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Libri a fumetti
Teatro
Miti mutanti 22
Un artista a
Coverciano 8
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ARMONIE DISEGNATE E NUVOLE DI
NOTE
Le molteplici interazioni tra Fumetto e Musica
Andrea Cantucci
Per ingrandire le immagini cliccarci sopra
Musica e Fumetto sono forme di
espressione più o meno complementari, che proprio
per questo possono sembrare inconciliabili.
Ovviamente la musica in sé non può contenere
immagini e le storie a fumetti di per sé non possono
produrre suoni (per unire dimensione visiva e sonora
si deve necessariamente ricorrere a trasposizioni
teatrali, animate o cinematografiche), eppure questi
due media apparentemente lontani hanno interagito
direttamente molto spesso e in vari modi.
Un primo punto di contatto consiste nel testo, le
parole che entrambi utilizzano regolarmente in forme
più o meno sintetiche ed evocative e, in certi casi,
non è quindi troppo difficile trasporre le canzoni
in immagini. Vari fumettisti infatti hanno usato
testi di canzoni come didascalie, ad esempio
l'autore underground Robert Crumb, che ha disegnato
brevi storie surreali basate su brani blues, o
l'illustratore Charles Vess, che nel volume "Ballads"
(Ballate) del 1997 ha trasformato vari brani della
tradizione celtica e britannica in fumetti dallo
stile minuzioso e raffinato quanto quello di antiche
incisioni, o ancora il disegnatore Claudio Villa
(nessuna parentela col cantante omonimo), che in un
breve episodio fuori serie di Dylan Dog del 1996 ha
reso in immagini il brano "Le Vie dei Colori" di
Claudio Baglioni. Il caso più recente di fumetto
ispirato ad una canzone è il volume di imminente
pubblicazione "Unico Indizio le Scarpe da Tennis",
di Davide Barzi, Marco Villa e Sergio Gerasi, una
storia noir che prende spunto dal brano di Enzo
Jannacci "El Portava i Scarp del Tennis", per
omaggiare il cantautore da poco scomparso.
A vantaggio di chi sa leggere uno spartito, a volte
è inserita a margine delle sequenze a fumetti anche
la precisa scrittura delle note musicali, come in
certi episodi della serie "Ken Parker", in uno dei
quali a cantare è una sosia di Marilyn Monroe, o in
varie storie di Cinzia Leone (proprio l'omonima
cabarettista e attrice), i cui fumetti sono spesso
accompagnati da una vera e propria colonna sonora
scritta. Benché accada più di rado, niente vieta di
usare anche brani originali: sia un episodio del
1947 dell'ironica serie poliziesca "The Spirit" di
Will Eisner, sia il romanzo a fumetti fantapolitico
"V for Vendetta" di Alan Moore e David Lloyd,
contenevano una canzone inedita, con tanto di
spartito, scritta dallo sceneggiatore del fumetto e
solo in seguito incisa in un disco.
Altri fumettisti si sono cimentati nella
trasposizione a fumetti di intere opere liriche,
avvantaggiati dalla forma narrativa di questo
settore musicale. Della "Tetralogia dell'Anello dei
Nibelunghi" di Wagner esistono addirittura due
versioni a fumetti, una di Roy Thomas e Gil Kane ed
un'altra più lunga di P. Craig Russell. Questi è un
autore, letteralmente specializzato nella "lirica
disegnata", che ha adattato in immagini con stile
precisissimo e meravigliosamente cesellato varie
opere, da "Parsifal" a "Il Flauto Magico", fino a "I
Pagliacci" e a "Cavalleria Rusticana". In Italia,
nello stesso genere, va segnalata una recente serie
di quattro opere verdiane adattate a fumetti in modo
estroso e originale dallo sceneggiatore Stefano
Ascari e dai disegnatori Alberto Pagliaro e Cesare
Buffagni. In quest'ultimo caso gli albi a fumetti
sono anche stati allegati ai relativi CD musicali,
il ché ne fa una proposta editoriale abbastanza
innovativa per l'Italia ma non una novità assoluta.
