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L'italiano contemporaneo.
Strutture di una lingua in
evoluzione
La lingua che parliamo oggi non è più quella
prescritta dalle grandi grammatiche normative, più o meno
antiche. La lingua parlata, così come quella letteraria e quella
della comunicazione è in mutamento costante, quotidiano.
Studiarla diventa un lavoro di monitoraggio continuo, studio
sistematico da parte di linguisti, filologi, sociologi,
mass-mediologi, storici della lingua, accademici oppure semplici
curiosi.
Com'è possibile approcciarsi ad una lingua per capirne i
meccanismi costitutivi e parimenti quelli evolutivi? Prima di
tutto è necessario conoscere bene la storia della lingua, il suo
processo formativo nel tempo, dalla sua genesi alla sua
stabilizzazione normativa più recente; dopo di che è auspicabile
saper orientarsi nel suo labirinto lessicale e morfologico,
sapendo individuarne le principali specificità, usi e
caratteristiche applicative. Nel caso dell'italiano essere in
grado di riconoscerne i tipi, nonché la fitta rete di
intersezioni tra l'italiano standard (normativo) e i numerosi
dialetti che ancora circolano nel nostro paese. Infine fare
costante attenzione alla componente neologica, che permette di
misurare il grado estensivo diacronico di una lingua. E poi la
componente orale, costituita dai gerghi, di cui parlerò più
avanti.
La questione dei dialetti italiani è tornata alla ribalta negli
ultimi anni; recenti studi hanno dimostrato che non solo i
dialetti non sono mai del tutto scomparsi, ma che addirittura
continuano ad esistere a fianco dell'italiano standard, creando
una situazione di diglossia (italiano per lo scritto formale,
ufficiale, scolastico e di mediazione, e dialetto per l'uso del
parlato quotidiano). Quasi tutte le regioni italiane hanno una
precisa e differente variante linguistica, che si distingue
dalla lingua standard soprattutto nell'aspetto fonologico ed in
quello lessicale. Il più famoso dei dialetti è il Toscano, che
ha goduto di prestigio e autonomia fin dal Duecento, imponendosi
poi, nella variante del fiorentino, come modello di lingua
perfetta e modello di lingua letteraria colta.
Abbiamo poi le varietà linguistiche regionali, che sono
certamente influenzate dal dialetto, ma che guardano come
modello l'italiano standard. La differenza tra le lingue
regionali e l'italiano standard consiste sostanzialmente nella
diversa applicazione fonetica, e ciò si spiega col fatto che per
molto tempo l'italiano standard ha avuto prevalente diffusione
scritta.
Nel nostro paese l'apprendimento dell'italiano è stato un
processo abbastanza lento, che ancora oggi non può dirsi
concluso del tutto (considerando anche le minoranze culturali,
gli immigrati e le persone non secolarizzate). La televisione ha
avuto in questo senso un ruolo molto importante; si è calcolato
che nel 1951 più del 60% della popolazione parlava ancora il
dialetto, e alla fine degli anni Ottanta la percentuale era
scesa al 23 per cento.
Interessante è prestare attenzione ai gerghi. Il gergo è un
insieme di termini o espressioni convenzionali, utilizzato da
categorie professionali o sociali o da gruppi e solo in parte
può essere compreso da chi è esterno. Costituisce un lessico
specializzato (come nel caso della medicina o della finanza, etc),
che si distacca da quello della lingua standard, e talvolta ne
coinvolge anche i meccanismi sintattici e morfologici. Sono
definiti gerghi i lessici specifici della medicina, della
giurisprudenza, della finanza, del mondo scientifico e
tecnologico, dell'ambito militare, dello sport, dell'istruzione,
dello spettacolo. Troviamo gerghi tra i gruppi sociali come
quello giovanile , minoranze etniche, gruppi sportivi,
sindacati, varie associazioni culturali e aggregative, gruppi o
sette religiose, criminali e tossicodipendenti, mafiosi, etc.
L'espressione del gergo crea comunione e fratellanza tra i
parlanti, rafforzando il sentimento di appartenenza ad un
determinato gruppo.
Tra il gergo professionale e quello del linguaggio informale c'è
differenza, quantomeno qualitativa ed estetica; il secondo è
chiamato anche slang, su base inglese (inglese americano in
particolare). Il linguaggio gergale si sviluppa all'interno di
sottogruppi della società, dove il rapporto con la cultura
dominante, se non addirittura con quella istituzionale non è
necessariamente reciso. Molto spesso avviene che espressioni
gergali entrino a far parte del linguaggio medio quotidiano. Es:
"far fuori", "andare ai materassi", "tirare i remi in barca",
"scendere in campo", e così via. Le espressioni gergali hanno
contribuito ad allargare il patrimonio lessicale comune, e a
favorire l'utilizzo di varianti eufemistiche o sinonimiche. Le
espressioni possono nascere secondo il meccanismo di formazione
delle figure retoriche, es: "pulce", "fuori come un balcone",
"cane", "cuor di leone" e altri; le parole possono essere
soggette a sincope o addirittura abbreviate, come "tele" per
televisione, "pc" per personal computer; troviamo acronimi come
"vip" (very important person); parole con aggiunta di
suffissazione straniera, come l'inglese "-y"; frequenti parole
straniere, come "bar", "pub", etc.
Sono soprattutto i linguaggi dell'economia e della politica a
generare problemi di comprensione da parte dei non addetti ai
lavori. Il lessico prodotto ed usato in questi ambiti attinge
molto spesso dalle lingue straniere, col solito primato
dell'inglese. Si parla a questo proposito di lessico
problematico, intendendo con questa definizione tutta una serie
di espressioni non sempre facilmente traducibili, divenute
d'utilizzo e diffuse anche dai media, con le quali è possibile
entrare in contatto solo attraverso una particolare riflessione
e uno studio costante.
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