|
|
Libri a fumetti
Cinema
Pittura
Miti mutanti 3
|
|
SMOG SU TELA E GRIGIO DI CITTÀ
La "fumosa" pittura di Alessandro Ricci
A che pensa dentro di sé un pittore quando completa
le sue opere? Di che si preoccupa veramente? Per
Alessandro Ricci il problema principale sembra
essere uno solo: "L'importante è non respirare il
fissativo", mi dice pedalando accanto a me per le
vie di Scandicci. Se fino ad un anno fa possedeva
ancora un'auto, "ma usata bene" mi assicura, cioè
inquinando il meno possibile, oggi Alessandro, un
vispo quarantenne barbuto dall'aspetto dinoccolato,
si sposta tra Scandicci e Firenze esclusivamente in
bici. Quando spruzza il fissativo sulle sue tele
arriva a proteggersi con occhiali da sub e sciarpa,
forse in modo un po' eccessivo, ma per lui la cosa
più importante è che niente di ciò che butta sui
quadri vada a finire anche nei suoi polmoni, anche
se, nonostante i suoi sforzi, ci finisce comunque,
sia nei suoi che in quelli di tutti noi. Alessandro
infatti dipinge usando lo smog della città di
Firenze, del centro cittadino di un importante
capoluogo italiano, dimostrando così la densità
dell'inquinamento in cui viviamo letteralmente
immersi, quasi senza rendercene conto.
"Io mi son messo a dipingere solo per rappresentare
quest'idea... Ho fatto in tutto una cinquantina di
quadri… Ora la cosa per me potrebbe essere già
esaurita….", è più o meno quanto mi racconta,
parlando così, in modo informale, tra amici di
vecchia data, "Lo smog lo prendo solo dalle
superfici senza pigmenti, dove non ci sono vernici
che si scrostano… dalle pietre più pulite, quelle
che stanno più in alto… anche la cacca dei piccioni
sto attento a non prenderla… quello che uso è tutto
smog autentico, non ci sono mescolati altri tipi di
sporco… sono solo le polveri che si depositano
dall'aria…anche dalle "persiane" di plastica si può
raccogliere un sacco di smog…"
Che i risultati della sua pittura piacciano o meno,
non ci sono molte persone disposte a sobbarcarsi
tanto impegno e attenzione pur di dimostrare
l'esattezza di un concetto paradossale, di quelli
che vengono in mente così, quasi per caso, davanti
ad una delle tante assurdità di un mondo che si
vanta dei suoi progressi "civili" anche quando
risultano controproducenti: "Ma qui c'è tanto smog
che ci si potrebbe dipingere!" Quest'idea in
apparenza stravagante ad Alessandro è venuta e
quindi eccolo con la sua scaletta a girare tra i
monumenti della città del Fiore, piluccando qua e là
i sostanziosi grumi di smog che a nostra insaputa si
trovano un po' ovunque sulle nostre gloriose
antichità, come una moderna ape operosa affamata di
succulenta sporcizia anziché di miele, armato solo
di acqua e cotone per pulire via da pietre e statue
le polveri che le ricoprono. Da questi residui, una
volta stesi sulle tele, sono nati dei grigi paesaggi
cittadini, scorci di strade deserte tratteggiati con
una grafica per lo più abbastanza semplice.
Nonostante ciò, a tratti vi appaiono elementi
sfumati dotati di immediatezza ed espressività,
anche se l'autore, cosciente dei suoi limiti di
pittore un po' improvvisato con un passato di studi
da geometra, insiste nel non ritenersi un "artista".
"Quando parlano di me, sui giornali mettono sempre i
paesaggi più banali… ma il mio quadro che vorrei
fosse pubblicato", mi confida, "è quello in cui ho
cercato di rappresentare tutto ciò che non mi piace
di questa società, quello che è secondo me…" - sulla
tela c'è una fabbrica con molte fitte ciminiere
nere, un mostruoso complesso industriale produttore
di fumo - "Davanti ci ho messo un cartello di
pericolo, sotto devi far scrivere: Il Lavoro
Nobilita l'Uomo!", frase ovviamente ironica.
Tra le macchie di smog appaiono poi anche soggetti
strani e naif, abbozzi apparentemente incuranti di
ogni leggibilità estetica, a volte accompagnati da
scritte fintamente seriose. Il più efficace, che
potrei vantarmi di avergli in parte suggerito, è una
figura stilizzata, presente in un paio dei suoi
quadri, composta dalle fredde formule commerciali
che dominano i pensieri dell'uomo d'affari. In
questi divertissements che giocano con semplici
figure rigide, la bizzarria dell'idea predomina
spesso sulle esigenze della forma, ma nel caso
suddetto le due cose combaciano perfettamente.
