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In questo numero:
Meglio se restava morto
La tortura sarà giocarselo fino alla fine
Stavolta il ninja si nasconde bene…
Miti mutanti 19
Un artista a
Coverciano 5
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In questo numero...
Mario Gardini
LES MISERABLES
di Tom Hooper
con Hugh Jackman, Russel Crowe, Anne Hathaway
2012 - Regno Unito
Quando nel 1980 il musicista Claude-Michel Schönberg
e il paroliere Alain Boublil decisero di trarre un
musical da "I miserabili" di Victor Hugo, qualcuno
avrà pensato che erano due pazzi visionari.
Invece, dopo il successo ottenuto in patria
nell'edizione parigina, lo spettacolo venne notato
dal produttore Cameron Mackintosh, che ne volle
realizzare una versione in lingua inglese.
Fu l'inizio di un successo planetario.
La storia di Jena Valjean e compari ottenne un
successo senza precedenti sia a Londra, dove lo show
viene rappresentato ininterrottamente dal 1985, sia
a Broadway, dove si è aggiudicato otto Tony Awards
ed è stato rappresentato per ben 18 anni.
Normale che Hollywood, prima o poi, se ne
appropriasse di uno dei musical di maggior successo
della storia.
Certo, la scommessa era tutt'altro che vincente,
almeno sulla carta.
2 e 40 di musica seria ed impegnativa, non alla
"Mamma mia!" tanto per intenderci, e flop alle
spalle come "Il fantasma dell'Opera" e "Rent", non
lasciavano molto ben sperare.
E invece "Les Miz" (come viene "affettuosamente"
chiamato il musical), in poco più di un mese dalla
sua uscita ha già incassato più di 300 milioni di
dollari in tutto il mondo (a fronte di un budget di
60 milioni) ed i prossimi Oscar, di cui è uno dei
protagonisti indiscussi con ben 9 candidature,
contribuiranno ad accrescerne l'appeal presso il box
office.
La trama del libro scritto da Victor Hugo nel 1862 è
abbastanza trita e ritrita.
Jean Valjean (Hugh Jackman), ex carcerato folgorato
sulla via di Damasco da due candelabri d'argento di
un buon parroco, rinnega la sua vecchia identità e
si inventa una nuova vita come sindaco ed
imprenditore. Ma il passato lo perseguita nella
figura di Javert (Russel Crowe), ottuso ispettore di
polizia che non gli perdona di aver violato la
libertà condizionata.
Semi-colpevole di aver causato la rovina di una sua
giovane operaia (Anne Hathaway), Jean Valjean butta
all'aria la sua copertura per non far condannare un
innocente e diventa un fuggitivo a vita portandosi
dietro Cosette, la figlia piccola dell'operaia
strappata alla tutela di due biechi locandieri.
Attraverso vari salti nel tempo, arriviamo alle
barricate che insanguinarono (inutilmente) Parigi
nel 1832 e alla storia d'amore tra Cosette (Amanda
Seyfried) e Marius (Eddie Redmayne). Attraverso
cannonate, fughe nelle fogne e Javert che non molla
l'osso manco a pagarlo, Jean Valjean si immolerà
nuovamente per salvare il sogno d'amore della sua
pupilla e alla fine conoscerà la pace eterna,
condotto per mano da Fantine in un altro mondo dove
non ci sono più catene invisibili ai polsi né
pesanti fardelli del passato da dover continuare a
pagare.
Epica. Commovente. Maestosa.
Ecco com'è questa versione cinematografica del
musical magistralmente diretta da Tom Hooper,
regista premio Oscar nel 2011 per "Il discorso del
re".
In un'epoca come quella in cui stiamo vivendo, senza
valori morali, storici o politici, un film come
questo ci fa vergognare di essere diventati tutti
portatori insani di un individualismo ai limiti
della disumanizzazione.
Bellissimi sia i costumi che le scenografie
(entrambi candidati all'Oscar) mentre certe canzoni
potrebbero risultare un po' difficili al primo
ascolto.
Ma basta suonarle un paio di volte per comprendere
come mai alcune di esse, quali "I dreamed a dream",
"Do you hear the people sing?", "On my own" e "Empty
chairs at empty tables", sono da anni dei "cult" per
tutti gli amanti del musical.
