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Libri a fumetti

Alan Moore: teatro, musica e magia - Gli incantesimi dal vivo di un grande mago del fumetto
Recensione di Andrea Cantucci

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ALAN MOORE: TEATRO, MUSICA E MAGIA
Gli incantesimi dal vivo di un grande mago del fumetto
 

recensione di Andrea Cantucci


Come ormai dovrebbero sapere anche i meno esperti (se non altro, grazie ad alcuni film tratti recentemente dalle sue opere), l'inglese Alan Moore è uno dei più importanti sceneggiatori di fumetti di questi ultimi decenni, ma a suo modo lo si può considerare anche uno degli ultimi adepti di quella elaborata finzione chiamata magia, e non la magia dei prestigiatori o dei giocolieri, ma proprio quella con la M maiuscola...
Moore stesso racconta di esserne sempre stato affascinato fin da quando a cinque anni lesse il suo primo libro, intitolato fatalmente "L'isola magica". Molto più tardi, l'interesse per i temi esoterici lo ha portato ad una svolta apparentemente estrema, ma sempre mitigata da una sana ironia. Nel 1993, al compimento dei quarant'anni, forse per evitare di prendersi troppo sul serio invecchiando o per prevenire qualche incombente crisi di mezz'età, si autodefinisce mago, si sceglie come entità guida l'antico e dimenticato dio-serpente Glicone e, approfondendo il suo percorso personale tra i simboli esoterici, si dedica alla messa in scena di performance multimediali, a metà tra letture poetiche e rituali trascendenti.
L'elaborazione di tali performance parte per lo più da fatti storici e di cronaca, legati ai luoghi in cui dovranno svolgersi, giungendo poi a tracciare affascinanti corrispondenze tra eventi fisici, stati psicologici e simbologie mitiche. Lo scopo dichiarato è quello di "condurre lo spettatore, attraverso uno strutturato territorio mentale, verso un predeterminato livello di coscienza" (*).Gli eventi sono attribuiti ad una organizzazione immaginaria che Moore ha battezzato "The Moon and Serpent Grand Egyptian Theatre of Marvels" e che dà il titolo alla prima "esibizione" nel 1994. Col tempo le forme espressive coinvolte aumentano, arrivando ad integrare insieme in modo sempre più armonico parole, musica, mimica, danza e video. In particolare, le composizioni musicali, di David J prima e di Tim Perkins poi, forniscono il ritmo e la traccia espressiva alla stesura definitiva dei testi scritti e recitati da Moore.
Nonostante il complesso lavoro preparatorio necessario per mettere in scena queste performance, che non si svolgono mai a meno di un anno di distanza l'una dall'altra, esse non vengono ripetute, proprio perché la loro forza espressiva (si può anche dire la loro "magia") non sia stemperata e dispersa in una routine, ma si concentri in un unico momento e luogo, legati in qualche modo al contenuto della performance stessa. In quanto eventi unici ed irripetibili, nelle intenzioni degli autori, dovrebbero così acquistare maggiore impatto, intensità e importanza per i partecipanti al "rito". I commenti degli spettatori sembrano confermare come l'eccesso di input, forniti in contemporanea e con una tale forza dai vari linguaggi espressivi, travolga completamente il pubblico, che di fronte a tanti stimoli ed informazioni non può fare altro che lasciarsi andare, sospendendo ogni giudizio critico.
Le cinque performance eseguite finora sono comunque state registrate e diffuse sotto forma di CD, di cui gli ultimi tre pubblicati dall'etichetta RE: di Steven Severin e arricchiti dalla meravigliosa grafica digitale di John Coulthart (**). Tra questi, quello intitolato "Angel Passage" riproduce l'ultima performance, tenuta nel 2001 presso la Tate Gallery di Londra in occasione della conclusione di una mostra su William Blake e dedicata, invece che ad un luogo, a questo grande poeta, pittore ed incisore inglese, la cui concezione di un predominio del mondo immaginario su quello materiale ha senza dubbio influenzato Moore.
Dai testi della seconda e quarta performance, intitolate rispettivamente "The Birth Caul" e "Snakes and Ladders", il fumettista britannico Eddie Campbell (già coautore con Moore del lungo romanzo a fumetti "From Hell") ha tratto delle versioni disegnate di 48 pagine, entrambe tradotte in Italia da Black Velvet, con i titoli "Sacco Amniotico" e "Serpenti e Scale".

