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Libri a fumetti
Cinema
Interviste
Miti mutanti 25
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Gli eroi ritornano sempre
Andrea Cantucci
Per ingrandire le immagini cliccarci sopra
Nei fumetti avventurosi il periodico ritorno
dell'eroe è una costante inevitabile, che sia il
ritorno finale alla base da cui il protagonista
parte ogni volta per vivere le sue molteplici
imprese, o il saltuario ritorno ai luoghi e alle
persone care della sua infanzia, ovvero del tempo in
cui non era ancora diventato l'eroe che è, oppure il
suo ritorno in azione dopo un periodo di assenza più
o meno lungo, in cui sembrava scomparso o era stato
dato per morto. Si tratta di luoghi comuni ed
escamotage narrativi che, prima o poi, ricorrono più
o meno in tutte le serie più importanti.
Il primo eroe della vera e propria avventura a
fumetti realistica, in ogni senso, fu il Tarzan
tratto dai romanzi di Edgar Rice Burroughs (a cui
tra parentesi i fumetti rimasero molto più fedeli
rispetto ai film) e almeno quattro diverse versioni
disegnate furono tratte dal secondo volume della
serie letteraria, intitolato "Il Ritorno di Tarzan",
versioni realizzate rispettivamente a strisce da Rex
Maxon nel 1929, in albi da Russ Manning negli anni
'60, da Joe Kubert negli anni '70 e da Thomas Yeates
negli anni '90 del '900. Il ritorno a cui si
riferisce il titolo è quello dell'eroe che, dopo
aver vissuto varie vicissitudini in giro per il
mondo, si ritrova nuovamente nella giungla africana
della sua infanzia, dove, per quelle tipiche
coincidenze forzate senza le quali certi romanzi non
potrebbero esistere, incontra nuovamente e salva da
pericoli estremi la donna che ama, per poi sposarla
proprio davanti alla capanna in cui era nato, e
infine lascia la giungla per andare a vivere con lei
nella terra apparentemente più civile dei propri
avi. Ma l'enorme successo del personaggio costrinse
l'autore a dare un seguito a quel finale e ben
presto un Tarzan più maturo ma sempre atletico
ritornò definitivamente a vivere nella sua giungla
fantasiosa e irreale una lunga serie di avventure,
insieme alla moglie e a un figlio altrettanto
aitante e coraggioso. Va detto che, essendo gli
eredi d'una nobile famiglia inglese e non mancando
loro i mezzi, ritornarono sì nella giungla, ma con
tutti i confort di una grande casa in mezzo a una
ricca tenuta, non certo in una capanna su un albero
come si vede in certi vecchi e ridicoli film...
In seguito l'espressione "Il Ritorno di…" sarebbe
diventata sempre più abituale nei titoli di molte
storie, non solo della letteratura d'evasione ma
anche negli altri media, in particolare quando un
personaggio aveva avuto successo e ritornava in
nuove avventure ma non solo. Nel cinema italiano si
andò dal film "Il Ritorno di Don Camillo" tratto dai
racconti di Guareschi a "Il Ritorno di Ringo",
libera rivisitazione dell'Odissea in chiave western.
Questo genere di titoli, per lo più tipici delle
produzioni commerciali e di serie B, è stato infine
riscattato nel 1986 dalla innovativa miniserie a
fumetti di Frank Miller "The Dark Knight Returns"
(Il Ritorno del Cavaliere Oscuro).
In questa fondamentale storia, a metà tra la
produzione seriale e il romanzo a fumetti,
assistiamo alle estreme difficoltà, dovute a
situazioni disagiate e criminalità sempre più
dilagante, in cui si dibatte una Gotham City del
futuro, finché un anziano Bruce Wayne, che dieci
anni prima aveva appeso al chiodo il costume di
Batman per superati limiti di età, decide di
rivestire nuovamente i panni del famoso vigilante
mascherato, usando ora ancor più che in passato
delle maniere decisamente forti contro i criminali.