Tra i fumetti che sono stati allegati a dischi si
possono citare infatti anche un albo del mutante
Wolverine disegnato dall'artista inglese John Bolton
e allegato al disco "Wolverine Blues" degli Entombed,
il fumetto "Break the Chain" di Kile Baker con
allegata una cassetta del rapper KRS-One, il volume
"Heroes of Blues, Jazz & Country" di Robert Crumb
con allegato un CD di brani scelti dall'autore, o il
piccolo album a fumetti "Noir" di Altan,
dall'insolito formato quadrato perché allegato
all'omonimo disco jazz del trombettista Enrico Rava,
che è anche protagonista della vicenda disegnata.
D'altronde vari disegnatori di fumetti si sono
dedicati in parallelo alle copertine di dischi, a
partire dall'italiano Guido Crepax, autore anche di
un esplicito omaggio alla musica jazz con l'album a
fumetti "L'Uomo di Harlem", passando per l'artista
underground americano Richard Corben, fino
all'illustratore inglese Dave Mc Kean, autore di
affascinanti collage di foto e disegni.
In casi più rari, si è assistito a tentativi di
fusioni sperimentali tra dischi e fumetti, fino a
trasformare gli interni della copertina in un libro
per immagini vero e proprio, come nel caso dell'LP
"Il Grande Sogno" di Roberto Vecchioni, illustrato
da un'intera squadra di grandi fumettisti (Andrea
Pazienza, Hugo Pratt, Milo Manara, Moebius e Sesar),
o del disco "From Beyond the Grave!" illustrato dal
disegnatore John Romita. Ovviamente possiamo trovare
copertine dalla grafica fumettistica, o con sopra
gli eroi stessi dei fumetti, anche su alcuni dischi
che ai fumetti si sono direttamente ispirati, come "Ken"
di Pippo Pollina, esplicito omaggio alla saga
western dello scout Ken Parker, o come "La ballata
di Tex Willer", un 45 giri pubblicizzato nel 1980
sugli albi di Tex.
Altri brani, come "Tex" dei Litfiba, sono solo
vagamente ispirati ai fumetti omonimi, mentre dischi
a tema ufficiali sono stati composti per le versioni
cinematografiche di fumetti famosi, come la colonna
sonora di "Flash Gordon" realizzata dai Queen, o
quella di "Batman" firmata da Prince per il film di
Tim Burton del 1989. Non si contano poi le sigle
televisive, soprattutto per le serie animate tratte
da fumetti, sigle per lo più realizzate
appositamente ma non sempre, come il brano "Planet
O", il cui 45 giri fu ridistribuito con in copertina
un'immagine tratta dal fumetto "Lupin III" di Monkey
Punch, solo dopo essere stato usato come sigla
dell'omonima serie animata.
Un po' più rari sono i personaggi dei fumetti che
agiscono in ambito musicale: si va dalla cantante
mutante Dazzler, alias Alison Blaire, che ha il
potere di trasformare la musica in energia luminosa,
all'eroina Gea, creata nel 1999 da Luca Enoch, che
oltre a lottare contro demoni di altre dimensioni
suona in un complesso rock. Capita che qualche
personaggio si dedichi alla musica saltuariamente,
come l'androide Ranxerox creato da Tamburini e
Liberatore, che alla fine del primo episodio del
1981 si esibisce in un musical cantando e ballando
dopo aver registrato nella sua memoria artificiale
l'intero repertorio di Fred Astaire, o la giovane
protagonista della serie horror "House of Secrets"
del 1996, che inizialmente compone testi di canzoni
per un gruppo grunge.
