaggio vero che emerge in molte canzoni,
in maniera più o meno velata, è la voglia assoluta
di libertà, non intesa in senso demagogico o
anarchico, ma più strettamente personale, cioè la
volontà di non cedere a compromessi, di non farsi
imbrigliare o condizionare da ciò che ci accade
intorno.
8. Esiste secondo te un nesso tra poesia e
musica?
A mio parere "deve" esistere. Una canzone deve
essere nel suo piccolo una sinfonia, che con la
musica e le parole deve esprimere un qualcosa di
vero ed intimo. Purtroppo oggi trovo raramente dei
gruppi, anche tra quelli affermati, che abbiano
davvero qualcosa da dire; in molti casi i testi mi
paiono dei meri riempitivi della musica, totalmente
superficiali. Noi abbiamo sempre dato molta
importanza ai testi e alle parole; da parte mia c'è
un'attenzione a volte maniacale al suono delle
parole e alla loro ritmica e ammetto di non aver mai
scritto una canzone soltanto per riempire una
musica. D'altronde, per quanto riguarda i testi, ho
sempre avuto come riferimenti De André; Battiato,
Morgan che hanno fatto del testo uno dei loro punti
di forza, tanto da poter essere definiti dei poeti,
a tutti gli effetti. Nei miei testi ci sono molti
riferimenti a romanzi, saggi vari o poesie. Tanto
per ri-citare "Eclettica", si snoda tutta intorno ad
una delle ultime poesie scritte da Eugenio Montale,
"Per finire" ed è proprio un tentativo esplicito di
fondere poesia e musica, il classico con
l'alternativo, il vecchio con il nuovo.
9. Ha ancora senso, oggi, con l'avvento delle
nuove tecnologie fare musica dal vivo, suonando la
tradizionale strumentazione?
Come nella vita di tutti i giorni, anche nella
musica non tutta la moderna tecnologia è eccessiva e
fine a sé stessa. Dipende molto dal modo in cui la
si vuole utilizzare. Anche noi per esempio facciamo
uso dell'elettronica, ma in maniera funzionale a
tutto il resto, per esprimere atmosfere e suoni che
aiutino gli strumenti e la voce nel dire ciò che
vogliamo dire. Del resto, come gruppo prediligiamo
particolarmente la nostra dimensione live, per cui
ci piace fondere la tecnologia con il suono della
strumentazione classica rock.
10. Le vostre future iniziative, i vostri
prossimi appuntamenti, e i vostri prossimi demo?
Come detto precedentemente ci potremmo definire un
gruppo "live", quindi continueremo a marzo con una
serie di concerti interessanti, tra cui il 4 marzo
al Pink Village di Vinovo, per "Rock Targato Italia"
e l'8 marzo all' Hiroshima Mon Amour per le
semifinali regionali di "Arezzo Wave", il 26 marzo
al Soundfactory, dove suoneremo come ospiti alle
semifinali del concorso "Rock on Circle", vinto da
noi l'anno scorso, un appuntamento a cui siamo molto
legati, per poi continuare il 18 maggio allo Spazio
211, insieme ai Moog, più altri concerti con date
ancora da definire.
Per il resto sicuramente tra un concerto e l'altro
ci chiuderemo in sala prove per comporre nuovi pezzi
e registrare un nuovo Ep. Non sono poi da escludere
altri progetti, integrati con la parte più
propriamente musicale, una sorta di fusione tra
musica, parole, teatro e arti figurative.
Senza dubbio crediamo di essere soltanto all'inizio
di un percorso che speriamo ci possa portare a
vivere di ciò che amiamo. |
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