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Intervista a Kenny White


a cura di Massimo Acciai


Ho avuto il piacere di ascoltare Kenny White, cantautore newyorkese, una domenica mattina (precisamente il 24 ottobre 2015) ad un concerto presso l'ospedale di Careggi, qui a Firenze, organizzato dall'Agi.mus. Sono rimasto incantato dalla musica di White, che avevo già ascoltato la sera prima su youtube, tanto da acquistare l'anteprima del suo ultimo album, la cui uscita ufficiale è prevista nel 2016. Ho chiesto all'amica Giulia Nuti, violista degli Undefloor (già intervistati in un passato numero di SDP) e responsabile delle pubbliche relazioni dell'Agi.mus., di presentarmi Kenny White e di chiedere per conto mio un'intervista (il mio inglese è sempre stato piuttosto scarso...). Giulia ha accettato con piacere ed ha fatto da tramite per la seguente intervista, svoltasi tramite mail, traducendo le mie domande dall'italiano all'inglese e ritraducendo le risposte dall'inglese all'italiano. La ringrazio di cuore.

1. Cominciamo dalla sua formazione culturale e artistica:
che studi ha fatto?
Non ho studiato! Ho studiato alla scuola della strada
Qual è stato il suo approccio personale al mondo della musica?
Non sapevo di voler fare il musicista fino a quando non ho ascoltato i Grateful Dead e ho scoperto l'improvvisazione. Questo mi ha aperto un mondo nuovo e la musica è diventata una realtà tridimensionale, una forma di comunicazione che va oltre le parole.
Quando ha iniziato a scrivere canzoni?
Ho iniziato a scrivere canzoni quando avevo 7 anni . Poi ho iniziato più seriamente a scrivere canzoni da adolescente, canzoni di protesta, ma fortunatamente da allora sono migliorato.

2. Che musica ascolta? Ha dei modelli musicali?
Ascolto la radio satellitare, ho diverse stazioni che ascolto per diversi stati d'animo. Mi piacciono Tom Waits, Paul Simon, Van Morrison, Randy Newman e i Grateful Dead, come dicevo, sono stati una delle mie prime influenze.

3. C'è un brano che sente come più rappresentativo? Un cavallo di battaglia?
In My Recurring Dream e Five Girls

4. Nelle sue canzoni ha affrontato vari temi (l'amore, la politica, la nostalgia, la musica…) spesso con ironia ed umorismo… come nascono le sue canzoni? Nasce prima la musica o il testo? Da dove prende ispirazione?
Penso che nelle mie canzoni preferite tra quelle che scrivo nascano prima i testi, ma non succede sempre.Le canzoni nascono quando meno me l'aspetto e solitamente le scrivo presto la mattina, prima che la confusione del mondo mi raggiunga… se sono sveglio! La mia più grande fonte di ispirazione è la vita e in particolar modo il fatto di vivere a New York.

5. In "Cyberspace", una lunga ballata di grande attualità, fa riferimento ad internet e alle nuove tecnologie: cosa pensa dell'era digitale? Cosa pensa della musica on-line?
E' una benedizione e allo stesso tempo una minaccia. Dà alle persone meno opportunità di scoprire punti di vista opposti, specialmente nell'arena politica. Dal punto di vista della musica è stato un acceleratore incredibile per il numero di registrazioni che esistono oggi e la facilità nel produrle, ma ha creato anche un senso di perfezione che non è ciò che dà valore alla musica.
Grazie a Google maps, comunque, non mi perdo più così spesso come prima quando cerco di trovare un posto. Alla fine la canzone lo spiega meglio di quanto potrei fare io a parole: "so much information / So little knowledge" (così tanta informazione/così poca conoscenza).
Quanto alla musica on-line , permette di cercare canzoni minori e tesori sommersi che sarebbe stato impossibile ascoltare. Allo stesso tempo, ha distrutto le speranze di un sacco di persone di poter sopravvivere economicamente facendo musica e ha reso invece ricche alcune persone alle spalle di quelle più creative.

6. Sono rimasto particolarmente colpito da "In magnolia", un brano delicato e struggente che parla di hotel e di nostalgia di casa: immagino che col suo lavoro abbia viaggiato molto. Cosa rappresenta per lei il viaggio? Ha qualche ricordo particolare?
Il viaggio per me rappresenta la possibilità di suonare la mia musica davanti a un pubblico, che è la mia priorità in questo momento. I ricordi sono davvero tanti, sarebbe impossibile sceglierne uno specifico.

7. Cosa pensa dell'Italia? Conosce la musica italiana?
E' uno dei miei posti preferiti al mondo, ho scritto anche una canzone dedicata all'Italia. Sono sorpreso e grato per il fatto che le mie canzoni sembrano piacere al pubblico italiano, nonostante i testi siano molto verbosi.

8. Mi può parlare della sua collaborazione con la violinista Giulia Nuti?
Dalla prima volta che ha suonato con me mi sono reso conto che capiva quello che io cercavo di comunicare. Trovare qualcuno che ha questa intesa musicale è difficile e quindi ogni volta che vengo in Italia cerchiamo di suonare insieme il più possibile.

9. Durante la rassegna di concerti organizzati dall'Agimus a Careggi, qui nella mia Firenze, ho avuto modo di acquistare ed ascoltare a casa l'anteprima del suo album che uscirà nel 2016: ci può parlare di questo suo recente lavoro? Come nasce?
La prima canzone che ho scritto è stata The Olives and The Grapes quindi l'Italia, in qualche modo, è stata la prima scintilla. E' più lungo dei precedenti e più elaborato dal punto di vista del tessuto sonoro ma il tema centrale è lo stesso: cercare un senso di pace e una direzione anche quando il mondo intorno diventa folle ogni giorno di più.

10.Progetti per il futuro?
Per il momento, fare in modo che qualcuno ascolti questo disco !

 

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