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recensioni
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SMOG SU TELA E GRIGIO DI CITTÀ: La "fumosa" pittura di Alessandro Ricci
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Strisce di Andrea Cantucci

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ASPETTANDO IL SOLE

Aspettando il sole è il primo lungometraggio di Ago Panini regista che proviene dalla pubblicità e dal videoclip.
Siamo in Italia in un qualunque posto negli anni Ottanta, tre balordi si imbattono in un hotel fuori mano e fuori posto: un rifugio ai confini del mondo. Ma questa non è solo la loro storia perché al Bellevue Hotel esistono altri ospiti, respiri o pianti dietro una porta dai numeri consumati, gesti d'amore o di disperazione, voci sussurrate o grida. In ciascuna di queste storie le pareti si annullano e le porte si aprono svelando i destini di tutti gli ospiti: una commedia velata di scuro dai risvolti inaspettati.
Un film ambientato precisamente nel 1982, che rappresenta un punto di non ritorno, quando era ancora possibile perdersi, infatti non esistevano ancora né i telefonini né Internet e la notte la televisione mandava Detour, ma anche le prime televendite che avrebbero invaso tutta la storia successiva del tubo catodico.
I personaggi in questo film non sono macchiette, né impersonificano un'idea precisa, oppure caratterizzano una classe sociale, o un tipo culturale. L'intento del regista è quello di non presentarci degli stereotipi, ma maschere.
Il tema principale del film è "trovare un modo per sopravvivere a se stessi" infatti il titolo evoca l'aspettare un risveglio in un film che avrebbe l'intento di contenere delle piccole rivoluzioni.
Tutti gli attori si sono felicemente sentiti coinvolti nella sceneggiatura, in un lavoro orizzontale tra loro ed il regista e tutti si sono ritrovati ad interpretare un ruolo in antitesi con la propria personalità. Così ci stupisce un Roul Bova rifiutato da una donna che lo fa soffrire come un cane, un Gabriel Garko malvivente disadattato con la "zeppola" e un bravo Rolando Ravello che "fa la spalla di un volpino". Debole, invece, Claudio Santamaria nel banale ruolo del bulletto di periferia.
Al di là della irreprensibile interpretazione di Giuseppe Cederna il film non convince fino in fondo e non mantiene le promesse fatte in quanto le storie non creano un unico macro discorso, secondo l'intento del regista, ma episodi distaccati che non approfondiscono a sufficienza i personaggi.


CIAO TESORO

REGIA: Amedeo Procopio
GENERE:commedia grottesca
PAESE: Italia
DURATA:10'30''
PRODUZIONE:Associazione Cinelife

Ciao tesoro di Amedeo Procopio è una vicenda paradossale segnata da una richiesta alquanto insolita. In un locale notturno con dei loghi misteriosi che ci riportano alla mente simboli infernali e una danzatrice del ventre che gioca ondeggiando con dei veli dorati, due barman funamboli e infine un uomo visibilmente imbarazzato propone a una donna, che segue lo spettacolo in compagnia di un amica/amante, di andare a letto con lui entro un'ora. L'insolita vicenda, ripercorsa attraverso i ricordi del protagonista, avrà risvolti inaspettati.
Amedeo Procopio cineasta milanese al suo nono cortometraggio ci regala uno splendido pezzo di cinema tra realtà, grottesco ed onirico. Dieci minuti di corto ambientati in un Nightclub nel quale la macchina da presa ci conduce con una soggettiva a Quei bravi ragazzi di Scorsese, entrando in una sorta di locale degli inferi, dell'ambiguità e della perdizione con una ballerina che ondeggia a ritmo di musica sensuale e avvolgente e dove i ruoli dei clienti non sono così scontati.
Una storia di omosessualità maschile e femminile e di una scommessa sul filo del rasoio del tempo tra amore e desiderio, percorrendo diversi generi, dal thriller, al film drammatico, al comico grottesco.
Ottima la fotografia dai colori vividi, ben definiti che ci rimandano ai primi film di Roberta Torre ma anche ai videoclip di Michel Gondry. Il protagonista maschile (Andrea Tibaldi) adotta una giusta interpretazione sopra le righe.
Un corto ricco di spunti interessanti da sviluppare per un lungometraggio che sarà distribuito nell'arco del 2009. Da non perdere.


