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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Fiction di Giuseppe Costantino
Budetta, Memorie di
un cavaliere di Nicolò Maccapan,
Io sono cattivo
di Lorenzo Spurio,
Brigitta no di Lorenzo Spurio,
La verità del signor
Nolte di Mattia Tasso,
Il parroco di
Mattia Tasso
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu,
Emanuela Ferrari
Recensioni
In questo numero:
- "Asini e filosofi" di Giuseppe Pulina, nota
di Massimo Acciai
- "La cura. Anche tu sei un essere speciale"
di Giuseppe Pulina, nota di Massimo Acciai
- "Le vele di Astrabat" (2a edizione) di
Antonio Messina, nota di Massimo Acciai
- "Perry Mason e il caso orologio sepolto" di
Erle Stanley Gardner, nota di Emanuela Ferrari
- "Sentire che stai male mi toglie il respiro…
perdutamente" di Alessandra Galdiero
- "Di esperanto in esperanto" di Giuseppe
Macrì
- "Dalla struttura alla poesia e dalla terza
alla quinta dimensione" di Nicola Mazzeo
- "Nascosta e lo Specchio" di Maria Carla
Trapani, recensione di Fortuna Della Porta
- "Coeva" di S.Capecchi, M.P.Carlucci, F.Corbi,
M.Verdini, recensione di Duccio Trombadori
- "Parcometri e dismissioni" di Paolo Ragni,
nota di Matteo Nicodemo
- "Poesie dei tempi di lotta" di Paolo Ragni
- "Interventi, saggi, recensioni" di Paolo
Ragni
- "Rapsodia su un solo tema - Colloqui con
Rafail Dvoinikov" di Claudio Morandini
- "Alice senza niente" di Pietro De Viola
- "Incidente em Antares" di Erico Verissimo,
recensione di Eugenio Lucotti
- "Iroca e l'ateo che inventò Dio Capitolo 1"
di Kylen Logan, nota di Massimo Acciai
- "Ostaggio del sesso" di Andrea Mucciolo,
nota di Massimo Acciai
- "Dolseur e altri racconti" di Giorgio
Michelangeli, nota di Enrico Pietrangeli
- "L'apostolo sciagurato" di Maddalena Lonati
Incontri nel giardino
autunnale
Interviste
Articoli
Letteratura per la Storia
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Questo numero vi segnaliamo...
Alice senza niente
di Pietro De Viola
Alice senza niente: a voce alta nella rete
In 89 giorni un blog, un sito in flash, un account
facebook, video virali su youtube, ancora pagine
facebook, comunicati stampa, rilancio su google news
e su altri siti web, l'appoggio di altri autori,
l'interesse crescente della stampa ed Alice senza
niente diviene e-book gratuito di successo. Il primo
decretato dalla democrazia della rete, grazie alla
visione ed al talento di Pietro De Viola.
Non è solo un racconto sul precariato, ma un luogo
di condivisione che, grazie alla rete, non si ferma
alle parole di Alice, la sua protagonista, entra nei
pensieri e nella vita reale di una generazione che è
stata illusa dai padri e dalle madri di un futuro,
oggi loro presente, che non esiste e poi lasciata ad
"arrangiarsi".
Alice insieme al suo ragazzo Riccardo, raccontano
una vita svuotata non solo nei soldi, nel
frigorifero, nell'armadio e nei cassetti, ma anche
dell'allegria, del piacere di godersi un film, dello
stare con gli altri fino al punto di pensare che si
sia niente, si sia dei falliti.
Ma Alice e Riccardo non ci stanno, riempiono questo
vuoto attraverso dei messaggi che emergono
fortemente dal racconto di Pietro: non solo
resistere, ma iniziare a smettere di sentirsi un
peso, di sentirsi colpa del loro presente e della
mancanza di un futuro da sognare, perché non sono
loro ad aver deciso quello che gli è capitato. Non
hanno scelto loro questo mondo, ma gli è stato
preparato dalle generazioni precedenti, le quali non
si sono limitate a rubare loro il sogno del futuro,
ma non concedono neanche il presente, tenedoli ai
margini del lavoro in uno stato di costante
precarietà.
Alice non vuole più parlare a voce bassa, vuole
smettere di eccedere nelle buone maniere insegnate
proprio da quella generazione che prima l'ha illusa,
poi spolpata ed oggi le rimprovera anche la mancaza
di iniziativa e coraggio. Vuole alzare la voce,
prendere il diritto a parlare, il diritto a ricevere
anche lei il "rispetto sempre e comunque", quello
che padri e madri hanno preteso per loro stessi. Non
vuole e non può essere una fallita in una Società
che non le ha nemmeno concesso di iniziare a
correre.
Ed è proprio qui che Alice si intreccia con il
progetto mediatico-letterario di Pietro, che per
raccontare di Alice e Riccardo deve averlo provato
questo svuotamento, ma grazie alla rete ha alzato la
voce, da scrittore sconosciuto e senza alcun
editore, ha preso il suo spazio dimostrando oggi che
esiste un luogo nel quale è possibile riprendere il
presente ed iniziare a sognare insieme il futuro.