In un certo senso la storia-capolavoro di Miller può
essere vista come un ideale seguito di un episodio
di Batman apparso proprio una decina d'anni prima
sull'albo n°300 della serie, in cui lo scrittore Len
Wein e il disegnatore Walt Simonson ne raccontavano
una ipotetica ultima avventura, con l'eroe ormai
anziano che alla fine sembrava deciso ad andarsene
in pensione. Là si narrava il ritiro di Batman e qui
il suo ritorno, un ritorno in cui comprensibilmente
l'eroe, dopo tanto tempo, risulta essere abbastanza
cambiato. Ha ancora la stessa determinazione di
sempre nel combattere il crimine, ma anche un fisico
più massiccio e un bel po' di scrupoli in meno,
tanto da arrivare a uccidere l'arcinemico Joker con
le sue mani in una memorabile scena.
È insomma un Batman molto meno garantista e più duro
che mai, che si oppone con forza anche a un certo
sistema politico corrotto, difeso invece a oltranza
da Superman. Così il cosiddetto Cavaliere Oscuro
finisce per caratterizzarsi qui anche come una sorta
di idealista anarchico, che cerca di dare nuova vita
e speranza a un gruppo di giovani teppisti sbandati
divenuti suoi seguaci.
Si assiste a un simile ritorno di Batman anche nel
film di Christopher Nolan dal titolo analogo, che
però è ispirato per lo più ad altre storie del
personaggio, anche se il trucco di farsi credere
morto è usato come finale in entrambi i racconti.
Del resto un titolo come "Batman Returns" fu usato
anche dal regista Tim Burton, per un film che non
aveva nulla a che fare con la storia di Miller, ma
che evidentemente cercava anch'esso di sfruttarne in
qualche modo il successo.
Tra il 2001 e il 2002 la versione anziana di Batman
ritornò nuovamente nella miniserie "The Dark Knight
Strikes Again" (Il Cavaliere Oscuro Colpisce
Ancora), sempre scritta e disegnata da Frank Miller,
colorata da sua moglie Lynn Varley e ambientata tre
anni dopo la precedente.
Qui l'ennesimo ritorno dell'eroe ha lo scopo di
compiere una vera e propria rivoluzione contro il
governo degli Stati Uniti, dominati segretamente da
un decrepito Lex Luthor attraverso un inesistente
presidente virtuale, mentre schierati sui due fronti
ritornano in azione anche molti altri famosi
supereroi, quasi tutti altrettanto invecchiati. Ma
dopo un affascinante inizio, in cui ritorna in scena
il vecchio eroe miniaturizzato Atom, che era stato
imprigionato in un mondo di mostruosi batteri
raccolti su un vetrino, e nonostante qualche idea
originale e ironica, come il vecchio velocista Flash
ricattato e sfruttato dal governo come fonte
d'energia gratuita, quello che finisce per apparire
un po' invecchiato e stanco è anche lo stile
grafico-narrativo e l'inventiva dell'autore.
Questi mette in scena un mondo etereo abitato quasi
esclusivamente da superesseri freneticamente in
lotta tra loro, come accadeva in fondo anche nelle
storie più ingenue del passato. C'è una chiara
denuncia delle dittature basate sulla manipolazione
propagandistica dell'informazione e anche una
generica e discutibile condanna della tecnologia
informatica (cosa curiosa visto che Batman ne ha
sempre fatto largo uso), ma la nuova vita che era
stata promessa ai seguaci del Cavaliere Oscuro alla
fine della storia precedente, a tre anni di distanza
sembra essersi limitata all'arruolamento e
addestramento in un esercito personale dotato di
inutili costumi kitsch più o meno simili al suo.
