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Miti mutanti 10
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Il fotografo cubista:
intervista a Federico Comelli Ferrari
Destruttura, ricostruisce,
reinventa, riscopre. Federico Comelli Ferrari è un
fotografo con una grande passione per l'arte, anche
nella sua scientificità. Riprende alcuni monumenti,
piazze, situazioni interessanti di Milano e le
ripropone agli occhi dello spettatore. Milano si
colora e si interpreta secondo messaggi nuovi. Lo
abbiamo intervistato partendo dalle sue opere più
significative. Lo abbiamo conosciuto a Condor Art
una collettiva curata da Giacomo Momo Gallina su
opere sul tema del condom: un progetto per
sensibilizzare l'utilizzo delle precauzioni.
Stai avviando un interessante rapporto con i
consolati, perchè?
Voglio proporre una sinergia per il progetto a cui
sto lavorando tra Milano e l'estero, partendo dalla
rivisitazione di Milano in modo differente, "Milano
al quadro" è il nome del progetto.
Propongo questo progetto portandolo in altre parti
del mondo, voglio fare una mostra da esportare in
diverse parti del mondo. Sono partito dal consolato
dell'Equador. La Finlandia potrebbe in un secondo
tempo essere un riferimento in quanto il nord Europa
è un'interessante ambientazione. L'idea del progetto
consiste in un'evoluzione della mera fotografia di
reportage. Di Milano voglio mostrare il colore e non
il grigiore, voglio rappresentarla come la vedo io
in modo differente. Essenziale è racchiudere
l'immagine destrutturandola.
Tu come nasci artisticamente?
Come fotografo.
Come avvengono le tue produzioni, quali sono i
passi?
Le sessioni fotografiche avvengono quasi come se
giocassi con il lego: smonto i mattonicini e poi li
ricompongo.
Possiamo definirti un nuovo cubista …
Nelle mie opere c'è molta denuncia attraverso
significati simbolici. Un esempio di questo può
essere offerto dal Castello Sforzesco: è una
rivisitazione di una bilancia con al centro Umberto
II preso all'interno dell'immagine. Si rappresenta
la giustizia come un equilibrio tra il re e la
plebe, un mimo è presente nella composizione e si
inchina al re. L'orologio volge a mezzogiorno. Amo
sollecitare una libera interpretazione: magari anche
i grandi artisti non avrebbero mai pensato alle
interpretazioni che oggi danno i critici.
Un altro esempio viene dal nodo (la struttura
presente fuori dalla stazione di Cadorna a Milano,
che rappresenta un lungo filo intersecato con un ago
per cucire - NdR) di Cadorna, l'opera può essere
chiamata Cadorna bis. Smonto e rimonto a piacimento.
La coda dell'ago sembra anche una mano che si volge
al cielo. Mi propongo di giocare anche sulle
sovrapposizioni. Questo progetto nasce per rivedere
Milano. La trasparenza e la concentrazione sul
soggetto senza sfondo possono essere riadattate da
noi stessi in ambienti diversi e reali. Così anche
tu puoi, ponendo l'opera in diversi contesti,
creare, evolvendola, l'immagine come vuoi.
In sostanza e tecnicamente ti basi sulla
fotografia …
Le opere sono scatti fotografici a 360 gradi. Giro
intorno al soggetto rappresentato. Le ottiche sono
divise per prospettive differenti. Lavoro in
digitale, a livello tecnico estrapolo da ciascun
scatto ottiche e viraggi diversi. Gioco molto sul
bilanciamento del bianco: faccio scatti con diversi
bilanciamenti. Lo sfasamento dei colori crea un
viaggio diverso: per esempio il bianco diventa
verde, il rosso bianco, il verde bianco.
Quale è l'idea che ti poni di raggiungere, e da
cui parti, nel completamento dell'opera finale?
Da ciascun scatto estrapolo idee diverse. È come un
mostro che viene in progress. Mi sento come uno
scrittore che inizia un racconto e che non sa come
terminerà.
Quali sono le opere più significative della tua
poetica realizzate a Milano?
Possiamo aprtire dalla mia opera sulla Torre Velasca.
La Torre rappresenta la finanza e assume una forma
di Arca di Noè. Questo significa che se sei a bordo
galleggi, se sei giù da questa arca affondi. Posso
citare il Pirellone: viene rappresentata la politica
con un condom gigante, che è il muro di gomma. Le
istituzioni sono impermeabili, la burocrazia non è
penetrabile. Noi siamo visti dalle istituzioni come
un virus da tenere alla larga. La burocrazia è il
superpotere. Sul Castello Sforzesco sto procedendo
con nuovi lavori.
A quale lavoro stai occupandoti ora?
Alla Scala, che è l'istituzione della cultura a
Milano.
Altre opere che ritieni fortemente allegoriche e
significative?
L'ago e filo rappresentato nella mia opera su
Cadorna. Il tutto significa la rappresentazione
della piazza degli incontri, qual è Cadorna a
Milano. Il filo colorato incrocia e si incontra. Il
senso della contorsione raffigura una popolazione
che cresce, il traffico che diventa sempre più
intricato. Si vede nell'opera una bici, una ruota
d'auto, e sono riferimenti espliciti. Non sempre c'è
un significato particolare: il lavoro su Porta
Genova è un'opera meramente estetica, è stato il mio
primo grosso lavoro. Voglio semplicemente fare in
modo che un milanese rifletta tornando sui luoghi da
me rappresentati, rivedendoli, riadattandoli.
Nell'opera su Porta Romana vediamo delle simbologie
nelle due mani che aprono la porta alla base della
porta stessa. Voglio fare rivedere Milano in chiave
diversa, luoghi da vedere in modo diverso. La
Metropolitana in un altro mio lavoro viene
raffigurata come un pesce sotto terra.
Ho prodotto un lavoro anche su Nicole Arianna
Beltramini, un'importante e famosa scrittrice
milanese. Il soggetto in questa opera rappresenta la
città che si muove su sé stessa come se si dovesse
alzare. E' un monito alla città: tirati in piedi e
alzati.
Fotografia perché adotti solamente questa forma
artistica?
È molto più scientifica dell'arte. Ho fatto
medicina, il liceo artistico. Ho una forma mentis
scientifica ma una sensibilità artistica. Fotografia
è l'arte più scientifica che ci sia in quanto ci si
basa su concetti fisici, tecnici, ottici. Non amo la
foto scattata a caso senza saperne il motivo.
Sarebbe come scrivere un libro senza congiuntivi. La
fotografia presuppone queste conoscenze
tecnico/scientifiche. La pittura è un'arte più
intima, si basa su una tecnica in modo diverso.
Credo nella specializzazione della disciplina. E' da
un anno e mezzo che faccio fotografie in senso
contemporaneo nella suo significato in evoluzione.
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