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Se compro una marca di pasta e
non ne sono soddisfatto, non la compro più. Se una
trasmissione non mi piace, non la vedo più. Così
facciamo per tutto quello che non ci soddisfa e non
ci convince. Però, se voto un politico e costui mi
delude, non mantiene le sue promesse o, peggio
ancora, fa solo i suoi interessi e cambia bandiera
come si cambia una camicia allora, lo rivoto e lo
rivoto ancora e poi ancora. Ergo, sono un
masochista. Il vocabolario Treccani, alla voce
masochista riporta: "Chi ricerca, compiacendosene,
maltrattamenti e umiliazioni da parte di altri". Il
politico nostrano o rurale, se volete, è
assimilabile ad una tartaruga alligatore. Questa
tartaruga caccia stando sdraiata immobile in acqua
con la bocca spalancata. L'appendice della lingua
imita i movimenti di un verme, attirando le prede
verso la bocca che viene poi chiusa con enorme
velocità e forza, completando l'agguato. Ecco,
l'appendice sono le promesse e la preda sono gli
elettori, consci o meno dell'agguato che si tende
loro. Eppure non esiste cosa più semplice da
risolvere. Il politico disattende? Bene, non lo voto
più, lo rimando a lavorare. Faccio due cose buone,
punisco chi mi prende in giro e lancio un monito a
quelli che verranno dopo, un avvertimento che non
prevede chance. Ma noi, masochisti ad ogni costo,
non lo facciamo. Lo rivotiamo e se non rivotiamo
lui, allora votiamo il figlio, la figlia o qualche
parente o figlioccio che, l'immarcescibile tartaruga
alligatore, ci propone. Ogni tanto questo "politico
alligatore" si nasconde per poi ritornare, sotto
mentite spoglie e proclamando una ritrovata
verginità e noi, popolo bue, lo riacclamiamo. Però
ci arroghiamo il diritto di lamentarci, di
deprecare, di maledire costoro quando le cose che
possono andare male (Murphy docet) vanno male. Ma ci
fanno o ci sono? Quando le cose si mettono male
perché non hanno svolto bene il loro lavoro o,
peggio ancora, col loro comportamento hanno
pregiudicato il funzionamento dello Stato, cosa
fanno? Dietro un mal celato senso di responsabilità
o uno sbandierato, ma effimero, interesse nazionale,
demandano ad altri becere operazioni di macelleria
sociale. Ecco cosa è successo il 16 novembre del
2011. A sette professori universitari, cinque
medici, un avvocato, un magistrato, un
professore-avvocato, un banchiere, due giuristi, un
prefetto, un ambasciatore e un ammiraglio sono state
affidate le sorti del nostro disastrato e sfortunato
paese. Disastrato da un'allegra gestione della cosa
pubblica (ma questo è un eufemismo) e sfortunato
perché nelle mani di politici inesperti, rissaioli
eterogenei e, il più delle volte, ridotti a meri
esecutori di ordini a loro sconosciuti. Ecco,
quindi, che all'economista varesino, affiliato alla
veneranda età di 70 anni a Palazzo Madama, viene
affidato il capezzale dell'agonizzante Italia.
Questa nuova LOBBY, denominata "Governo Italiano",
ha aumentato iva, imposte, bollo auto, accise
benzina, tabacco e molto altro ancora. Noi, popolo
bue e masochista stiamo zitti e plaudiamo. Ci
inculcano il principio che bisogna fare sacrifici e
tanti; che bisogna eliminare tutti i privilegi, dico
tutti; che bisogna tagliare le spese e
drasticamente; che bisogna ridurre lo spread tra i
BTP italiani e i BUND tedeschi e riportarlo ad un
valore accettabile ed esprimibile in soli due
numeri. In linea di principio si può essere
d'accordo, sono tutte buone intenzioni ma, si sa, la
strada per l'inferno è lastricata di buone
intenzioni. Ma noi italiani siamo ottimisti, in cuor
nostro diciamo che poi toccherà a quelli che di
soldi ne hanno ad iosa, quelli che occupano
prestigiose poltrone, che hanno 2, 3, 4 e più
stipendi, quelli che hanno più posti fissi, agli
inquisiti, ai delinquenti, ai mister INSAPUTA ed a
tutti i rifiuti della società. Sbagliato, niente di
più errato. Ora tocca a disoccupati, precari,
giovanotti di belle speranze, illusi di destra e
sinistra. Il nuovo dogma è: L'italietta si salva
eliminando l'art. 18, il "monotono" posto fisso ed
il lavoro vicino a mammà e papà. La destra è
sbandata e confusa ed alle prese con faccendieri e
bossiani, la sinistra (semmai ci fosse ancora) ha
tradito i suoi principi, affama, distrugge e
condanna alla povertà i già derelitti lavoratori,
negando ai giovani ogni residua speranza. I
componenti del novello governo Monti si sono
assuefatti, a tempo di record, ai comportamenti dei
nostri ex governanti. Invasioni di campo nelle
altrui competenze, dichiarazioni di principio
seguite da doverose e precipitose smentite, toppe
peggiori delle bugie, nonché conflitti d'interessi.
Si coglie fior da fiore, contro il popolo s'innalza
uno stendardo con la scritta "E' l'Europa che lo
chiede", mentre si nascondono quelle richieste che
toccherebbero la casta e gli interessi di pochi, si
fingono inesistenti tagli alla politica e si
paralizza un parlamento in nome di interessi
privati. Cosa ancora più assurda e proditoria, si
strombazza ai quattro venti che l'eliminazione
dell'articolo 18 equivale a 200 punti in meno sullo
spread. Confindustria sentitamente ringrazia. E noi?
A noi rimangono solo due cose da fare: EMIGRARE o
SCENDERE IN PIAZZA. La vita? Beh, quella è un
optional. Prendiamola con filosofia, tanto è cosa 'e
niente… ma, come diceva Eduardo, a furia di dire "è
cosa 'e niente" siamo diventati cosa 'e niente anche
noi.
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