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Libri a fumetti

Moonshadow e Blood:
OMBRE DI LUNA E STORIE DI SANGUE

Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

In questo numero presentiamo:
Les Miserables
di Mario Gardini

Insert coin

In questo numero:
Meglio se restava morto
La tortura sarà giocarselo fino alla fine
Stavolta il ninja si nasconde bene…

Miti mutanti 19

Strisce di Andrea Cantucci

Un artista a Coverciano 5

Strisce di Luca Mori

In questo numero...

 

Mario Gardini


LES MISERABLES
di Tom Hooper
con Hugh Jackman, Russel Crowe, Anne Hathaway
2012 - Regno Unito


Quando nel 1980 il musicista Claude-Michel Schönberg e il paroliere Alain Boublil decisero di trarre un musical da "I miserabili" di Victor Hugo, qualcuno avrà pensato che erano due pazzi visionari.
Invece, dopo il successo ottenuto in patria nell'edizione parigina, lo spettacolo venne notato dal produttore Cameron Mackintosh, che ne volle realizzare una versione in lingua inglese.
Fu l'inizio di un successo planetario.
La storia di Jena Valjean e compari ottenne un successo senza precedenti sia a Londra, dove lo show viene rappresentato ininterrottamente dal 1985, sia a Broadway, dove si è aggiudicato otto Tony Awards ed è stato rappresentato per ben 18 anni.
Normale che Hollywood, prima o poi, se ne appropriasse di uno dei musical di maggior successo della storia.
Certo, la scommessa era tutt'altro che vincente, almeno sulla carta.
2 e 40 di musica seria ed impegnativa, non alla "Mamma mia!" tanto per intenderci, e flop alle spalle come "Il fantasma dell'Opera" e "Rent", non lasciavano molto ben sperare.
E invece "Les Miz" (come viene "affettuosamente" chiamato il musical), in poco più di un mese dalla sua uscita ha già incassato più di 300 milioni di dollari in tutto il mondo (a fronte di un budget di 60 milioni) ed i prossimi Oscar, di cui è uno dei protagonisti indiscussi con ben 9 candidature, contribuiranno ad accrescerne l'appeal presso il box office.

La trama del libro scritto da Victor Hugo nel 1862 è abbastanza trita e ritrita.
Jean Valjean (Hugh Jackman), ex carcerato folgorato sulla via di Damasco da due candelabri d'argento di un buon parroco, rinnega la sua vecchia identità e si inventa una nuova vita come sindaco ed imprenditore. Ma il passato lo perseguita nella figura di Javert (Russel Crowe), ottuso ispettore di polizia che non gli perdona di aver violato la libertà condizionata.
Semi-colpevole di aver causato la rovina di una sua giovane operaia (Anne Hathaway), Jean Valjean butta all'aria la sua copertura per non far condannare un innocente e diventa un fuggitivo a vita portandosi dietro Cosette, la figlia piccola dell'operaia strappata alla tutela di due biechi locandieri.
Attraverso vari salti nel tempo, arriviamo alle barricate che insanguinarono (inutilmente) Parigi nel 1832 e alla storia d'amore tra Cosette (Amanda Seyfried) e Marius (Eddie Redmayne). Attraverso cannonate, fughe nelle fogne e Javert che non molla l'osso manco a pagarlo, Jean Valjean si immolerà nuovamente per salvare il sogno d'amore della sua pupilla e alla fine conoscerà la pace eterna, condotto per mano da Fantine in un altro mondo dove non ci sono più catene invisibili ai polsi né pesanti fardelli del passato da dover continuare a pagare.

