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I mostri del reale:
tre invasioni dal mondo dei libri
Nell'animo umano esistono spazi, abissi, dimensioni insondabili,
da cui a volte emergono delle immagini da incubo, spesso spettri
distorti di inquietudini e oppressioni vissute nel mondo reale,
o forse visioni precise di certi mostri che si insinuano non
visti nei pensieri e nelle consuetudini delle masse,
premonizioni di pericoli futuri o ripetizioni di terrori
passati. Ci sono scrittori che hanno esplorato questi abissi,
che ne hanno mostrato i contenuti, che hanno dato forma ai
timori che strisciano dentro e fuori della mente umana.
Quando Herbert George Wells descriveva raggi di calore che
distruggono dall'alto intere città, non avrebbe forse immaginato
che mostri interiori ancora più crudeli e determinati dei suoi
alieni, avrebbero presto creato i mezzi per seminare distruzioni
ben più efficaci e definitive. I perversi intelletti ameboidi di
cui parlava, dovevano però essere già attivi in coloro che
preparavano all'umanità un secolo di guerre mondiali e di stragi
di massa, e in qualche modo l'autore doveva averlo avvertito.
Quando William Hope Hodgson scriveva di mostri che escono da un
misterioso abisso senza fondo, forse non conosceva ancora le
teorie appena formulate da Freud sulle oscure pulsioni sepolte
nell'inconscio, e difficilmente avrebbe potuto prevedere quelle
sulle immagini archetipe, elaborate successivamente da Jung. In
qualche modo però, sembra che il suo personale abisso interiore
le conoscesse già, o forse aveva avuto modo di intravederle
nelle tendenze brutali di altre persone.
Quando Howard Philips Lovecraft raccontava di divinità
primordiali che vogliono ristabilire il proprio dominio sulla
Terra, forse non sapeva che nell'antica Mesopotamia non c'erano
solo dèi della guerra e della distruzione, come facevano
supporre gli studi archeologici diffusi in quel periodo, e
scelse per una delle sue mostruose entità il nome del generoso e
saggio dio pesce Dagon. Ma ulteriori ricerche avrebbero indicato
come anche il "benevolo" dio di gran parte delle religioni
attuali, derivi proprio da alcune tra le più violente e spietate
di quelle divinità, che periodicamente sembrano davvero tornare,
sotto altri nomi, ad influenzare le menti degli uomini, e di
sicuro imperversavano nella sua.
Queste tre razze di "mostri" (che forse sono una sola) abitano
ora le pagine di tre libri a fumetti di ottimo livello, ispirati
rispettivamente alle opere di ognuno degli autori citati.
Il romanzo La guerra dei mondi, di Wells, era già stato adattato
a fumetti da Naunerle Farr e Alex Nino nel 1974, per la collana
Classic Illustrated della Pendulum Press. L'anno precedente era
iniziata anche una serie dal titolo War of the Worlds,
pubblicata dalla Marvel e realizzata da vari autori (tra cui
spiccano i testi di Don Mc Gregor e i disegni di Paul Craig
Russell), in cui i marziani erano tornati ad invadere la Terra
del 2000, combattuti dal guerriero Killraven.
L'attuale adattamento si distacca però sia dalla versione fedele
dei Classic Illustrated, che da quella proiettata nel futuro
della Marvel, anche perché è inserito nel progetto più ampio di
una serie particolarmente originale.
Gli Straordinari Gentlemen e la guerra dei mondi
1898, un meteorite invade i cieli e i marziani invadono da quel
momento la letteratura fantastica. Quando Wells pubblicò La
guerra dei mondi, la maggior parte della fantascienza consisteva
in viaggi celesti a bordo di mezzi improvvisati, avventure sotto
il mare e sotto la terra, o tutt'al più satire morali con
qualche creatura extraterrestre che discute di filosofia e
religione. Da allora in poi tutto sarebbe stato diverso, il
realismo di Verne si sarebbe unito ai più arditi voli della
fantasia, e ai più tenebrosi abissi dell'orrore.
Nel secondo ciclo de La lega degli straordinari gentlemen, di
Alan Moore e Kevin O'Neill, la signora Mina Murray,
l'esploratore Allan Quatermain, il capitano Nemo, il dottor
Jekyll e l'invisibile Griffin sono coinvolti nella prima
invasione aliena della letteratura, proseguendo in quel geniale
miscuglio di avventura vittoriana e grottesco moderno, intessuto
dagli autori con i più vari personaggi di fine ottocento. Moore
rispetta fedelmente la trama del romanzo, ma al tempo stesso la
rinnova radicalmente, mostrando gli eventi da altri punti di
vista. Nel romanzo, il lettore era messo al corrente dalla voce
narrante di un solo protagonista, qui invece l'azione segue le
mosse di vari personaggi, mostrando come ognuno reagisce alla
situazione. E non vediamo solo cosa accade sulla Terra, ma anche
gli eventi su Marte, perché anche lì vivono dei personaggi
abbastanza noti agli appassionati di pulps, come John Carter e
Gullivar Jones, e riunendo i popoli marziani apparsi in quei
romanzi in un'unica narrazione, Moore imbastisce una trama che
spiega perché le creature ameboidi di Wells siano fuggite da
Marte per invadere il nostro pianeta. Copre insomma con elementi
ripresi da altre storie i buchi lasciati dall'autore nel romanzo
originale. Da parte sua, O'Neill rispetta alla perfezione le
descrizioni di Wells, con i famosi "tripodi" (i mezzi semoventi
dei marziani), che sono rappresentati correttamente come una
sorta di armature su trampoli fornite di "pistole" a raggi, al
posto dei "dischi volanti", o dei "ragni metallici", apparsi a
volte al cinema o in illustrazioni varie.
