|
|
Psicologia
Esperanto
Etimologie
|
|
Il primo museo di cui si abbia notizia fu
fondato ad Alessandria d'Egitto attorno al 290 a.C. Si trattava
di una grossa struttura residenziale che ospitava una comunità
di sapienti dediti allo studio delle scienze e delle arti. A
loro disposizione c'erano una sala di lettura, un giardino
botanico ed uno zoologico, un osservatorio astronomico ed una
biblioteca. In questi edifici si conservavano a scopo didattico
oggetti di vario interesse, come strumenti chirurgici e
astronomici, pelli di animali, statue, etc. Il suo fondatore,
Tolomeo I detto Sotere (cioè "salvatore"), padre della dinastia
dei Tolomei, intese chiamare quella struttura Mouseion, cioè
"luogo sacro alle Muse", da cui il nostro museo.
Nella mitologia greca le muse erano le nove figlie di Zeus e di
Mnemosine, dea della memoria, e si credeva che vivessero sul
monte Parnaso. Erano compagne di Apollo e presiedevano a tutte
le arti e le scienze, ispirando poeti, filosofi e musicisti. Per
questo l'espressione greca mousiké téchne esprimeva un concetto
molto simile al nostro "cultura", e i romani la tradussero con
musica arte "arte delle muse". Tuttavia l'uso dei parlanti andò
via via relegando la parola musica al significato odierno più
ristretto di "arte di combinare insieme i suoni".
La musica rappresenta una delle espressioni più alte di ogni
cultura, con implicazioni che spesso vanno oltre il fatto
meramente artistico e di intrattenimento e sfociano nel campo
del sociale ed è, per questo, territorio arduo da delimitare ed
analizzare in profondità. Senza nessuna pretesa di esaustività,
quindi, ci apprestiamo a prendere in esame alcune parole
appartenenti al campo semantico musicale, alla scoperta, come al
solito, di curiosità etimologiche e sorprendenti fatti
linguistici.
Da dove deriva, per esempio, il nome delle sette note? Per
rispondere a questa domanda dobbiamo andare indietro all'anno
1022 d.C., quando il monaco benedettino Guido d'Arezzo (990-1050
ca.), scrive l'Epistola De Ignoto Cantu, nella quale descrive la
pratica ancora oggi usata del solfeggio. In questa epistola, che
segue di pochi anni la famosa teoria musicale intitolata
Micrologus, Guido ricorre alle sillabe ut, re, mi, fa, sol, la,
sa per indicare i diversi gradi della scala diatonica. Le sette
sillabe, che con la loro intonazione formavano una progressione
ascendente, furono ricavate dagli emistichi di un inno in latino
dedicato a San Giovanni e scritto attorno all'anno 750 d.C. da
un altro monaco benedettino, Paolo Diacono (720-799 ca.): "Ut
queant laxis/ Resonare fibris/ Mira gestorum/ Famuli tuorum/
Solve polluti/ Labii reatum/ Sancte Joannes". Fu il musicista
fiorentino Giovanni Battista Doni (1594-1647) a sostituire ut
con do, dalla prima sillaba del suo cognome. Attorno al 1650,
infine, il teorico musicale francese La Maire sostituì sa con il
più funzionale si, dando forma definitiva alla nomenclatura
delle note così come ancora oggi le conosciamo in ambito
neolatino.
Per potere apprezzare e godere al massimo delle sensazioni che
la musica può regalare, non c'è niente di meglio di un bel
concerto. Questa parola, stranamente, presenta un'etimologia
poco "canora". Concerto, infatti, deriva dal verbo latino
concertare, e questo a sua volta da cum e certare "gareggiare"
(che ha dato origine anche a certamen, cioè "gara poetica o
atletica"), e quindi il significato finale è quello di
"gareggiare insieme in bravura".
Per fare musica c'è bisogno di strumenti da suonare. Se ce ne
sono tanti si forma un'orchestra, che può eseguire una sinfonia.
