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Tavola rotonda / intervista
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Intervista a Matteo Nicodemo
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1. Iniziamo dalla tua formazione culturale.
sono laureato in scienze storiche
moderno/contemporaneo alla statale di Milano.
Attualmente son specializzando (laurea magistrale)
in storia e geografia d'Europa (curr. Geografico)
c/o università di Verona.
2. Quando nasce il tuo interesse per la musica?
Quali le prime esperienze musicali?
La musica mi è sempre piaciuta così come la tv. Mi
piaceva e mi piace guardare le "fatiche" di un
artista, che sia di teatro o in un one man show, mi
piace vederlo stupire col suo spettacolo (scritto e
nato dalle sue emozioni!!!). Trovo fantastico il
varietà, pur prono ai poteri politici, o agli
ascolti, a seconda del tempo che è passato e ha
cambiato l'arbitro della "qualità"; amo i monologhi
teatrali di un solo attore e il teatro canzone. In
tutti ricerco il carisma dell'artista.
Insomma credo sia bello provare a imporre le proprie
cose così, senza paura di mostrarsi (anche se oggi
forse, il pubblico non ha voglia di qualcosa di
personale). Adoro il tono garbato e poco triviale,
anzi forse l'espressione volgare mi stanca come il
troppo parlare di sesso, di lui e di lei e allusioni
simili che sono troppo e davvero troppo in uso. Così
ho cominciato a suonare da solo in casa sfruttando
la mia passione per la scrittura e trovando nella
forma canzone la migliore per esprimermi. Poi
incontrando Fabio Constantinescu, Dio lo benedica,
sono riuscito a registrare Frammenti di cose volgari
e mi ha detto bene.
3. Che musica ascolti? Hai uno o più modelli
musicali?
Ascolto poca musica perché amo più leggere, ma
autori fondamentali per me, sono Vinicio Capossela
(su tutti), Paolo Conte, Francesco Guccini e Ligabue
(il cantante della mia generazione). Proprio di
Capossela trovo che Modì e Bardamù siano le più
belle canzoni mai scritte, era il 96 e mentre non
sfuggivo al fascino degli echi delle certe notti del
Liga rimanevo strabiliato dall'intero cd "Il ballo
di San Vito" di Capossela vera iniziazione ai miei
tentativi di scrittura.
4. Il tuo può dirsi un genere musicale specifico,
oppure non hai un genere singolo a cui rifarti?
Gli scarsi mezzi a nostra disposizione ci han
portato a giocare con vari generi musicali
abbastanza convenzionali, così si trovano reggae,
rock, la ballata e il pop; in futuro vedremo.
5. Il titolo del tuo album "Frammenti di cose
volgari" contiene un chiaro
richiamo petrarchesco.
Volgari è una parola che trovo renda più curioso
quel titolo (volgare per Petrarca era la lingua
italiana, per noi invece ha più significati) proprio
per quel doppio senso. I 12 brani che compongono la
raccolta sono slegati da qualunque ordine perché
raccolgono le mie prime canzoni, che rimangono un
insieme di suggestioni scritte tra i 18 e i 23 anni
senza vincoli progettuali, slegate da un supremo
senso: appunti sparsi
6. Ci puoi parlare della tua scelta di mettere
online il tuo album, scaricabile gratuitamente? Cosa
pensi in generale del rapporto tra musica e web?
Pensavo di non fare grandi cose con le canzoni,
invece poi l'idea di diffondere il cd è nata dalla
continua stima che ricevevo per la presunta qualità
dei testi da molta gente (e qualche giornale). Così
Daniele Grioni mi ha creato il sito che coltiva con
infinita pazienza… Dio benedica anche lui.
7. Perché i giovani si occupano di musica? Che
cosa la musica offre come
messaggio alle nuove generazioni?
La musica offre ai giovani l'idea di potersi
esprimere, almeno per me è stato così. Le poche
lezioni di chitarra che ho preso sono state per me
molto frustranti, ciò che amavo e che volevo fare
sembrava sempre poca cosa rispetto ai miei colleghi
di allora (così mi dicevano). Così ho deciso di far
da solo pensando di trovare nella mia geografia
privata i messaggi da trattenere, da lasciare e da
scrivere sul foglio, sentendomi così libero e
gratificato. Dei giovani proprio non so, spero che
tentino di "costruire" ma non posso proprio
giudicare perché non capisco come metabolizzino
questo tempo.
8. Quali messaggi proponi nei testi delle tue
canzoni?
Non lancio messaggi, descrivo immagini e sensazioni,
genti e costumi che mi hanno incuriosito, divertito,
frustrato. Voglio creare un immagine, una storia
indipendente dall'obbligo di doversi riconoscere
(che pure accade) ma con l'abitudine a portare
l'attenzione a una precisa situazione più o meno
comune, a un particolare più o meno piccolo a un
frammento di una giornata.
9. Esiste un nesso tra poesia e musica?
Penso proprio di si ma non credo di esserne un
artefice. La scrittura in musica ha delle sue regole
precise che devono essere rispettate ma la poesia ci
regala momenti incredibili. Così negli spettacoli
cerco di diminuire la distanza leggendo un paio di
poesie. In questo momento su tutti adoro Brodskij
(poeta e scrittore) nelle sue sere gelide
nell'inverno veneziano, monopolizza le mie letture;
credo che durerà fin quando riuscirò a sentirmi
parte delle Fondamenta degli Incurabili, riflessione
lirica in cui si ritrova tutta la Venezia che amo, o
che, credo di amare, perché forse non la capisco a
pieno.
10. Progetti per il futuro?
Spero di poter continuare a scrivere e spero che ciò
che ho scritto piaccia agli ascoltatori, promuoversi
da solo è bellissimo ma onestamente è molto
difficile. È come vivere in un eterno presente, mai
sai delimitare un tuo possibile futuro "artistico".
Così per ora cerco di poter cantare e suonare le mie
canzoni, lotto per avere occasione di farlo. Anche
se forse questo tempo non è più dei cantautori…
Sito web:
http://www.matteonicodemo.altervista.org/ |
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