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Libri a fumetti
Alan
Moore: teatro, musica e magia - Gli incantesimi
dal vivo di un grande mago del fumetto
Recensione di
Andrea Cantucci
Mostre
La
bellezza femminile nell'antico Egitto
di Maddalena Lonati
Teatro
Teatro dell'oblio: obliare
per una rinascita dell'arte
di Alessandro Rizzo
Cinema
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ALAN MOORE: TEATRO, MUSICA E
MAGIA
Gli incantesimi dal vivo di un grande mago del
fumetto
Come
ormai dovrebbero sapere anche i meno esperti (se non altro,
grazie ad alcuni film tratti recentemente dalle sue opere),
l'inglese Alan Moore è uno dei più importanti sceneggiatori di
fumetti di questi ultimi decenni, ma a suo modo lo si può
considerare anche uno degli ultimi adepti di quella elaborata
finzione chiamata magia, e non la magia dei prestigiatori o dei
giocolieri, ma proprio quella con la M maiuscola...
Moore stesso racconta di esserne sempre stato affascinato fin da
quando a cinque anni lesse il suo primo libro, intitolato
fatalmente "L'isola magica". Molto più tardi, l'interesse per i
temi esoterici lo ha portato ad una svolta apparentemente
estrema, ma sempre mitigata da una sana ironia. Nel 1993, al
compimento dei quarant'anni, forse per evitare di prendersi
troppo sul serio invecchiando o per prevenire qualche incombente
crisi di mezz'età, si autodefinisce mago, si sceglie come entità
guida l'antico e dimenticato dio-serpente Glicone e,
approfondendo il suo percorso personale tra i simboli esoterici,
si dedica alla messa in scena di performance multimediali, a
metà tra letture poetiche e rituali trascendenti.
L'elaborazione di tali performance parte per lo più da fatti
storici e di cronaca, legati ai luoghi in cui dovranno
svolgersi, giungendo poi a tracciare affascinanti corrispondenze
tra eventi fisici, stati psicologici e simbologie mitiche. Lo
scopo dichiarato è quello di "condurre lo spettatore, attraverso
uno strutturato territorio mentale, verso un predeterminato
livello di coscienza" (*).Gli eventi sono attribuiti ad una
organizzazione immaginaria che Moore ha battezzato "The Moon and
Serpent Grand Egyptian Theatre of Marvels" e che dà il titolo
alla prima "esibizione" nel 1994. Col tempo le forme espressive
coinvolte aumentano, arrivando ad integrare insieme in modo
sempre più armonico parole, musica, mimica, danza e video. In
particolare, le composizioni musicali, di David J prima e di Tim
Perkins poi, forniscono il ritmo e la traccia espressiva alla
stesura definitiva dei testi scritti e recitati da Moore.
Nonostante
il complesso lavoro preparatorio necessario per mettere in scena
queste performance, che non si svolgono mai a meno di un anno di
distanza l'una dall'altra, esse non vengono ripetute, proprio
perché la loro forza espressiva (si può anche dire la loro
"magia") non sia stemperata e dispersa in una routine, ma si
concentri in un unico momento e luogo, legati in qualche modo al
contenuto della performance stessa. In quanto eventi unici ed
irripetibili, nelle intenzioni degli autori, dovrebbero così
acquistare maggiore impatto, intensità e importanza per i
partecipanti al "rito". I commenti degli spettatori sembrano
confermare come l'eccesso di input, forniti in contemporanea e
con una tale forza dai vari linguaggi espressivi, travolga
completamente il pubblico, che di fronte a tanti stimoli ed
informazioni non può fare altro che lasciarsi andare,
sospendendo ogni giudizio critico.
Le cinque performance eseguite finora sono comunque state
registrate e diffuse sotto forma di CD, di cui gli ultimi tre
pubblicati dall'etichetta RE: di Steven Severin e arricchiti
dalla meravigliosa grafica digitale di John Coulthart (**). Tra
questi, quello intitolato "Angel Passage" riproduce l'ultima
performance, tenuta nel 2001 presso la Tate Gallery di Londra in
occasione della conclusione di una mostra su William Blake e
dedicata, invece che ad un luogo, a questo grande poeta, pittore
ed incisore inglese, la cui concezione di un predominio del
mondo immaginario su quello materiale ha senza dubbio
influenzato Moore.