Anche nei fumetti della rivista francese di
fantascienza Metal Hurlant, sono apparse spesso
storie con musicisti in cui si esasperano
atteggiamenti ed eccessi del mondo dello spettacolo,
un genere in cui si è specializzato in particolare
Alain Voss, autore dell'album "Heilman", su un
cantante dal look nazista. Quando è uscita
l'edizione USA della testata, Metal Hurlant è stato
tradotto Heavy Metal, collegandosi così a un genere
musicale ben preciso, e anche nell'edizione italiana
della rivista è uscito uno speciale Metal Extra
interamente dedicato al Rock. Da noi, cantanti
immaginari apparsi in storie simili, slegate da una
serie, sono stati Francesco Stella, la cui
stralunata carriera pop, ambientata in
un'immaginaria Italia del futuro, è stata dipinta
splendidamente da Andrea Pazienza, in poche grandi
vignette dell'omonima storia uscita nel 1979 sulla
rivista Cannibale, oppure Tristan Homer, rockstar
del futuro con la faccia di Jim Morrison
protagonista del fumetto "Primo in Classifica" di
Albano, Lavagna e Liani, apparso nel 1992 sulla
rivista Cyborg.
Un altro fumetto con un rapporto molto stretto con
la musica è la miniserie dark "The Crow" (Il Corvo)
di James O' Barr, ispirata da un'esperienza
dell'autore e da un fatto di cronaca, ma anche dalle
canzoni dei Joy Division e dei Cure, i cui testi
furono riportati in appendice agli albi originali, o
citati nei titoli dei primi capitoli della storia.
Gli stessi Cure collaborarono poi alla colonna
sonora del film tratto dal fumetto, che fu affidata
a vari gruppi dark e rock, per cui, nel caso de "Il
Corvo", fumetto e musica finirono per ispirarsi a
vicenda, interagendo sempre più strettamente grazie
ad una versione cinematografica la cui regia fu
affidata non a caso ad Alex Proyas, specializzato
nella direzione di videoclip musicali, mentre lo
stesso protagonista, Eric Draven, nel film divenne
un musicista rock. Del resto, ad una versione di
questo fumetto in tiratura limitata del 1993 era
stato anche allegato un CD del complesso dei Trust
Obey, di cui faceva parte lo stesso O'Barr.
Non mancano infatti gli autori di fumetti che si
sono cimentati in campo musicale: alcuni sono stati
chitarristi e cantanti, come l'artista multimediale
Jim Steranko e il disegnatore underground Vaughn
Bodé, altri hanno composto canzoni, come gli
sceneggiatori italiani Giancarlo Berardi, Tiziano
Sclavi e Gianfranco Manfredi, o come l'inglese Alan
Moore, che è stato anche cantante in un gruppo
chiamato "The Emperors of Ice Cream". Vari testi
delle canzoni di quest'ultimo sono stati poi
adattati a fumetti nei volumi "Liriche di Sangue",
illustrato dallo spagnolo Juan José Ryp, e "Magical
Mystery Moore", opera di altri suoi connazionali,
mentre Moore stesso ha prodotto con i musicisti
David J e Tim Perkins dei CD sperimentali di
performance dal vivo, a loro volta adattati a
fumetti da Eddie Campbell.
Tra i cantautori-fumettisti più famosi, si può
ricordare Francesco Guccini, che alla fine degli
anni '60 ha scritto le sceneggiature di una serie di
fumetti di fantascienza e di alcuni caroselli
animati in collaborazione con l'amico disegnatore
Bonvi, ma anche Don Backy, che si è cimentato più
volte nel campo del fumetto ispirandosi alle proprie
esperienze discografiche, ma con risultati non
eccelsi, mentre un altro cantautore, Luciano Ligabue,
è arrivato al fumetto indirettamente col suo romanzo
di fantascienza "La Neve se ne Frega", uscito nel
2004 e adattato a fumetti nel 2008 da Matteo Casali
e Giuseppe Camuncoli. L'altrettanto versatile Davide
Toffolo, riesce invece a condurre due carriere in
parallelo, sia come autore di romanzi a fumetti che
come membro del complesso "Tre Allegri Ragazzi
Morti", con buoni risultati in entrambi i campi. Gli
"Allegri Ragazzi Morti" nel 1999 sono stati poi
protagonisti di una fantasiosa serie a fumetti dello
stesso Toffolo, ma non è l'unico caso in cui un
gruppo o un cantante reale ha ispirato un fumetto.
