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Narrativa

Top nonik (prima parte) di Massimo Acciai, Spasmodiche riflessioni di Giuseppe Costantino Budetta, Sylvia (dedicato a Sylvia Plath poetessa suicida) di Rossana D'Angela, Prologo alla Valle del Belice di Paolo Filippi, Sogno letterario della principessa di Paolo Filippi, Introduzione alla Shoah di Paolo Filippi, Una sera a teatro di Elisabetta Giancontieri, La banda dei fiammiferi di Iuri Lombardi, Jedan tajanstven caroban aparat. = Un misterioso magico congegno di Renato Lonza, Il giorno in cui imparai a fare la fotosintesi clorofilliana di Antonio Piccolo, Gamberoni arrosto di Anna Maria Volpini

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Rossana D'Angelo, Cesare Lorefice, Renato Lonza, Michele Parigino, Enrico Pietrangeli, Federico Pennese, Valeria Vallucci, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Amanda Nebiolo

Aforismi

10 AFORISMI in poesia...
di Andrea Cantucci  

Saggi

Il mito di Orfeo nell'opera di Jean Cocteau di Caterina Rocchi

Recensioni

Insomnia di Lisa Massei, nota di Enrico Pietrangeli
Presagio triste di Banana Yoshimoto, recensione di Simonetta De Bartolo
Orgianas di Daniela Bionda, nota di Enrico Pietrangeli
Rosso di Cinzia Tani, nota di Enrico Pietrangeli

In questo numero...
 


- Insomnia di Lisa Massei, nota di Enrico Pietrangeli
- Presagio triste di Banana Yoshimoto, recensione di Simonetta De Bartolo
- Orgianas di Daniela Bionda, nota di Enrico Pietrangeli
- Rosso di Cinzia Tani, nota di Enrico Pietrangeli

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Daniela Bionda
Orgianas
PTM Editrice - 2006


Daniela Bionda, attraverso la lettura de "Le torri del cielo" di Danilo Scintu, dichiara di aver "strappato un velo" sulla memoria di un popolo. Con lei riprendono forma e vita le nude pietre di torri nuragiche, quali testimoni attraverso il tempo. Storia e leggenda fecondano la sua fantasia in echi di lontani misteri che si ripropongono accomunando tutta la perduta conoscenza di una primordiale, mitica umanità. Un universo riprodotto o, meglio, la necessità di riprodurlo nelle disposizioni architettoniche, ad evidenziare l'oltre, una comune e remota origine astrale. La PTM Editrice, dapprima fautrice di stimoli verso nuovi approfondimenti, diviene poi, per l'autrice, approdo editoriale per dare alle stampe tre novelle in un volume. Ad "Orgianas", che si potrebbe considerare un romanzo breve, fanno seguito altri due racconti: "Selene e l'ultimo rifugio" e "Il viaggio di Kia". Radicata, come il suo popolo, in una cultura insulare, di antichi pastori guerrieri le cui origini si percepiscono romanticamente, sussurrate dal vento lungo frastagliate, aspre coste, ci narra di antiche tradizioni rappresentate in modo epico, ma facendo ricorso a precisi contesti storici. Con Orgianas si tenta di riprodurre un possibile scenario dell'invasione romana e conseguente latinizzazione dell'isola. Nell'episodio di Selene ci s'inoltra nella decadenza dei conquistatori e la successiva occupazione da parte dei Vandali sull'agonizzante sfondo di un impero che, con Romolo Augustolo, segna beffardamente la sua fine. Kia, infine, è ambientato durante l'espansione dell'impero ittita ed i relativi contrasti con i faraoni egizi. I shardana, popolo del mare e antichi migratori dell'Asia minore, sono sempre presenti sullo sfondo di ogni narrazione. Tradizione e mito si snodano attraverso antiche grotte, le Domus de Janas, dove una benevola strega, o fata che si voglia, segue con apprensione le sorti del suo popolo. Occupata ad impartire iniziatici misteri della natura alle sue adepte, si bagna sovente alla Sacra Fonte per invocare la Grande Madre ed il Dio Toro, predice eventi e non rinuncia persino a strani infusi per fomentare l'incubazione di qualche visione. Janas, Grande Sacerdotessa che somministra anche cure mediche, oltre ad avere specifici poteri taumaturgici, indossa una tunica color porpora, consona al prestigio del suo ordine e, a tal proposito, si evidenzia che furono gli stessi shardana ad insegnare ai Fenici le tecniche d'estrazione della porpora da un mollusco, ovvero la "Corra". L'autrice descrive molto bene usi e costumi della quotidianità dell'epoca in uno stile che assume, talvolta, tratti un po' troppo documentaristici. Spiega, peraltro, il tessuto sociale della sua isola, dalle città stato delle coste all'entroterra, dove si trovavano tribù come i sardi pelliti, artefici, attraverso la guerriglia, di una ferrea resistenza ai tentativi di penetrazione perpetuati dai romani. Ricorrono rituali magici e conoscenze esoteriche qua e là palesati come patrimonio ed insegnamento tramandato da antichi popoli biblici, quelli prima del diluvio. Funghi Mascau, stati di trance indotto ed erbe sul braciere riportano a taluni sciamani che eravamo abituati a pensare perduti, ma piuttosto tra le steppe asiatiche o le radure americane. Lecci, agrifogli ed odorosi ginepri contornano nelle descrizioni la tuttavia selvaggia e pulsante natura della sua amata Sardegna. Una certa tensione da melodramma ravviva la trama quando si entra nel merito delle vicende amorose e dei relativi lutti dei protagonisti. La risonanza di Puccini si perde tra ultramillenarie pietre che celano, del vivere, luoghi propri della stessa infanzia dell'autrice nel ricordo di una nonna che intonava un'aria… La stessa nonna che, tra una preghiera e l'altra, raccontava antiche filastrocche in sardo arcaico su vestali ed i relativi riti in acque consacrate. Amore e morte segnano il loro corso tra gli eventi ed infine personificano esaltazione e tragedia con Nail, giovane guerriero vichingo che, divenuto mercenario al seguito dei Vandali, approda in Sardegna per innamorarsi della vestale Selene. L'amore che travolge ogni cosa, rinnega gli stessi dèi e si erige sommo sacerdote incompreso dagli uomini e che per mano degli stessi troverà morte. Amanti che si ritroveranno dentro un bozzolo, avvinghiati in un eterno abbraccio; dapprima forgiati l'un l'altro nell'amore carnale e poi nello sguardo di Uro, il falco che sorvola il cielo guidando la loro vista all'unisono, laddove gli stessi dèi scrutano il mondo.