Del resto l'idea stessa dell'eroe rivoluzionario non
era poi nuovissima nei fumetti. Anche in varie
storie precedenti dello sceneggiatore inglese Alan
Moore infatti, il ritorno di un eroe destabilizzante
ha costituito spesso un elemento essenziale. Nel suo
"V for Vendetta", iniziato nel 1982, assistiamo al
ritorno di un misterioso ex-prigioniero di un campo
di concentramento. Questi diventa un ibrido tra un
novello Conte di Montecristo e il Fantasma
dell'Opera, cela le sue fattezze deturpate dietro
una maschera e si vendica uno ad uno dei suoi vecchi
aguzzini, ma soprattutto abbatte un sistema politico
dittatoriale che ha sinistramente molti punti in
comune con l'ipocrita società in cui viviamo.
Anche in un altro lungo ciclo scritto da Moore
contemporaneamente a V e dedicato a una versione
innovativa del vecchio supereroe inglese Marvelman
(poi ribattezzato Miracleman per contese
editoriali), assistiamo all'ennesimo ritorno in
scena di un eroe. Qui il giornalista di mezz'età
Mike Moran non ricorda neanche di essere mai stato
un essere dotato di poteri sovrumani, fino al
momento in cui, durante una situazione d'emergenza,
pronuncia per caso la parola chiave che innesta
l'incredibile trasformazione del suo intero
organismo. Il resto della serie è un sempre più
approfondito viaggio del personaggio dentro e fuori
di sé, alla scoperta delle sue vere origini e dei
luoghi fisici, ma più spesso immaginari, in cui
aveva vissuto negli anni rimossi della sua gioventù.
La stessa saga di Miracleman, scritta da Moore prima
e da Neil Gaiman poi, è inoltre ritornata a essere
pubblicata solo nel 2014, dopo una lunga e
combattuta disputa editoriale sui diritti d'autore.
Anche il lungo ciclo scritto da Moore dal 1984 sul
mostro della palude Swamp Thing, inizia con un
ritorno del protagonista, stavolta da uno stato di
morte apparente. Ciò comporta di nuovo una
stravolgente presa di coscienza del personaggio
riguardo la sua vera natura, che gli fa rimettere in
discussione tutto ciò che ha sempre creduto di
sapere di sé stesso. Tra l'altro il mostro vegetale
scopre come, ogni volta che viene distrutto, può
ritornare facendosi ricrescere un corpo nuovo.
Nel più famoso capolavoro di Moore, Watchmen,
pubblicato come miniserie tra il 1986 e il 1987,
assistiamo poi al ritorno sulla scena di un gruppo
di eroi, che in buona parte erano stati forzati
dalle autorità a ritirarsi a vita privata, e anche
qui il loro ritorno dipende dalla necessità di
capire una verità difficilmente accettabile, mentre
le contrapposizioni troppo semplicistiche tra bene e
male a cui una certa propaganda moralista ci aveva
abituati si fanno ora sempre meno plausibili.
Un'altra tipica eroina di Moore, l'immaginifica
Promethea da lui creata nel 1999, non fa che
ritornare continuamente sotto diverse forme e in
simbiosi con donne diverse nel corso dei secoli.
Anche in questo caso ogni sua incarnazione ha lo
scopo di rivelare verità nascoste, che qui
riguardano proprio il potere dell'immaginazione,
cioè della sfera puramente mentale dell'esistenza,
che permette automaticamente di mettersi in contatto
con tale fantastica entità e causarne il ritorno.
Si può dire quindi che, mentre in Frank Miller il
ritorno dell'eroe ha un'accezione soprattutto
fisica, in Moore ha piuttosto un significato
psicologico. Infatti nelle storie di Miller la
presenza di un eroe si rende necessaria per
rimettere le cose a posto, per riequilibrare le
forze in campo. Al massimo lo si potrebbe intendere
come un invito a farsi avanti per l'eroe contenuto
metaforicamente in ognuno di noi. Invece nelle
storie scritte da Alan Moore il protagonista che
ritorna, o che ospita il ritorno di un suo alter ego
sovrumano, deve anche cambiare completamente sé
stesso a livello mentale, mutare la sua percezione
delle cose, scoprire delle verità insospettabili
sulla propria natura e sul mondo che lo circonda.
