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Il mio giardino: Toni Melillo un
cantautore eclettico
Qualcuno parla di
"cantautorato italiano tinto di jazz, intriso di
California e suadenti atmosfere brasiliane", è Jam,
nota e autorevole rivista di musica, in una
recensione di marzo; qualcun altro parla di "piccoli
blues e serenate" e di "di voci off alla Tom Waits e
di archi muove", ed è Repubblica, niente meno che
uno dei maggiori quotidiani italiani.
Parliamo di Toni Melillo ed è uno dei nostri
intervistati. Lavora da solo e si considera come
colui che trova la canzone già presente nel reale: è
come un'antenna che capta.
Quale è stato il lavoro di produzione del disco?
Il
disco nasce da un'esigenza artistica, in quanto era
già un pensiero avuto 3 anni fa, ma ho voluto
prendere tutto il tempo necessario. Per portare a
compimento questo progetto ho deciso di lavorare da
solo e non con l'appoggio di case discografiche che,
spesso, premono per l'uscita apportando anche
significative modifiche. Ero sicuro di quello che
andavo a fare e non volevo essere frustrato da
alcuni collaboratori che avrebbero deluso le mie
aspettative artistiche. Ho prodotto da solo,
pertanto, l'intero disco.
Qual è il metodo e la filosofia di lavoro che c'è
dietro alla tua produzione?
Il secondo step, e vengo alla domanda, è consistito
nell'azione, ossia la scelta delle canzoni. Molte
erano appena nate, altre, invece, erano da un po di
tempo nel cassetto. Volevo uniformarle cercando di
essere obiettivo. La compilation conta in tutto
21/22 canzoni. Una volta finito di comporle ho dato
la copia della demo a persone che stimo chiedendo
loro di esprimere delle preferenze sui testi, sulle
musiche. Questa è una compilation a cui ho messo
mano solo io. Il terzo step è stato il pensiero.
E' stata un'idea mia scegliere la chitarra e la
voce. Partendo dall'ascolto e dall'analisi di alcuni
dischi, tra cui per esempio It's like this di Rickie
Lee Jones, assolutamente minimali. In questo ultimo
brano troviamo, infatti, solamente la chitarra,
l'acustica e il triangolo. Nella compilation parto
con brani dove si trovano solo la chitarra e la
voce. All'inizio avevo una specie di "droga",
incominciando a "tirare" liste di musicisti. Si
inizia con la chitarra, poi si aggiunge la voce, e
attorno, infine, iniziano a suonare alcuni
strumenti. L'elemento chiave della composizione
nasce dalla chitarra e dalla voce. A casa mia quando
compongo immetto strumenti che abbelliscono il testo
e sembrano, così, girare attorno alla musica
principale. La bellezza è l'arte della sottrazione.
Io lavoro sulla sottrazione, il disco è molto
scarno. Gli arrangiamenti sono piaciuti, e non solo
alla critica, soprattutto per l'unicità e
l'atipicità della composizione.
Unisci tre generi molto interessanti,
apparentemente autonomi: Jazz, bossa nova, e blues.
Come mai questa scelta?
Di
certo nella musica brasiliana, la bossa nova, trovo
eccezionali riferimenti quali Caetano Veloso, Jobim,
contaminandoli con un jazz che vede le sue radici in
un Gerry Mulligan, in un Rick Jones; c'è da dire che
la West Coast ha proprio un mondo acustico
interessante. Io adoro esprimere un mondo naif,
puro, solare ma anche notturno: voglio fare
convergere il malinconico con il solare. Vedi mi
capita anche personalmente di trovarmi in una stessa
sera bene nel mangiare a cena con pochi amici in uno
spazio intimo, per, poi, trovarmi ugualmente bene
nell'andare a una grande festa.
Veniamo ora a "Il mio giardino". E' la tua ultima
produzione: perchè questo titolo?
Perché ai miei concerti mi capita di mettere sul
palco un vaso con una pianta iniziando, poi, a
suonare. È il titolo di un mio brano. Ho usato una
cura maniacale nella composizione, rispettando i
ritmi e le necessità di ogni canzone.
Come accade in un giardino. L'arrangiamento che
faccio non è mai forzato perchè seguo cosa richiede
la canzone. Per esempio l'80% delle composizioni
presenti nella compilation sono nate quando ero su
una roccia in Val Grande mentre prendevo il sole e
avevo un walkman. Fu in quell'occasione che fissai i
punti. Ci sono state delle ventate di luce che mi
hanno portato ad arrangiare. Ci vuole una certa
capacità in tutto questo: un parallelismo che spesso
faccio per spiegare questo è quello di trovare delle
affinità tra musica e cucina. Per spiegare ciò
prendo un riferimento nel mondo dei cartoni animati.
Il topo Ratatouille unisce in cucina, mentre compone
le proprie pietanze, gli ingredienti sentendone solo
il profumo. Con la testa puoi agire senza possedere
gli elementi prima. La canzone è come una pianta che
nasce come piccolo germoglio che nasce senza che la
curi. Per crescere essa ha bisogno di tanta
attenzione.
Parliamo ora dell'idea grafica della compilation:
è curiosa e molto affascinante, ce ne puoi parlare?
L'idea grafica è mia. All'inizio ci sono i dischi
che hanno segnato la mia vita, che non vuole dire
che siano i più belli, ma hanno innaffiato il mio
desiderio. La scelta grafica è per me molto
raffinata: si vedono delle mani sporche fotografate.
Questo significa che come devi sporcarti quando
cucini così, anche nella musica, ci metti fatica. Mi
sono massacrato anche mentre ero in vasca, cercando
un'idea che poi ti giunge da sola. L'Ornito gallum è
il fiore che depongo nel vaso ed è diventato leader
della mia comunicazione. È buffo come logo. Ed è
ancora più curioso pensare che per mesi ho cercato
una serra mentre ho scoperto che quella che cercavo
era sotto casa mia, sul Lago Maggiore.
Il pubblico come risponde?
Live raccolgo buon successo di pubblico. Ho suonato
al Blue Note e a Roma al Palco della musica, al
Teatro Paisiello a Lecce, presentandomi con due sul
set: chitarra e violoncello, oppure chitarra e voce,
sono io, o tromba e contrabbasso, tutto dipende
dalla location e dalla presentazione.
Ho cercato di diversificare l'offerta. Il trio,
offerta maggiore, è così composta: Daniele Moretto,
trombettista, Marco Ricci, contrabbasso, entrambi
sono jazzisti, Estela de Casto, violoncellista. Mi
diverte l'idea di presentare il mio giardino in modi
diversi. A tutto questo, come dicevo, il pubblico
reagisce bene, anzi meglio. Dovunque propongo i miei
concerti con la mia presentazione, noto subito
attenzione e voglia di ascoltare da parte del
pubblico. Lavoro molto coi silenzi e sui silenzi
perché più si grida e meno le persone ti ascoltano,
anche nella musica è così. Il silenzio è la nota più
bella tra una nota suonata e l'altra.
Puoi anticiparci le prossime tue produzioni?
"Il mio girardino" è dello scorso anno ma è stato
rimesso sul mercato con Microcosmodischi.com, dove
puoi ordinarlo.
Sto pensando, ora, al nuovo disco, e da fine luglio
e inizio agosto ho iniziato a metterci mano. Io, di
solito, compongo prima la musica e poi definisco i
testi, a differenza di tanti altri, che fanno
viceversa. E' difficile che io vada a cercare la
canzone. Io sono come un'antenna ed è la canzone ad
arrivare, a essere captata. Faccio musico-terapia
con i bambini. Una volta in un'infermieria avevo la
chitarra e ho incominciato a suonare creando un
miracolo tra i pazienti piccoli: sono scoppiato a
ridere. Molte canzoni le devi cercare e trovarle
come se tu stessi lavorando la terra.
Hai un sito dove trovare notizie e informazioni su
di te, sui tuoi prossimi concerti, sulla tua
esperienza artistica e su come acquistare il tuo
disco?
Potete accedere al mio sito all'indirizzo
www.tonimelillo.com
Sono anche su facebook: Toni Melillo
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