Alice senza niente si può scaricare gratuitamente
dal sito www.alicesenzaniente.altervista.org
di Alessandra Merico
Corriere
http://ehibook.corriere.it/2010/10/alice_senza_niente_scommessa_d.html
Repubblica Tv
http://www.youtube.com/watch?v=MJUSZM8uP9A
Recensione
http://alicesenzaniente.splinder.com/post/23568611
* * *
"Incidente em Antares" fu pubblicato per la prima
volta nel 1971 e mai tradotto in lingua italiana. Il
romanzo, ambientato nel '63, costituisce la critica
dell'autore, Erico Verissimo, all'élite, e quindi
indirettamente anche allo stesso regime militare,
che dominava il Brasile di quegli anni. Verissimo
descrive ai suoi lettori tutte le contraddizioni, le
ipocrisie e i difetti dei cittadini "bene" di una
piccola città situata sulle rive del Rio Uruguay,
vicino alla frontiera con l'Argentina. Oltre
naturalmente all'epoca, né le caratteristiche né la
localizzazione di questa cittadina immaginaria sono
state scelte a caso: si trova infatti vicino alla
città natale dell'ex presidente Getulio Vargas ed è
la tipica realtà di un centro a carattere
prevalentemente agricolo e latifondiario, dove però
si stanno sviluppando le prime fabbriche e, con
loro, i movimenti social-democratici degli operai
che vi lavorano. Nonostante ciò, l'oligarchia al
potere (il sindaco, i latifondisti, il delegato di
polizia…), sostenuta dalla stampa locale, rimane
apaticamente aggrappata al proprio conservatorismo
ed è reazionaria a qualsiasi evento che possa
minarne la posizione di governo.
Queste sono le premesse del racconto vero e proprio,
che comincia tuttavia solo a metà del libro. La
prima parte tratta degli avvenimenti storici più
importanti del Brasile nei 150 anni precedenti,
seguiti dall'ottica della cittadina e in particolare
soffermandosi sulla violenza e sulle lotte di due
famiglie tra di loro rivali. Questa storia di
conflitti è necessaria per inserirsi nella seconda
parte, in cui si svolge l'intreccio effettivo e
subentra la componente di realismo magico che tanto
caratterizza la letteratura sudamericana: durante
uno sciopero generale dei lavoratori anche i
becchini si rifiutano di lavorare e quindi di
sotterrare i corpi di sette morti, di diversa
estrazione sociale e popolarità. Indignati, i
defunti decidono di scioperare a loro volta. Finché
non avranno degna sepoltura, infatti, totalmente
disinteressati alla lotta tra lavoratori e padroni,
per la loro condizione di cadaveri in putrefazione,
impesteranno l'aria cittadina e renderanno pubblici
tutti gli scheletri negli armadi e le ipocrisie dei
cittadini più in vista, rendendo così loro la vita
impossibile.
Il romanzo appare di un'attualità sconvolgente nel
descrivere l'ottusità e le debolezze intime di quei
personaggi che appaiono pubblicamente come i più
forti, carismatici e integerrimi rappresentanti del
potere. Veri eroi agli occhi di chi è abituato a
dare giudizi superficiali, la cui onnipotenza ed
arroganza si sgretolano davanti alle situazioni di
carattere privato. Verissimo in questo caso riesce a
farci provare una certa compassione nei confronti di
chi era stato presentato solo come "antagonista";
mettendoci di fronte a caratteri assolutamente
umani, stimola delle riflessioni private su noi
stessi, che inevitabilmente finiamo con
l'identificarci nell'uno o nell'altro comportamento,
presentati come esempi in negativo.
Un ulteriore aspetto attuale, anzi, attualissimo di
questo romanzo è la descrizione di un fenomeno
caratteristico dei giorni nostri e che nel caso
italiano trova un esempio significativo. Come, cioè,
è possibile che una stretta élite al potere, se
debitamente sostenuta dai mezzi d'informazione,
riesce a manipolare la mente della moltitudine di
persone, in questo caso addirittura arrivando a
sostenere e far credere che l'intera popolazione di
una città si sia trovata, per alcuni giorni, in
preda ad un'allucinazione di massa. Anche questo
aspetto dovrebbe stimolare non poco la nostra
riflessione di cittadini, visti soprattutto i tempi
e la situazione politica in cui ci troviamo.
Eugenio Lucotti
* * *
Asini e filosofi
Francesca Rigotti e Giuseppe Pulina
Interlinea, 2010
www.interlinea.com
Libretto agile e stimolante, che affronta la
tematica da tutti i punti di vista immaginabile. Una
breve ma amena carrellata attraverso i secoli e le
nazioni, dai popoli antichi fino al Chiuchino di "Shrek",
per comprendere come l'asino (e l'asina) è stato
visto/a dai filosofi di tutto il mondo, cercando
anche di penetrare nella mente animale, in un
continuo confronto tra realtà e diceria. Una lettura
senza dubbio istruttiva.
Massimo Acciai
* * *
Giorgio Michelangeli
Dolseur e altri racconti
Sandro Teti Editore - 2008 - 8,00 Euro
La Sandro Teti Editore, attraverso la collana
ZigZag, predilige armonia linguistica e
coinvolgimento stilistico ampliando a più generi e
prospettive. Una collana caratterizzata da prezzi
contenuti a fronte della cura e della qualità del
prodotto. Quella di Giorgio Michelangeli è un'opera
prima suffragata da una scrittura giovanile, ma
compiuta ed interessante nel suo computo di vita e
di morte travolgente e romantico, nondimeno
essenziale, ben ritmato nonché spontaneamente
visionario. Una scrittura che assume peculiarità da
"macchina da presa", fintanto da personificarsi in
un narratore fuori campo caratterizzato dal tratto
corsivo che non indugia neppure di fronte al verso.
Una "prosa poetica" che espleta drammi attraverso
"delitti-liberazione", prendendo in prestito parole
usate da Mario Geymonat, che ne ha curato la
prefazione, probabile catarsi padre-figlio vista la
giovanissima età dell'autore, appena ventiduenne.
