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Libri a fumetti
LA
CITTÀ CHE NON ESISTEVA o Difficoltà di immaginare
un'Utopia
Recensione di
Andrea Cantucci
Gioielli
Teatro
Il
diario di un pazzo sotto l'Olmetto di Milano
di Massimiliano S. Laganà
Cinema
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Il diario di un pazzo sotto l'Olmetto
di Milano
A metà aprile di quest'anno mi sono imbattuto nella Compagnia
dei Fratellini sotto l'Olmetto di Milano: portavano in scena il
Diario di un Pazzo di Gogol , con la regia di Lino Spadaro e con
un unico attore in scena, Dario Cantarelli.
Il Diario di un Pazzo è risultato essere ben più di
un'autobiografia: la narrazione in prima persona trascina
inesorabilmente in un viaggio attraverso la vita di Proposcin,
uno sbiadito impiegatuccio più che quarantenne. La sua è una
vita mediocre di un impiegato dalla personalità altrettanto
mediocre.
Unica nota di colore nella sua routine di temperamatite umano,
la scoperta di un sogno d'Amore irrealizzabile.
Proposcin perderà identità e ragione, passerà dal temperare le
matite del suo capoufficio all'innamorarsi della di lui figlia,
per giungere infine attraverso la schizofrenia, a diventare il
re di Spagna.
Con ironia e comicità, Gogol predice il futuro. Con un tocco di
realismo e di contemporaneità descrive un pezzo di vita che
sembra andare ben oltre il suo tempo ed il suo luogo di
appartenenza, giungendo inalterato sino a noi.
Più trascorre il tempo e più ci si accorge con stupore ed
amarezza che la crudeltà del destino di Popriscin, è
ironicamente ed a tratti, assimilabile a quello di tanti
impiegati di oggi.
Unica differenza tra l'impiegato del secolo scorso e quello
contemporaneo: la precarietà del posto di lavoro.
Dal punto di vista tecnico, Dario Cantarelli trascende il
palcoscenico e sembra quasi mutare di aspetto in base allo stato
psichico del suo personaggio.
La regia di Lino Spadaro è solida e contribuisce a dare al
finale un sapore agrodolce, un misto di amarezza e dolce
irriverenza.
Un incontro, quello con la Compagnia dei Fratellini all'Ombra
dell'Olmetto di Milano, da non dimenticare. |
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