|
Un approccio devozionale nella
Conoscenza di Sé ed un canto dedicato a Ramana
Sadguru
Quando un saggio "senza eguali",
della levatura di Ramana Maharshi, appare su questa
terra, è inevitabile che si creino attorno a lui
situazioni opposte e di varia natura. Ciò avvenne
anche nell'esistenza di altri grandi uomini, come
Buddha o Gesù, in cui sorsero nell'animo di chi li
incontrò sentimenti di qualità diverse.
Alcuni seguono i maestri pedissequamente, alcuni si
oppongono ad essi strenuamente, alcuni li imitano,
alcuni li venerano come dei, alcuni ascoltano i loro
insegnamenti per raggiungere il loro stesso stato,
alcuni si fanno belli della loro vicinanza e
brillano di luce riflessa, alcuni riconoscono se
stessi nella loro forma e tacciono oppure cantano
per la gioia. Nella vita di Buddha quest'ultima
categoria è rappresentata, ad esempio, da
Mahakashyapa, ed anche nella vita di Ramana vi
furono esempi affini di cui uno particolarmente
significativo… poiché di quella "persona illuminata"
non si conosce nemmeno il nome né chi realmente
fosse… di lui sono rimasti solo splendidi canti
devozionali.
L'incontro con il misterioso "devoto" avvenne
allorché Ramana risiedeva ancora sulla montagna
Arunachala, nella grotta Virupaksha, dove il
visitare pur essendosi fermato solo cinque giorni
ricevette la Grazia di Bhagawan in un modo ovvio.
C'era gaudio e serenità nel suo sguardo e gli occhi
radiosi di Ramana brillavano su di lui. Ogni giorno
egli compose una canzone in lode di Bhagawan, così
estatica così piena di devozione che di tutte le
canzoni composte queste hanno continuato ad essere
cantate sino ai nostri giorni. Più tardi quando si
fecero delle ricerche sul misterioso devoto, nella
città che egli aveva indicato nessuno seppe darne
notizia. Insomma come era apparso era anche
scomparso… nel nulla. Nelle sue canzoni egli si
riferisce a Ramana come sinonimo di "Conoscenza del
Sé", ed in particolare in una egli lo definisce
Ramana-Sadguru, che significa "Ramana Maestro
Interiore". Una volta mentre egli la cantava Ramana
Maharshi stesso si unì al canto ed il devoto ridendo
esclamò: "Questa è la prima volta che odo qualcuno
cantare la propria lode.." E Bhagawan replicò:
"Perché limitare Ramana a questo corpo? Ramana è
universale!".
Una di quelle cinque canzoni è così pervasa dalla
gioia dell'alba, dal senso del Risveglio, che si può
ben credere che abbia descritto la vera alba per
colui che la compose.
L'alba sorge sulla Montagna,
dolce Ramana, vieni!
Signore Arunachala vieni!
Nella macchia il cuculo canta,
caro Maestro, Ramana, vieni!
Signore della Conoscenza, vieni!
La conchiglia suona, le stelle impallidiscono,
dolce Ramana, vieni!
Signore degli Dei, vieni!
I galli cantano, gli uccelli cinguettano,
è già l'ora, vieni!
La notte è fuggita, vieni!
Le trombe squillano, i tamburi rullano,
Ramana d'oro splendente, vieni!
Conoscenza desta, vieni!
I corvi gracchiano, è mattino,
Signore adornato di serpenti, vieni!
Signore dalla gola azzurra, vieni!
L'ignoranza è fuggita, i loti sono aperti,
saggio Signore Ramana, vieni!
Corona dei Veda, vieni!
Non macchiato dalle qualità, Signore della
Liberazione,
benigno Ramana, vieni!
Signore della Pace, vieni!
Saggio e Signore,
in armonia con Essere, Coscienza, Beatitudine,
Signore che danzi nella gioia, vieni!
Amore sulla cima della Conoscenza,
aldilà del piacere aldilà del dolore, vieni!
Silenzio beato, vieni!
Nota. "Signore adornato di serpenti e dalla gola
azzurra" è un epiteto di Shiva. Shiva è il
distruttore delle mura della prigione della mente
duale in cui lo Spirito dell'uomo è tenuto
prigioniero. Egli è il distruttore dell'ego, della
differenziazione fra "io e Dio", di ogni
limitazione. Egli è l'Essere unico ed assoluto che è
perfetta conoscenza e pura beatitudine. Perciò Shiva
è la personificazione del Sé, che contiene Dio, le
anime, gli dei e tutto l'universo come un sogno
cosmico.
|
|
|