Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  Indice generale   

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Teatro

Intervista a Renato Sarti: il teatro che si fa popolare per tramandare valori e proporre speranze nuove...
recensione di Alessandro Rizzo

Libri a fumetti

Tra l'incudine e l'inferno: Il Sergente Rock secondo Kubert e Azzarello...
recensione di Andrea Cantucci

Cinema

Million Dollar Baby
di Federica Bosco

Tra l'incudine e l'inferno
Il Sergente Rock secondo Kubert e Azzarello

recensione di Andrea Cantucci


L'ultimo romanzo a fumetti pubblicato in Italia con i disegni di Joe Kubert, ha per protagonista il personaggio a cui è stato legato più a lungo il suo nome, almeno negli Stati Uniti. Ormai è diventata consuetudine abituale per la DC Comics, e in particolare per l'etichetta Vertigo, riproporre nuove versioni degli eroi del passato, aggiornandoli con un taglio più adulto e moderno, sia dal punto di vista grafico che da quello narrativo. Ora è il turno del Sergente Rock, e non poteva esserci un autore più adatto a disegnarlo di colui che ne ha realizzato le avventure più classiche e che ne ha diretto la collana per anni.

Quando Joe Kubert lo disegnava su testi di Robert Kanigher, tra gli anni '50 e '60, era già un fumetto di guerra abbastanza innovativo, per quei tempi. La Seconda Guerra Mondiale non vi veniva più mostrata come un'allegra occasione per distruggere torvi e perversi nemici, come accadeva nelle storie di Capitan America, o degli altri eroi propagandistici degli anni '40. Dopo gli orrori di Hiroshima e Nagasaki, non era più possibile negare che uccidere altri uomini ed essere uccisi è sempre e comunque un lavoro sporco, da qualunque parte lo si guardi, o in qualunque modo si tenti di giustificarlo.
La maggiore crudezza con cui rappresentavano la guerra non impediva però agli autori di sottolineare gli atti di coraggio dei protagonisti, un "eroismo" consumato in mezzo al sangue, al sudore e alla polvere, senza nessuna gloria o ricompensa. I personaggi vedevano continuamente la morte in faccia e non era sicuro che tutti arrivassero vivi alla fine di ogni storia. Gli "eroi" erano persone che avrebbero preferito di gran lunga non essere lì, ma che essendo in ballo cercavano di riportare a casa la pelle.
Naturalmente i principali candidati a morire erano le reclute, che si aggiungevano di volta in volta in ogni episodio, visto che i personaggi fissi dovevano poter riapparire negli albi successivi, per quanto malconci e acciaccati. Questa scorza più coriacea si poteva senz'altro giustificare con la maggiore esperienza, ma neanche i veterani si comportavano come se andassero a un picnic, e nulla vietava che ogni tanto ne morisse qualcuno tra quelli meno importanti.
Ognuno aveva un nomignolo (a parte Rock, che aveva già un cognome fatto su misura), e un soprannome veniva affibbiato regolarmente ad ogni nuovo arrivato.

Nel nuovo volume, lo scrittore Brian Azzarello riprende tutte queste caratteristiche, ma sviluppa la storia in modo da rendere i personaggi ancora più umani, complessi e credibili di quanto già non apparissero in origine, descrivendo oltre al fragore delle battaglie, anche i lunghi momenti di quiete in cui i soldati parlano tra loro e si soffermano a pensare a ciò che li aspetta, alla situazione in cui si trovano e alla possibilità di morire da un momento all'altro.
Anche i più caratteristici membri della compagnia Easy (il massiccio Bulldozer, il giovane Ice Cream, il barbuto Wildman e il cecchino pellerossa Little Sure Shot), non appaiono più come un granitico gruppo di soldati sempre e comunque uniti nella buona e nella cattiva sorte, che al massimo si prendono in giro in tono scherzoso, ma come persone vere con tutti i loro difetti, i loro scheletri negli armadi, i sospetti reciproci quando qualcosa non va per il verso giusto, degli esseri umani insomma, che devono combattere anche i loro fantasmi e risentimenti personali e non solo contro il nemico. Neanche il duro sergente Rock è esente da qualche errore, dalla necessità di doversi scusare alla fine della storia per aver contribuito a seminare zizzania tra i suoi uomini.
Ma i più umani sono i novellini, i rimpiazzi che, come nelle vecchie storie, si aggiungono al nucleo della compagnia. Questi sono rappresentati, anche fisicamente, come persone del tutto normali che si ritrovano catapultate in un inferno. Potrebbero essere i nostri vicini di casa, o delle persone che incontriamo per strada, solo che hanno una divisa addosso e devono lottare per la propria vita. Naturalmente alcuni non torneranno a casa interi e altri non ci torneranno per niente.

