|
Tra l'incudine e l'inferno
Il Sergente Rock secondo Kubert e Azzarello
L'ultimo
romanzo a fumetti pubblicato in Italia con i disegni di Joe
Kubert, ha per protagonista il personaggio a cui è stato legato
più a lungo il suo nome, almeno negli Stati Uniti. Ormai è
diventata consuetudine abituale per la DC Comics, e in
particolare per l'etichetta Vertigo, riproporre nuove versioni
degli eroi del passato, aggiornandoli con un taglio più adulto e
moderno, sia dal punto di vista grafico che da quello narrativo.
Ora è il turno del Sergente Rock, e non poteva esserci un autore
più adatto a disegnarlo di colui che ne ha realizzato le
avventure più classiche e che ne ha diretto la collana per anni.
Quando Joe Kubert lo disegnava su testi di Robert Kanigher, tra
gli anni '50 e '60, era già un fumetto di guerra abbastanza
innovativo, per quei tempi. La Seconda Guerra Mondiale non vi
veniva più mostrata come un'allegra occasione per distruggere
torvi e perversi nemici, come accadeva nelle storie di Capitan
America, o degli altri eroi propagandistici degli anni '40. Dopo
gli orrori di Hiroshima e Nagasaki, non era più possibile negare
che uccidere altri uomini ed essere uccisi è sempre e comunque
un lavoro sporco, da qualunque parte lo si guardi, o in
qualunque modo si tenti di giustificarlo.
La maggiore crudezza con cui rappresentavano la guerra non
impediva però agli autori di sottolineare gli atti di coraggio
dei protagonisti, un "eroismo" consumato in mezzo al sangue, al
sudore e alla polvere, senza nessuna gloria o ricompensa. I
personaggi vedevano continuamente la morte in faccia e non era
sicuro che tutti arrivassero vivi alla fine di ogni storia. Gli
"eroi" erano persone che avrebbero preferito di gran lunga non
essere lì, ma che essendo in ballo cercavano di riportare a casa
la pelle.
Naturalmente i principali candidati a morire erano le reclute,
che si aggiungevano di volta in volta in ogni episodio, visto
che i personaggi fissi dovevano poter riapparire negli albi
successivi, per quanto malconci e acciaccati. Questa scorza più
coriacea si poteva senz'altro giustificare con la maggiore
esperienza, ma neanche i veterani si comportavano come se
andassero a un picnic, e nulla vietava che ogni tanto ne morisse
qualcuno tra quelli meno importanti.
Ognuno aveva un nomignolo (a parte Rock, che aveva già un
cognome fatto su misura), e un soprannome veniva affibbiato
regolarmente ad ogni nuovo arrivato.
Nel
nuovo volume, lo scrittore Brian Azzarello riprende tutte queste
caratteristiche, ma sviluppa la storia in modo da rendere i
personaggi ancora più umani, complessi e credibili di quanto già
non apparissero in origine, descrivendo oltre al fragore delle
battaglie, anche i lunghi momenti di quiete in cui i soldati
parlano tra loro e si soffermano a pensare a ciò che li aspetta,
alla situazione in cui si trovano e alla possibilità di morire
da un momento all'altro.
Anche i più caratteristici membri della compagnia Easy (il
massiccio Bulldozer, il giovane Ice Cream, il barbuto Wildman e
il cecchino pellerossa Little Sure Shot), non appaiono più come
un granitico gruppo di soldati sempre e comunque uniti nella
buona e nella cattiva sorte, che al massimo si prendono in giro
in tono scherzoso, ma come persone vere con tutti i loro
difetti, i loro scheletri negli armadi, i sospetti reciproci
quando qualcosa non va per il verso giusto, degli esseri umani
insomma, che devono combattere anche i loro fantasmi e
risentimenti personali e non solo contro il nemico. Neanche il
duro sergente Rock è esente da qualche errore, dalla necessità
di doversi scusare alla fine della storia per aver contribuito a
seminare zizzania tra i suoi uomini.
Ma i più umani sono i novellini, i rimpiazzi che, come nelle
vecchie storie, si aggiungono al nucleo della compagnia. Questi
sono rappresentati, anche fisicamente, come persone del tutto
normali che si ritrovano catapultate in un inferno. Potrebbero
essere i nostri vicini di casa, o delle persone che incontriamo
per strada, solo che hanno una divisa addosso e devono lottare
per la propria vita. Naturalmente alcuni non torneranno a casa
interi e altri non ci torneranno per niente.
