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L'italiano contemporaneo. Strutture di una lingua in evoluzione
di Maria Cristina Famiglietti

L'italiano contemporaneo.

Strutture di una lingua in evoluzione
 

Articolo di Maria Cristina Famiglietti


La lingua che parliamo oggi non è più quella prescritta dalle grandi grammatiche normative, più o meno antiche. La lingua parlata, così come quella letteraria e quella della comunicazione è in mutamento costante, quotidiano. Studiarla diventa un lavoro di monitoraggio continuo, studio sistematico da parte di linguisti, filologi, sociologi, mass-mediologi, storici della lingua, accademici oppure semplici curiosi.
Com'è possibile approcciarsi ad una lingua per capirne i meccanismi costitutivi e parimenti quelli evolutivi? Prima di tutto è necessario conoscere bene la storia della lingua, il suo processo formativo nel tempo, dalla sua genesi alla sua stabilizzazione normativa più recente; dopo di che è auspicabile saper orientarsi nel suo labirinto lessicale e morfologico, sapendo individuarne le principali specificità, usi e caratteristiche applicative. Nel caso dell'italiano essere in grado di riconoscerne i tipi, nonché la fitta rete di intersezioni tra l'italiano standard (normativo) e i numerosi dialetti che ancora circolano nel nostro paese. Infine fare costante attenzione alla componente neologica, che permette di misurare il grado estensivo diacronico di una lingua. E poi la componente orale, costituita dai gerghi, di cui parlerò più avanti.
La questione dei dialetti italiani è tornata alla ribalta negli ultimi anni; recenti studi hanno dimostrato che non solo i dialetti non sono mai del tutto scomparsi, ma che addirittura continuano ad esistere a fianco dell'italiano standard, creando una situazione di diglossia (italiano per lo scritto formale, ufficiale, scolastico e di mediazione, e dialetto per l'uso del parlato quotidiano). Quasi tutte le regioni italiane hanno una precisa e differente variante linguistica, che si distingue dalla lingua standard soprattutto nell'aspetto fonologico ed in quello lessicale. Il più famoso dei dialetti è il Toscano, che ha goduto di prestigio e autonomia fin dal Duecento, imponendosi poi, nella variante del fiorentino, come modello di lingua perfetta e modello di lingua letteraria colta.
Abbiamo poi le varietà linguistiche regionali, che sono certamente influenzate dal dialetto, ma che guardano come modello l'italiano standard. La differenza tra le lingue regionali e l'italiano standard consiste sostanzialmente nella diversa applicazione fonetica, e ciò si spiega col fatto che per molto tempo l'italiano standard ha avuto prevalente diffusione scritta.
Nel nostro paese l'apprendimento dell'italiano è stato un processo abbastanza lento, che ancora oggi non può dirsi concluso del tutto (considerando anche le minoranze culturali, gli immigrati e le persone non secolarizzate). La televisione ha avuto in questo senso un ruolo molto importante; si è calcolato che nel 1951 più del 60% della popolazione parlava ancora il dialetto, e alla fine degli anni Ottanta la percentuale era scesa al 23 per cento.
Interessante è prestare attenzione ai gerghi. Il gergo è un insieme di termini o espressioni convenzionali, utilizzato da categorie professionali o sociali o da gruppi e solo in parte può essere compreso da chi è esterno. Costituisce un lessico specializzato (come nel caso della medicina o della finanza, etc), che si distacca da quello della lingua standard, e talvolta ne coinvolge anche i meccanismi sintattici e morfologici. Sono definiti gerghi i lessici specifici della medicina, della giurisprudenza, della finanza, del mondo scientifico e tecnologico, dell'ambito militare, dello sport, dell'istruzione, dello spettacolo. Troviamo gerghi tra i gruppi sociali come quello giovanile , minoranze etniche, gruppi sportivi, sindacati, varie associazioni culturali e aggregative, gruppi o sette religiose, criminali e tossicodipendenti, mafiosi, etc.
L'espressione del gergo crea comunione e fratellanza tra i parlanti, rafforzando il sentimento di appartenenza ad un determinato gruppo.
Tra il gergo professionale e quello del linguaggio informale c'è differenza, quantomeno qualitativa ed estetica; il secondo è chiamato anche slang, su base inglese (inglese americano in particolare). Il linguaggio gergale si sviluppa all'interno di sottogruppi della società, dove il rapporto con la cultura dominante, se non addirittura con quella istituzionale non è necessariamente reciso. Molto spesso avviene che espressioni gergali entrino a far parte del linguaggio medio quotidiano. Es: "far fuori", "andare ai materassi", "tirare i remi in barca", "scendere in campo", e così via. Le espressioni gergali hanno contribuito ad allargare il patrimonio lessicale comune, e a favorire l'utilizzo di varianti eufemistiche o sinonimiche. Le espressioni possono nascere secondo il meccanismo di formazione delle figure retoriche, es: "pulce", "fuori come un balcone", "cane", "cuor di leone" e altri; le parole possono essere soggette a sincope o addirittura abbreviate, come "tele" per televisione, "pc" per personal computer; troviamo acronimi come "vip" (very important person); parole con aggiunta di suffissazione straniera, come l'inglese "-y"; frequenti parole straniere, come "bar", "pub", etc.
Sono soprattutto i linguaggi dell'economia e della politica a generare problemi di comprensione da parte dei non addetti ai lavori. Il lessico prodotto ed usato in questi ambiti attinge molto spesso dalle lingue straniere, col solito primato dell'inglese. Si parla a questo proposito di lessico problematico, intendendo con questa definizione tutta una serie di espressioni non sempre facilmente traducibili, divenute d'utilizzo e diffuse anche dai media, con le quali è possibile entrare in contatto solo attraverso una particolare riflessione e uno studio costante.

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