La prima apparizione di Cattivik, rozzamente
abbozzata da Bonvi alla fine degli anni '60, vedeva
questa perfida caricatura degli eroi neri
perseguitare il complesso dell'Equipe 84, ma anche
altri fumettisti hanno dedicato storie a cantanti
noti, come il già citato fan del blues Robert Crumb,
o i francesi Philippe Manoeuvre e Serge Clerk, che
nella serie "Rock City", uscita su Metal Hurlant tra
gli anni '70 e '80, hanno rievocato a fumetti la
carriera di vari gruppi musicali dell'epoca, come i
Blondie e i Cramps, ma stravolgendone completamente
la biografia. Su una falsariga simile, a metà tra
realtà e fantasia, sono due storie a fumetti su veri
cantanti rock, scritte dal giornalista musicale Red
Ronnie e disegnate da Ghiro sotto la supervisione di
Bonvi, che sono uscite a puntate nel 1981 sul
supplemento "Strisce e Musica" del quotidiano La
Nazione, col chiaro intento di denunciare il cinismo
dello show business e le manipolazioni mediatiche
del potere. Nello stesso periodo, il fumettista che
si è più specializzato in campo musicale è Massimo
Cavezzali, un autore che prende in giro i cantanti
più noti con caricature dallo stile scarno ma
efficace, sia in semplici vignette o tavole
pubblicate su riviste specializzate che in volumi
dai titoli scherzosi, come "Piglia e Dalla in
Concerto", "A Ovest di De Gregori" e "Rock, Amore e
Chewingum", usciti tra il 1981 e il 1982.
Da parte sua, la Marvel Comics negli anni '70 ha
pubblicato un album a fumetti dei Beatles e altri
sul gruppo rock glamour dei Kiss. Sull'albo "Time
Spirits", edito dalla sezione Epic della Marvel, nel
1985 è poi apparso lo spirito di Jimi Hendrix, una
delle migliori citazioni di una rockstar all'interno
di una serie a fumetti. In seguito è stata varata la
linea Marvel Music, dedicata a fumetti collegati
alla musica. L'opera più importante di questa
etichetta è probabilmente "The Last Temptation"
(L'Ultima Tentazione), una affascinante miniserie
horror del 1994, di Neil Gaiman e Michael Zulli,
prodotta insieme all'omonimo concept album del
cantante hard rock Alice Cooper. Questi appare nel
fumetto come un demoniaco imbonitore teatrale, che
rende schiavo chi accetta di partecipare al suo
spettacolo (un chiaro monito a non vendersi allo
show business per ambizioni di successo).
Anche l'editrice americana indipendente
Revolutionary Comics, nei primi anni '90 ha
pubblicato una linea di fumetti dedicati alle
rockstar e realizzati da esordienti, mentre è stato
curato da autori più esperti un albo del 1992
intitolato al cantante Prince, rappresentato come un
eroe che usa la chitarra e l'energia della musica
come una sorta di superpoteri. Passando a un fumetto
nostrano di vent'anni dopo, è fantasiosa anche la
serie in quattro volumi iniziata nel 2013 "Punk is
Undead", di Paolo Baron e Ernesto Carbonetti, in
cui, seguendo la moda del momento, dei famosi
cantanti e musicisti rock scomparsi da tempo
resuscitano sotto forma di zombie.
Invece, tra i fumetti più fedeli alla reale vita dei
cantanti, uno degli esempi più belli e affascinanti
è senz'altro un episodio col detective Alack Sinner
del 1990 intitolato "Billie Holiday", degli
argentini Carlos Sampayo e José Muñoz, una storia
dallo stile sintetico ed evocativo dedicata alla
travagliata esistenza della più famosa cantante
blues. Anche negli ultimi tempi non è raro trovare
in volume nuove biografie a fumetti di cantanti
famosi, più che altro scomparsi come Jim Morrison o
Giorgio Gaber, o un'antologia di storie a fumetti
dedicate ai Beatles e non manca neanche "La Storia
del Rock a Fumetti" e "La Storia del Metal a
Fumetti" (realizzate dall'esperto del settore Enzo
Rizzi sotto il titolo "Heavy Bone", con un paio di
pagine sulla biografia di ogni gruppo), ma dal punto
di vista artistico, anche solo per l'alta qualità
delle immagini, i due libri più interessanti del
genere usciti negli ultimi anni sono forse "Uomo
Faber", in cui la vita di Fabrizio De André è
rievocata in modo leggero e poetico, e "The Fifth
Beatle: the Brian Epstein Story", sui retroscena
poco noti di come un intraprendente manager
dilettante rese i Beatles il gruppo più famoso del
mondo.