Il soffio dell'anima
L'arte della rinascita

Il soffio dell'anima di Victor Rambaldi, film tratto dall'omonimo romanzo di Valentina Lippi Bruni, ci racconta una storia ambientata a Imola, teatro del dramma di un giovane in dialisi, che lotta per non permettere alla malattia di controllare la sua vita e infrangere i suoi sogni. Dopo un passato difficile dovuto a un precario stato di salute, Alex si butta a capo fitto nello studio delle arti marziali. Da qui nasce un inesorabile sogno di rinascita, infatti il ragazzo inventa una sua arte marziale che chiama "Il soffio dell'anima", ma il suo obbiettivo non è combattere, ma solo sfidare se stesso. L'incontro con Luna, una ragazza che accompagna la madre a dializzare nello stesso ospedale di Alex, è magico e mistico, tra loro s'accende la scintilla dell'amore e da quel momento diventeranno inseparabili.
Nel frattempo nella vita di Alex entra un'altra donna, la cinese Tai Ping, dall'età indefinita, che diventa la sua guida spirituale. La donna, dopo che ha fatto scoprire ad Alex i segreti del viaggio astrale, fa ritrovare a quest'ultimo la serenità e la fiducia nelle proprie capacità e soprattutto la convinzione che la chiave per sconfiggere le proprie paure risiede in se stesso. Un finale inatteso chiude il film.
Il soffio dell'anima è un film drammatico tendente al melodramma stemperato dalla presenza comica di Dario Ballantini che interpreta l'amico e collega di Alex. La pellicola cita chiaramente e liberamente Karate Kid del 1984, ma in realtà, al di là delle buone intenzioni su un film sostenuto da associazioni solidali nei confronti dei malati di reni in dialisi e il libro, a cui si ispira il progetto che è tratto da una storia tragicamente vera, la pellicola risulta eccessivamente melodrammatica e a tratti grottesca. Flavio Montrucchio che interpreta Alex, il protagonista, si rivela, nonostante tutto una sorpresa. La figura più interessante del film è quella dell'orientale Tai Ping interpretata da Yang Yu Lin, che rivela una presenza scenica senza pari, a differenza di personaggi troppo sopra le righe come il "teppistello" Nico interpretato da Raffaello Balzo.
In definitiva questo progetto non è da bocciare del tutto, proprio per le buone intenzioni che lo fanno nascere, incoraggiando le piccole produzioni a rendersi visibili in un mercato sempre più crudele.