Dai testi della seconda e quarta performance, intitolate
rispettivamente "The Birth Caul" e "Snakes and Ladders", il
fumettista britannico Eddie Campbell (già coautore con Moore del
lungo romanzo a fumetti "From Hell") ha tratto delle versioni
disegnate di 48 pagine, entrambe tradotte in Italia da Black
Velvet, con i titoli "Sacco Amniotico" e "Serpenti e Scale".
Campbell
interpreta liberamente le parole del "mago" col suo particolare
stile grafico, che in un intenso bianco e nero mescola schizzi,
tecniche pittoriche e montaggi di vario tipo. Nella prima delle
opere da lui adattate, Sacco Amniotico, dopo un breve accenno
alla storia di Newcastle (dove aveva avuto luogo la performance)
il lettore è trascinato in un viaggio attraverso molte
esperienze comuni alla vita di ognuno di noi, procedendo
all'indietro fino a regredire nell'utero, nel vuoto da cui tutto
proviene. Nella seconda, Serpenti e Scale, sono più persistenti
i riferimenti storici alla piazza di Red Lion Square, dove
l'evento si era svolto su richiesta della Golden Dawn Society
(***), ma non mancano divagazioni sulla natura della vita e
sull'immaginazione, in quanto elemento unificante di coscienza,
arte e magia. Dal punto di vista della scansione grafica, in
Sacco Amniotico Campbell aveva frammentato i testi di Moore in
frasi piuttosto brevi, accompagnandoli con molti disegni in
sequenza, cosicché il linguaggio dei fumetti, benché utilizzato
con grande libertà espressiva, manteneva in generale un suo
predominio, per lo meno nell'impostazione delle pagine divise in
vignette. In Serpenti e Scale invece, probabilmente a causa
della maggiore astrazione dei contenuti, assistiamo più spesso
ad una rarefazione e dilatazione delle immagini, che si
accompagnano anche a brani molto lunghi, "limitandosi" a volte
ad illustrarne il testo.
Il titolo e i contenuti del libro giocano contemporaneamente su
più significati. I serpenti e le scale sono innanzitutto due
immagini mitologiche e magiche che ricorrono più volte nelle
diverse tradizioni, in certi casi anche con un senso simile, in
quanto entrambe si possono considerare simboli della
progressione naturale della vita, che si snoda in cicli ed
evoluzioni e che opportunamente indirizzata può condurre
all'elevazione verso stati di coscienza più alti (****). Inoltre
sia il classico simbolo dei due serpenti intrecciati (come si
ritrovano ad esempio nella bacchetta di Mercurio), che i gradini
di una scala a chiocciola, vengono collegati da Moore per
analogia alla forma della spirale del DNA. Infine esiste un
gioco da tavolo chiamato "Serpenti e Scale" (o "Scale e
Serpenti"), evidentemente un po' più noto in Inghilterra che da
noi. Questi ultimi collegamenti possono apparire abbastanza
forzati, ed in effetti lo sono, perché il DNA e il gioco sono
una scoperta e un'invenzione recenti, ma è tipico dello stile di
Moore cercare ovunque questo genere di corrispondenze e in un
certo senso facevano lo stesso i popoli antichi, quando coi loro
miti interpretavano in senso simbolico qualunque tipo di evento,
vedendo tutta la realtà come una grande metafora vivente fitta
di interconnessioni tra tutti i suoi elementi.
Lungo
il percorso, scandito da scale e serpenti di vario tipo, si
inseriscono personaggi storici che hanno soggiornato o sono
stati di passaggio nel luogo dove oggi sorge Red Lion Square.
