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Teatro

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Libri a fumetti

I mostri del reale: tre invasioni dal mondo dei libri
recensione di Andrea Cantucci

Cinema

Spanglish
di Federica Bosco

I mostri del reale:
tre invasioni dal mondo dei libri

di Andrea Cantucci


Nell'animo umano esistono spazi, abissi, dimensioni insondabili, da cui a volte emergono delle immagini da incubo, spesso spettri distorti di inquietudini e oppressioni vissute nel mondo reale, o forse visioni precise di certi mostri che si insinuano non visti nei pensieri e nelle consuetudini delle masse, premonizioni di pericoli futuri o ripetizioni di terrori passati. Ci sono scrittori che hanno esplorato questi abissi, che ne hanno mostrato i contenuti, che hanno dato forma ai timori che strisciano dentro e fuori della mente umana.
Quando Herbert George Wells descriveva raggi di calore che distruggono dall'alto intere città, non avrebbe forse immaginato che mostri interiori ancora più crudeli e determinati dei suoi alieni, avrebbero presto creato i mezzi per seminare distruzioni ben più efficaci e definitive. I perversi intelletti ameboidi di cui parlava, dovevano però essere già attivi in coloro che preparavano all'umanità un secolo di guerre mondiali e di stragi di massa, e in qualche modo l'autore doveva averlo avvertito.
Quando William Hope Hodgson scriveva di mostri che escono da un misterioso abisso senza fondo, forse non conosceva ancora le teorie appena formulate da Freud sulle oscure pulsioni sepolte nell'inconscio, e difficilmente avrebbe potuto prevedere quelle sulle immagini archetipe, elaborate successivamente da Jung. In qualche modo però, sembra che il suo personale abisso interiore le conoscesse già, o forse aveva avuto modo di intravederle nelle tendenze brutali di altre persone.
Quando Howard Philips Lovecraft raccontava di divinità primordiali che vogliono ristabilire il proprio dominio sulla Terra, forse non sapeva che nell'antica Mesopotamia non c'erano solo dèi della guerra e della distruzione, come facevano supporre gli studi archeologici diffusi in quel periodo, e scelse per una delle sue mostruose entità il nome del generoso e saggio dio pesce Dagon. Ma ulteriori ricerche avrebbero indicato come anche il "benevolo" dio di gran parte delle religioni attuali, derivi proprio da alcune tra le più violente e spietate di quelle divinità, che periodicamente sembrano davvero tornare, sotto altri nomi, ad influenzare le menti degli uomini, e di sicuro imperversavano nella sua.
Queste tre razze di "mostri" (che forse sono una sola) abitano ora le pagine di tre libri a fumetti di ottimo livello, ispirati rispettivamente alle opere di ognuno degli autori citati.
Il romanzo La guerra dei mondi, di Wells, era già stato adattato a fumetti da Naunerle Farr e Alex Nino nel 1974, per la collana Classic Illustrated della Pendulum Press. L'anno precedente era iniziata anche una serie dal titolo War of the Worlds, pubblicata dalla Marvel e realizzata da vari autori (tra cui spiccano i testi di Don Mc Gregor e i disegni di Paul Craig Russell), in cui i marziani erano tornati ad invadere la Terra del 2000, combattuti dal guerriero Killraven.
L'attuale adattamento si distacca però sia dalla versione fedele dei Classic Illustrated, che da quella proiettata nel futuro della Marvel, anche perché è inserito nel progetto più ampio di una serie particolarmente originale.