Tale cambiamento a livello intellettuale gli è
indispensabile per andare avanti e in un certo senso
è ciò che gli permette di ritornare, di riprendere a
essere presente e agire nel mondo degli uomini dopo
la pausa che si era presa dalla propria vera vita.
Anche in greco c'è una relazione, certo non casuale,
tra le parole nóos e nóstos, pensiero e ritorno. Si
può dire che a un certo punto l'eroe ritorni da quel
mondo soltanto mentale in cui si era rinchiuso per
poter cambiare sé stesso, come Ulisse che dopo anni
si decide a ritornare dal regno degli dèi e della
fantasia, quando è pronto per compiere il proprio
destino e riprendere il suo posto nel mondo degli
uomini.
Da sempre esiste in effetti un tipo storie a
fumetti, fantastiche o fantascientifiche, in cui i
personaggi compiono viaggi più o meno lunghi e
avventurosi nel tentativo di tornare a casa, sulla
falsariga appunto dell'Odissea, I Viaggi di Gulliver
o Il Mago di Oz. Tra queste si può citare la prima
lunga sequenza della serie dell'eroe spaziale Flash
Gordon, nato nel lontano 1934 dalla fantasia di Don
Moore e Alex Raymond, che naufragato sul pianeta
Mongo insieme ai compagni d'avventure Dale Arden e
Hans Zarkov, inizialmente ha come scopo principale
quello di tornare sulla Terra.
Anche nella saga dell'Eternauta, creata nel 1957
dagli argentini Héctor German Oesterheld e Francisco
Solano Lopez, il protagonista Juan Salvo, alla fine
della prima lunga avventura, comincia a viaggiare in
modo incontrollato in diversi universi paralleli,
tentando di ritrovare il proprio per ritornare a
casa dalla sua famiglia, una metafora che negli anni
della feroce e sanguinaria dittatura, che non a caso
avrebbe avuto tra le sue vittime lo stesso
Oesterheld, rappresentava evidentemente il desiderio
del popolo argentino di ritornare ad una vita più
normale e serena senza riuscirci.
In un'altra serie argentina molto più breve, "Robin
delle Stelle", realizzata negli anni '80 da Carlos
Trillo e Enrique Breccia, un veliero del '700 cade
in un passaggio interdimensionale e si ritrova a
viaggiare nello spazio, passando da un pianeta
all'altro. Il ritorno in patria però non arriva mai,
se non in modo illusorio, per una subdola trappola
di un mostruoso popolo alieno.
Nell'ancor più breve serie fantascientifica
"Tornando a Casa" degli spagnoli Enrique Sanchez
Abuli e Jordi Bernet, degli ergastolani poco
raccomandabili esiliati su un pianeta prigione
riescono a evadere impossessandosi di un'astronave
aliena e a ritornare sulla Terra, incontrando però
molte difficoltà di vario genere e finendo
sistematicamente quasi tutti per fare una brutta
fine.
Nello stesso tipo di storie potrebbe rientrare in un
certo senso anche l'inizio della saga a fumetti di
Sandman, il Signore dei Sogni, creata nel 1989 dallo
scrittore fantasy Neil Gaiman. Questi, seguendo
almeno in parte le orme di Moore, inizia la sua
serie raccontando di come l'incarnazione del Sogno
nota col nome di Morfeo, una delle sette entità
eterne che governano l'esistenza umana, ritorni a
prendere possesso del proprio regno dopo lunghi anni
di assenza e di prigionia.
Ciò che mancava fino a oggi, era il racconto di cosa
avesse fatto esattamente il Signore dei Sogni in
quel periodo in cui era mancato da casa, prima di
essere sottomesso e imprigionato da un moderno
negromante. Inoltre il fatto stesso che Sogno
potesse essere stato sconfitto e catturato da
qualcuno appariva tanto più incredibile, quanto più
nel procedere della serie ci si rendeva conto
dell'enorme estensione dei poteri di tale
personaggio, dotato di dominio assoluto sul regno
dell'immaginazione.