Quest'ultima parola deriva dal greco symphonía, composta da syn
e phoné "voce", e quindi vale "concordanza di suoni". Quello che
non tutti sanno è che la parola symphonía, una volta entrata nei
dialetti dell'Italia centrale, si è storpiata in zampogna, che è
diventato il nome di uno strumento a fiato molto diffuso tra i
pastori degli Appennini e che ci ricorda tanto le nenie del
periodo natalizio.
Un altro strumento che ha un nome particolarmente interessante è
il clavicembalo, composto di clavis "chiave" e cymbalum
"cembalo", strumento a tastiera in cui le corde sono pizzicate
da plettri, usato soprattutto nei secoli XVI e XVII. Il latino
cymbalum, che deriva dal greco kymbalon "tamburello con
sonagli", possedeva anche il diminutivo cymbellum, nome dato
all'uccello che veniva legato a un filo e lasciato svolazzare
per attirare altri uccelli e catturarli con una rete. La parola
cymbellum, attraverso il provenzale cembel "piffero", si evolse
in zimbello, che oggi indica anche la persona oggetto di scherno
e di beffe da parte degli altri.
Dal clavicembalo trae origine anche uno degli strumenti più
famosi e più completi, il pianoforte. Infatti nel 1709 il
liutaio fiorentino Bartolomeo Cristofori inventò uno strumento
musicale a corde percosse da martelletti azionati da una
tastiera, e caratterizzato dal fatto che la forza poteva essere
dosata a piacimento dal musicista. Per questo fu chiamato
clavicembalo col pian e forte.
Un altro strumento musicale molto diffuso e che, probabilmente,
molti dei nostri lettori hanno provato almeno una volta a
strimpellare, è la chitarra, strumento a corde il cui nome non è
altro che l'evoluzione fonetica del greco kíthara (che indicava
più propriamente un altro strumento a corde, la cetra) passando
attraverso l'arabo qitara.
Numerosissimi sono, poi, i generi musicali. Se risalire
all'etimologia di nomi come rock and roll (che in inglese vale
letteralmente "dondola e rotola" riferito, ovviamente, al modo
di ballare questo vivace ritmo) è abbastanza agevole, non può
dirsi lo stesso per jazz, parola che pare non avere alcun
significato particolare. L'etimologia più accreditata dice che
jazz è la deformazione del nome di un musicista americano, tale
Jass Brown, mentre qualcun altro ha scomodato il verbo francese
jaser "vociare". Quanto al blues, genere che personalmente
amiamo molto, il nome deriva dall'espressione idiomatica
americana to feel blue, cioè "sentirsi malinconico, triste". In
effetti i testi blues sono imperniati sulle asprezze della vita
e sulle tribolazioni sentimentali, spesso metafore di una
profonda insoddisfazione esistenziale. Tuttavia i testi della
musica blues convogliano una vasta serie di emozioni, che
comprendono anche il carattere satirico, ironico e umoristico.
Volendo gettare una rapida occhiata al folklore (altra parola
inglese, da folk "popolo" e lore "dottrina") europeo, scopriamo
che walzer, che indica la danza nata in Austria attorno alla
metà del XVIII secolo, deriva dal verbo tedesco walzen, che
oltre a "ballare" significa anche "trebbiare"; e che la
tarantella, spesso creduta erroneamente di origine campana, è in
realtà una danza di origine pugliese nata nel XV secolo e trae
il nome dalla tarantola, ragno al cui morso veniva attribuito
l'insorgere di una voglia irrefrenabile di muoversi
convulsamente. La tarantola (lycosa tarentula), a sua volta,
deve il nome alla città di Taranto, dove pare fosse piuttosto
diffusa.
Non si può, per concludere, dimenticare un verbo molto
importante per la musica. Si tratta del verbo latino canere
"cantare", che ci ha dato l'aggettivo canoro, e che nella sua
forma intensiva cantare ha dato origine a parole come canto,
cantica, canzone, cantante, ma anche il verbo incantare.
Qualcuno ricorderà le famose etimologie a contrariis di Varrone,
tipo: Lucus a non lucendo (cioè, "[il bosco] si chiama lucus
perché non vi penetra la luce"). Dal momento che di un cantante
non bravissimo si dice che "è un cane", parafrasando Varrone
potremo arguire: canis a non canendo (cioè, "si chiama cane
perché non canta").
|
|
|