KATE WINSLET
Premio Oscar da record

Dopo un decennio di tentativi andati a vuoto e ben 5 nomination, Kate Winslet finalmente è riuscita a vincere il primo Oscar come migliore attrice protagonista per The Reader.
La popolare attrice è conosciuta per avere interpretato una vasta gamma di ruoli diversi nella sua carriera, ma soprattutto per essere stata Rose DeWitt Bukater nel film più visto di tutti i tempi, Titanic (1997).
È stata la più giovane attrice di sempre (all'età di soli 22 anni) ad aver ricevuto due candidature all'Academy Award, e le successive candidature le hanno permesso di mantenere e riconfermare questo record.
Dice di se la Winslet: "Non mi ritengo una persona competitiva. Quando scelgo di fare un film non penso mai a quello che mi succederà dopo. La sera dei Golden Globe non potevo credere che mi avessero premiato due volte. Tremavo, non riuscivo a parlare, insomma ero travolta dalle emozioni".
La sensuale Kate nasce a Reading, nel Berkshire, da una famiglia che vive di cinema e recitazione. I genitori Roger Winslet e Sally Bridges e le sorelle Anna e Beth, sono infatti attori. I nonni Oliver e Linda, dirigevano invece il Reading Repertory Theatre e suo zio Robert Bridges recitava stabilmente sui palcoscenici del West End. Kate ha anche un fratello, Joss, l'unico dei Winslet a non lavorare nel mondo dello spettacolo. A soli sette anni, Kate inizia a frequentare la prestigiosa Redroofs Theatre School di Maidenhead e a undici viene ingaggiata per lo spot dei cereali "Sugar Puffs". Nel 1990 è scritturata nel suo primo lungometraggio: il film tv Shrinks. Dopo aver partecipato ad alcune serie televisive come Dark Season e Casualty, Kate debutta al cinema nella visionaria opera di Peter Jackson, Creature del Cielo. La pellicola del regista neozelandese, famoso per la trilogia del Signore degli anelli, racconta la vicenda di due amanti, Pauline e Juliet che, il 22 giugno 1954, assassinano atrocemente la madre di una di loro. Ai significativi consensi da parte della critica, si aggiungono i primi riconoscimenti come l'ALFS Award, al London Critics Circle Film. Nel 1995 arriva anche una nomination agli Oscar come Migliore Attrice non Protagonista, nel raffinato dramma di Ang Lee, Ragione e Sentimento. L'anno successivo Kate sorprende le platee mondiali con l'ottima performance in Hamlet, diretta da Kenneth Branagh. Ma il successo mondiale arriva con il regista James Cameron che è alle prese con il film che diverrà uno dei cult della storia del cinema: Titanic. Disposta a tutto pur di far parte del cast, l'ambiziosa e talentuosa attrice invia al regista canadese alcune sue foto accompagnate da una rosa rossa e da un messaggio: "Sono la tua Rose". Invaghitosi di tale bellezza e determinazione, Cameron la scrittura subito. Tuttavia, Kate non sarà presente alla premiere del film, perché impegnata nei funerali dell'ex fidanzato Stephen Tredre, scomparso a causa del cancro. Rose, la romantica eroina di Titanic, impone la bellezza e la bravura di Kate a tutto il mondo: nel 1997, le viene assegnata la seconda candidatura agli Academy Awards come Miglior Attrice Protagonista. L'anno seguente gira Ideus Kinky - Un treno per Marrakech. Sul set incontra James Threapleton, con il quale convola a nozze: dalla loro unione nasce la piccola Mia. Superbo terzetto alle soglie nel nuovo millennio quando la Winslet affianca Geoffrey Rush e Joaquin Phoenix nell'intrigante Quills - La penna dello scandalo. Aggiudicatasi un Grammy per aver abilmente cantato in un album per bambini, Kate consegue la nomina agli Oscar come Migliore Attrice non Protagonista nel biografico Iris - Un amore vero. Ottenuto il divorzio da Threapleton, la star sposa il celebre regista Sam Mendes, dal quale avrà un figlio: Joe Alfie. Nel 2004, si cala nel ruolo della stravagante Clementine in Se mi lasci ti cancello, al fianco di Jim Carrey: è la volta della quarta candidatura all'ambita statuetta. Nel 2006, la Winslet è invece la frustrata moglie e madre nel toccante Little Children, che le vale una nuova nomination agli Oscar. Le sue ultime performance sono in L'amore non va in vacanza e in Tutti gli uomini del re, nonché nell'esplosivo musical Romance and Cigarettes, dove interpreta l'esuberante e rossa amante di un eccezionale Gandolfini.


