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L'economia secondo lo
psicanalista Antoine Fratini
Mentre alcuni politici
ritengono che la crisi economica sia ormai in fase
di superamento e invitano i cittadini e gli
imprenditori a riprendere le loro abitudini di
consumo e i loro investimenti, il nuovo libri di
Antoine Fratini muove invece il coltello nella piaga
affermando che quel che chiamiamo "economia" sarebbe
più vicino ad una religione che a un sistema
razionale. Abbiamo intervistato l'autore ponendogli
alcune doverose domande.
Redazione: Il titolo del suo nuovo libro "La
religione del dio Economia" (CSA Editrice, Crotone,
2009) è quanto mai esplicito, ma forse anche
provocatorio. Ci vuole spiegare cosa intende per
"religione economica"?
Antoine Fratini: Intanto non intendo semplicemente
un modo di dire. La mia è una affermazione basata su
di una analisi accurata del rapporto dell'uomo
moderno con ciò che viene chiamato "economia". Tutta
una serie di comportamenti relativi a questo tipo di
rapporto appaiono profondamente ritualizzati, anche
se i cittadini per lo più ne sono inconsapevoli. Per
esempio, le banche assomigliano sempre più a delle
chiese: si parla sottovoce, ci si sottopone a
moderni rituali tecnologici di entrata e di uscita e
i vari bollettini sull'andamento delle azioni che
compaiono sugli schermi si sostituiscono ai cenni
numinosi mandati dai santi.
R: Quali dinamiche oscure sarebbero secondo lei
alla base di questo inconsapevole "scambio di
religione"?
A.F: Sull'economia vengono "proiettati" valori che
superano di gran lunga quel che lo strumento
economico permette razionalmente di aspettarci. In
sintesi ritengo che nel discorso politico odierno la
parola "economia" abbia preso il posto della parola
"felicità". La credenza e la speranza che il
profitto riesca a regalarci una condizione di
felicità sono particolarmente forti, diffuse e
alienanti. Tale equivoco porta ad uno stato di
"possessione" che nella religione cattolica viene
chiamato "passione" e che porta con sé il patimento
e il sacrificio di sé. Per questo, nonostante l'agio
materiale, molti nutrono l'impressione che la loro
vita sia un sacrificio.
R: Lei parla anche di un pantheon economico…
A.F: E' fin troppo agevole elencare le varie figure
di questo pantheon: lo Sviluppo, la Crescita, il
Profitto, il Benessere… Tutte queste figure sacre
sottostanno a Economia che fa la parte del dio
maggiore, come Zeus nell'Olimpo della mitologia
greca.
R: Esiste secondo lei una soluzione per potere
uscire da questa condizione di "possessione"?
A.F: Considerato come la credenza in Economia si è
radicata nell'uomo moderno, un cambiamento vero e
proprio non può che passare in primis attraverso una
adeguata presa di coscienza della situazione. Ma
tutte le prese di coscienze suscitano paure,
resistenze e richiedono tempo e impegno. La crisi
che l'economia mondiale sta attraversando
attualmente potrebbe veramente rappresentare una
occasione per avviare un rapporto più sano con una
economia concepita in maniera più razionale. Il che
la renderebbe oltretutto meno pericolosa e più
funzionale. Al contempo, i valori inconsci che vi
sono per ora legati potrebbero trovare una
collocazione più felice nel mondo della Natura
(altro tema trattato nel mio libro), come avviene
segnatamente presso le civiltà tribali. In questo
senso ricucire lo strappo tra Uomo e Natura potrebbe
realmente contribuire a renderci più felici.
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