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Memoria
Primo numero a tema di Segreti di
Pulcinella: una scommessa.
La limitazione del tema non ha però
scoraggiato i nostri scrittori e poeti, che si
sono dimostrati anche stavolta all’altezza...
di
Massimo Acciai
Progetto Emmaus
Il romanzo thriller di Marco Bazzato,
autore de Il Campo del Vasaio (Mt. 27,7), è
ordinabile tramite Segreti di Pulcinella...
la redazione
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Primo numero a tema di Segreti di Pulcinella:
una scommessa.
La limitazione del tema non ha però scoraggiato i nostri
scrittori e poeti, che si sono dimostrati anche stavolta
all’altezza. D’altra parte il tema era molto ampio ed ha
permesso di intenderlo nei modi più vari: dalla memoria come
conservazione ossessiva (calviniana potremo dire) del mondo alle
proprie memorie personali, dal senso psicologico a quello
storico, dal testo “ricostruito a memoria” alla perdita della
memoria (nel duplice senso di memoria umana e memoria
informatica) e chi più ne ha più ne metta. Chi ha detto poi che
un racconto sulla memoria debba per forza essere scritto al
tempo passato? Paolo Ragni ha sorpreso tutti con i suoi sette
racconti (dedicati ciascuno ad un giorno della settimana), che
pure parlano di memoria, ma scritti tutti al futuro!
Non ho avuto dubbi sul fatto che il tema avrebbe stimolato gli
autori: ci piace raccontare i nostri ricordi, ci piace
raccontarci. La memoria ha moltissimo a che fare con la
scrittura, anche se non si identifica sempre con essa. La
fiction ad esempio è l’arte di raccontare “bugie interessanti”.
Ma se non esistesse la sospensione dell’incredulità? Sarebbe
impossibile fare fiction, se tutte le storie dovessero essere
vere (o verosimili). La letteratura consisterebbe esclusivamente
di autobiografia e storia (o Storia). Come reagirebbe, leggendo
Le mille e una notte, un lettore privo della sospensione
dell’incredulità? Penserebbe che l’autore è pazzo, è un
imbroglione o un primitivo ingenuo. Sarebbe una letteratura
molto più povera. Sarebbe un mondo del tutto diverso,
impensabile.
E forse non si dovrebbero scrivere le proprie memorie da
giovani; si tende a sopravvalutare le proprie esperienze. Non si
dovrebbero scrivere le proprie memorie nella maturà; si tende a
dimenticare e a deformare i fatti. Non si dovrebbero scrivere le
proprie memorie in vecchiaia; si potrebbe provare nostalgia per
la vita. Si dovrebbero scrivere le proprie memorie?
Voglio riproporre un mio vecchio testo, intitolato appunto
“Memorie di un quadrumane evoluto”:
Marco Polo racconta di una curiosa usanza dei tartari: i
genitori di un bambino morto, nel giorno in cui il figlio
avrebbe compiuto l’età per sposarsi, vanno alla ricerca di
un’altra famiglia che ha perso una figlia bambina e combinano un
matrimonio tra morti. Vengono fabbricate immagini di carta che
vengono poi bruciate; il fumo che si disperde nel cielo giungerà
fino all’aldilà, dove le due anime saranno marito e moglie. Alla
fine della cerimonia le due famiglie hanno stabilito un rapporto
di parentela, come se i loro figli fossero vivi. Ciò mi aveva
colpito e mi sono domandato spesso perché. C’è qualcosa che
ricorda la mia vita passata? L’aldilà… il mondo delle idee.
L’amore. Un’idea che c’entra poco col sesso, col corpo fisico.
Finalmente le due cose sono separate in me, ora che vago in
questa nuova dimensione ultraterrena. Quand’ero laggiù tutto mi
appariva confuso caotico frammentario. Doloroso. Lei era stata
la mia maestra del dolore. Lei, con le sue mani piccole e
sapienti, con i suoi occhi grandi, enormi, con il suo respiro
sul mio collo. Ora vedo che, naufrago, da un’isola deserta avrei
idealizzato di più e sofferto di meno, mentre là in mezzo a voi
– fatti di carne, e sangue ed endorfine – avrei dovuto forse
fare il contrario. Idealizzare di meno. Nel mio volo di fantasia
le regole del gioco sono mutate. Il limite, quello è l’inghippo.
Perché c’è un limite buono e un limite pessimo. Ciò che non so e
voglio conoscere è un limite buono. La battigia di un’isola
deserta, per il prigioniero è un limite pessimo. Volontà, ecco
la parola magica. La volontà è determinante. Ma non basta. Ci
vuole anche fantasia, che è spesso consequenziale, e vento sulla
faccia. Così adesso sono qui davanti a voi, con la barba lunga,
la camicia fuori dai pantaloni, i jeans scoloriti e le scarpe da
ginnastica consumate dal molto camminare. Non ho nulla in tasca,
oltre un pacchetto di fazzoletti di carta e le chiavi di casa. È
importante avere sempre con se le chiavi di casa, l’ho imparato
presto. Più importante è avere le chiavi della vita, quelle che
tendiamo spesso a dimenticare sul comodino la sera prima.
Conosco talvolta la risposta, ma non posso comunicarla. Non
esistono parole adatte e le approssimazioni sono fuorvianti. Il
mondo delle idee ha un vocabolario milioni di volte più ampio di
tutte le enciclopedie, ma non sono parole scritte o parlate.
Qualcuno ci ha detto che esiste la meta ma non la strada per
raggiungerla. Dipende. La meta è nel mondo delle idee? L’avete
già raggiunta. La realtà ci ha deluso tutti. Ci hanno insegnato
ad essere infelici, ma forse non l’hanno fatto di proposito.
Anch’essi sono infelici perché quegli schemi non li hanno creati
loro e ce li impongono con rabbia o con stanchezza. E c’è chi si
chiude in casa col suo cane, chi si porta a letto il mondo, chi
telefona a un amico e chi recita un milione di daimoku in una
sera accanto ad una fiaccola che sa di limone. I cinema e i bar
sono sempre aperti. Bisogna pur far qualcosa per non ascoltare
troppo a lungo le lancette dei secondi: quelle che battono
vicine al cuore. Qua il tempo è ancora più relativo che da voi.
Qua un secondo può essere lungo un miliardo di anni. Qua
l’universo nasce e si contrae in un soffio. Ma forse ci
prendiamo troppo sul serio anche qua, e non riusciamo a
liberarci dal vizio di cadere nell’estremo opposto, che è poi
l’immagine speculare di ciò da cui vogliamo fuggire. Vorremo
convincerci di bastare a noi stessi, di essere completi così
come siamo, ma i conti continuano a non tornare. E lei… dov’è
andata? Era qui, diammine, nella fantasia di un sogno di baci e
carezze. Mi sveglio e chissà dov’è andata. Si è rifugiata nel
mondo delle idee, pensavo, ma adesso sono qui anch’io e ancora
non la trovo. Avranno bruciato laggiù la sua immagine? Sarà
ancora in viaggio il fumo o sarà stato disperso dal niño o
mescolato allo scarico di un jet che va a bombardare il regno
dei tartari del XXI secolo?
Con questo testo saluto i lettori e invito gli autori ad inviare
il materiale per il prossimo numero, online a settembre (ultima
scadenza: 31 agosto 2006). Il nuovo tema sarà: IL
ROMANTICISMO.
Buona scrittura e... buona lettura! |
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