Campbell interpreta liberamente le parole del "mago" col suo particolare stile grafico, che in un intenso bianco e nero mescola schizzi, tecniche pittoriche e montaggi di vario tipo. Nella prima delle opere da lui adattate, Sacco Amniotico, dopo un breve accenno alla storia di Newcastle (dove aveva avuto luogo la performance) il lettore è trascinato in un viaggio attraverso molte esperienze comuni alla vita di ognuno di noi, procedendo all'indietro fino a regredire nell'utero, nel vuoto da cui tutto proviene. Nella seconda, Serpenti e Scale, sono più persistenti i riferimenti storici alla piazza di Red Lion Square, dove l'evento si era svolto su richiesta della Golden Dawn Society (***), ma non mancano divagazioni sulla natura della vita e sull'immaginazione, in quanto elemento unificante di coscienza, arte e magia. Dal punto di vista della scansione grafica, in Sacco Amniotico Campbell aveva frammentato i testi di Moore in frasi piuttosto brevi, accompagnandoli con molti disegni in sequenza, cosicché il linguaggio dei fumetti, benché utilizzato con grande libertà espressiva, manteneva in generale un suo predominio, per lo meno nell'impostazione delle pagine divise in vignette. In Serpenti e Scale invece, probabilmente a causa della maggiore astrazione dei contenuti, assistiamo più spesso ad una rarefazione e dilatazione delle immagini, che si accompagnano anche a brani molto lunghi, "limitandosi" a volte ad illustrarne il testo.
Il titolo e i contenuti del libro giocano contemporaneamente su più significati. I serpenti e le scale sono innanzitutto due immagini mitologiche e magiche che ricorrono più volte nelle diverse tradizioni, in certi casi anche con un senso simile, in quanto entrambe si possono considerare simboli della progressione naturale della vita, che si snoda in cicli ed evoluzioni e che opportunamente indirizzata può condurre all'elevazione verso stati di coscienza più alti (****). Inoltre sia il classico simbolo dei due serpenti intrecciati (come si ritrovano ad esempio nella bacchetta di Mercurio), che i gradini di una scala a chiocciola, vengono collegati da Moore per analogia alla forma della spirale del DNA. Infine esiste un gioco da tavolo chiamato "Serpenti e Scale" (o "Scale e Serpenti"), evidentemente un po' più noto in Inghilterra che da noi. Questi ultimi collegamenti possono apparire abbastanza forzati, ed in effetti lo sono, perché il DNA e il gioco sono una scoperta e un'invenzione recenti, ma è tipico dello stile di Moore cercare ovunque questo genere di corrispondenze e in un certo senso facevano lo stesso i popoli antichi, quando coi loro miti interpretavano in senso simbolico qualunque tipo di evento, vedendo tutta la realtà come una grande metafora vivente fitta di interconnessioni tra tutti i suoi elementi.
Lungo il percorso, scandito da scale e serpenti di vario tipo, si inseriscono personaggi storici che hanno soggiornato o sono stati di passaggio nel luogo dove oggi sorge Red Lion Square. Tra questi: la salma del lord protettore Oliver Cromwell, il pittore e poeta Dante Gabriel Rossetti e altri due suoi colleghi del movimento preraffaellita, lo scrittore Arthur Machen e il corteo funebre di re Giorgio V. Per rievocarli Eddie Campbell utilizza montaggi con dipinti e foto, creando anche graficamente la sensazione di un complesso e intricato affresco storico e artistico, analogo a quello tracciato in modo visionario da Moore. Alla fine l'attenzione si sofferma soprattutto su Machen, autore di un racconto sul Gran Dio Pan in cui la visione del dio della natura conduceva alla follia, solo che in Serpenti e Scale la "follia" fatta intravedere a Machen e al lettore è la graduale rivelazione della più vera e intima natura dell'Essere e delle cose che ci circondano, l'impalpabile e inavvertita magia che agisce costantemente attraverso la vita di ognuno.