Avvio evocativo, in un lirico incedere si annuncia
la narrazione in prima persona di Nestor Lorca, che
resterà imbrigliato nell'amor cortese, quello per
Blanche, poi fatalmente divenuto tragico e profano.
In retaggi con più accertate radici nel noir tardo
romantico rimaneggiato col postmoderno, il procedere
dell'autore si snoda scarno ed altrettanto incisivo
nel dare dimensioni e corpo al dolore con iperboli
lampo. Il cinema, l'incedere del cambio di scena
come la sospensione dei tempi nelle tecniche di
fotografia, caratterizzano un background che meglio
si palesa in Sabbia e vento. Qui torna,
preponderante, la figura di Sergio Leone. Anche la
dialogica del fumetto, di fatto, viene evocata nel
narrativo: "Bill ringhia. Vuol dire sì", "Tallen
trema", "vuol dire ok". Un mondo di frontiera,
quello del selvaggio West, dove comunque c'è sempre
"estremo bisogno di poesia", come ribadito dal
prefatore, fenomenologico cadenzare ineluttabili
dettagli che coronano eventi, frangere poetico con
echi di Spoon river. Jack Cinqueassi e l'odore di
whisky con partite a poker mozzafiato, Partes,
Canicos, l'indiano che irrompono, uno dopo l'altro,
sulla scena, vengono tutti dal nulla di una
distruzione. "Gli eroi maschili", sempre implicati
in qualche vendetta o alla ricerca di riscatto,
portano al loro seguito amori recisi, intrighi, la
scommessa di sopravvivere. Eroi che spegnendosi si
riscattano a nuova vita, mito "inenarrabile" che
torna fanciullo. Tempo scandito dalla pregressa
spensieratezza all'insito presagio di morte in essa
contenuto, fino a contare i secondi e tutte le
lunghe scene di morte che vi si possono immortalare
dentro, propedeutico preludio per la grande
esplosione incombente. Con Vie tracciate invisibili
ci spostiamo a Shanbala, in un ipotetico altipiano
tibetano, ma sempre con tanto di diamanti e rese dei
conti imminenti. Nell'atmosfera orientaleggiante
vengono meglio evidenziati i simboli "con un nuovo
sole", "un armadio con dentro un carillon". Nel
sorriso del maestro Shalai, viene infine conservato
tutto il tesoro. Dal silenzio sussurrante delle
lande americane a quello delle montagne più alte del
mondo domina e ricorre, naturalmente, quello del
mare con Il cantico di Nestor Lorca che riconduce a
Dolseur, anche questa località sperduta, titolo del
libro nonché episodio di chiusura dei quattro
racconti di cui è costituito. Dolseur è un luogo di
"neve sul mare", col suo "libro chiuso di poesie" e
Sorben, l'artista. Qui c'è un treno e un'ultima
stazione, quella che conduce nelle due locande
dirimpettaie di Oltremare e Stella Alpina. "Amai una
donna che mi tradì" è una delle tante epigrafi che
scorrono tra i dialoghi in un diacronico divenire
tra allegorie che ritornano, qualcosa di dissonante
che avvince accordando un leit motiv atemporale
legato all'immagine dell'orologio. Un congegno che
ricorre sino a sancire un solo tempo certo, quello
del finale, dove lo stesso tempo torna ad esistere
nel ticchettio riavviato sulle lancette.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2008
* * *
Iroca e l'Ateo che inventò Dio Capitolo 1
Kylen Logan
Edizioni digitali Babylon Café, 2010
Un libro rivolto agli atei ma che farebbe molto bene
leggere anche ai credenti di ogni religione,
soprattutto quelle il cui culto è rivolto a qualche
divinità. Un libro che fa riflettere, denso di
spunti e di idee, che fa riferimento a fatti di
tragica attualità. Il percorso di Iroca, libero
pensatore ed in quanto tale pericoloso per ogni
potere teocratico, è un'eterna lotta tra la ragione
e la cieca fede. L'autore sa raccontare tutto questo
in modo chiaro e avvincente.
Massimo Acciai
* * *
L'apostolo sciagurato
Maddalena Lonati
Robin Edizioni, 2010
Non
una semplice raccolta di racconti, ma una vera e
propria storia coerente che, seguendo le logiche
dell'attrazione, si snoda attraverso un percorso
sotterraneo e inconscio ignoto quasi sino alla fine
della stessa protagonista.
La raccolta si apre con l'intenso legame erotico e
cerebrale fra i due protagonisti, un rapporto fatto
di sfide e di prove, giocato sull'imprevedibilità ,
e vissuto in un'atmosfera rarefatta e surreale.
E' una relazione fuori da ogni convenzione che
sperimenta la pericolosità delle unioni estreme e
che, nell'eccesso mentale, conosce la sua apoteosi e
il suo baratro.
Un vuoto che aleggerà in tutti i successivi racconti
che scandiranno gli anni vissuti nell'assenza di
Lui.
In attesa del suo ritorno. Ritorno che sancirà la
chiusura di un ciclo e fornirà una spiegazione che
permetterà al lettore di scoprire alla fine la
verità .
Lei e Lui, due entità senza nome che divengono il
simbolo stesso dell'Eros vissuto senza censure e
senza preclusioni, alla costante e inesausta ricerca
degli stimoli mentali più particolari e articolati.
Lei e Lui, due personaggi indimenticabili per la
loro originalità , così come le altre figure che
costellano le storie di questa raccolta-romanzo
caratterizzata da una sapiente cura del dettaglio e
da una continua sperimentazione stilistica che
adegua il ritmo alla narrazione, privilegiando la
musicalità della parola.