Gli Straordinari Gentlemen e la guerra dei mondi

1898, un meteorite invade i cieli e i marziani invadono da quel momento la letteratura fantastica. Quando Wells pubblicò La guerra dei mondi, la maggior parte della fantascienza consisteva in viaggi celesti a bordo di mezzi improvvisati, avventure sotto il mare e sotto la terra, o tutt'al più satire morali con qualche creatura extraterrestre che discute di filosofia e religione. Da allora in poi tutto sarebbe stato diverso, il realismo di Verne si sarebbe unito ai più arditi voli della fantasia, e ai più tenebrosi abissi dell'orrore.
Nel secondo ciclo de La lega degli straordinari gentlemen, di Alan Moore e Kevin O'Neill, la signora Mina Murray, l'esploratore Allan Quatermain, il capitano Nemo, il dottor Jekyll e l'invisibile Griffin sono coinvolti nella prima invasione aliena della letteratura, proseguendo in quel geniale miscuglio di avventura vittoriana e grottesco moderno, intessuto dagli autori con i più vari personaggi di fine ottocento. Moore rispetta fedelmente la trama del romanzo, ma al tempo stesso la rinnova radicalmente, mostrando gli eventi da altri punti di vista. Nel romanzo, il lettore era messo al corrente dalla voce narrante di un solo protagonista, qui invece l'azione segue le mosse di vari personaggi, mostrando come ognuno reagisce alla situazione. E non vediamo solo cosa accade sulla Terra, ma anche gli eventi su Marte, perché anche lì vivono dei personaggi abbastanza noti agli appassionati di pulps, come John Carter e Gullivar Jones, e riunendo i popoli marziani apparsi in quei romanzi in un'unica narrazione, Moore imbastisce una trama che spiega perché le creature ameboidi di Wells siano fuggite da Marte per invadere il nostro pianeta. Copre insomma con elementi ripresi da altre storie i buchi lasciati dall'autore nel romanzo originale. Da parte sua, O'Neill rispetta alla perfezione le descrizioni di Wells, con i famosi "tripodi" (i mezzi semoventi dei marziani), che sono rappresentati correttamente come una sorta di armature su trampoli fornite di "pistole" a raggi, al posto dei "dischi volanti", o dei "ragni metallici", apparsi a volte al cinema o in illustrazioni varie.
E' interessante notare come il capitano Nemo, appartenente alla fantascienza realistica di Verne si senta impotente di fronte a queste creature sorte dalla fantasia molto più sfrenata del collega Wells. È appunto il mondo di Wells che qui la fa da padrone, con ben tre dei suoi romanzi che si integrano a vicenda: l'invasione che costituisce la trama principale, il subdolo uomo invisibile che sente qualche affinità con gli alieni (forse perché è figlio dello stesso autore), e un altro scienziato specializzato in mostruosità che rende più coerente la conclusione della storia, senza che la "versione ufficiale" del romanzo cambi di una virgola.
In tutto questo i "Gentlemen" si sentono piuttosto limitati nel loro amor proprio e nel loro ruolo di protagonisti, ridotti come sono a svolgere quasi funzioni da fattorini, o tutt'al più a ritardare l'avanzata nemica per far guadagnare minuti preziosi a chi può davvero vincere la battaglia. Alla fine ne usciranno letteralmente decimati, anzi quasi del tutto annullati come gruppo, e viene da chiedersi da chi saranno sostituiti i caduti, se gli autori proseguiranno con un terzo ciclo. Ma anche l'atmosfera un po' triste del finale, richiama in fondo quella agrodolce del romanzo, che si conclude con le seguenti parole della voce narrante: "Più strano di tutto è poter tenere ancora la mano di mia moglie, e pensare che io l'ho considerata, e lei mi ha considerato, tra i morti." Che sia l'inizio di una nuova vita?

La lega degli straordinari gentlemen (vol. II)
Testi: Alan Moore. Disegni: Kevin O'Neill
228 pagine - Euro 17,00 - Editore: Magic Press


Visioni dall'abisso

1908, un mondo oscuro e minaccioso si affaccia nel ritrovamento di un manoscritto immaginario, e le "fantasie" delle profondità interiori invadono definitivamente l'opera letteraria dell'ex marinaio William Hope Hodgson. Dopo aver raccontato di terrificanti creature che sorgono dalle profondità marine, nel romanzo La casa sull'abisso la fonte delle sue inquietudini si sposta in un più generico precipizio, sulla cui soglia si staglia la casa (o forse la mente) dell'anonimo protagonista del racconto. È lui che narra gli eventi in prima persona, nel diario ritrovato da due escursionisti. Racconta di come, nei dintorni della sua solitaria dimora, gli appaiono feroci creature suine, che minacciano lui e la sorella, ma anche visioni di grandezza cosmica, di altri mondi e altre dimensioni, che seppure impressionanti, non sono necessariamente spaventose, e ad ogni nuovo salto nello spazio e nel tempo sembrano promettere di avvicinarci finalmente alla comprensione dei misteri che popolano le nostre realtà.
Simon Revelstroke e Richard Corben, due veterani del fumetto americano, formatisi a partire dall'underground degli anni '70, hanno ripreso questo romanzo per ricavarne una versione a fumetti non del tutto fedele all'originale, ma che si mantiene fedelissima al suo spirito visionario. Alcune modifiche sono anche comprensibili, dovendo passare da un mezzo verbale ed introspettivo ad uno visivo ed immediato. Gli autori hanno aumentato ed accentuato le scene d'azione, fin dal ritrovamento del manoscritto, che ora si svolge (anch'esso in flashback) dopo una rissa e un inseguimento. Il protagonista acquista un nome, Byron Gault, e invece del vecchio descritto nel romanzo diventa un giovane aitante, fin dall'inizio assillato da sogni misteriosi e difficilmente distinguibili dalla realtà. Naturalmente non mancano i mostri dal grugno suino che vengono su dall'abisso, ma tutto si svolge in modo più frenetico e violento, tra tentativi di stupro, accessi di follia e rischi di incesto. Vengono a mancare invece le parti del romanzo un po' più consolatorie, i momenti di speranza, i voli tra le stelle, l'abbraccio del proprio amore sulla riva del "mare del tempo". E si capisce perché. Si trattava in gran parte di cose ardue da rappresentare e si sarebbe rischiato di compromettere il realismo delle immagini (è inquietante però che l'orrore sia più credibile della poesia). Restano comunque alcune visioni finali, col tempo che avanza rapidissimo fino alla "fine del mondo", attraverso ere inenarrabili, e la timorosa attesa di qualcosa di oscuro e minaccioso, un finale la cui forza evocativa può essere paragonata solo a quello di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, ma che nel fumetto non è più un finale definitivo. Dopo la lettura del diario, i due giovani dovranno a loro volta vedersela con altri mostri, sia inumani che umani, e nell'ultimo "sogno" prima della fine, la loro storia si riunirà a quella di Gault.

