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Libri a fumetti
Cinema
Una nuova vita?
Recensione di Maria Antonietta Nardone
Teatro
Laika
Recensione di Erika Gherardotti
Miti mutanti 27
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Recensione dello spettacolo Laika
di e con Ascanio Celestini
Ascanio Celestini - narratore
Gianluca Casadei - fisarmonica
Alba Rohrwacher - voce fuori campo
Celestini è il narratore: un Gesù cieco che scende
in un parcheggio per farsi descrivere l'Umanità da
Pietro (rappresentato con la voce fuori campo di
Alba Rohrwacher).
Un falso cieco, reso tale dall'alcool, che beve per
dimenticare le bruttezze di questo mondo, beve
perché "se a parlare è un barbone con in mano un
bicchiere colmo di monete, nessuno sta ad
ascoltarlo, ma se ha un bicchiere pieno di sambuca,
e pagato, allora sì che lo ascoltano!". Beve per
vedere, perché è offuscando la vista che si può
vedere veramente.
La storia che ci racconta è una storia universale,
una storia che tutti abbiamo quotidianamente sotto
gli occhi ma che spesso ignoriamo. E' la storia
degli ultimi, di quegli ultimi che un giorno saranno
i primi, forse, se Dio se lo vorrà.
Dio: un Dio umano, che forse ha bisogno di qualche
Santo per potersi ricordare a chi più e a chi meno
rendere grazia. Un Dio che non è perfezione, un Dio
presente ma allo stesso tempo assente, un Dio che
crea, ma che non aiuta; spetta all'uomo farlo,
spetta ad ognuno di noi porgere la mano verso il
nostro prossimo, lasciare aperto il portone di casa,
prestare ascolto alle grida soffocate d'aiuto. Chi
lo fa? Chi presta attenzione? Chi va oltre le
apparenze?
Ed ecco allora che ci pensa il narratore ad
accendere le luci sugli ultimi: una prostituta che
va dignitosamente per la sua strada, un'anziana
saggia signora, una donna con la "testa impicciata"
che deve scriversi tutto per potersi ricordare la
sua storia, il barbone di colore del supermercato
che è costretto a pisciare per strada, non perché
non abbia dignità, ma perché non ha altro posto in
cui farlo. E ancora, il facchino che con una mano
sostiene la volta celeste -che scientificamente non
è provato, ma slitta sempre più in basso- e con
l'altra tiene distanti i crumiri.
E sono proprio loro, gli emarginati, che ci danno
una lezione di umanità; si perché la donna con la
testa impicciata, il cieco e una vecchia sono scesi
per salvare la vita ad un barbone, dato che "solo
chi vive dove finisce il mondo, può comprendere dove
comincia il mare".
Celestini è certo irriverente, gioca d'azzardo
-forse anche troppo- umanizzando Dio, è veloce nella
narrazione ma contemporaneamente incisivo. Con
sarcasmo e amarezza ci presenta una realtà crudele e
soffocante, ma non ci toglie la speranza. La
speranza che nel momento del bisogno ci sia ancora
qualcuno che ha in serbo un po' di misericordia,
perché se si è distanti quando si è agiati, si è
vicini nel dolore.
E Laika chi è? è un cane randagio qualunque, si
perché solo un cane di strada poteva a sopravvivere
alla missione spaziale Sputnik del '57, e fu quella
la volta in cui "l'essere vivente più vicino a Dio,
fu un cane".
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