Maddalena Lonati ha frequentato i corsi di scrittura
creativa della scuola Holden.
Ha pubblicato il romanzo Decadent doll. I suoi
racconti sono stati pubblicati da numerose riviste
letterarie, periodici, e inseriti in varie
antologie.
Scrive recensioni di romanzi e mostre d'arte e
redige una rubrica sui gioielli d'epoca.
E' redattrice di riviste culturali e generiche.
Ha vinto innumerevoli premi nazionali e
internazionali, fra i quali i prestigiosi Fiorini
d'oro e Il Molinello.
E' spesso ospite in trasmissioni radiofoniche nel
corso delle quali parla d'arte di letteratura.
* * *
La cura. Anche tu sei un essere speciale
Giuseppe Pulina
Editrice Zona, 2010
È
sorprendente vedere quante cose si possono dire su
questa canzone di Battiato, certo tra le più celebri
e giustamente apprezzate, e quante interpretazioni -
alcune davvero curiose - si possono dare al testo de
"La cura". Pulina ha ordinato tanto materiale in
questo agile libretto che analizza le parole di
Battiato e Sgalambro, verso per verso, parola per
parola, mettendole in relazione con il momento
storico (nella nostra storia più recente) e la
produzione discografica dei colleghi internazionali.
Un excursus impressionante e avvincente.
Massimo Acciai
* * *
Le vele di Astrabat - di Antonio Messina -
euro 10,00- pag. 115
ISBN 978 - 88 - 7606 - 157 - 8
http://www.ilportaledelsud.org/messina_antonio_4.htm
Una lettura che richiede una grande attenzione e
partecipazione da parte del lettore; sforzo però
ampiamente ripagato. La prosa lirica in cui è
scritto, densa di visioni oniriche e fantastiche,
travalica il mero genere fantascientifico e ci porta
a riflettere su tematiche esistenziali molto
profonde. Una lettura che consiglio.
Massimo Acciai
* * *
DALLA STRUTTURA ALLA POESIA E DALLA TERZA ALLA
QUINTA DIMENSIONE
Di Nicola Mazzeo
Si tratta di uno studio originale sui rapporti tra
le scienze esatte e le loro limitate e talvolta
controproducenti applicazioni pratiche. L'autore
sostiene che le matematiche, le geometrie e le loro
funzioni, comprese quelle di equilibrio, non
possono, da sole, costruire opere di ingegneria,
architettoniche e urbanistiche né eseguire opere di
restauro urbano ed architettonico; "in sintesi, esse
non possono costruire spazi vivibili e, men che mai,
degni di essere vissuti", se non tengono conto della
quarta e quinta dimensione, ossia dell'aspetto
poetico di esse.
Un'opera molto originale dove scienza e poesia si
incontrano e mostrano come anche una razionale
formula matematica possa contenere luce e tempo.
La forza delle idee in essa contenute aprirà
sicuramente nuove strade.
* * *
Andrea Mucciolo
Ostaggio del sesso
Edizioni Eracle, 2010
www.edizionieracle.it
Un romanzo breve che non si dimentica. Rimane nella
memoria. Ci si ripensa. La vicenda di Luca Benassi,
comune trentacinquenne romano, e la sua ossessione
che lo porta a barattare la propria dignità per un
corpo di donna e che lo trascinerà in un vortice
discendente verso la disgrazia, è di quelle che solo
un grande narratore può raccontare senza cadere
nella retorica. Andrea Mucciolo ci è riuscito. Il
lettore rimane incollato alle pagine che dipanano la
vicenda, dai toni scurissimi e disperati,
chiedendosi, alla fine, cos'è mai questo sentimento
che chiamiamo "amore" e dove confina con la
"follia", e se è possibile trovarlo nei luoghi più
inattesi. Un romanzo bellissimo, intenso, da leggere
e rileggere.
Massimo Acciai
Scheda del libro
* * *
Abbiamo il piacere di presentare tre libri usciti
di recente quasi contemporaneamente per le Edizioni
Segreti di Pulcinella, del nostro amico Paolo Ragni:
due libri di poesia ("Parcometri e dismissioni" e
"Poesie dei tempi di lotta") ed uno di prosa
("Interventi, saggi, recensioni"). Abbiamo pertanto
dedicato un'intervista
sui primi due libri di poesie (di "Parcometri e
dismissioni" presentiamo una bella testimonianza di
Matteo Nicodemo). Di prossima uscita due raccolte di
racconti, sempre per le Edizioni Segreti di
Pulcinella.
Caro amico
È l'invidia che dovrebbe portarmi a scrivere, del
resto la forza dei vent'anni io, non la sento quando
provo la pressione.
Le parole scorrono tra grandi paesaggi e voglia di
carezze, entrambi riempiono il cuore, lo proteggono
e lo nutrono; quella voglia di accarezzare dinnanzi
a un paesaggio straordinario è un rimando classico
tra grandi e piccole cose. E tu mi capisci, del
resto per capire che le piccole cose fanno le grandi
non ci vuole un genio, ma solo un uomo col coraggio
di scrivere poesie...o diciamo almeno di farle
leggere col conseguente aumento del coraggio e
dell'altrui ammirazione (mai credere a chi ride
delle altrui poesie: è solo invidia!!!!).
Cosa ti devo dire sei sempre stato un osservatore e
hai sempre riportato ciò che hai visto; con le
poesie hai tracciato il cammino: mostrando i muscoli
del camminatore hai reso tutto unico e solido.
