|
|
Libri a fumetti
Teatro
Miti mutanti 22
Un artista a
Coverciano 8
|
|
Allacciate le cinture
Mario Gardini
Regia di Ferzan Ozpetek
Con Katia Smutniak, Francesco Arca, Elena Sofia
Ricci, Filippo Scicchitano
Italia 2013
Strano destino quello di Ferzan Ozpetek. Se non
racconta storie gay o non inserisce lunghe tavolate
di famiglie allargate su terrazze romane, i suoi
film non ottengono mai un grande successo.
Non farà eccezione nemmeno questo "Allacciate le
cinture" che, pur incassando benino durante i due
primi week-end di programmazione, non ha raggiunto i
livelli di "La finestra di fronte", "Saturno contro"
o "Mine vaganti".
Arrivato a due anni di distanza dal flop di
"Magnifica presenza", il nuovo film del regista
turco naturalizzato italiano racconta una storia
d'amore che nasce, muore e rinasce di fronte a un
brutto male che minaccia la protagonista.
Siamo molto nei dintorni dei fotoromanzi Lancio, ma
i dialoghi brillanti e la capacità del regista di
saper rendere veri sullo schermo i suoi protagonisti
non fanno comunque rimpiangere i soldi ed il tempo
spesi.
Nella bella cornice del Salento (a cui Ozpetek torna
dopo "Mine vaganti"), "Allacciate le cinture"
racconta la storia di tre amici che lavorano in un
bar.
Elena (Kasia Smutniak), di buona famiglia con zia
strampalata e fratello morto alle spalle, ha una
storia d'amore un po' stanca che si trascina da due
anni e perde la testa per Antonio (Francesco Arca),
meccanico ignorante, omofobo e xenofobo che sta con
la sua migliore amica nonché collega. Elena divide
lavoro, sogni e speranze con Fabio (Filippo
Scicchitano), amico tenero e gay nonché ex del
fratello deceduto.
L'amore tra Elena e Antonio esplode proprio mentre
la ragazza, insieme a Fabio, apre un locale alla
moda che ottiene un grande successo.
Salto temporale di 13 anni.
Mentre il lavoro le va alla grande, Elena si trova a
dover affrontare una forte crisi matrimoniale.
Nonostante due figli in tenera età, la sua ambizione
non riesce più a sopportare lo stile da perdente di
Antonio.
Ma un pap test al seno fatto per caso obbligherà la
ragazza a rivedere la sua scala dei valori.
Una notte d'amore in ospedale, con vicina che finge
di dormire (forse la scena più tenera del film)
riaccenderà una passione che, a mano a mano (come
dice la canzone di Riccardo Cocciante qui riproposta
nella versione di Rino Gaetano) la routine della
vita ha inevitabilmente spento.
Ozpetek torna a lavorare con Romoli, produttore e
co-sceneggiatore dei suoi più grandi successi, e ci
regala un film a tratti ingenuo, ma di sicuro
sincero.
La Smutniak è inaspettatamente brava, anche se basta
che sullo schermo appaiano due signore attrici come
Elena Sofia Ricci e Carla Signoris per farsi un po'
eclissare.
Francesco Arca di "Uomini e donne" ha più tatuaggi
che espressioni però vanta indubbiamente una buona
presenza scenica.
Ottimi Filippo Scicchitano e la Crescentina nel
ruolo dell'amica tradita e traditrice, mentre sono
molto azzeccati i camei della signora Montalbano,
Luisa Ranieri, nel ruolo della parrucchiera e di
Paola Minaccioni, compagna di stanza e di calvario.
Bei paesaggi, buona musica e un po' di stereotipi
gay fanno da cornice a una storia che diverte con le
lacrime agli occhi e fa riflettere su parole quali
amore, amicizia, abitudine, malattia.
Si chiude ridendo e ripartendo da capo, ma non si sa
se il finale sarà davvero happy.
Allacciate pure le cinture, ma il decimo film di
Ozpetek decolla a fasi alterne.
|
|
|