Kubert
si cala perfettamente nell'atmosfera della storia, e sviluppa da
par suo tutte le indicazioni dello sceneggiatore,
caratterizzando ancora di più che in passato i volti e le
espressioni dei personaggi.
La prima differenza che salta agli occhi, rispetto alla vecchia
serie, è però di carattere tecnico. Sono sparite completamente
le didascalie, tipiche degli anni '50, che caratterizzavano lo
stile di Kanigher. L'intera storia è narrata con un linguaggio
cinematografico, usando montaggi serrati ed efficaci, che
rendono perfettamente chiaro il procedere dell'azione. Se la si
paragona a un film, si tratterebbe però di un film senza rumori,
perché mancano del tutto anche gli effetti sonori. Niente più
RATATATATAT, WHRAM, o BLAAANG. Qualunque suono che non sia il
parlare dei personaggi è lasciato all'immaginazione dei lettori,
che possono scegliere con quale ritmo, ed eventuale colonna
sonora, leggere le sequenze mute degli scontri. I lampi delle
armi e delle esplosioni non lasciano comunque nessun dubbio sui
tempi e sulla natura dei rumori che squarciano l'aria.
Il racconto si svolge durante la battaglia della foresta di
Hurtgen, nella Germania del 1944 appena invasa dagli alleati.
Eppure le marce dei soldati tra gli alberi, le buche come
trincee, il nemico che non si vede finché non ci si va a
sbattere contro, rendono il tutto abbastanza simile al Vietnam.
Come ha dichiarato Kubert in un'intervista, non è tanto una
storia su quella particolare battaglia, quanto sugli esseri
umani che combattono in guerra, in qualunque guerra, e su come
agiscono sotto quelle terribili condizioni di tensione.
Agli orrori dei combattimenti si mescola però anche una trama
poliziesca, quando nella confusione di uno scontro, tre
prigionieri tedeschi vengono misteriosamente assassinati. Può
sembrare ridicolo che nel bel mezzo di un vero e proprio
carnaio, Rock si preoccupi di indagare per scoprire il
colpevole, visto che, nel corso delle guerre, non si contano i
crimini che sono stati fatti passare sotto silenzio, o liquidati
come "incidenti" e dimenticati, ma la sua determinazione è in
sintonia con la psicologia del personaggio (una "roccia"
appunto, che non accetta compromessi con la propria coscienza,
neanche se le vittime sono ufficiali nemici). Quella che invece
appare davvero un po' troppo forzata, è la complicata
spiegazione che lo sceneggiatore imbastisce in extremis per
spiegare i motivi del delitto, ma naturalmente non possiamo
anticiparne la soluzione per non essere maledetti nei secoli
dagli appassionati di gialli. Comunque è quasi da manuale il
montaggio della sequenza finale, in cui tre elementi si
alternano e si sovrappongono: il dialogo risolutivo tra Rock e
il colpevole, lo scontro tra i suoi uomini e un carro armato
tedesco, e una voce che canta un'aria d'opera (sì, avete capito
bene).
Alla fine, in tutta questa storia di assassinii e di battaglie,
quello che risalta di più è il dubbio che assale anche il
perfetto e disciplinato soldato Bulldozer: "Uccidere non è un
omicidio se si sta combattendo una guerra. Non può esserlo...
vero?"
Ma una risposta che lo rassicuri su questo punto non arriva.
Titolo Sgt. Rock: Tra l'Incudine e l'Inferno
Autori testi di Brian Azzarello, disegni e colori di Joe Kubert
Editore Magic Press
Formato 144 pagine a colori
Rilegatura brossurata con bandelle
Prezzo 11,50 euro
Questa recensione è stata pubblicata originariamente sul sito
di critica fumettistica Comics Code, nel dicembre 2004.
Altri articoli su JOE KUBERT in Internet
Speciale Joe Kubert articoli in italiano (di Andrea
Cantucci) sulle opere e la tecnica di Joe Kubert - sul sito
Comics Code
Fax da Sarajevo di Joe Kubert recensione in italiano del
romanzo a fumetti Fax from Sarajevo - sul sito Lo Spazio Bianco
Il Texone di Kubert recensione italiana dello Speciale Tex:
Il Cavaliere Solitario - su Ultrazine
Joe Kubert on Sgt. Rock intervista in inglese sul romanzo a
fumetti Tra l'Incudine e l'Inferno - su Silver Bulletins
Interview Joe Kubert intervista in francese - su Heroes.chez |
|
|