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"Come prima": intervista a Mirko
Locatelli, regista
"Come prima?" quale è il significato del titolo?
Quando avvengono grandi cambiamenti nella vita di una
persona si crea, come dire, una separazione, uno spartiacque tra
un prima e un dopo. Se il cambiamento impone un passaggio da uno
stato di ordine apparente ad uno di caos, allora difficilmente
si potrà ristabilire l'ordine iniziale. Se un bicchiere cade a
terra e si frantuma, possiamo decidere di buttarlo, riciclarne
il vetro oppure incollarlo e riutilizzarlo per lo scopo per cui
era nato, ovvero bere; oppure, una volta incollato, attribuirgli
una nuova funzione, ad esempio quella di portamatite; in tutti i
casi non sarà mai lo stesso bicchiere di prima.
Potresti riassumere in poche righe la sinossi del film?
Il film racconta la storia di Andrea, un ragazzo di 17 anni
che, in seguito ad un incidente in motorino, si ritrova a dover
reinterpretare la sua vita in una condizione diversa, da
tetraplegico. Cogliamo il personaggio dal suo ritorno a casa
dopo la riabilitazione, nel momento in cui deve affrontare la
quotidianità, i rapporti con la famiglia, gli amici e la
fidanzata. Particolarmente sofferto è il rapporto con il padre,
separato, che tenta il riavvicinamento con il figlio dopo
l'evento drammatico che lo ha coinvolto.
Quale messaggio sociale vuoi esprimere tramite il
lungometraggio?
Vorrei che le persone non pensino ai disabili come
"poverini", sfortunati, deboli; certo un handicap fisico può
essere limitante, ma il valore di una persona, o il "grado di
felicità" non si misura su quei limiti che spesso anzi sono
dovuti a carenze indipendenti dai disabili stessi (le barriere
architettoniche ad esempio). Una persona, qualunque sia la
propria condizione fisica, ha un valore unico, per i suoi
sentimenti, le sua passioni, i suoi difetti; so che può essere
considerato un concetto scontato, banale, ma mi rendo conto
invece che non lo è affatto, neppure per i disabili stessi;
molti vedono una soluzione ai propri problemi possibile solo con
la scomparsa della loro disabilità, e dimenticano di coltivare i
propri interessi, di crescere, di realizzarsi così come sono.
Finora il pubblico che reazione ha avuto nelle varie
occasioni in cui "Come prima" è stato proiettato?
Il pubblico si pone delle domande, soprattutto
sull'intreccio e sugli stati d'animo dei personaggi, vuole
capire ad esempio il motivo di certi comportamenti; questo è per
me un traguardo importante, se un film suscita curiosità e
genera necessità di approfondimento, è un film che svolge
appieno la sua funzione di cinema responsabile, con un messaggio
preciso e gli occhi aperti sulla società che è chiamato a
descrivere.
Quale è il tipo di rapporto che si instaura tra Andrea, il
protagonista, e il resto della società, a partire dalla famiglia
e dal fratello, Matteo?
I rapporti umani stanno alla base di questa storia: quando
abbiamo iniziato a scriverla, io, Giuditta Tarantelli e Luciano
Sartirana, abbiamo fatto subito una considerazione: "dobbiamo
evitare il distacco dalla normalità".
Se ci fossimo soffermati troppo su Andrea come personaggio
disabile protagonista ed eroe positivo, non avremmo fatto altro
che aumentare questo distacco. Durante tutto il processo di
scrittura non abbiamo mai dimenticato che i disabili prima che
disabili sono persone, con i sentimenti e le vicende comuni a
tutti gli individui. Pertanto il personaggio di Andrea non è
divenuto speciale, bensì un adolescente, meraviglioso come
tutti, alle prese con un fratello servile e premuroso, una madre
pressoché assente ed un padre che faticosamente cerca di
ricoprire un ruolo che ha perso ormai da tempo. Il film si
"reggerebbe in piedi" anche se lo "svantaggio" e la "diversità"
di Andrea fossero di qualsiasi altra natura, in questo senso
dico che siamo riusciti ad evitare il distacco dalla normalità.
Si può definire "Come prima" lungometraggio introspettivo a
livello psicologico?
Sulla psicologia dei personaggi abbiamo lavorato moltissimo,
prendendo a volte spunto da storie di persone realmente vissute,
quindi sì.
Dove avete avuto occasione di presentare "Come prima"?