E' interessante notare come il capitano Nemo, appartenente alla
fantascienza realistica di Verne si senta impotente di fronte a
queste creature sorte dalla fantasia molto più sfrenata del
collega Wells. È appunto il mondo di Wells che qui la fa da
padrone, con ben tre dei suoi romanzi che si integrano a
vicenda: l'invasione che costituisce la trama principale, il
subdolo uomo invisibile che sente qualche affinità con gli
alieni (forse perché è figlio dello stesso autore), e un altro
scienziato specializzato in mostruosità che rende più coerente
la conclusione della storia, senza che la "versione ufficiale"
del romanzo cambi di una virgola.
In tutto questo i "Gentlemen" si sentono piuttosto limitati nel
loro amor proprio e nel loro ruolo di protagonisti, ridotti come
sono a svolgere quasi funzioni da fattorini, o tutt'al più a
ritardare l'avanzata nemica per far guadagnare minuti preziosi a
chi può davvero vincere la battaglia. Alla fine ne usciranno
letteralmente decimati, anzi quasi del tutto annullati come
gruppo, e viene da chiedersi da chi saranno sostituiti i caduti,
se gli autori proseguiranno con un terzo ciclo. Ma anche
l'atmosfera un po' triste del finale, richiama in fondo quella
agrodolce del romanzo, che si conclude con le seguenti parole
della voce narrante: "Più strano di tutto è poter tenere ancora
la mano di mia moglie, e pensare che io l'ho considerata, e lei
mi ha considerato, tra i morti." Che sia l'inizio di una nuova
vita?
La lega degli straordinari gentlemen (vol. II)
Testi: Alan Moore. Disegni: Kevin O'Neill
228 pagine - Euro 17,00 - Editore: Magic Press
Visioni dall'abisso
1908, un mondo oscuro e minaccioso si affaccia nel ritrovamento
di un manoscritto immaginario, e le "fantasie" delle profondità
interiori invadono definitivamente l'opera letteraria dell'ex
marinaio William Hope Hodgson. Dopo aver raccontato di
terrificanti creature che sorgono dalle profondità marine, nel
romanzo La casa sull'abisso la fonte delle sue inquietudini si
sposta in un più generico precipizio, sulla cui soglia si
staglia la casa (o forse la mente) dell'anonimo protagonista del
racconto. È lui che narra gli eventi in prima persona, nel
diario ritrovato da due escursionisti. Racconta di come, nei
dintorni della sua solitaria dimora, gli appaiono feroci
creature suine, che minacciano lui e la sorella, ma anche
visioni di grandezza cosmica, di altri mondi e altre dimensioni,
che seppure impressionanti, non sono necessariamente spaventose,
e ad ogni nuovo salto nello spazio e nel tempo sembrano
promettere di avvicinarci finalmente alla comprensione dei
misteri che popolano le nostre realtà.
Simon Revelstroke e Richard Corben, due veterani del fumetto
americano, formatisi a partire dall'underground degli anni '70,
hanno ripreso questo romanzo per ricavarne una versione a
fumetti non del tutto fedele all'originale, ma che si mantiene
fedelissima al suo spirito visionario. Alcune modifiche sono
anche comprensibili, dovendo passare da un mezzo verbale ed
introspettivo ad uno visivo ed immediato. Gli autori hanno
aumentato ed accentuato le scene d'azione, fin dal ritrovamento
del manoscritto, che ora si svolge (anch'esso in flashback) dopo
una rissa e un inseguimento. Il protagonista acquista un nome,
Byron Gault, e invece del vecchio descritto nel romanzo diventa
un giovane aitante, fin dall'inizio assillato da sogni
misteriosi e difficilmente distinguibili dalla realtà.