L' OSPITE INATTESO
Alla scoperta dell'Altro da se

Uscito nelle sale italiane il 5 Dicembre 2008, ricoperto di riconoscimenti internazionali, dal Sundance Film Festival, al San Sebastian, dai BAFTA agli Indipendent Spirits Awards, L'ospite inatteso del regista, attore e sceneggiatore Thomas McCarthy al suo secondo lungometraggio dopo l'invisibile e applaudito The Station Agent .
L'ospite inatteso è un film che viaggia felicemente fra il politico- civile ed il personale, merito di una struttura narrativa asciutta, di una scrittura filmica efficace e di una direzione d'attori di ammirevole misura, ma indubbiamente anche di un tema di scottante attualità come la condizione degli immigrati sans papier negli States.
Il professore universitario di economia Walter Vale, rimasto vedovo, che insegna ormai svogliatamente e vive monotonamente in una cittadina del Connecticut, accetta di malavoglia di sostituire un collega a una conferenza a New York, e scopre che il suo appartamento cittadino è occupato da una coppia di migranti, il siriano Tarek che suona il jambè e la senegalese Zainab, artigiana. Dopo l'iniziale sconcerto, inizia una curiosa convivenza fatta di scoperta e conoscenza dell'altro, inteso non solo come straniero ma proprio altro da sé, in una contemporaneità fatta spesso di persone indifferenti dove vige il disinteresse per i sinceri rapporti umani, soprattutto con il diverso.
Tutto ruota attorno alla figura di Richard Jenkins, attore con splendidi precedenti teatrali che il cinema utilizza come caratterista sopraffino conquistando per l'ennesima volta come in Burn After Reading. Jenkins, candidato all'Oscar come Miglior Attore, ricopre il ruolo del perfetto uomo ordinario che cerca di "sopravvivere" e nell'interpretazione, a tratti, ci ricorda il Tony Servillo di Le conseguenze dell'amore. Insomma un uomo che fa economia sulla propria vita, rimanendo legato al passato attraverso uno strumento, il pianoforte, per cui non è portato, con cui vive un rapporto conflittuale, salvo scoprire causalmente di avere un cuore che batte al ritmo di un "libero" tamburo africano. Ma la sua rinascita è agli inizi grazie al diverso che piomba fortunatamente nella sua vita, che già deve lasciare il posto allo sconcerto, di fronte al trionfo dell'ordine e dei suoi burocratici esecutori. Infatti un incontro accidentale con la polizia, in metropolitana determina per Tarek, immigrato irregolare, la reclusione in un centro di permanenza temporanea nel Queens. L'arrivo della madre del ragazzo, Mouna, dalla Siria, rinnova l'impegno e l'affetto di Walter per Tarek ma il suo fermo assume sempre più i connotati della prigionia.
Walter nello sforzo di rasserenare le due donne giù di morale le accompagna sul traghetto di Ellis Island, all'ombra di quella Statua della Libertà simbolo di valori ben lontani dalla ostilità dell' amministrazione Bush.
Un capolavoro delicato nei sentimenti e duro nella denuncia di una politica ingiusta. Nel film si distingue anche Hiam Abbass, splendida ed elegante attrice che interpreta la madre di Tarek appunto e già ammirata ne Il giardino di limoni e La sposa siriana, a dimostrare che il fascino femminile non ha età. Il protagonista attraverso la conoscenza d'un mondo altro da sé riscopre se stesso, tornando ad amare e forse ad interessarsi ai problemi del mondo; emblema di questo è in primis il rapporto con la musica. Tutto questo ambientato nella babele della New York post 11 settembre 2001 dove quest'uomo rinasce proprio quando muoiono le speranze dei nuovi amici e della donna che probabilmente inizia ad amare. Riscopre il senso della vita proprio quando comprende che la sua America, il suo paese, ha perso il senso di tutto. Una storia di sentimenti potenti come le percussioni di Fela Kuti e dei musicisti di strada di New York . Questo film semplice ci dice più di qualsiasi documentario e protesta sull'ultimo decennio bellicista stars and stripes, e l'urlo di Walter, è quello di tutti coloro che si indignano di fronte alle ingiustizie. Film obamiano alla vigilia dell'elezione di Barack Obama questa pellicola ha ottenuto un successo al botteghino straordinario, pur distribuito in poche copie, nella speranza che qualcosa cambierà.