Grazie all'iniziativa "Come prima in tour" il film è stato
visto in molte città italiane: Milano, Torino, Como, Mantova,
Genova, Lecce e poi in piccoli centri nelle province di Sondrio,
Brescia, Padova, Pisa, Grosseto, Bari, tutte proiezioni
organizzate da associazioni, circoli Arci, cineforum estivi,
feste dell'Unità.
Il film ha poi ricevuto alcuni premi ai festival di cinema:
vincitore del Premio Paesaggi Umani al Filmmaker Festival 2004,
del Premio Miglior Corto al Corto Concorso Massimo Troisi di
Pieve Emanuele (MI) e della Menzione della Giuria ad Anteprima
Bellaria Film Festival.
La crisi del cinema nostrano: un ripetitivo canone ormai
trasbordante nel commerciale o nella fiction verisimile.
Esistono, secondo te, dei canali innovativi e delle possibilità
di investire su tali canali per proposte alternative
cinematografiche, nonostante la presenza di un asfittico
monopolio del settore distributivo italiano?
Il compito del cinema italiano, con tutta la sua eredità
neorealista, dovrebbe a mio avviso essere quello di descrivere
la realtà che lo circonda, anche in chiave comica, perché no;
con questo voglio dire che non escludo alcun genere
cinematografico, non dico che un film comico vale meno di un
film drammatico, ma nel nostro Paese si spreca molta energia in
un cinema che ha perso la sua funzione sociale, antropologica, e
che strizza l'occhio al sensazionalismo del cinema
d'oltreoceano.
Un film è un'espressione artistica troppo elaborata e costosa
per potersi concedere sprechi di energia, si tratta di una vera
e propria questione morale: con il budget impiegato per
realizzare l'inutile trilogia de "Il signore degli anelli", 310
milioni di dollari escludendo le spese di promozione, si
sarebbero potuti realizzare un centinaio di film utili e di
qualità. Alcuni esempi nostrani degli ultimi anni: 'Vento di
terra' di Vincenzo Marra, 'L'isola' di Costanza Quatriglio, 'Mi
piace lavorare' di Francesca Comencini, 'Preferisco il rumore
del mare' di Mimmo Calopresti, 'Le chiavi di casa' di Gianni
Amelio.
Hai altri progetti nel cassetto per prossime opere?
Un documentario sulle differenze: ragazze e ragazzi "normodotati"
si sottopongono ad un casting e rispondono liberamente a varie
domande senza sapere che quel casting sarà parte del
documentario stesso. La stessa cosa avviene con giovani para e
tetraplegici, alle prese con gli stessi problemi, interessi,
gioie e dolori, ma da una posizione diversa. Risultato: un
confronto a distanza, sull'essere disabile, sui temi della vita,
sul futuro, e un incontro tra persone uguali, sebbene uniche. Ho
terminato le riprese il luglio scorso, il film (questa volta un
documentario) sarà pronto a novembre e sarà presentato a Milano,
allo Spazio Oberdan nell'ambito del Filmmaker Festival 2005,
poiché vincitore del Premio Paesaggi Umani (com'è accaduto a
Come prima nel 2004).
Il tema centrale è la disabilità: il lungometraggio può
definirsi film propedeutico, rivolto a tutti noi, per
considerare sotto un'altra ottica, rispetto al consueto
approccio assistenzialista e commiserativo, la questione?
Credo che un film possa essere uno strumento educativo molto
valido, poiché può rendere visibile e comprensibile a tutti una
storia di vita anche molto lontana dalla quotidianità della
maggior parte delle persone che lo guardano. Se è vero che si ha
paura di quello che non si conosce, rendere pubbliche storie
realistiche può solo contribuire all'avvicinamento di culture,
abitudini e mondi diversi. Certo è che dipende anche molto dal
filtro che viene dato alla storia dallo sceneggiatore e dal
regista.
"Come prima" viene utilizzato già da qualche mese nelle scuole
superiori come strumento didattico alternativo, per aprire il
dialogo con gli studenti e i docenti sui temi della diversità,
dell'accettazione di sé e degli altri e del confronto
genitori-figli.
Il film è stato incluso nel circuito "Arrivano i film" promosso
dalla Regione Lombardia e può essere richiesto dai docenti di
tutto il Paese direttamente via Internet. Oltre alla proiezione
del film è possibile invitare gli autori e i giovani attori per
un dibattito-confronto con gli studenti. |
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