Naturalmente non mancano i mostri dal grugno suino che vengono
su dall'abisso, ma tutto si svolge in modo più frenetico e
violento, tra tentativi di stupro, accessi di follia e rischi di
incesto. Vengono a mancare invece le parti del romanzo un po'
più consolatorie, i momenti di speranza, i voli tra le stelle,
l'abbraccio del proprio amore sulla riva del "mare del tempo". E
si capisce perché. Si trattava in gran parte di cose ardue da
rappresentare e si sarebbe rischiato di compromettere il
realismo delle immagini (è inquietante però che l'orrore sia più
credibile della poesia). Restano comunque alcune visioni finali,
col tempo che avanza rapidissimo fino alla "fine del mondo",
attraverso ere inenarrabili, e la timorosa attesa di qualcosa di
oscuro e minaccioso, un finale la cui forza evocativa può essere
paragonata solo a quello di 2001: Odissea nello spazio di
Kubrick, ma che nel fumetto non è più un finale definitivo. Dopo
la lettura del diario, i due giovani dovranno a loro volta
vedersela con altri mostri, sia inumani che umani, e nell'ultimo
"sogno" prima della fine, la loro storia si riunirà a quella di
Gault.
La casa sull'abisso
Testo originale di William Hope Hodgson
Testo: Simon Revelstroke - disegni: Richard Corben
96 pagine - Euro 8,50 - Editore: Magic Press
Il mito di Lovecraft
Negli anni '20 del '900, un nome difficilmente pronunciabile,
che suona come Cthulhu, cominciò ad essere sussurrato su alcune
riviste pulp americane. Era l'avanguardia di un'invasione,
un'invasione di antiche divinità dimenticate, forse provenienti
da tempi remotissimi, o forse solo dagli incubi di uno scrittore
di nome Howard Phillips Lovecraft. Se il suo stile narrativo,
quasi giornalistico, risentiva chiaramente dell'influenza di
Edgar Allan Poe, le principali fonti d'ispirazione delle sue
tematiche andavano piuttosto cercate nei racconti di William
Hodgson, tra mostri degli abissi e insondabili terrori
interiori.
Anche in passato, episodi del ciclo di Cthulhu hanno ispirato
fumetti, in particolare le geniali astrazioni visive di Alberto
Breccia. Ora è suo figlio, Enrique Breccia, che raccoglie la
sfida di rendere visibili le misteriose creature di Lovecraft, e
questa volta la storia non si ispira solo ai racconti, ma alla
sua stessa vita.
In origine Hans Rodionoff, collaboratore di registi come John
Carpenter e Clive Barker, aveva scritto una sceneggiatura
cinematografica, che per qualche motivo non è stata (per ora)
realizzata. Lo scrittore e disegnatore di fumetti Keith Giffen
l'ha però adattata per poter essere riprodotta efficacemente su
carta, ed Enrique Breccia, attraverso le sue raffinate e
grottesche illustrazioni, l'ha resa un insieme di spettacolari
visioni pittoriche e avventura pura, che non fa rimpiangere
nessun tipo di effetto speciale. Lo stile dei disegni cambia
continuamente, dalle scene di quello che per comodità (e nostra
sanità mentale) chiameremo mondo onirico, a quelle ambientate
nella realtà abituale. Nel primo dei colori vividi stesi con
grande forza pittorica si sovrappongono attraverso varie
tecniche miste, mentre nella seconda i toni sono più smorzati e
controllati, ma certe inquietudini e ambiguità rimangono, sotto
l'accuratezza con cui sono tratteggiati i volti dei personaggi.
I primi incubi sono quelli del padre del giovane Howard, ed è
difficile dire se vede cose mostruose perché è impazzito, o se è
impazzito per averle viste, ciò che è certo è che entrambi i
genitori di Lovecraft morirono davvero in manicomio, a vent'anni
di distanza l'uno dall'altro. L'operazione di Rodonoff consiste
appunto nel prendere gli elementi della vita reale dello
scrittore ed interpretarli in base agli orrori descritti nei
racconti, visti come versioni romanzate di esperienze vissute (o
sognate) da Lovecraft stesso. Qui è lo scrittore che veglia, fin
dall'infanzia, affinché i mostri non possano superare la soglia
e invadere il nostro mondo, è lui a custodire (e nutrire) il
terribile Necronomicon, il libro maledetto dell'arabo pazzo
Abdul Alhazred, è lui che grazie al libro può penetrare nel
terrificante paese di Arkham e impedire che si estenda al
nostro, è lui l'alter ego del viaggiatore onirico Randolph
Carter, che nel lungo racconto intitolato Kadath, superava
terribili prove per raggiungere la meravigliosa Città del
Tramonto. Dopo aver verificato come tutti gli elementi
combacino, e come il ruolo di guardiano spieghi certe manie ed
eventi della vita di Lovecraft, viene da chiedersi se, in un
certo senso, le cose non siano andate davvero così, se in
qualche oscuro e irraggiungibile luogo quelle visioni non siano
state reali, e se gli dèi della follia non siano effettivamente
sulla soglia, pronti ad inghiottire il nostro mondo in ogni
momento, a meno ché non ci sforziamo di essere dei buoni
guardiani. In Kadath, una figura misteriosa dà un semplice
consiglio: "...devi soltanto ritornare ai pensieri e alle
visioni della tua ardente fanciullezza".
Lovecraft
sceneggiatura originale di Hans Rodionoff
adattamento di Keith Giffen - disegni: Enrique Breccia
144 pagine - Euro 11,50 - Editore: Magic Press
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