Epica. Commovente. Maestosa.
Ecco com'è questa versione cinematografica del musical magistralmente diretta da Tom Hooper, regista premio Oscar nel 2011 per "Il discorso del re".
In un'epoca come quella in cui stiamo vivendo, senza valori morali, storici o politici, un film come questo ci fa vergognare di essere diventati tutti portatori insani di un individualismo ai limiti della disumanizzazione.
Bellissimi sia i costumi che le scenografie (entrambi candidati all'Oscar) mentre certe canzoni potrebbero risultare un po' difficili al primo ascolto.
Ma basta suonarle un paio di volte per comprendere come mai alcune di esse, quali "I dreamed a dream", "Do you hear the people sing?", "On my own" e "Empty chairs at empty tables", sono da anni dei "cult" per tutti gli amanti del musical.
Hugh Jackman, già vincitore del Golden Globe come miglior attore protagonista, è il più accreditato pretendente al prossimo premio Oscar. Messe via le lame di Wolverine, l'attore australiano sfoggia una gran voce regalando al suo Valjean una carica di dolente umanità davvero straordinaria.
L'antagonista Russel Crowe non riesce a stargli dietro, ma solo per pochi millimetri.
Chi è eccezionale è Anne Hathaway, già premiata con il Golden Globe come Miglior attrice non protagonista e che speriamo di veder trionfare anche al Dolby Theatre di Los Angeles il prossimo 24 febbraio.
Tutto il resto del cast è bravissimo, ma una citazione a parte va a Samantha Barks, l'infelice Eponine. La sua "On my own", cantata sotto la pioggia, è l'inno di tutti gli innamorati non corrisposti del mondo.

* * *

VIVA LA LIBERTÀ
di Roberto Andò
con Toni Servillo, Valerio Mastrandrea, Valeria Bruni Tedeschi
2013 - Italia



Finalmente un bel film italiano, che ti fa riconciliare con il nostro cinema dopo la recente invasione dei vari Siani, Finocchiaro e Raoul Bova.
Al di là del titolo, oggettivamente brutto, (era meglio "Il trono vacante", come si chiamava il libro dello stesso Andò da cui è tratto), il soggetto, pur non essendo originalissimo, è piacevole, molto ben trattato e spaventosamente attuale.

Trattasi del Presidente del maggior partito d'opposizione, Enrico Olivieri (Toni Servillo) il quale, in piena crisi politica ed umana, sparisce nel cuore della notte senza dire a nessuno dove va.
Il suo fido aiutante Andrea (Valerio Mastrandrea) non sa che pesci pigliare e deve mentire a tutti per nascondere l'improvvisa scomparsa del suo capo, dai giornalisti agli altri membri del partito, potendo contare solo sulla complicità della moglie di Olivieri (Michela Cescon), la quale è più offesa che preoccupata del comportamento del coniuge desaparecido.
Come ovviare alla crisi in un momento storico in cui il Paese è sull'orlo del baratro?
Semplicissimo. Basta prendere il fratello gemello di Olivieri, Giovanni, scrittore fantasma da poco dimesso dall'ospedale psichiatrico, ed assistere alla sua ascesa politica in qualità di nuovo guru che cita Brecht, balla "check to check" con la Merkel e sa essere vicino alla gente, come Papa Francesco I.
Ma, nel frattempo, il politico fuggitivo dov'è finito?
A Parigi, a ritrovare il grande amore della sua giovinezza (Valeria Bruni Tedeschi), sposata con un famoso regista orientale, che ai tempi fu oggetto di contesa e di rottura tra i due fratelli.
Nella campagna francese Enrico ritroverà un po' di pace interiore e il piacere di abbandonarsi alle proprie emozioni, complice anche una nuotata notturna in piscina.
Alla fine, in pieno clima pirandelliano, entrambi i fratelli spariranno e, davanti agli occhi assonnati del povero Andrea, apparirà un Enrico che forse è Giovanni.

Toni Servillo si conferma ancora una volta (casomai ce ne fosse bisogno) il miglior attore italiano sul mercato, capace di non sbagliare mai un colpo.
Perfettamente in parte anche Valerio Mastrandrea, con quella sua perenne aria di colui che non sa bene che cosa sta facendo nel posto in cui si trova.
La parte dolente del cast (a parte Anna Bonaiuto in un piccolo cameo) è data proprio dalle donne.
Valeria Bruni Tedeschi, insopportabile quasi quanto la più famosa sorella, ha un tono di voce da schiaffi e un'aria sempre ai limiti del precipizio, anche quando la sceneggiatura non lo richiede, mentre Michela Cescon risulta totalmente priva di spontaneità.
La fotografia sa restituire bene il tempo algido che siamo chiamati a vivere e la colonna sonora risulta efficace e impattante, soprattutto quando subentra la voce di Giovanni ad umanizzarla.
Forse, ogni tanto, bisognerebbe avere il coraggio di fuggire da se stessi e dalle proprie gabbie mentali.
Al di là di tanti sofismi politici, il vero messaggio del film è tutto qui.

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