"Uomo Faber", scritto dall'amico giornalista
Fabrizio Càlzia e dipinto ad acquerello e mezza
tinta da un altro artista genovese come Ivo Milazzo,
è un esempio di come il linguaggio del fumetto può
sfruttare tutte le elaborate soluzioni grafiche e di
montaggio messe a punto nell'ambito della produzione
seriale da un grande disegnatore, per raccontare ed
evocare in modo efficace quegli stessi sentimenti e
sensazioni interiori che trovano espressione nelle
canzoni di un grande autore come De André. Qui il
fumetto non appare né subordinato ad un altro media
né didascalico nella descrizione di fatti reali,
come troppo spesso succede, ma usando un linguaggio
puramente visivo narra di come Fabrizio De André,
poco prima della sua ultima tournée, torni a
visitare i luoghi della sua infanzia, gli stessi che
gli hanno ispirato alcune delle sue canzoni, per poi
addormentarsi e sognare, in un misto di passato e
futuro, di realtà e immaginazione, alcuni dei
momenti salienti della sua vita, momenti importanti
più in senso personale e poetico che anagrafico o
storico.
Ciò che si rievoca qui, in un contesto familiare e
colloquiale, è la sensibilità umana dell'artista De
André, le cui parole sono in parte ricavate dalle
interviste o dalle testimonianze di chi l'ha
conosciuto. Non si ripercorrono le tappe
fondamentali della sua carriera, né le ispirazioni
artistiche o le molte collaborazioni musicali (anche
se, in quanto amici, appaiono ovviamente alcuni suoi
colleghi, come Mauro Pagani e Andrea Parodi), ma si
cerca idealmente di far riaffiorare dalla sua
memoria, liberamente rielaborate, le esperienze più
intime e sentite, quelle che probabilmente
costituivano l'humus di emozioni, scoperte,
necessità interiori e relazioni umane che lo hanno
reso ciò che era e che ancora continua ad essere per
tutti noi, grazie alla profondità delle sue canzoni.
Nel sogno, le immagini dei suoi ricordi si alternano
rapidamente l'una all'altra, con improvvisi salti di
tempo, dalla partenza forzata dalla casa rurale
della sua infanzia, in cui aveva passato gli anni
più felici, all'ingresso del piccolo Fabrizio nella
scuola elementare di Genova, con le immagini del
futuro pestaggio della scuola Diaz che si
sovrappongono a quelle del massacro del "Fiume Sand
Creek" cantato in una sua canzone, dagli "scontri"
verbali col professore ipocrita che frequenta di
nascosto le prostitute di "Via del Campo"
all'incontro col futuro prete contestatore Don
Andrea Gallo, dalla frequentazione abituale delle
persone più discriminate per la loro diversità al
riconoscimento definitivo della propria indole
anarchica, dal rifiuto del perbenismo borghese, ma
anche del fanatismo politico, ai giorni della
Sardegna, del lungo sequestro e della liberazione
insieme a Dori Ghezzi, fino alla scelta finale del
ritorno ad una vita agreste in cui ritrovare la
serenità perduta del passato, brevemente interrotta
da un viaggio per mare in cui non manca l'incontro
fortuito con una delle tante tragedie che
insanguinano il Mediterraneo, né l'aiuto di una
figura paterna opportunamente camuffata che lo salva
da sé stesso riportandolo a casa. Ad aleggiare su
tutto, alla fine, ritorna proprio l'importanza del
rapporto padre-figlio, in particolare quello
difficile tra Fabrizio e suo padre, Giuseppe De
André, col quale sembra essere riuscito a
riconciliarsi definitivamente solo dopo la sua
morte, anche cercando di non ripetere gli stessi
errori nel rapporto col proprio figlio Cristiano.