Caleidoscopio d'immagini mi dai la possibilità
difficile di scrivere della tua vita a un punto
d'arrivo meravigliosamente normale,
meravigliosamente comune, che non divora ma mostra
netta la forza di rinnovarsi in altrettante maniere
per quanto, sempre e solo, a tua discrezione. A
questo serve il gusto del tuo osservare: guidare in
un labirinto di rimandi sorprendenti che mai
riescono ad annoiare. Uno specchio semantico in cui
mi ritrovo ma che così, per onesto soprammercato,
non sarei mai stato in grado di descrivere e mixare.
La penna che tragga il suo inchiostro dal cuore è
virtù di ogni poeta ma quella che si intinge del
colore delle pupille ha qualcosa di primordiale.
Sciocco? Si lo sono stato ora ripetendomi.
L'osservazione è primordiale per antonomasia, ella
registra e se ben educata ammalia. Tu cosa credi di
aver fatto?
Non so cosa permettermi di dirti se non ripeterti di
unire al color del cuore quello delle pupille: anche
di quelle di chi vuoi accarezzare, delle padrone
delle pupille. Del resto questo colore
dell'inchiostro solca i manoscritti e lì rimane. Nei
libri, e anche in questo, bisogna immaginare
ricostruendo i solchi che la stampa ha limato o
addirittura uniformato (mascherati da chissà quale
carattere); insomma le sfumature sono comunque
confutabili e in territori sempre soggettivi! E le
sfumature bisogna lasciarle stare, almeno prima di
tacciare col dito puntato per decadere, dopo la
piccola gloria di aver criticato, in una marea di
sensi di colpa o peggio. Le sfumature non fracassano
sono opera silenziosa e personale da cui si ricava
il piacere di leggere. Lasciando l'onore agli
onorevoli non ti ringrazio per l'occasione che mi
hai dato, del resto è ovvio e scontato. Ma ti prego
continua a scrivere quello che vedi, a giocare con
la nafta in re minore, con i bad cluster e ricorda
che anche di questi tempi scrivere serve come
colorare e, se l'oggetto dello scrivere è quello che
si vede, si capisce che quel colore fatto di cuore e
pupille fa la differenza. Il colore delle pupille
appunto...una poesia speculare all'iridologia, dagli
occhi al cuore poi all'anima e infine il movimento.
Questo non è il tempo dell'ascolto ma come si dice:"
fare un sonetto è come formattare".
Ti prego prendi queste mie parole come quelle che
sono; sono piccole cose come quelle carezze che
vengono spontanee in un momento, inaspettate:
vengono dal cuore e parlano del rispetto che si deve
avere per ogni vita che si svela consapevolmente.
Ti apprezzo e ti ammiro…
Matteo Nicodemo
* * *
Claudio Morandini, "Rapsodia su un solo tema -
Colloqui con Rafail Dvoinikov" (Manni, Lecce, 2010)
Nel 1996 Ethan Prescott, giovane compositore di
Philadelphia, si reca più volte in Russia a
incontrare l'anziano collega Rafail Dvoinikov, per
una lunga intervista che è anche l'omaggio di un
discepolo nei confronti di un maestro quasi
dimenticato. Il titolo del progetto, Rapsodia su un
solo tema, rimanda appunto a una delle partiture più
emblematiche di Dvoinikov.
Il vecchio rievoca infanzia e giovinezza, incontri,
amori, umiliazioni, con la libertà e il disincanto
di chi finalmente non deve più rendere conto a
nessuno. La sua musica e le sue parole dimostrano
che si può rimanere liberi, come artisti e come
uomini, anche sottostando alle direttive di un
potere oppressivo.
Schiudendosi come una matrioska, questo romanzo
combina frammenti di saggio, pagine di conversazioni
e di diario, verbali di interrogatori, trascrizioni
da un pamphlet settecentesco, per raccontare di
musicisti che parlano di altri musicisti che
raccontano di altri musicisti che immaginano la vita
di altri musicisti ancora.
In sottofondo, la Storia, spesso dolorosa ed
enigmatica, del Novecento.
Biografia e un po' di rassegna stampa
Claudio Morandini è nato, vive e insegna ad Aosta.
In passato ha scritto cicli di commedie per la radio
e monologhi per il teatro. Prima del romanzo
"Rapsodia su un solo tema - Colloqui con Rafail
Dvoinikov" (Manni, 2010) ha pubblicato "Nora e le
ombre" (Palomar, 2006) e "Le larve" (Pendragon,
2008). Il suo racconto "Le dita fredde" è stato
incluso nell'antologia bilingue "Santi - Lives of
Modern Saints" edita a Baltimora (Black Arrow Press,
2007). "Fosca - Una novella valdostana" si trova
nell'antologia "Nero Piemonte e Valle d'Aosta -
Geografie del mistero" pubblicata da Perrone nel
2010. Altri racconti sono apparsi su varie riviste.
Sul blog Letteratitudine anima con Massimo Maugeri
il Dibattito su letteratura e musica.
Come in sorprendente equilibrio tra Calvino e
Bulgakov, questo dialogo a più voci fra musicisti
dislocati in tempi e spazi diversi diventa il
trionfo di una scrittura libera e assolutamente
padrona di ogni sfumatura e accento. Una scrittura
che proprio attraverso la sua ammirevole perfezione
ritrova la sua infantile capacità di commuoversi e
incantarsi ancora (Giona A. Nazzaro, su "Rumore",
giugno 2010).
