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Libri a fumetti

LE IMMAGINARIE LINGUE DEL FUMETTO
Prima parte: Terre inesplorate e animali parlanti

Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

Una nuova vita?
Recensione di Maria Antonietta Nardone

Teatro

Laika
Recensione di Erika Gherardotti

Miti mutanti 27

Tavola di Andrea Cantucci

Recensione dello spettacolo Laika
di e con Ascanio Celestini
 

Erika Gherardotti

 


Ascanio Celestini - narratore
Gianluca Casadei - fisarmonica
Alba Rohrwacher - voce fuori campo

Celestini è il narratore: un Gesù cieco che scende in un parcheggio per farsi descrivere l'Umanità da Pietro (rappresentato con la voce fuori campo di Alba Rohrwacher).
Un falso cieco, reso tale dall'alcool, che beve per dimenticare le bruttezze di questo mondo, beve perché "se a parlare è un barbone con in mano un bicchiere colmo di monete, nessuno sta ad ascoltarlo, ma se ha un bicchiere pieno di sambuca, e pagato, allora sì che lo ascoltano!". Beve per vedere, perché è offuscando la vista che si può vedere veramente.
La storia che ci racconta è una storia universale, una storia che tutti abbiamo quotidianamente sotto gli occhi ma che spesso ignoriamo. E' la storia degli ultimi, di quegli ultimi che un giorno saranno i primi, forse, se Dio se lo vorrà.
Dio: un Dio umano, che forse ha bisogno di qualche Santo per potersi ricordare a chi più e a chi meno rendere grazia. Un Dio che non è perfezione, un Dio presente ma allo stesso tempo assente, un Dio che crea, ma che non aiuta; spetta all'uomo farlo, spetta ad ognuno di noi porgere la mano verso il nostro prossimo, lasciare aperto il portone di casa, prestare ascolto alle grida soffocate d'aiuto. Chi lo fa? Chi presta attenzione? Chi va oltre le apparenze?
Ed ecco allora che ci pensa il narratore ad accendere le luci sugli ultimi: una prostituta che va dignitosamente per la sua strada, un'anziana saggia signora, una donna con la "testa impicciata" che deve scriversi tutto per potersi ricordare la sua storia, il barbone di colore del supermercato che è costretto a pisciare per strada, non perché non abbia dignità, ma perché non ha altro posto in cui farlo. E ancora, il facchino che con una mano sostiene la volta celeste -che scientificamente non è provato, ma slitta sempre più in basso- e con l'altra tiene distanti i crumiri.
E sono proprio loro, gli emarginati, che ci danno una lezione di umanità; si perché la donna con la testa impicciata, il cieco e una vecchia sono scesi per salvare la vita ad un barbone, dato che "solo chi vive dove finisce il mondo, può comprendere dove comincia il mare".
Celestini è certo irriverente, gioca d'azzardo -forse anche troppo- umanizzando Dio, è veloce nella narrazione ma contemporaneamente incisivo. Con sarcasmo e amarezza ci presenta una realtà crudele e soffocante, ma non ci toglie la speranza. La speranza che nel momento del bisogno ci sia ancora qualcuno che ha in serbo un po' di misericordia, perché se si è distanti quando si è agiati, si è vicini nel dolore.
E Laika chi è? è un cane randagio qualunque, si perché solo un cane di strada poteva a sopravvivere alla missione spaziale Sputnik del '57, e fu quella la volta in cui "l'essere vivente più vicino a Dio, fu un cane".

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