Difficile dire in quanti o quali punti della storia
la grande padronanza visiva di Ivo Milazzo abbia
salvato l'andamento del racconto, data
l'inesperienza fumettistica dello scrittore.
Comunque, essendo messo nettamente in secondo piano
l'aspetto della precisione e della coerenza storica,
non si può dire che si tratti di una vera e propria
biografia a fumetti e più d'un passaggio può
apparire un po' sibillino, per chi non conosca già
almeno gli elementi essenziali della vita di De
André. Più che un accurato romanzo a fumetti, di
quelli che oggi si chiamano anche "fumetti di
realtà", diciamo che si tratta di un bellissimo
lungo racconto per immagini, che si svolge per lo
più in una soffusa dimensione onirica, in cui le
regole della realtà sono sospese, o, se vogliamo, di
un giusto e riuscito tentativo di fare della poesia
a fumetti, volendo ricordare l'autore che più di
ogni altro è considerato un poeta della canzone;
un'opera che in ogni caso, se ci lasciamo andare a
seguire il viaggio proposto senza cercare ad ogni
costo una spiegazione a tutto, può aiutarci a capire
la natura più profonda dell'uomo De André, detto
Faber, meglio di tante celebrazioni e dissertazioni
scritte; una storia ideale da leggere, magari anche
con la sua musica in sottofondo, prima di rivedere
la registrazione del suo ultimo concerto, che si
intravede brevemente nelle ultime pagine del
fumetto.
Titolo: UOMO FABER
Testi: Fabrizio Càlzia
Disegni: Ivo Milazzo
Formato: 120 pag. a colori e bianco e nero
Copertina: Brossurata
Editore: De Agostini
Data di uscita: 2011
Prezzo: € 8,90
"Il Quinto Beatle: la Storia di Brian Epstein",
scritto da Vivek J. Tiwary, sceneggiatore e
produttore in vari campi, e splendidamente dipinto
da Andrew C. Robinson, artista specializzato in
copertine, è un altro bellissimo romanzo a fumetti
che condivide con "Uomo Faber" il fatto di
schierarsi dalla parte di chi è discriminato, in
questo caso per le proprie inclinazioni sessuali. Il
protagonista, Brian Epstein, discriminato sia in
quanto ebreo che in quanto omosessuale, ha dovuto
accontentarsi nella sua breve vita di poche torbide
relazioni clandestine con soggetti poco
raccomandabili che si approfittarono di lui,
rischiando costantemente il carcere a causa delle
arretrate leggi omofobe del suo paese, il Regno
Unito, in cui perfino un grande scrittore come Oscar
Wilde ebbe la carriera e la vita distrutte da una
pesante condanna per omosessualità. Ma nonostante
tutta la sua solitudine e fragilità, e nonostante le
troppe pillole contro l'ansia che lo vediamo
assumere continuamente nel corso della storia,
Epstein, questo giovane imprenditore che gestiva
brillantemente il negozio di dischi di famiglia a
Liverpool, dopo aver sentito suonare in un
seminterrato una rock band semisconosciuta di nome
Beatles, intuendone il potenziale, si lancia da un
momento all'altro nella carriera di manager
musicale, ripetendo a tutti che diventeranno "più
grandi di Elvis", un pronostico apparentemente
presuntuoso ma che col senno di poi si è rivelato
fin troppo modesto.
