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Capitano, mio Capitano
Gennaro Tedesco
Ero partito con l'idea di
sollecitare l'incontro dei nostri allievi con la
Romania e con i Balcani attraverso la riproposizione
e la rivisitazione del mito di Dracula. Non so se
sono riuscito o meno in questo compito, che non
svolgo né svolgerò in questo contesto. In ogni caso
è certo che il Principe della Notte ha spinto lo
scrivente ad approfondire le sue conoscenze non solo
su di lui, ma, forse, anche e soprattutto sulla sua
terra d'origine, sulla sua patria, la Romania.
Ero partito con l'idea di dimostrare il vecchio e
obsoleto teorema dell'Europa divisa
irrimediabilmente tra due civiltà quasi contrapposte
tra Occidente e Oriente e devo dire che stavo per
cadere anch'io ancora una volta nell'ossessione
mefistofelica di una presunta distanza e
incomprensione tra le due Europe, tra Occidente e
Oriente.
Ma, analizzando più attentamente la storia e la
geografia della Romania e dei Balcani, ho potuto
rendermi conto di un fatto estremamente importante
che non sempre viene messo in luce con la dovuta
attenzione : quando parliamo di Balcani e di Romania
in particolare, tendiamo a porre l'accento
sull'ingombrante presenza di Bisanzio nelle vicende
di queste sfortunate Terre europee, enfatizzandone
gli aspetti orientaleggianti e asiatici .
Così facendo, dimentichiamo che , prima di tutto,
Bisanzio è la seconda Roma sul Bosforo alle porte
dell'immenso e sovrastante Continente Asiatico. Essa
è ,senza interruzioni, la diretta continuatrice
della Roma del Tevere e la Roma del Tevere, come
quella del Bosforo, è la Roma ellenistica e
cristiana, che non ha soltanto dato al mondo il
diritto, l'amministrazione civile universale, un
esercito moderno e centralizzato, l'orgoglio di una
unica ed universale cittadinanza, ma ha anche
assimilato e restituito al mondo modelli religiosi,
filosofici e culturali, stili di vita greci e
persiani, ebraici ed egiziani, metabolizzando,
irrobustendo e diffondendo sistemi economici e
apparati tecnologici ellenistici.
I Balcani e soprattutto la Romania hanno sviluppato
la loro storia nell'alveo della seconda Roma,
assorbendone sia le costanti strutturali sia le
capacità metamorfiche di adattamento e innovazione ,
tipiche della civiltà romana. Naturalmente la
maggiore e costante esposizione alla Roma d'Oriente
in un contesto di continue interpolazioni slave,
ungheresi, turche e germaniche ha fatto sì che la
Romania, come e più degli altri Paesi Balcanici,
producesse un proprio inevitabilmente caratteristico
Romanesimo appunto "orientale", ma certamente non
opposto e alieno rispetto a un'Europa Occidentale
solo geograficamente definibile.
Al contrario di quanto normalmente si tende a
credere soprattutto a molte miglia dal Danubio e dai
Balcani, probabilmente è proprio il maggior
radicamento romano che ha reso i Balcani e la
Romania più fragili e sensibili rispetto alle così
dette Sirene della Modernità. Alcune strutture
profonde di Bisanzio come il villaggio rurale
bizantino, il tradizionalismo ortodosso, il
legalismo autocratico hanno marcato e continuano a
marcare anche col ferro e col fuoco tanta e profonda
storia e politica balcanica e rumena.
La ricerca esasperante ed esasperata di una propria
identità nazionale ha condotto la Romania a
cristallizzare la propria storia intorno agli
elementi meno dinamici e innovativi del romanesimo,
seguendo in parte e non a caso, un percorso
identitario e nazionale, anzi nazionalistico, non
dissimile da quello italiano identificabile nel
totalitarismo fascista.
In nazioni moderne incapaci di fare i conti con la
propria storia, sviluppandola, arricchendola e
ulteriormente contaminandola, come la migliore
tradizione romana e bizantina indicava e imponeva,
per preservare gli interessi di classi, anzi di
caste dirigenti incapaci di confrontarsi
criticamente e dinamicamente col proprio metamorfico
passato, non rimaneva che ancorarsi a tutti quegli
elementi della tradizione che, spacciati per unici,
irripetibili ed eterni, ne sostenessero il proprio
potere non solo ideologico : il ruralismo, il
caudillismo , il tradizionalismo religioso,
ortodosso o cattolico e il romanesimo non
ellenistico e nazionalistico divenivano il fulcro di
una Revanche impossibile. Questa posizione
nettamente reazionaria assumeva in Romania le
caratteristiche di uno spiccato spiritualismo
ortodosso che si manifestava nei suoi intellettuali
e politici di punta e nel suo Capitano, Corneliu
Codreanu in un radicale e definitivo rifiuto del
Razionalismo, dell'Umanesimo e della Rivoluzione
Francese. Il misticismo ortodosso bizantino,
dichiaratamente antirazionalistico, trova nella
Romania capitanata da Corneliu Codreanu il luogo
della sua trasformazione politica : la patria rumena
diviene la nuova mistica nazionalistica.
Né la prima né la seconda guerra mondiale riescono a
far calare la febbre nazionalistica in un Paese come
la Romania, ruralizzato e non industrializzato,
carente di una propria, autonoma e forte borghesia
nazionale, ossessionato dalla teoria del complotto
internazionale e sottoposto a continue inondazioni
migratorie, necessitate dalle sue carenze
strutturali di Paese fondamentalmente agricolo.
Anche un regime comunista come quello di Nicolae
Ceausescu, il secondo Capitano o Conducator, nel
tentativo di costruzione e costituzione di una
compatta borghesia nazionale e di un duraturo
capitalismo di Stato, non riesce a sottrarsi
all'incubo del nazionalismo.
A tale bestia feroce Nicolae Ceausescu offrirà in
pasto le migliori energie della Romania,
impoverendola e dissanguandola ulteriormente e
irrimediabilmente.
Oggi, dopo la morte violenta del Conducator-Vampiro
dei Carpazi, al riparo dai suoi presunti nemici
storici quali l'Ungheria e la Russia, finalmente
membro dell'Unione Europea, la Romania deve rifare i
conti col suo passato e col suo futuro, guardandosi
allo specchio della Storia.
La malattia nefasta e mortale del nazionalismo più
esasperato non potrà e non dovrà più essere la sua
disorientante bussola. Il suo baricentro non è più
eccentrico, ma è ben posizionato e radicato
all'interno di un'Europa dai contorni e dai confini
sempre più romani e bizantini dove l'elemento
unificante, contaminante e ibridante sarà la sua
tradizione ellenistica.
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