Tra questi: la salma del lord protettore Oliver Cromwell, il
pittore e poeta Dante Gabriel Rossetti e altri due suoi colleghi
del movimento preraffaellita, lo scrittore Arthur Machen e il
corteo funebre di re Giorgio V. Per rievocarli Eddie Campbell
utilizza montaggi con dipinti e foto, creando anche graficamente
la sensazione di un complesso e intricato affresco storico e
artistico, analogo a quello tracciato in modo visionario da
Moore. Alla fine l'attenzione si sofferma soprattutto su Machen,
autore di un racconto sul Gran Dio Pan in cui la visione del dio
della natura conduceva alla follia, solo che in Serpenti e Scale
la "follia" fatta intravedere a Machen e al lettore è la
graduale rivelazione della più vera e intima natura dell'Essere
e delle cose che ci circondano, l'impalpabile e inavvertita
magia che agisce costantemente attraverso la vita di ognuno.
Nell'edizione italiana della Black Velvet, l'adattamento di
Serpenti e Scale è preceduto da una lunga intervista/dialogo tra
i due autori, corredata da dettagliatissime note sui più
disparati argomenti. Abbiamo così l'occasione di scoprire
qualcosa di più sulle idee di Alan Moore rispetto ad arte e
magia, e al loro rapporto con la coscienza e l'immaginazione, ma
anche di comprendere meglio il modo in cui sono nate le sue
performance, ovvero di intravedere un po' dell'arte che sta
dietro la loro apparente magia.
SACCO AMNIOTICO
Autori: testi di Alan Moore - disegni di Eddie Campbell
Editore: Black Velvet Editrice
Pagine: 48
Rilegatura: brossurata
Prezzo: euro 5,00
SERPENTI E SCALE
Autori: testi di Alan Moore - disegni di Eddie Campbell
Editore: Black Velvet Editrice
Pagine: 88
Rilegatura: brossurata
Prezzo: euro 10,00
(*) dall'intervista di Eddie Campbell ad Alan Moore contenuta
nel volume Serpenti e Scale della Black Velvet Editrice.
(**) I tre CD di Alan Moore e Tim Perkins tutt'ora reperibili
presso i siti di Steven Severin (www.stevenseverin.com) e della
Top Shelf Comix (www.topshelfcomix.com) sono: "The Highbury
Working", "Angel Passage" e "Snakes and Ladders".
Le bellissime copertine e i libretti interni realizzati da John
Coulthart possono essere ammirati sul suo sito alla pagina
www.johncoulthart.com/decalcomania/moore.html
(***) Golden Dawn: società esoterica ermetica fondata in
Inghilterra nel 1887 come filiazione della Società Rosa-Crociana.
Ne fecero parte personaggi noti, come l'occultista Aleister
Crowley e il poeta irlandese William Butler Yeats, entrambi
apparsi di sfuggita in fumetti scritti da Moore. Sia Crowley,
con i suoi "Riti Eleusini", che Yeats, con i suoi drammi
celtici, applicarono le proprie teoriche esoteriche e simboliche
in performance teatrali di tipo sperimentale, il primo per
"indurre estasi religiose" e il secondo per rappresentare le
"battaglie che avvengono nel fondo della mente", anticipando
quindi in modi diversi alcuni dei concetti base delle
performance di Moore.
(****) In molte culture infatti i serpenti sono sacri. Anche in
Occidente, prima dell'avvento delle religioni monoteiste e della
loro conseguente demonizzazione, la forma serpentina era
attribuita a molti dèi, tra cui il dio Glicone "amico" di Moore.
Il grande serpente potrebbe essere addirittura la più antica
divinità adorata dall'Uomo, poiché si diffuse ovunque mentre le
prime culture si sviluppavano sulle rive dei fiumi, che sono
simili appunto a giganteschi serpenti d'acqua. Era associato in
genere alla Dea Madre, uno dei cui nomi ittiti era Heba, e dal
suo culto, deformato e censurato dalla successiva cultura
patriarcale, deriverebbe l'Eva "tentata" dal serpente nella
Genesi.
In Serpenti e Scale, Moore interpreta la figura della donna che
danza col serpente come l'Immaginazione che danza con la Vita,
forse ispirandosi alla dottrina indiana secondo cui la forma
primordiale ed astratta della dea madre è Maya, l'Illusione che
genera il mondo.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul sito
di critica fumettistica de:code nel dicembre 2006. |
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