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Tra le conseguenze dell'entrata in vigore
dell'Euro nel gennaio 2002 ce n'è una che assilla
particolarmente il vostro affezionato etimologista, e cioè che
da allora nomi come lira, marco, peseta designano monete
scomparse e a loro volta sono parole che stanno scomparendo dai
vocabolari collettivi. Ed è un peccato, visto che si tratta di
parole di "conio" antico. E' vero che i soldi (dal latino nummus
soldus, moneta d'oro dell'epoca di Costantino, da cui deriva
anche soldato, cioè pagato con il soldo) sono buoni con
qualsiasi nome, ma noi non siamo economisti: semmai facciamo
economia, cioè tendiamo a conservare, soprattutto se si tratta
di parole.
Ebbene, in principio era la libbra (dal latino libra, cioè peso
di 12 once, ma anche bilancia) che ci ha dato il verbo
equilibrare, e dal suo diminutivo libella i sostantivi livello,
livella e libellula, ma soprattutto ci ha dato la nostra lira,
nome della vecchia unità monetaria italiana, ma anche di altri
stati. Si pensi alla lira maltese, alla lira turca e alla lira
britannica, la sterlina, da sterling, "genuino". Pare che alla
base di sterling ci sia un originario easterling, cioè
"proveniente dall'Est", aggettivo con cui gli inglesi del XII
secolo designavano gli abitanti della Germania, abili nell'arte
del conio. In inglese il nome popolare della sterlina è pound,
che nel suo significato verbale vale "controllare il peso delle
monete", cosa assolutamente normale, visto che dal Medioevo in
poi il valore di una moneta veniva misurato in base al suo peso.
Ciò è ancora più evidente nel nome della moneta di vari stati
sudamericani, il peso, dal verbo latino pesare, che ha come
diminutivo la peseta, l'unità del vecchio conio spagnolo. Su
peseta, tuttavia, esiste un'altra versione che ci rimanda al
catalano medioevale, che utilizzava la parola peceta, diminutivo
di pieça "pezzo", per indicare alcuni tagli di monete. Nel XVIII
secolo la parola entrò nella lingua castigliana con la grafia
attuale peseta. Nel primo decennio del 1800 Giuseppe Bonaparte,
fratello di Napoleone e re di Spagna, ordinò alla zecca di
Barcellona il conio di nuove monete che recavano per la prima
volta impresso il nome peseta. Ciononostante, la peseta divenne
la moneta ufficiale spagnola solo molti anni più tardi.
La parola marco, invece, all'inizio non aveva nulla a che fare
con la moneta tedesca. In antico germanico marka valeva "segno
di confine, delimitazione", parente prossimo del nostro margine,
dal latino margo. Infatti marcare, come tutt'oggi, valeva oltre
a "segnare", anche "delimitare". La stessa etimologia si
riscontra anche nel nome della regione italiana Marche. Le
Marche erano territorio di confine del Sacro Romano Impero, e i
feudi che gli imperatori davano in gestione ai nobili venivano
chiamati marche (da cui marchese). Furono così create la Marca
di Ancona, la Marca di Fano, etc. L'insieme delle marche diede
poi il nome all'intera regione (ed ecco spiegato perché una
singola regione ha un nome plurale…). A partire dal X secolo la
parola marco comincia ad assumere un nuovo significato, e la
"delimitazione territoriale" diventa anche una misura per il
peso, in quanto marca e delimita il peso di una merce di scambio
o, nel nostro caso, di una moneta. Restando in tema, è simpatico
ricordare il grande scrittore americano Samuel Langhorne Clemens
(1835-1910), meglio conosciuto con lo pseudonimo Mark Twain,
letteralmente "marca doppio", ripreso dal gergo dei navigatori
del Mississippi e relativo al rilevamento di profondità del
fiume.
Tutt'altra origine ha invece il rublo, dal verbo russo rubl
"tagliare", dato che in antichità le monete russe erano pezzi
tagliati da una grande barra di argento. Il dollaro deriva il
suo nome dal tedesco Taler, abbreviazione di Joachimsthaler,
nome dell'argento che veniva estratto già dall'inizio del secolo
XVI in Boemia, e con il quale venivano coniate delle monete. Il
fiorino, la moneta coniata per la prima volta a Firenze nel XIII
sec., deriva invece il nome dal latino flos, fiore, perché nel
rovescio aveva raffigurato un giglio, simbolo della repubblica
fiorentina.
Probabilmente questa piccola carrellata di vecchie monete ha
suscitato in qualcuno un minimo di nostalgia. A quanti, invece,
sono rimasti impassibili, vogliamo ricordare che moneta viene
dal verbo latino monere, ammonire, che ha dato origine a molti
derivati come mostrare, mostro (monstrum era un prodigio, un
segnale divino), monito. Tra i tanti nomi con cui era conosciuta
a Roma la dea Giunone, c'era anche Juno Moneta, cioè la
"Ammonitrice", dal fatto di aver avvisato il popolo romano
dell'arrivo dei guerrieri Galli in Campidoglio grazie allo
starnazzare delle oche, a lei consacrate. Proprio in quel luogo
venne eretto un tempio in onore della dea, e accanto ad esso fu
poi costruita la zecca: i pezzi di rame che lì venivano prodotti
furono detti monete.
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