Dal 2014 quindi lo stesso Neil Gaiman sta
realizzando, insieme all'eccezionale disegnatore
J.H. Williams III, già coautore di Promethea, una
nuova miniserie del personaggio intitolata Sandman
Overture, un vero e proprio prequel della saga, in
cui si racconta appunto quali viaggi avesse compiuto
il Signore dei Sogni prima del suo ritorno e come
accadde che avesse rinunciato a consistenti porzioni
del suo potere trasferite in determinati oggetti e
fosse stato fatto prigioniero.
Rispetto ai primi episodi della serie originale,
tratteggiati con uno stile grottesco efficace ma un
po' rozzo dal disegnatore Sam Keith, bisogna dire
che le composizioni molto più libere, raffinate ed
affascinanti di Williams rendono la nuova miniserie
di Sandman ben più onirica ed evocativa, come si
confà a una storia che si svolge tutta nel regno
dell'immaginazione più sfrenata. Vi appaiono tante
diverse personificazioni di Morfeo, di cui qualcuna
ritorna dopo essere apparsa nella serie regolare, in
particolare il suo aspetto felino, già visto di nel
1990 nell'episodio dal titolo "Un Sogno di Mille
Gatti". Tutto comincia con l'omicidio di uno di tali
aspetti di Sandman da parte di una stella impazzita,
cosa che a quanto pare potrebbe dare inizio alla
fine dell'Universo…
Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo abbiamo
poi assistito a vari altri ritorni di illustri
personaggi eroici dei fumetti, a cominciare da
Superman, di cui fu narrata la morte nel gennaio del
1993 con un'enorme risonanza mediatica, solo per
assistere alla sua resurrezione in ottobre (come
qualunque lettore di narrativa popolare poteva
prevedere facilmente), ricorrendo alla semplice
spiegazione della natura aliena del suo metabolismo
e all'aiuto di un macchinario rivitalizzante
kriptoniano. L'unico effetto collaterale duraturo
della morte di Superman, dati i mesi trascorsi, fu
un significativo allungamento della sua chioma, ma
stranamente non della sua barba...
Nello stesso anno, visto che le disgrazie aiutavano
immensamente le vendite, a Batman fu spezzata la
schiena dal criminale Bane (come si vede anche nel
film "Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno" di
Christopher Nolan), cosa che per un po' costrinse
Bruce Wayne su una sedia a rotelle. Fu sostituito
nel ruolo di Batman da un collega di nome Jean-Paul
Valley, che adottò come costume un'armatura
tecnologica, col tempo questi però si rivelò sempre
più violento e psicologicamente instabile.
A chiederne conto e a sollevare dall'incarico con la
forza il troppo arrogante sostituto, fu un anno dopo
il Batman originale, che risollevatosi dalla sedia a
rotelle ritornò a vestire la maschera e il mantello
del pipistrello dopo esser riuscito miracolosamente
a guarire da una spina dorsale rotta (!).
Curiosamente La sua spina dorsale non sembra invece
essersi mai aggiustata nella bella miniserie dipinta
"Kingdom Come" (Venga il Tuo Regno) di Mark Waid e
Alex Ross, uscita nel 1996 e ambientata molti anni
nel futuro. Probabilmente gli autori avevano
iniziato a lavorarci proprio nel periodo in cui
Batman era paralizzato, senza sapere se e quando
sarebbe mai guarito, e per questo nel corso di tutta
la storia vediamo l'anziano Bruce Wayne sostenuto da
un esoscheletro meccanico. In Venga il Tuo Regno, a
differenza di quanto accadeva in Il Ritorno del
Cavaliere Oscuro, Batman non ha mai rinunciato alla
lotta e, nonostante la sua menomazione, continua a
combattere il crimine per mezzo di robot
telecomandati. Qui quelli che sono andati in
pensione sono invece la maggior parte degli altri
vecchi supereroi, sostituiti da una nuova e più
violenta generazione di vigilanti, a cominciare da
Superman, che da dieci anni si è ritirato nella sua
fortezza della solitudine. Il ritorno in azione
dell'uomo d'acciaio, presto seguito dagli altri eroi
più anziani, per arginare una escalation di
distruzione a livello globale, costituisce in
pratica l'argomento principale della storia.
