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Intervista a But What's
But What's nome di una band
Milanese la cui poetica musicale proposta nei loro
testi, desta curiosità. Sono giovanissimi i
componenti di questo gruppo musicale sempre aperto
alla sperimentazione. "Siamo insieme da 4 anni"
dicono e aggiungono "I nostri testi non sono mai
trascendentali ma molto realistici" facendoci
pregustare le loro opere. Abbiamo intervistato,
così, Dario (voce e chitarra), Matteo (chitarra),
Stefano (basso e synth), Luca(batteria)
affrontando anche temi che sono interessanti per
la situazione del panorama musicale live e indie
italiano.
Il nome, But What's, che cosa significa, com'è
nato?
È nato in riferimento al contesto in cui viviamo.
Dove il "Nuovo" o le novità in generale, vengono
liquidate con un secco e acido "Ma cos'è?", o
meglio "Ma che cazzo è?" . Quindi, da questa
domanda abbiamo formulato il nostro nome: But
What's, appunto. Ci siamo sempre portati dentro la
territorialità di dove siamo cresciuti anche
artisticamente, Rozzano.
Possiamo parlare di un vostro genere specifico?
Abbiamo iniziato facendo semplici cover di gruppi
abbastanza famosi, così per sonicchiare qualcosa
tutti insieme. Successivamente abbiamo deciso di
iniziare a comporre ed orientarci verso un indie
garage molto inglese. Ora stiamo lavorando su un
nuovo genere che abbraccia di più l'aspetto
elettronico e shoegaze. Ci siamo sempre
prefissati, all'inizio di ogni progetto, di
abbracciare più generi e cercare di far sfociare
il miscuglio in qualcosa di nuovo e concreto.
Come avvengono le vostre fasi di produzione?
Dario: Ci sono diverse modalità. Uno di noi ha un
motivo in mente, lo porta in sala-prove e dà
indicazioni cercando di far capire agli altri ciò
che si era prefissato. Io personalmente scrivo i
testi, ho un lungo archivio di testi. Ci butto
dentro la melodia e, infine, propongo agli altri
quello che ho composto.
Stefano: io arrivo dopo, ossia provando solo due
volte al mese, ascolto e poi agisco.
Matteo: è molto vasta la nostra metrica nei pezzi,
ma generalmente avviene così la fase di
produzione. Il tutto viene strutturato seguendo
questi passi.
Quale è il messaggio che volete trasmettere con
la vostra musica?
Storie di vite quotidiane. Testi semplici che
dicono quel che vogliono dire. Cantare in inglese
è meno diretto dell'italiano e quindi ci sforziamo
di semplificare la vita a tutti.
Quali sono i testi che più rappresentano la
vostra musica?
"Anvil and the Hammer" è un testo che parla di una
storia tra un ragazzo ed una donna sposata. I due
vengono sorpresi dal marito che ha una reazione
tutt'altro che amichevole. Anvil and the Hammer,
l'incudine e il martello appunto, sta ad indicare
esattamente la posizione in cui si è trovato il
poveretto nel momento in cui ha deciso di
incominciare la pericolosa relazione. Ovviamente
tutti i riferimenti alle relazioni di qualsiasi
componente della band, sono puramente casuali.
Un altro testo invece (Time will comes...), parla
dei personaggi che incontri suonando un po' in
giro. Di quelli che si spacciano per esperti,
ingozzandoti di consigli banali e inutili. I
classici personaggi dei "Ma io se fossi in voi
farei così: (banalissima cazzata)...", "Ma se non
vi pagano io non entro...", "Oh posso entrare dato
che vi conosco?". Quei ragazzi che si spacciano
per super alternativi, vestono maglietti di gruppi
che magari non hanno mai ascoltato e fanno i super
tecnici a quei pochi concerti (gratuiti
ovviamente, perchè se costa "C'è zio vado al
Subway a bere piuttosto") in cui sono presenti.
Di conseguenza il rapporto con i nostri fan è
sempre qualcosa di forzato: è un rapporto
normalissimo per il territorio in cui viviamo. Non
esiste in questo contesto interesse per nessun
genere musicale e c'è un distacco tra band e
pubblico che si verifica per qualsiasi gruppo che
nasca in quel contesto.
Negli altri posti il rapporto con la musica
com'è, invece?
Eravamo contenti l'ultima volta quando abbiamo
suonato ad una delle serate di Whenmusicattacks
(realtà organizzatrice di concerti live e di
qualità anche internazionale presso diversi locali
milanesi) in quanto sono venute persone che non ci
conoscevano a sentirci. E non ci hanno dato
consigli.
Com'è nata e come si è espressa la vostra
passione per la musica?
La passione inizia suonando uno strumento, poi
trovando persone che anche loro suonano con gli
stessi tuoi interessi musicali e che hanno
passione e voglia di fare, diventa tutto più
facile.
Stefano: ho trovato gli altri componenti della
band per caso.
Dario: ho iniziato con Luca (batterista). Volevamo
imparare e ci siamo messi a suonare in sala prove.
Il primo brano ovviamente è stato "A Seven Nation
Army" degli White Stripes.
Dite che state andando verso qualche altro
genere musicale nella vostra produzione …
Stiamo sperimentando nuovi generi. Per stare a
galla occorre sempre rinnovarsi, anche per sé
stessi. Viene fatto questo per un nostro interesse
personale e per cercare di costruirci una nostra
piccola nicchia di pubblico.
A livello giovanile in Italia e a Milano si
soffre quando si fa musica autoprodotta,
indipendente?
Non siamo stati mai all'estero per poter fare una
comparazione. A Milano sappiamo per esperienza che
è difficile per le bands suonare dal vivo. Fuori
le cose cambiano sicuramente. A Milano va altro,
la musica live si è molto ristretta. Si suona
molto al centro e al nord Italia comunque.
C'è una richiesta di questo tipo di musica da
parte del pubblico?
E' come pescare in un lago dove tutti i pesci sono
sazi. Bisogna proporre sempre qualcosa di nuovo ed
innovativo altrimenti rischi di cadere nel banale.
Quanti demo avete fatto?
In realtà tre, il terzo è una registrazione di una
nostra sessione di prove. Il primo era
praticamente inchiodato su Rozzano, parlava di
conoscenti e non, che regnano e controllano
indisturbati su tutto il territorio. Il secondo è
quello più riuscito. L'abbiamo registrato alla SAE,
con Fabrizio Fini un fonico modenese che tutt'ora
lavora qui a Milano, lui è stato magnifico, bravo
e disponibile.
Il prossimo probabilmente lo faremo uscire la
prossima stagione. Conterrà sei tracce. Solo
questo.
Videoclip?
Ancora no. Ci penseremo quando ci verrà richiesto.
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