Il risultato è un romanzo che ho finito in una
giornata; non capita spesso. Un romanzo che
costruisce sapientemente tensione e curiosità e
sentore di segreti non rivelati (Umberto Rossi su
"Pulp", luglio-agosto 2010).
Questa "Rapsodia su un solo tema" è di rara
fascinazione. Raffinata architettura e profondità
della riflessione contribuiscono a rendere ancor più
piacevole il testo. L'autore mette la sua cultura
musicale al servizio della limpidezza del racconto.
E non è poco. (Claudio Baroni su "Giornale di
Brescia" del 17-7-2010)
Nel cinema li chiamano mockumentary, finti
documentari, ed è qui che l'esperimento dello
scrittore aostano si dimostra forte e funzionale.
Nell'intreccio di tempi, di spazi (quasi un viaggio
nel tempo), di prime e terze persone, di incastri di
gendering e regimi. Ne deriva un romanzo politico,
poetico, sociale, che perde per strada - volutamente
- gli spunti di partenza ed elabora la sostanza con
una competenza tecnica di prim'ordine. (Matteo Di
Giulio,
http://linsolito.net)
* * *
Maria Carla Trapani Nascosta e lo Specchio,
G. Perrone editore, 2010
A leggere il libro di Maria Carla Trapani Nascosta e
lo Specchio, a tutta prima, si ha la tentazione di
chiamare a testimonianza Joyce e Svevo, di parlare
di scrittura del flusso interiore, secondo
l'accezione del '900. Addirittura citare Bergson e
suggerire il suo concetto di durata, ossia del Tempo
soggettivo, che scorre secondo modalità non
considerate dalla scienza.
Difatti, aprendo le pagine, si entra direttamente
nella dimensione del privato, del celato.
Dentro/ le vene e /canto…A scavare / grafite e
pietra del / sangue.
Un'intimità delicata ma non lirica si palesa, in una
sorta di viaggio introspettivo dal quale la Parola
Poetica affiora dalle brume della psiche e
dell'indefinito. Il mondo e le sue fantasmagorie
sono lontani. Nulla dell'accezione del quotidiano,
vale a dire del senso comune, si fa lemma del verso.
Il tempo, ripeto, è quello arbitrario della
sensibilità.
Per la verità il libro è esattamente questo
ripiegamento interiore in ascolto della propria
emozione, eppure una lettura di semplice
retroguardia è a mio parere insufficiente. Non mi
convince del tutto. Non coglie appieno il fine che
l'autrice si prefigge. A mio parere, il libro
rappresenta un passaggio, un attraversamento:
un'uscita dal bozzolo verso la definizione e la
delimitazione di sé. Un processo di strutturazione e
conoscenza dell'io, tout court.
Prima di avventurarsi ad ali spiegate nell'oggettivo
in senso lato e nella poesia, M.C. Trapani sente il
bisogno di circoscrivere il potenziale della sua
interiorità nell'interazione con le sostanze anche
affettive che la circondano. Ha dubbi, cerca di
farsi tabula rasa: il mondo potrebbe essere nemico,
artefatta la capacità di coglierlo.
Ho timore dei sassi che / scavalcano le mie finestre
/ ho timore dei vetri se.
La Trapani si affaccia nascosta / velata al
davanzale e tutto ciò che si caglia negli occhi
porta dentro, ne fa ricchezza e accumulazione. Solo
dopo aver messo ordine, avviene il necessario
recupero di una visione disincantata e critica di sé
e dell'esistente:
Semino/ dissemino e lo / spazio del / mio cuore
spazzo la soglia / coronandomi i bracciali / di
polvere.
In breve, Maria Carla Trapani descrive il felice
esito del suo transito verso la maturità affettiva e
artistica e per farlo compie una sorta di
enumerazione ma soprattutto di catalogazione
gerarchica di tutto ciò che le si riverbera dentro
attraverso lo sguardo, un'unghia, uno stupore, ma
anche parole, avverbi, aggettivi solitari,
affrancati dalla frase, che però una volta
semanticamente riconquistati saranno il mezzo per
mettere a fuoco l'anima. Un inventario
onnicomprensivo che entra in questo serissimo gioco
tra oggetti solidi e incorporei, sempre rintanati
nel profondo, che l'autrice intende buttare in uno
specchio, ove le sarà più agevole affrontarli e
confrontarsi.
Ha bisogno di sistemare, osservando il risultato
criticamente, come per una casa nel caos, prima di
sentircisi a proprio agio.
Getto l'amo. /Pesco / parole e /pesci d'argento.
/Getto.
E più avanti:
Vomito parole / striate di verde / raccogliendo le
/foglie di una vita /aggrappata stretta / al suo
/rinascere. / … /Navigo la vena / e col volto
rivolto / sputo acini.
Una nascita, dunque, a se stessa, al reale,
all'altro, agli affetti, tra i quali sembra del
tutto evidente di cogliere l'amore. C'è un tu che di
tanto in tanto fa capolino, un tu di labbra e di
saliva, verso il quale sembra anche tendere la
ricerca di autenticità.
La tua lingua ha linfa / di una languida / graffa
sdraiata.
Che si tratti di un impegno di affrancamento e
maturazione è mio convincimento ma è l'autrice
stessa a offrirci gli strumenti per entrare nel suo
progetto, che ha svolto nella silloge attraverso le
tre sezioni del libro. Quel gettare l'amo, per
riportare indietro i segni dello scorrere della
vita, è un continuum di tutta la raccolta.
Dopo tutto, basta fermarsi al titolo e poi
all'ultima composizione per perdere ogni esitazione.