Venga il Tuo Regno sviluppa quindi un tema simile a
Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Miller, ma qui
l'eroe principale che ritorna dall'esilio è Superman
invece di Batman e nell'azione sono coinvolti molti
più esseri con superpoteri. Quello che è diverso è
il contesto storico e soprattutto editoriale in cui
i due racconti sono stati concepiti. Mentre la
miniserie di Miller uscì in un periodo in cui i
supereroi in generale e in particolare il
personaggio di Batman stesso erano in una crisi
cronica e avevano bisogno di essere rilanciati, la
miniserie di Waid e Ross è stata creata in un'epoca
in cui, a distanza di dieci anni, tale rilancio ha
ormai finito per portare a un proliferare
incontrollato di personaggi dall'omicidio facile,
instabili ai limiti dello psicopatico, di certo meno
ingenui ma anche meno positivi. Attraverso il
ritorno in campo degli eroi più anziani, gli autori
fanno quindi una critica alle tendenze editoriali
che privilegiano i supereroi violenti per meri
motivi commerciali.
In altri casi però, il cedere a perversioni omicide
non fu risparmiato neanche agli eroi più classici
della stessa casa editrice. Nel 1994 un importante
supereroe, l'agente interplanetario Lanterna Verde
alias Hal Jordan, duramente provato dalla
distruzione della sua città, fu trasformato
rapidamente in un individuo privo di remore morali e
sempre più potente, per essere poi ucciso dagli
altri supereroi coalizzati contro di lui, prima che
potesse manipolare definitivamente la trama stessa
dell'universo in base alla sua ormai perversa idea
egoistica di giustizia. A parte il fatto di essere
di certo morto, nel caso di Hal Jordan il suo buon
nome di eroe era stato così compromesso, essendosi
reso colpevole di vari omicidi, che per ritornare
gli ci sarebbe voluto un po' più di tempo. Nel
frattempo altre Lanterne Verdi, vecchie e nuove, si
affrettarono a prendere il suo posto.
Nel 2001, in una nuova miniserie di The Spectre (Lo
Spettro), scritta da Jean-Marc DeMatteis e disegnata
con una splendida sintesi grafica da Ryan Sook, lo
spirito di Hal Jordan, tanto per fargli espiare un
po' le sue colpe, fu incorporato in un'entità
soprannaturale che rappresenta il giudizio divino e
che punisce, anche crudelmente, chiunque commetta
gravi delitti. Dimostrando di essersi ravveduto di
quanto aveva fatto, e di essere sempre più umano
dello spietato dio del Vecchio Testamento, il
defunto Hal usò però tale enorme potere per redimere
i colpevoli invece di punirli.
In questo periodo il nuovo Spettro Hal Jordan
approfittò inoltre dei suoi poteri divini anche per
far resuscitare il suo vecchio amico Oliver Queen,
che a sua volta era morto nel 1995 per sventare un
attacco terroristico, in modo da permettere il suo
ritorno nelle vesti dell'eroe Freccia Verde.
