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Libri a fumetti
Cinema
Miti mutanti 23
Un artista a
Coverciano 9
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C'è del marcio in Danimarca
"Il sospetto" -
regia di Thomas Vinterberg
con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Alexandra
Rapaport, Annika Wedderkopp
Che splendido film ha girato Thomas Vinterberg!
Teso, come un cerchio che si chiude alla perfezione,
senza incertezze o sbavature. Chapeau!
In una cittadina danese, le cui famiglie sono
solidali tra loro, e vige una quotidianità fatta di
ordine civilissimo e lavoro, squarciati solo dalle
battute di caccia al cervo di uomini tutti grandi
amiconi che si misurano tra loro con bagni invernali
in gelidi laghetti o in abbondanti bevute, Lucas,
maestro d'asilo del luogo, si trova a ricostruire la
sua esistenza, dopo la fine del suo matrimonio con
Kirsten, cercando di recuperare la presenza del
figlio Marcus, ed instaurando, timidamente, e grazie
all'iniziativa della donna, una nuova relazione
amorosa.
Timido, dolce, rispettosissimo delle regole, ma
grande compagno di giochi con i bambini dell'asilo,
Lucas mostra anche una grande comprensione per Klara,
una bambina problematica, afflitta, sia pur così
piccola, da indubbie coazioni ossessive (non può
calpestare le righe o le linee per terra), figlia
del suo migliore amico, Theo, col quale si conosce
fin da quando erano ragazzi. Su di lui, improvviso,
si abbatte il sospetto di aver mostrato il proprio
pene in erezione proprio alla piccola Klara (fatto
mai avvenuto). Da questo momento, la vita di Lucas
si trasforma e diventa insopportabile. Stupisce lo
spettatore la facilità e la leggerezza con cui si
crea prima il mostro e poi lo si isola e si
emargina, prima di qualsiasi accertamento delle
forze dell'ordine - la polizia, un magistrato
inquirente - . Come il sospetto si gonfi fino a
divenire certezza solo perché "i bambini non mentono
ed io credo ai bambini" come ripete più di una volta
la direttrice dell'asilo.
Come sempre sono gli adulti e la loro incapacità di
ascoltare veramente i bambini - emblematica la
figura dello psicologo (ma che razza di psicologo
è?), che praticamente mette in bocca alla bambina
parole e fatti mai accaduti e che la bambina si
trova a confermare solo perché vuole uscire al più
presto a giocare mentre tutte le volte che tenta di
ristabilire la verità dei fatti non viene creduta -;
ebbene è questa incapacità a creare il mostro,
l'orco cattivo contro il quale l'intera comunità,
dal commesso del supermercato, dalle altre maestre e
dai suoi stessi amici, si trasforma in men che non
si dica in un'orda predatrice dove accuse, brutali
pestaggi, violenze (un sasso che rompe i vetri della
finestra di Lucas, sfiorandolo), persecuzioni (gli
fanno ritrovare l'amato cane ucciso sul vialetto di
casa) sono impunemente continue. Assistiamo alla
ferocia del gruppo che si accanisce contro il
singolo, divenuto il capro espiatorio di qualsiasi
"ombra" di questa cittadina. Ad esempio, Theo, il
padre di Klara, che sembra ora tanto turbato da
quanto successo al suo 'tesoro', alla sua 'piccola',
è lo stesso che qualche settimana prima non voleva
accompagnarla a scuola, litigando con furia con la
moglie per chi dovesse prendersi quell'incombenza.
A credere fermamente alla sua innocenza, ci sono un
amico (un vero, magnifico amico) e il figlio Marcus;
per il resto l'ostracismo è totale e compatto. Lucas
viene arrestato. Le accuse cadono, comprese quelle
di altri bambini dell'asilo che si sono aggiunti
nell'incolparlo di abusi sessuali in un seminterrato
che nella realtà non esiste. Ma il sospetto resta e
l'emarginazione violenta persiste.
Per Lucas che crede dapprima di poter dimostrare
civilmente e ragionevolmente la sua estraneità a
quanto gli viene ignominiosamente contestato,
sopraffatto dal dolore impotente, dalla disperazione
di non essere creduto, sarà una lezione durissima:
la ragione, il buon senso, il rispetto delle regole
non possono nulla contro la cecità di una comunità
posseduta da una psicosi collettiva. Per difendersi,
per conservare la sua dignità dovrà ricorrere
anch'egli all'uso della violenza e di una certa
durezza. Non vuole e non può soccombere ad un'accusa
tanto infamante quanto falsa. Palpitante la scena in
cui si presenta alla messa di Natale, guardato da
tutti come un mostro, un nemico, uno "schifoso"
mentre i bambini del suo asilo cantano con le loro
voci "innocenti" la nascita del bambino a Betlemme e
lui cede al pianto, ma non si arrende.
E quando, l'anno successivo, vediamo un Lucas di
nuovo accolto dalla comunità, con sorrisi ed
abbracci, sarà il colpo di un fucile a sfiorargli la
testa durante una battuta di caccia al cervo a
ricordargli, con sgomento, che quella M di mostro
per qualcuno è ancora là, indelebile, a far di lui
la preda di una mai del tutto dismessa caccia
all'uomo.
Il tutto raccontato con maestria, e direi in maniera
classica, dal regista Thomas Vinterberg, che si è
avvalso di interpreti bravissimi. Su tutti spicca
Mads Mikkelsen (indimenticabile anche in "Le mele di
Adamo" accanto all'altro grande attore danese Ulrich
Thomsen - il protagonista di quell'agghiacciante
eppur straordinario "Festen" dello stesso
Vinterberger -, e nel "Dopo il matrimonio" di
Susanne Bier) per la capacità di rendere fragilità e
coraggio, disperazione e dignità, rabbia e
delicatezza di un mite uomo del nord Europa che si
trova coinvolto in una simile vicenda; capacità che
è stata riconosciuta anche al Festival di Cannes
2012 dove è stato premiato come miglior attore. Ma
ho trovato tutti credibilissimi ed azzeccatissimi;
una menzione speciale per Annika Wedderkopp che
incarna la piccola Klara, l'accusatrice per
dispetto, a sua volta vittima dell'insipienza degli
adulti.
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