L'autrice nell'ultimo testo stende senza equivoci il
manifesto della sua poetica. Scopo della sua
scrittura è il percorso che è stato indicato.
Scrivo. Leggeri i piedi nel cammino ascetico verso
l'autocoscienza. / Scrivo e di riconoscimento mi
abbiglio. / Riconoscimento di M/E. / Di Sé. / Come
già-da-sempre. Relato. All'Altro. / Specchi
d'Argento Irriflessi.
E dunque, ripetiamo con lei: dopo aver preso il
controllo della coscienza, sede di discernimento e
giudizio, allora è possibile riaffacciarsi alla
storia, ma più di tutto è possibile la poesia.
Una nota bisogna stendere anche sullo stile, che
nulla concede alla facile suggestione, al lavoro di
rima e assonanze. Nessun verso è ammiccante. La
scrittura si mantiene appuntita, asciutta,
ellittica, frammentata, in un ritmo lento e
cadenzato. L'emotività è ghiacciata da una serie di
strali fatti di sangue e di spine, che l'autrice
sembra guardare da estranea o da lontano.
Tralascia ciò che è costruzione e rifacimento del
verso, quasi infilandosi in uno sperimentalismo
formale, che è di sicuro originale. Il colare
naturale della parola, pur nell'assetto contratto
dalla continua elisione della frase, conferisce al
verso un fascino intrigante se non misterioso. Il
lessico è accurato e non debordante, raffinato ma
non pretenzioso.
Anche questo si può ascrivere alla confessione della
stessa autrice, che ammise tempo fa di scrivere di
getto, seguendo la parola e il ritmo che gli
nascevano dentro.
M. C. Trapani si ascrive alla schiera di giovani
poeti che stanno proprio segnando l'affrancamento
dalla cultura del '900, per quel piglio sicuro con
cui infrangono regole e forme per mettersi
direttamente all'ascolto della propria unicità umana
e poetica.
fortuna della porta
* * *
Erle Stanley Gardner, Perry Mason e il caso
orologio sepolto, Hobby e Work Italiana Editrice
- Milano 1998; pp. 296.
Vorrei consigliare la lettura di un classico senza
tempo legato alla figura di Perry Mason, un
personaggio che siamo abituati ad identificare con i
filmati televisivi, ma i casi che questi deve
affrontare diventano ancora più entusiasmanti
attraverso una descrizione particolareggiata di
ambienti, luoghi, personaggi che "proiettano" la
mente di chi legge nella vicenda che prende forma…
Questo coinvolgimento è possibile scorrendo le
pagine di un best seller scritto qualche anno fa da
Erle Stanley Gadner in lingua inglese, dal titolo
originale The case of the buried clock e tradotto,
successivamente, in versione italiana: Perry Mason e
il caso orologio sepolto.
La vicenda ruota intorno ad un ritrovamento nel
terreno circondato dai pini, vicino alla casa di
Adele: "una scatola di latta era stata sepolta con
grande cura nel terreno", in essa era contenuta "una
sveglia di grosse dimensioni", anzi "un orologio
prodotto da una ditta moto nota".
A ritrovare l'oggetto è Harley Raymand, amico di
infanzia di Adele Blane.
Quest'ultima decide di portarlo a vedere la casetta
in montagna che divide con la sorella Milicent che,
da qualche anno, aveva sposato Jack Hardisty, un
uomo senza scrupoli, legato solo al patrimonio e
alle fortune del padre della moglie, Vincent Blane.
Jack quindi viene trovato morto nella casa, il
decesso è dovuto ad una ferita procurata con arma da
fuoco, ma ci sono dei dettagli che non confermano il
luogo della morte…
A trovarlo è la moglie, insieme al dottor Jefferson
Macon. Tutti i sospetti ricadono su di lei però ci
sono altre possibilità da considerare anche perché
in quel luogo abitano dei vicini molto interessanti…
Infatti ci sono: Burton Strague e la sorella, Lola;
il primo è uno scrittore e l'altra una bella ragazza
slanciata che dice sempre ciò che pensa, poi Myrna
Payson, una vedova molto seducente e dall'aspetto
giovanile, spesso è in compagnia del vicino
naturalista e fotografo Rodney Beaton.
Intorno a questi personaggi "ruotano" le indagini di
Perry Mason, abile avvocato, e della sua segretaria,
Della Street.
Fin qui sembra tutto facile, ma c'è un particolare
su cui il nostro Mason pone l'accento: l'orologio
ritrovato "è indietro di esattamente 25 minuti"
perché? La storia si fa intricata e ci sono dei
particolari da segnalare, tra cui la descrizione del
defunto Jack Hardisty: "la rigida forma immobile di
quell'uomo minuto che in vita sua aveva cercato così
disperatamente di dimostrare una personalità
magnetica e dominante. Ora, da morto, sembrava
essersi rimpicciolito alla sua vera statura".
Inoltre, chi decide di chiamare Perry Mason? Vincent
Blane che, forse, "prova" un po' di sollievo dalla
scomparsa di un uomo che aveva recato tanto male
alla sua famiglia e che aveva rubato alla sua
attività ingenti somme di denaro.
Così Mason si occupa del caso e scopre che tra il
defunto ed un vicino di casa c'erano degli interessi
in comune e…
Emanuela Ferrari
* * *
MOTIVAZIONE ALL'OPERA "DI ESPERANTO IN ESPERANTO"
di Giuseppe Macrì (Aletti editore)
Ho sentito parlare per la prima volta di esperanto
da un accademico 4 anni fa.
