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Marco Morandi: musica e poesia
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Ho ascoltato molte volte
l'omonimo cd di Marco Morandi, spesso come
sottofondo alla scrittura. Lo sto ascoltando anche
adesso. È musica rilassante, per abbandonarsi alle
impressioni del momento, a pensieri remoti e
inconsci. Per avvolgersi in atmosfere acustiche,
sognanti e romantiche.
L'album, interamente strumentale, è attraversato da
una comune atmosfera; un file rouge che lega i vari
brani, composti tutti e quattordici da Marco Morandi,
il quale suona la chitarra acustica, strumento
principe a cui si affianca, in un paio di pezzi, il
pianoforte (suonato da Giulio Carmassi).
A brani dal ritmo più sostenuto e allegro, con
cadenze jazz e blues (come "Parole portate via dal
vento", "Conversazioni inutili" e "Blues in C") si
alternano brani più lenti, malinconici, "poetici"
(come "Fortuna" e "Tardi"), con prevalenza numerica
di questi ultimi. I brani accompagnati dal
pianoforte, "Fine maggio in 3" e "Dossi", per quanto
entrambi molto brevi (poco più di due minuti il
primo, poco meno il secondo), contribuiscono a
rendere l'album un'opera che, seppur minimalista a
livello strumentale, riesce comunque a esprimere una
notevole ricchezza di influssi musicali.
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