Il ritorno definitivo dalla morte di Hal Jordan, che
gli permise di rivestire nuovamente i panni di
Lanterna Verde, giunse nel 2004, con la miniserie "Rebirth"
(Rinascita), scritta da Geoff Johns e disegnata con
grande meticolosità da Ethan Van Sciver. Gli autori
fecero il miracolo di riuscire a restaurare il
disastrato mondo del personaggio, resuscitando non
solo Hal ma anche i comprimari da lui stesso
sterminati nelle storie di dieci anni prima,
attraverso una trama coerente e senza eccessive
forzature. Memore della lezione di Moore, Johns
attuò una reinterpretazione radicale di quanto visto
in precedenza, sia per far evolvere la serie in
nuove direzioni con un taglio sempre più adulto e
complesso, che per ottenere un ritorno alle basi del
personaggio, accontentando fan vecchi e nuovi.
Ciò che permise il ritorno di Lanterna Verde alla
sua innocenza originaria, fu la spiegazione che nei
suoi atti più violenti del passato era stato
controllato da una entità aliena, incarnazione del
potere della paura, un'entità perversa usata anche
per trovare un senso più o meno razionale a certe
piccole ingenue incoerenze che viziavano la saga fin
dai suoi esordi. A sei mesi dalla sua conclusione
quella miniserie avrebbe originato la nuova serie di
Lanterna Verde ancora in corso, il cui successo
avrebbe portato a sua volta al film sul personaggio
con la consulenza alla trama dello stesso Johns,
anche se sotto vari aspetti quella pellicola non si
può considerare altrettanto riuscita.
Visto il buon esito dell'operazione, nel 2008 toccò
allo sceneggiatore Grant Morrison riportare in vita,
nella miniserie "Final Crisis" (Crisi Finale), un
altro importante supereroe, il velocista Flash alias
Barry Allen, morto oltre venti anni prima nel corso
della saga "Crisis on Infinite Earths" (Crisi su
Terre Infinite), in cui era stato costretto a
correre a supervelocità letteralmente fino a
consumarsi.
In questo caso l'idea per far ritornare il
personaggio dalla morte è stata ancora più semplice,
è bastato reinterpretare quella che era la sua morte
in un viaggio nel tempo che aveva fatto dissolvere
il suo corpo nel 1985 per spostarlo nel 2008. La
cosa, che potrebbe sembrare una forzatura assurda,
risulta del tutto accettabile per i lettori abituali
di supereroi, visto che tra i poteri conferiti a
Flash dalla supervelocità c'è sempre stato anche
quello di viaggiare nel tempo. L'anno seguente, per
rilanciare definitivamente Barry Allen in una nuova
testata, sono di nuovo Geoff Johns e Ethan Van
Sciver a dare forma compiuta a un'altra miniserie
intitolata "Rinascita" ma incentrata su Flash.
Nella stessa miniserie in cui Flash resuscitava,
sembrava invece essere morto Batman, tanto che per
mantenerne in vita la leggenda e continuare a farne
uscire gli albi in edicola, per un paio d'anni
l'identità dell'uomo pipistrello dovette essere
assunta dall'ex-Robin Dick Grayson.
Fu poi lo stesso Grant Morrison a imbastire una
lunga trama in cui si rivelava che in realtà anche
Bruce Wayne era stato solo trasferito nel tempo,
questa volta in un remoto passato, da cui ritornò
gradualmente, facendo tappa in varie epoche, nella
miniserie del 2010 "Il Ritorno di Bruce Wayne".
In certi fumetti insomma (ovvero quelli in cui sono
in ballo guadagni consistenti), ammazzare degli eroi
e impedire loro di continuare a tornare è una cosa
maledettamente difficile. Ma ciò che dà più fastidio
è l'esagerato cordoglio espresso in tanti albi
celebrativi postumi, che speculano sul lutto dei
fan, per dei decessi eroici che nella maggior parte
dei casi poi si rivelano regolarmente falsi…
Nota:
Quasi tutte le opere citate sono reperibili in
edizioni o ristampe recenti, per lo più anche in
volumi. Le storie edite in edizione originale dalla
DC Comics, che comprendono la maggior parte degli
eroi citati, sono state pubblicate di recente in
edizione italiana da Planeta DeAgostini e da RW
Lion.
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