Hugh Jackman, già vincitore del Golden Globe come
miglior attore protagonista, è il più accreditato
pretendente al prossimo premio Oscar. Messe via le
lame di Wolverine, l'attore australiano sfoggia una
gran voce regalando al suo Valjean una carica di
dolente umanità davvero straordinaria.
L'antagonista Russel Crowe non riesce a stargli
dietro, ma solo per pochi millimetri.
Chi è eccezionale è Anne Hathaway, già premiata con
il Golden Globe come Miglior attrice non
protagonista e che speriamo di veder trionfare anche
al Dolby Theatre di Los Angeles il prossimo 24
febbraio.
Tutto il resto del cast è bravissimo, ma una
citazione a parte va a Samantha Barks, l'infelice
Eponine. La sua "On my own", cantata sotto la
pioggia, è l'inno di tutti gli innamorati non
corrisposti del mondo.
* * *
VIVA LA LIBERTÀ
di Roberto Andò
con Toni Servillo, Valerio Mastrandrea, Valeria
Bruni Tedeschi
2013 - Italia
Finalmente un bel film italiano, che ti fa
riconciliare con il nostro cinema dopo la recente
invasione dei vari Siani, Finocchiaro e Raoul Bova.
Al di là del titolo, oggettivamente brutto, (era
meglio "Il trono vacante", come si chiamava il libro
dello stesso Andò da cui è tratto), il soggetto, pur
non essendo originalissimo, è piacevole, molto ben
trattato e spaventosamente attuale.
Trattasi del Presidente del maggior partito
d'opposizione, Enrico Olivieri (Toni Servillo) il
quale, in piena crisi politica ed umana, sparisce
nel cuore della notte senza dire a nessuno dove va.
Il suo fido aiutante Andrea (Valerio Mastrandrea)
non sa che pesci pigliare e deve mentire a tutti per
nascondere l'improvvisa scomparsa del suo capo, dai
giornalisti agli altri membri del partito, potendo
contare solo sulla complicità della moglie di
Olivieri (Michela Cescon), la quale è più offesa che
preoccupata del comportamento del coniuge
desaparecido.
Come ovviare alla crisi in un momento storico in cui
il Paese è sull'orlo del baratro?
Semplicissimo. Basta prendere il fratello gemello di
Olivieri, Giovanni, scrittore fantasma da poco
dimesso dall'ospedale psichiatrico, ed assistere
alla sua ascesa politica in qualità di nuovo guru
che cita Brecht, balla "check to check" con la
Merkel e sa essere vicino alla gente, come Papa
Francesco I.
Ma, nel frattempo, il politico fuggitivo dov'è
finito?
A Parigi, a ritrovare il grande amore della sua
giovinezza (Valeria Bruni Tedeschi), sposata con un
famoso regista orientale, che ai tempi fu oggetto di
contesa e di rottura tra i due fratelli.
Nella campagna francese Enrico ritroverà un po' di
pace interiore e il piacere di abbandonarsi alle
proprie emozioni, complice anche una nuotata
notturna in piscina.
Alla fine, in pieno clima pirandelliano, entrambi i
fratelli spariranno e, davanti agli occhi assonnati
del povero Andrea, apparirà un Enrico che forse è
Giovanni.
Toni Servillo si conferma ancora una volta (casomai
ce ne fosse bisogno) il miglior attore italiano sul
mercato, capace di non sbagliare mai un colpo.
Perfettamente in parte anche Valerio Mastrandrea,
con quella sua perenne aria di colui che non sa bene
che cosa sta facendo nel posto in cui si trova.
La parte dolente del cast (a parte Anna Bonaiuto in
un piccolo cameo) è data proprio dalle donne.
Valeria Bruni Tedeschi, insopportabile quasi quanto
la più famosa sorella, ha un tono di voce da
schiaffi e un'aria sempre ai limiti del precipizio,
anche quando la sceneggiatura non lo richiede,
mentre Michela Cescon risulta totalmente priva di
spontaneità.
La fotografia sa restituire bene il tempo algido che
siamo chiamati a vivere e la colonna sonora risulta
efficace e impattante, soprattutto quando subentra
la voce di Giovanni ad umanizzarla.
Forse, ogni tanto, bisognerebbe avere il coraggio di
fuggire da se stessi e dalle proprie gabbie mentali.
Al di là di tanti sofismi politici, il vero
messaggio del film è tutto qui.
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