In 23 anni di vita nessun docente mi aveva mai
proposto un tema del genere.
Eppure, nella mia vita, le condizione per venire a
conoscenza di una tematica linguistica del genere ci
sono state tutte ed in sovrabbondanza.
Prima della maturità liceale ho intrapreso svariati
corsi di inglese, cinese e spagnolo, ma mai da
nessun insegnante un accenno a questa realtà
"altra". Tale situazione sarebbe stata quasi
accettabile se non avessi poi scelto di laurearmi in
lingue e letterature moderne.
In 3 anni di corsi di linguistica, lettorato,
letteratura, filologia mai neppure l'ombra di un ben
minimo riferimento a questa lingua.
Il primo accenno da un cattedratico solo durante il
biennio della specialistica in lingue europee ed
americane. Accenno è il termine più consono. Due
frasi sull'isomorfismo dell'esperanto senza un
approfondimento effettivo che si imporrebbe ad un
ambito universitario.
"Tutto qua? A me non basta assolutamente!" mi sono
detto io tra me e me…. "Perché non proporre una tesi
di laurea che scandagli l'esperanto da vari punti di
vista?". Così ho fatto. Oltre al desiderio di
saperne di più, mi ha spinto all'azione la mia
onestà intellettuale verso la conoscenza con un
potenziale a 360°. Possibile che un fenomeno
linguistico esistente in tutto il mondo sia così
trascurato a priori dai luoghi preposti alla
diffusione della cultura delle lingue? Non me ne
capacitavo allora quando decisi di occuparmi di
esperanto e ancora oggi sono incredulo verso questo
boicottaggio.
Ho deciso di raccontare l'esperanto partendo
dall'uomo Zamenhof, ecco perché il sottotitolo
"storia di un sogno…": credo che questa possa essere
la motivazione in assoluto più significativa per
interessarsi a questo tema. Ho poi proposto al
lettore una prospettiva giornalisticamente aperta al
giudizio personale. Ho presentato il fenomeno nella
sua oggettività, analizzando studi di autorevoli
esperti che si sono interessati alla causa
esperantista appoggiandola o tarpandone le ali. Il
saggio è corredato da molti dati statistici di mia
elaborazione, proprio per fotografare il fenomeno da
un punto di vista quantitativo e scientifico, invece
che puramente emozionale e soggettivo.
Quella dell'opera è un'impostazione credo giusta,
corretta, che faccia riflettere senza imporre tesi
personali.
L'obiettivo primario di quest'opera è permettere la
conoscenza dell'esperanto.
Sapere che esiste un idioma del genere nel 2010 è
già un passo avanti. E' un diritto di tutti i
parlanti del mondo, penso.
Credo che questo libro possa fungere da volano per
l'ulteriore comunicazione esperantista verso
l'esterno. E' un adattamento della tesi di laurea
specialistica, l'ho voluto modellare su un
lettore-tipo che non sappia quasi nulla a riguardo.
Non a caso le parti di approfondimento sui
meccanismi della lingua le ho spostate alla fine.
Per essere informati sul fenomeno nella sua
globalità può essere un valido, scorrevole,
leggibile strumento.
Spero che si possa adottare anche come testo di
approccio alla realtà esperantista ad esempio in
corsi di lingua appositi con studenti di esperanto
principianti e non, ma anche per avvicinare molte
persone a questo mondo sconosciuto ai più.
E' pensato per coinvolgere e motivare a scoprire
l'esperanto, ma senza motti propagandistici.
Personalmente lo userò come tramite per dare ad
alcune persone che conosco, l'opportunità di
accedere in punta di piedi ad una realtà
affascinante e dai grandi ideali di fondo.
Giuseppe Macrì
* * *
"Sentire
che stai male mi toglie il respiro… perdutamente"
è il quinto libro di Alessandra Galdiero.
Si tratta di un romanzo psicologico, in cui amore e
morte, immaginazione e poesia s'intrecciano.
Il protagonista si sente perduto nel momento in cui
la compagna lo abbandona a se stesso. Lui è un uomo
fragile che non riesce ad accettare il vuoto che si
crea sia fuori che dentro di sé. Entrando in
contatto con la dura realtà inizia la sua personale
guerra contro il mondo, uccidendo tutti quelli che
ama, ma da cui non si sente ricambiato, capito,
ascoltato.
Vede intorno a sé solo tradimento e menzogna, guarda
solo dal suo punto di vista e tutto gli appare
diverso da ciò che è realmente. Si tratta di follia,
di paura o di un errore di valutazione?
Quello che il protagonista desidera è sincerità,
fiducia, affetto. Ma trova sulla sua strada solo
delusione e incomprensione.
Frustrato da una vita spietata non può fare a meno
di bruciare dietro di lui tutto ciò che fa parte del
passato, per poter ricominciare, per contrastare la
sua solitudine, per ritrovare la verità.
Ma quello che scopre è difficile da accettare, gli
sembra persino impossibile convivere con la nuova
realtà che si va delineando. E il rimorso per gli
errori commessi diventa una colpa da espiare…
… Forse tutto ciò che è osservabile è così come lo
vediamo. Ma cosa c'è invece nel fondo dello stomaco?
Quali sono le sensazioni che vibrano allo stato
puro? Basta porsi delle domande per scoprirlo? Basta
respirare per sentirsi vivi? E quando manca il
respiro non siamo comunque vivi? E se questo libro
rispondesse per noi almeno ad una di queste domande,
non avremmo raggiunto uno stato d'incoscienza tale
da essere in grado di capire quello che siamo
veramente?
Alessandra Galdiero
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