La casa sull'abisso
Testo originale di William Hope Hodgson
Testo: Simon Revelstroke - disegni: Richard Corben
96 pagine - Euro 8,50 - Editore: Magic Press


Il mito di Lovecraft

Negli anni '20 del '900, un nome difficilmente pronunciabile, che suona come Cthulhu, cominciò ad essere sussurrato su alcune riviste pulp americane. Era l'avanguardia di un'invasione, un'invasione di antiche divinità dimenticate, forse provenienti da tempi remotissimi, o forse solo dagli incubi di uno scrittore di nome Howard Phillips Lovecraft. Se il suo stile narrativo, quasi giornalistico, risentiva chiaramente dell'influenza di Edgar Allan Poe, le principali fonti d'ispirazione delle sue tematiche andavano piuttosto cercate nei racconti di William Hodgson, tra mostri degli abissi e insondabili terrori interiori.
Anche in passato, episodi del ciclo di Cthulhu hanno ispirato fumetti, in particolare le geniali astrazioni visive di Alberto Breccia. Ora è suo figlio, Enrique Breccia, che raccoglie la sfida di rendere visibili le misteriose creature di Lovecraft, e questa volta la storia non si ispira solo ai racconti, ma alla sua stessa vita.
In origine Hans Rodionoff, collaboratore di registi come John Carpenter e Clive Barker, aveva scritto una sceneggiatura cinematografica, che per qualche motivo non è stata (per ora) realizzata. Lo scrittore e disegnatore di fumetti Keith Giffen l'ha però adattata per poter essere riprodotta efficacemente su carta, ed Enrique Breccia, attraverso le sue raffinate e grottesche illustrazioni, l'ha resa un insieme di spettacolari visioni pittoriche e avventura pura, che non fa rimpiangere nessun tipo di effetto speciale. Lo stile dei disegni cambia continuamente, dalle scene di quello che per comodità (e nostra sanità mentale) chiameremo mondo onirico, a quelle ambientate nella realtà abituale. Nel primo dei colori vividi stesi con grande forza pittorica si sovrappongono attraverso varie tecniche miste, mentre nella seconda i toni sono più smorzati e controllati, ma certe inquietudini e ambiguità rimangono, sotto l'accuratezza con cui sono tratteggiati i volti dei personaggi.
I primi incubi sono quelli del padre del giovane Howard, ed è difficile dire se vede cose mostruose perché è impazzito, o se è impazzito per averle viste, ciò che è certo è che entrambi i genitori di Lovecraft morirono davvero in manicomio, a vent'anni di distanza l'uno dall'altro. L'operazione di Rodonoff consiste appunto nel prendere gli elementi della vita reale dello scrittore ed interpretarli in base agli orrori descritti nei racconti, visti come versioni romanzate di esperienze vissute (o sognate) da Lovecraft stesso. Qui è lo scrittore che veglia, fin dall'infanzia, affinché i mostri non possano superare la soglia e invadere il nostro mondo, è lui a custodire (e nutrire) il terribile Necronomicon, il libro maledetto dell'arabo pazzo Abdul Alhazred, è lui che grazie al libro può penetrare nel terrificante paese di Arkham e impedire che si estenda al nostro, è lui l'alter ego del viaggiatore onirico Randolph Carter, che nel lungo racconto intitolato Kadath, superava terribili prove per raggiungere la meravigliosa Città del Tramonto. Dopo aver verificato come tutti gli elementi combacino, e come il ruolo di guardiano spieghi certe manie ed eventi della vita di Lovecraft, viene da chiedersi se, in un certo senso, le cose non siano andate davvero così, se in qualche oscuro e irraggiungibile luogo quelle visioni non siano state reali, e se gli dèi della follia non siano effettivamente sulla soglia, pronti ad inghiottire il nostro mondo in ogni momento, a meno ché non ci sforziamo di essere dei buoni guardiani. In Kadath, una figura misteriosa dà un semplice consiglio: "...devi soltanto ritornare ai pensieri e alle visioni della tua ardente fanciullezza".

Lovecraft
sceneggiatura originale di Hans Rodionoff
adattamento di Keith Giffen - disegni: Enrique Breccia
144 pagine - Euro 11,50 - Editore: Magic Press

Articolo tratto da
http://www.comicscode.net/approfondimenti/horror/mostri/index.htm

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