È difficile valutare quanto siano stati
determinanti, nel successo dei Beatles, la
sensibilità e l'intraprendenza di Epstein, visto
che, come si vede nella storia, quando li incontrò
il loro stile era completamente diverso e molto più
aggressivo. Avevano giubbotti di pelle e pettinature
col ciuffo, come i tipici rockers dell'epoca,
dicevano parolacce sul palco, fumavano in pubblico
pur essendo giovanissimi e anche la loro musica
aveva un sound più duro (che però i fan del rock
puristi potrebbero considerare migliore in quanto
meno commerciale). Grazie alle accurate ricerche di
Tiwary, per il quale questo personaggio è stato una
vera e propria fonte di ispirazione, scopriamo come
fu proprio Brian Epstein, prendendo spunto
dall'eleganza dei toreador, a imporre ai Beatles il
loro abbigliamento da "bravi ragazzi" e la loro
pettinatura a caschetto, un look insomma più
rassicurante e apprezzabile dal grande pubblico,
insieme al divieto di fumare o fare qualsiasi altra
cosa di sconveniente (e per quanto fosse lasciato
loro il completo controllo artistico sulle canzoni,
chissà che questo non abbia influito indirettamente
anche sugli arrangiamenti musicali).
Dopo aver trovato con difficoltà una piccola
etichetta disposta a mettere i Beatles sotto
contratto (sembra incredibile oggi, ma nonostante le
sue conoscenze nel settore non riuscì a convincere
nessuna grossa casa discografica del valore della
band), visto che la casa madre non faceva loro
nessuna propaganda, Epstein profuse le risorse del
negozio per sostenere la carriera dei suoi protetti,
ordinandone i dischi in grandi quantità e facendo
richiedere continuamente i loro brani alla radio dai
suoi dipendenti. Una volta famosi in Gran Bretagna,
ottenne di farli esordire degnamente alla TV
americana, solo perché chiese un compenso
ridicolmente basso. E' insomma più che certo che,
senza il suo aiuto, i Beatles avrebbero seriamente
rischiato di restare una oscura rock band come
tante, nota solo ad una ristretta cerchia di fan a
Liverpool e forse non avrebbero neanche mai avuto la
possibilità di produrre la maggior parte dei loro
successi. Questo romanzo a fumetti svela tutti
questi retroscena, con una bella grafica
accattivante e retrò, che ad ogni immagine, dalle
vignette più piccole, in cui prevale la narrazione
in tempo reale, alle grandi illustrazioni a tutta
pagina, che condensano periodi più lunghi in
eleganti composizioni pop, rimanda costantemente
allo stile degli anni '60.
Inoltre mette a confronto due opposti approcci allo
show business, uno esageratamente avido e cinico del
tutto disinteressato all'aspetto artistico, come
quello incarnato dal tronfio, disgustoso e volgare
manager texano di Elvis Presley, e uno molto più
onesto e rispettoso del valore e dell'indipendenza
artistica degli autori, come quello rappresentato da
Epstein, che, prima di scomparire prematuramente,
protesse in ogni modo i Beatles accollandosi la
responsabilità e i rischi di tutti gli aspetti
organizzativi e imprenditoriali e arrivando a
rifondere di nascosto dei mancati guadagni di tasca
propria, quando gli sembrava di non aver fatto a
sufficienza l'interesse dei suoi artisti. Di fatto,
è proprio con la morte di Epstein, con la scomparsa
di questo "quinto Beatle" evidentemente
indispensabile, che per il quartetto di Liverpool
iniziarono i problemi. Trovandosi ad un tratto a
dover gestire da soli una carriera di tale portata e
gli enormi profitti che ne derivavano, emersero le
rivalità di leadership tra Lennon e Mc Carthy, che
fino a quel momento erano state accantonate per
collaborare amichevolmente e proficuamente dal punto
di vista artistico. Senza più Epstein a prendersi
cura di loro, fu solo questione di tempo prima che
giungesse anche la fine dei Beatles come gruppo.
Titolo: IL QUINTO BEATLE
Sottotitolo: La Storia di Brian Epstein
Testi: Vivek J. Tiwary
Disegni: Andrew C. Robinson
Formato: 144 pag. a colori
Copertina: Brossurata
Editore: Panini Comics
Data di uscita: ottobre 2013
Prezzo: € 9,90 con allegata la rivista Rolling Stone
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