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Libri a fumetti

ARMONIE DISEGNATE E NUVOLE DI NOTE
Le molteplici interazioni tra Fumetto e Musica

Articolo di Andrea Cantucci

Teatro

In memoria di un Sissy Boy
di Maria Antonietta Nardone

Miti mutanti 22

Strisce di Andrea Cantucci

Un artista a Coverciano 8

Strisce di Luca Mori

Allacciate le cinture

 

Mario Gardini

 


Regia di Ferzan Ozpetek
Con Katia Smutniak, Francesco Arca, Elena Sofia Ricci, Filippo Scicchitano
Italia 2013


Strano destino quello di Ferzan Ozpetek. Se non racconta storie gay o non inserisce lunghe tavolate di famiglie allargate su terrazze romane, i suoi film non ottengono mai un grande successo.
Non farà eccezione nemmeno questo "Allacciate le cinture" che, pur incassando benino durante i due primi week-end di programmazione, non ha raggiunto i livelli di "La finestra di fronte", "Saturno contro" o "Mine vaganti".
Arrivato a due anni di distanza dal flop di "Magnifica presenza", il nuovo film del regista turco naturalizzato italiano racconta una storia d'amore che nasce, muore e rinasce di fronte a un brutto male che minaccia la protagonista.
Siamo molto nei dintorni dei fotoromanzi Lancio, ma i dialoghi brillanti e la capacità del regista di saper rendere veri sullo schermo i suoi protagonisti non fanno comunque rimpiangere i soldi ed il tempo spesi.

Nella bella cornice del Salento (a cui Ozpetek torna dopo "Mine vaganti"), "Allacciate le cinture" racconta la storia di tre amici che lavorano in un bar.
Elena (Kasia Smutniak), di buona famiglia con zia strampalata e fratello morto alle spalle, ha una storia d'amore un po' stanca che si trascina da due anni e perde la testa per Antonio (Francesco Arca), meccanico ignorante, omofobo e xenofobo che sta con la sua migliore amica nonché collega. Elena divide lavoro, sogni e speranze con Fabio (Filippo Scicchitano), amico tenero e gay nonché ex del fratello deceduto.
L'amore tra Elena e Antonio esplode proprio mentre la ragazza, insieme a Fabio, apre un locale alla moda che ottiene un grande successo.
Salto temporale di 13 anni.
Mentre il lavoro le va alla grande, Elena si trova a dover affrontare una forte crisi matrimoniale. Nonostante due figli in tenera età, la sua ambizione non riesce più a sopportare lo stile da perdente di Antonio.
Ma un pap test al seno fatto per caso obbligherà la ragazza a rivedere la sua scala dei valori.
Una notte d'amore in ospedale, con vicina che finge di dormire (forse la scena più tenera del film) riaccenderà una passione che, a mano a mano (come dice la canzone di Riccardo Cocciante qui riproposta nella versione di Rino Gaetano) la routine della vita ha inevitabilmente spento.

Ozpetek torna a lavorare con Romoli, produttore e co-sceneggiatore dei suoi più grandi successi, e ci regala un film a tratti ingenuo, ma di sicuro sincero.
La Smutniak è inaspettatamente brava, anche se basta che sullo schermo appaiano due signore attrici come Elena Sofia Ricci e Carla Signoris per farsi un po' eclissare.
Francesco Arca di "Uomini e donne" ha più tatuaggi che espressioni però vanta indubbiamente una buona presenza scenica.
Ottimi Filippo Scicchitano e la Crescentina nel ruolo dell'amica tradita e traditrice, mentre sono molto azzeccati i camei della signora Montalbano, Luisa Ranieri, nel ruolo della parrucchiera e di Paola Minaccioni, compagna di stanza e di calvario.
Bei paesaggi, buona musica e un po' di stereotipi gay fanno da cornice a una storia che diverte con le lacrime agli occhi e fa riflettere su parole quali amore, amicizia, abitudine, malattia.
Si chiude ridendo e ripartendo da capo, ma non si sa se il finale sarà davvero happy.
Allacciate pure le cinture, ma il decimo film di Ozpetek decolla a fasi alterne.

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