THE MILLIONAIRE
Il riscatto degli ultimi

The Millionaire, tratto dal romanzo di Vikas Swarup Question and answer, è uscito nelle sale in Italia il 16 Gennaio 2009 e ha spopolato nel mondo vincendo il Golden Globe come Miglior Film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura e Migliore colonna sonora. Il regista scozzese Danny Boyle,già autore di 28 Giorni Dopo geniale pellicola in cui l'Apocalisse era immortalata da una camera digitale e di Sunshine, intellettualistica storia fantascientifica, con The Millionaire racconta una favola metropolitana ambientata con insolito tempismo nella Mumbai, stravolta di recente dai noti attentati, tra favola e melò tipico del sud-est asiatico.
Si racconta l'inspiegabile successo del giovane Jamal Malik nel popolare telequiz Chi vuol esser milionario. Inspiegabile perché il ragazzo è uno "slumdog", un figlio dei bassifondi di Mumbai, membro di quella casta di miserabili da cui si può solo migliorare. Orfano ma col fratello maggiore Salim e l'amica del cuore Latika, Jamal vive infanzia e adolescenza tra fughe e rincorse, finché, divenuto Chai-wallah (ragazzo che porta il tè) in un call center, approda casualmente alla trasmissione. Ogni risposta che il ragazzo fornisce al conduttore è la risultante di un collegamento a un episodio della sua vita attraverso giusti flashback già utilizzati dal regista nell'acido e allucinato capolavoro Trainspotting. Osannato dal popolo quale eroico riscatto degli "ultimi", ma ostacolato dallo spietato mondo dello show, Jamal sorprende per la sua integrità dickensiana, infatti gli sta più a cuore il ritrovamento dell'amore di Latika che non la vittoria di 20 milioni di rupie.
The Millionaire, dallo stile narrativo asciutto e dinamico è un film di notevole realizzazione, girato tra l'altro a Dharavi, il più vasto slum dell'India, e interpretato da bambini non-attori presi nel posto.
Jamal è il protagonista di una favola mediatica dal lieto fine assicurato in cui si avverano i desideri dell'uomo indiano comune e di tutti gli uomini, facendo della scalata al "million", efficace metafora della vita di quest'ultimo e della sua rivincita, grazie anche all'uso della telecamera a mano; tecnica che Boyle utilizza con maestria.
L'estetica del film è quella del cinema bollywoodiano e il regista mette in scena l'eroe virtuoso senza dimenticare di mostrare le fratture presenti nella società indiana, prodotte da un sistema nel quale sopravvivono forti disuguaglianze e conflitti religiosi.
Jamal è un ragazzo comune che decide di reagire alla propria condizione di impotenza spalleggiato dal fratello maggiore Salim, personaggio alla Amitabh Bachchan dotato di carisma e potere. Nella Mumbai della loro infanzia i fratelli sviluppano personalità opposte che determineranno destini profondamente diversi. Latika è da protocollo una figura femminile dalle funzioni puramente decorative la cui debolezza esalta la virilità maschile. Film sostenuto dal ritmo e dalle note di Allah Rakha Rahman, uno dei più grandi compositori indiani di soundtracks, il regista usa le canzoni in funzione narrativa, lasciando che la musica si fonda con le immagini in un perfetto connubio tra pop music occidentale e classici del repertorio indiano, con un montaggio esplosivo ed estremamente coinvolgente. Danny Boyle, felice attraversatore di generi ed estetiche, gira un film tra dolly sconfinati e scontri di classe, scene sentimentali, crudeltà brutali e l'indimenticabile scena del tuffo del piccolo Jamal nella latrina più lurida e lirica di tutta l'India, unico modo per raggiungere il suo idolo e metafora della potenza del cinema soprattutto in regioni così difficili del mondo.

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