Nell'edizione italiana della Black Velvet, l'adattamento di Serpenti e Scale è preceduto da una lunga intervista/dialogo tra i due autori, corredata da dettagliatissime note sui più disparati argomenti. Abbiamo così l'occasione di scoprire qualcosa di più sulle idee di Alan Moore rispetto ad arte e magia, e al loro rapporto con la coscienza e l'immaginazione, ma anche di comprendere meglio il modo in cui sono nate le sue performance, ovvero di intravedere un po' dell'arte che sta dietro la loro apparente magia.



SACCO AMNIOTICO
Autori: testi di Alan Moore - disegni di Eddie Campbell
Editore: Black Velvet Editrice
Pagine: 48
Rilegatura: brossurata
Prezzo: euro 5,00


SERPENTI E SCALE
Autori: testi di Alan Moore - disegni di Eddie Campbell
Editore: Black Velvet Editrice
Pagine: 88
Rilegatura: brossurata
Prezzo: euro 10,00


(*) dall'intervista di Eddie Campbell ad Alan Moore contenuta nel volume Serpenti e Scale della Black Velvet Editrice.


(**) I tre CD di Alan Moore e Tim Perkins tutt'ora reperibili presso i siti di Steven Severin (www.stevenseverin.com) e della Top Shelf Comix (www.topshelfcomix.com) sono: "The Highbury Working", "Angel Passage" e "Snakes and Ladders".
Le bellissime copertine e i libretti interni realizzati da John Coulthart possono essere ammirati sul suo sito alla pagina
www.johncoulthart.com/decalcomania/moore.html


(***) Golden Dawn: società esoterica ermetica fondata in Inghilterra nel 1887 come filiazione della Società Rosa-Crociana. Ne fecero parte personaggi noti, come l'occultista Aleister Crowley e il poeta irlandese William Butler Yeats, entrambi apparsi di sfuggita in fumetti scritti da Moore. Sia Crowley, con i suoi "Riti Eleusini", che Yeats, con i suoi drammi celtici, applicarono le proprie teoriche esoteriche e simboliche in performance teatrali di tipo sperimentale, il primo per "indurre estasi religiose" e il secondo per rappresentare le "battaglie che avvengono nel fondo della mente", anticipando quindi in modi diversi alcuni dei concetti base delle performance di Moore.


(****) In molte culture infatti i serpenti sono sacri. Anche in Occidente, prima dell'avvento delle religioni monoteiste e della loro conseguente demonizzazione, la forma serpentina era attribuita a molti dèi, tra cui il dio Glicone "amico" di Moore. Il grande serpente potrebbe essere addirittura la più antica divinità adorata dall'Uomo, poiché si diffuse ovunque mentre le prime culture si sviluppavano sulle rive dei fiumi, che sono simili appunto a giganteschi serpenti d'acqua. Era associato in genere alla Dea Madre, uno dei cui nomi ittiti era Heba, e dal suo culto, deformato e censurato dalla successiva cultura patriarcale, deriverebbe l'Eva "tentata" dal serpente nella Genesi.
In Serpenti e Scale, Moore interpreta la figura della donna che danza col serpente come l'Immaginazione che danza con la Vita, forse ispirandosi alla dottrina indiana secondo cui la forma primordiale ed astratta della dea madre è Maya, l'Illusione che genera il mondo.


Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul sito di critica fumettistica de:code nel dicembre 2006.

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