Kubert si cala perfettamente nell'atmosfera della storia, e sviluppa da par suo tutte le indicazioni dello sceneggiatore, caratterizzando ancora di più che in passato i volti e le espressioni dei personaggi.
La prima differenza che salta agli occhi, rispetto alla vecchia serie, è però di carattere tecnico. Sono sparite completamente le didascalie, tipiche degli anni '50, che caratterizzavano lo stile di Kanigher. L'intera storia è narrata con un linguaggio cinematografico, usando montaggi serrati ed efficaci, che rendono perfettamente chiaro il procedere dell'azione. Se la si paragona a un film, si tratterebbe però di un film senza rumori, perché mancano del tutto anche gli effetti sonori. Niente più RATATATATAT, WHRAM, o BLAAANG. Qualunque suono che non sia il parlare dei personaggi è lasciato all'immaginazione dei lettori, che possono scegliere con quale ritmo, ed eventuale colonna sonora, leggere le sequenze mute degli scontri. I lampi delle armi e delle esplosioni non lasciano comunque nessun dubbio sui tempi e sulla natura dei rumori che squarciano l'aria.

Il racconto si svolge durante la battaglia della foresta di Hurtgen, nella Germania del 1944 appena invasa dagli alleati. Eppure le marce dei soldati tra gli alberi, le buche come trincee, il nemico che non si vede finché non ci si va a sbattere contro, rendono il tutto abbastanza simile al Vietnam. Come ha dichiarato Kubert in un'intervista, non è tanto una storia su quella particolare battaglia, quanto sugli esseri umani che combattono in guerra, in qualunque guerra, e su come agiscono sotto quelle terribili condizioni di tensione.
Agli orrori dei combattimenti si mescola però anche una trama poliziesca, quando nella confusione di uno scontro, tre prigionieri tedeschi vengono misteriosamente assassinati. Può sembrare ridicolo che nel bel mezzo di un vero e proprio carnaio, Rock si preoccupi di indagare per scoprire il colpevole, visto che, nel corso delle guerre, non si contano i crimini che sono stati fatti passare sotto silenzio, o liquidati come "incidenti" e dimenticati, ma la sua determinazione è in sintonia con la psicologia del personaggio (una "roccia" appunto, che non accetta compromessi con la propria coscienza, neanche se le vittime sono ufficiali nemici). Quella che invece appare davvero un po' troppo forzata, è la complicata spiegazione che lo sceneggiatore imbastisce in extremis per spiegare i motivi del delitto, ma naturalmente non possiamo anticiparne la soluzione per non essere maledetti nei secoli dagli appassionati di gialli. Comunque è quasi da manuale il montaggio della sequenza finale, in cui tre elementi si alternano e si sovrappongono: il dialogo risolutivo tra Rock e il colpevole, lo scontro tra i suoi uomini e un carro armato tedesco, e una voce che canta un'aria d'opera (sì, avete capito bene).

Alla fine, in tutta questa storia di assassinii e di battaglie, quello che risalta di più è il dubbio che assale anche il perfetto e disciplinato soldato Bulldozer: "Uccidere non è un omicidio se si sta combattendo una guerra. Non può esserlo... vero?"
Ma una risposta che lo rassicuri su questo punto non arriva.


Titolo Sgt. Rock: Tra l'Incudine e l'Inferno
Autori testi di Brian Azzarello, disegni e colori di Joe Kubert
Editore Magic Press
Formato 144 pagine a colori
Rilegatura brossurata con bandelle
Prezzo 11,50 euro

Questa recensione è stata pubblicata originariamente sul sito di critica fumettistica Comics Code, nel dicembre 2004.


Altri articoli su JOE KUBERT in Internet


Speciale Joe Kubert articoli in italiano (di Andrea Cantucci) sulle opere e la tecnica di Joe Kubert - sul sito Comics Code

Fax da Sarajevo di Joe Kubert recensione in italiano del romanzo a fumetti Fax from Sarajevo - sul sito Lo Spazio Bianco

Il Texone di Kubert recensione italiana dello Speciale Tex: Il Cavaliere Solitario - su Ultrazine

Joe Kubert on Sgt. Rock intervista in inglese sul romanzo a fumetti Tra l'Incudine e l'Inferno - su Silver Bulletins

Interview Joe Kubert intervista in francese - su Heroes.chez 

Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati