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'nterra 'a rena
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L'impero romano dopo aver
degradato Napoli a municipio romano, decretandone la
lenta agonia, spostò l'attenzione commerciale verso
Capua, ma questo non impedì del tutto alla città di
trascinarsi stancamente fino alla fine dell'Impero
che coincise con le invasioni barbare provenienti
dalla Germania. I primi furono, nel 401, i Visigoti.
L'imperatore Valeriano III portò a termine lavori di
fortificazione delle mura di Napoli, ma la fine era
vicina, essa arrivò nel 476 quando Romolo Augustolo,
ultimo imperatore romano d'occidente, fu catturato
da Odoacre e rinchiuso nella prigione sull'isolotto
di Megaris. Poco meno di 20 anni durò il dominio di
Odoacre che fu battuto da Teodorico, cresciuto alla
corte dell'imperatore d'Oriente, Zenone. Con quest'ultimo
Napoli, parve riacquistare il suo splendore,
rifiorirono le attività commerciali e la flotta
riacquistò potenza ed importanza, ma con la morte di
Teodorico ed alcune calamità naturali (eruzione del
Vesuvio e crisi alimentare) Napoli ritornò nel
baratro dal quale era risalito. Napoli , come tutti
i territori bizantini, era esposta al pericolo
longobardo per cui l'organizzazione militare
divenne, non solo necessaria, ma la principale
preoccupazione; la città seppe ben tenere fronte a
quest'impegno, in modo particolare con la sua
potente flotta la quale più volte sbaragliò
Longobardi ed arabi. Agli inizi del VII secolo,
l'imperatore Bizantino Costante II, contrariamente
alla regola che voleva l'esarca di Ravenna unico
deputato ad insignire dignità ducale, nominò Dux il
cittadino napoletano Basilio. Questo fatto fece
pensare che Napoli fosse diventata indipendente. In
realtà non era proprio così. La città dipendeva
ancora dall'Imperatore ma doveva, anche, fare i
conti con la Chiesa e con i Franchi i quali videro,
a Natale dell'800, il loro capo Carlo Magno
incoronato dal Papa Leone III quale imperatore
d'occidente. La situazione napoletana non era molto
rosea: da una parte i Franchi e i longobardi ,
dall'altra i Bizantini ed il problema interno della
successione alla dinastia ducale che vide aspre
lotte interne ed un alternarsi al potere di Antimo,
Teocristo e Stefano. Tutto questo fino all' 840,
anno in cui il popolo stanco da infinite guerre
interne ed esterne, insorse contro l'aristocrazia e
nominò duca il conte di Cuma, Sergio. Duranti i 25
anni di regno nel ducato napoletano Sergio, uomo
colto ed aristocratico, badò molto a coltivare le
relazioni con i Franchi e la Chiesa, si oppose alle
orde saracene e mise ai posti strategici alcuni dei
figli, quali Attanasio e Stefano, mentre un altro
figlio, Cesario, sconfiggeva i Saraceni in una
sanguinosa battaglia navale ad Ostia. Le altalenanti
alleanze dei napoletani, ora con e ora contro i
saraceni i franchi, i comportamenti dei loro Dux
(Sergio II fu accusato di aver fatto di Napoli
un'Africa; Attanasio (fece accecare e imprigionare
Sergio, suo fratello), indebolirono pericolosamente
il Ducato che corse il pericolo di una conquista
araba, sventata grazie al bizantino Pincigli. Le
sorti dei governi napoletani che si succedettero non
furono migliori ed i comportamenti dei Dux Giovanni
III e Giovanni IV non si discostarono da quelli dei
loro predecessori, fino a quando, Giovanni IV, fu
spodestato con l'inganno dal marchese Ademario, che
si giovò dell'aiuto dell'imperatore di Germania. Dal
661 al 1137, avvento dei Normanni con Ruggiero I,
Napoli ebbe 37 Duchi a partire da Basilio nel 661 a
Sergio VII nel 1123:
Basilio , Teofilatto , Cosma , Andrea I, Cesario I,
Stefano I, Bonello , Teodosio , Cesario II, Giovanni
I, Teodoro, Giorgio, Gregorio I,Stefano II,
Teofilatto II, Antimo, Stefano III, Bono, Leone ,
Andrea II, Sergio I, Gregorio III, Sergio II,
Attanasio, Gregorio IV, Giovanni II, Marino I,
Giovanni III, Marino II, Sergio III, Giovanni IV,
Sergio IV, Giovanni V, Sergio V, Sergio VI, Giovanni
VI e Sergio VII.
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