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Libri a fumetti

Da Freud a Little Nemo… e oltre: Viaggio cosciente nei sogni a fumetti
Recensione di Andrea Cantucci

Pittura

Intervista ad Amanda Nebiolo
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Teatro

Spettacolo teatrale con Leandro Amato regia di Marco Alessi prodotto da Luca Ravera
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Fumetti in corso

strisce di Andrea Cantucci

Tra tanta gente
 



Una serata, un ritrovarsi inaspettatamente di nuovo sulla memoria.
Ho deciso di produrre questo spettacolo perchè il Sanremo che visse il dramma di Tenco fu uno dei Sanremo che mio padre produsse.
Mio padre, Gianni Ravera, ne rimase sconvolto pur sapendo quanto l'artista fosse lontano e troppo moderno per il tempo in cui era inserito.
Ho pensato fosse giusto riaffiancare il nome Ravera a quello di Tenco in omaggio ad una storia importante a testimonianza del valore di chi ha lasciato il segno nell'evoluzione della canzone italiana.

Luca Ravera
Info Festival:
http://www.laversilianafestival.it/

"Tra Tanta Gente" è il tentativo di raccontare la storia d'Italia degli anni Sessanta attraverso le canzoni e la poetica di Luigi Tenco, e, viceversa, di leggere Luigi Tenco attraverso il decennio che ha cambiato per sempre il volto del nostro paese.
Mi ha sempre dato fastidio il fatto che Tenco sia ovunque stigmatizzato come il cantante "intimista" per eccellenza, che la sua storia sia assunta ad archetipo di tragedia. Mi hanno sempre urtato le continue speculazioni sulla sua morte e la riduzione di questa ad un misterioso giallo. E' come se, nelle consuete letture di Tenco, il nostro poeta si smarrisse: si dimentica la sua poetica, si dimentica il suo tempo; restano sempre e soltanto le ombre della depressione e del suicidio.
Ho deciso che non mi sarei occupato di niente di tutto questo: al centro del racconto di "Tra Tanta Gente" ci sono le dichiarazioni pubbliche di Tenco, i super 8 delle famiglie italiane, le notizie ansa dal 1959, inizio della sua carriera, al 1967, anno della sua fine. E basta, non altro, nessuno spazio per indagini o polemiche.
Abbiamo cercato di mettere in relazione le sue canzoni con la storia.
Perché questo mi preme dire: Tenco non cantava se stesso, cantava un paese che correva verso una speranza che non si è realizzata.
Sullo schermo, che occuperà l'intero palco della Versiliana, verranno proiettati i super8 dell'Archivio Nazionale del film di famiglia HOME MOVIES. Utilizzeremo la tecnica del live veejaying, in cui l'attore recita e si muove illuminato dalle proiezioni sincronizzate alla musica eseguita dal vivo. Dare musica e immagini ad un passato, per leggere nuovi significati nei nostri ricordi.
Il fulcro dello spettacolo, però, non è sul suicidio, né sui retroscena privati, ma su ciò che il cantante ha voluto comunicare al mondo attraverso le sue dichiarazioni pubbliche e le sue canzoni.
Sono anni in cui in cui la cultura ufficiale inizia a far "dormire coscienze" e in cui la contestazione trasforma l'arte in avanguardia priva di incidenza comunicativa. Sono anni in cui emerge chiaramente la contraddizione interna ai cantautori riguardo al ruolo che essi sognavano per la musica: da una parte ricerca di pura evasione dalla realtà, dall'altra volontà di cambiamento attraverso l'invito alla riflessione e al pensiero.
Una lacerazione che trova nel Tenco pubblico un analista spietato -innanzitutto di se stesso- un poeta che si consuma in una continua ricerca di ricomposizione del conflitto.
E' per questo che la coscienza ideologica di Tenco ed il suo tempo politico trovano un corrispettivo nell'intimismo esistenziale del cantautore, nelle sue canzoni di amore irrisolto e distante. Canzoni che parlano di ineluttabilità del tempo, di impotenza di fronte alla realtà dei sentimenti. Segni di una sconfitta etica e politica da intendere come stimolo alla lotta in un tempo "incancrenito" di benessere. Lotta ad una società e ad un mondo che smette di appartenerci.
Per queste ragioni le canzoni di Tenco sono ancora oggi così forti e dirette. E invitano a vederci davvero per come siamo, senza paura. Un timido intimismo che sa diventare drammatico e aggressivo attraverso la semplicità della parola "quotidiana", per arrivare all'uomo.
Tenco muore nel gennaio del 1967, alla vigilia dell'autunno caldo, di quella "strategia della tensione" che la sua poetica anticipa e che il periodo del boom economico semina e raccoglie al suo epilogo.

Ufficio stampa
Nicola Conticello
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