D'altra parte, un certo eccesso di intellettualismo,
a scapito della cura formale e tecnica, caratterizza
tanta presunta arte di oggi, accanto alla quale
anche le opere più approssimative di questo "non
artista" scandiccese non sfigurerebbero poi tanto.
Oltre alle forme più o meno figurative, Alessandro
Ricci si è cimentato anche con creazioni
completamente astratte, tutto sommato le più
interessanti, con i loro caotici grovigli di linee
tondeggianti o spigolose, in pratica dei fitti
"scarabocchi" di smog in cui la forma è davvero
tutt'uno col concetto provocatorio che l'autore
vorrebbe esprimere (Guardate! Questa è la roba che
respiriamo!) e che potrebbero anche evocare
indirettamente l'ormai incontrollato proliferare di
condotti industriali e tubi di scappamento che ci
avvelenano, le volute di fumo dei gas nocivi che ci
circondano anche quando non li vediamo, i dedali
delle strade cittadine in cui scorre freneticamente
l'inquinamento, l'incessante ammassarsi delle case e
delle cose che ne traboccano, i tanti oggetti più o
meno inutili che si accumulano, diventando quasi
subito rifiuti e divorando sempre di più lo spazio
vitale delle persone, come prodotti di apparati
digerenti impazziti che da "beni" diventano dei
"mali".
"Io sono contrario alla produzione… sono contro il
fare…", è infatti la posizione di Alessandro in
merito, "Perché bisogna sempre fare qualcosa a
questo mondo?... a che serve accumulare tante
cose?... tanto tutto è impermanente… A me non piace
il collezionismo, io più mi libero delle mie cose e
più sono contento… La musica è molto meglio della
pittura, perché alla fine non resta nulla… Quello
che vorrei sarebbe allestire come mostra una stanza
vuota, senza niente dentro… anzi, d'ora in poi non
vorrei mettere neanche più il fissativo sui miei
quadri, tanto prima o poi svaniranno comunque; ce lo
può mettere chi li compra, se vuol lottare contro l'impermanenza…"
A conferma del suo disinteresse verso un'eccessiva
valorizzazione di sé e di ciò che fa, questo
intransigente ma simpatico nichilista non dà in
genere titoli ai suoi quadri e per lo più non li
firma neanche, ma scrive sempre sul retro dove e
quando ha raccolto lo smog con cui ognuno è stato
realizzato, perché è solo questa la cosa importante.
Nelle sue intenzioni, l'immagine non conta, tutto
ciò che conta è l'idea che c'è dietro e le sue cose
servono solo in quanto mezzi per comunicare quell'idea.
Alla fine, nella mostra Smog Painting & Altro,
esposta lo scorso Marzo al Ginger Zone di Scandicci,
si sono potuti ammirare degli strati più o meno
densi di smog fissati su una dozzina di tele di
varie grandezze, in modo provvisoriamente
permanente, a rappresentare l'idea di Alessandro. Le
opere erano le ultime, quelle più astratte, ed erano
tali le somiglianze e le differenze tra le varie
tele, da apparire come variazioni su un unico tema,
che accostate insieme sembravano interagire in
qualche modo. Dalle prime astrazioni formate da
gorghi caotici, nati a volte a partire da simboli
musicali, frasi o poesie dell'autore e quindi
organizzati come una magmatica scrittura, si passava
ad altre disposte in uno o due gruppi di strutture
compatte, come un freddo caos "ordinato" e quindi
più tecnologico e inquietante. Tra i grigi
delimitati da spruzzi di bianco o intrecciati
attorno a punti più scuri, spiccava poi l'ultima
tela, in cui alle tracce di smog erano sovrapposti
dei colori, con un effetto surreale e, in parte,
"esplosivo". L'allestimento che le accompagnava
consisteva di un paio di alberelli con appese delle
mascherine antismog, mentre in un video era mostrata
una delle spedizioni nel centro di Firenze a caccia
della materia prima per dipingere e alcuni dei primi
quadri realizzati con questa tecnica, chiamata
appunto dal suo inventore pittura a smog, o smog su
tela.
Per l'originalità dell'iniziativa, che ha
innanzitutto un valore di denuncia ma in cui si può
notare anche l'inizio di una potenziale ricerca
formale, l'autore ha già fatto parlare di sé, anche
per l'ovvio interessamento di gruppi ecologisti e
giornali locali. Nonostante lui sembri non dare
importanza al successo, non si sa ancora fino a che
punto diventerà famosa la pittura a smog di
Alessandro Ricci. In compenso, per ora, è
sicuramente la più "fumosa" che sia mai esistita.
La Mostra/Visual/Performance
Smog Painting & Altro
di Alessandro Ricci
è stata esposta dal 6 al 26 Marzo 2009
presso Ginger Zone
P.za Togliatti/Scandicci (Firenze)
tel. 055/2593933 -
mail: info@gingerzone.net - www.gingerzone.net
|
|
|