Nota di Enrico Pietrangeli - 2006
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Titolo: Presagio triste
Autore: Banana Yoshimoto
Casa Editrice: Feltrinelli
Anno edizione: 2003
Codice ISBN: 88-07-84022-7


Aleggia la stessa atmosfera onirica della prima parte di Confessioni di una maschera di Yukio Mishima, ma il valore etico della famiglia e del ricordo sono qui sublimati. Seguiamo, passo dopo passo, nel suo lento recupero memoriale Yayoi, ragazza ipersensibile e in grado di prefigurare eventi futuri. Allontanatasi dal mondo ordinato, sereno e tranquillo della famiglia, per seguire le orme del suo passato, entra in quello sregolato e solitario di sua zia, che l'aiuterà a ricordare contro lo scorrere incessante del tempo e la forza dell'oblio.
Il languore, i sentimenti puri, fragili, trasparenti come vetro soffiato, la dolce malinconia, le descrizioni idilliache del paesaggio che dominano questo romanzo non ci stancano. La trama, per niente ammiccante, ci avvolge e ci trascina come corrente d'acqua dolce. Ci sembra di essere in una barca senza remi, ci sentiamo incapaci di prevedere quale sarà la goccia che farà traboccare il vaso; forse, per questo motivo speravamo in un finale più sorprendente. Questo ci fa pensare alla bipolarità della cultura giapponese; evidente, in primis, nei cartoon che da sempre hanno formato l'immaginario collettivo di generazioni e generazioni di bambini. Non si può certo negare l'imprinting pedagogico dei cartoon made in Japan come Mazinga, Goldrake, Jeeg Robot d'acciaio, da una parte, e Candy Candy, Heidi, Lady Oscar, Remi, dall'altra. Robot, ("anime"), eroi nipponici, samurai, ecc. sono protagonisti di continue e antiche lotte tra bene e male, espressione di violenza, forza, coraggio, ribellione, ma anche di valori universali quali la pace, la giustizia, l'amicizia, la libertà. Nell'altro filone trionfano invece la tenerezza di sentimenti profondi, l'amore e l'amicizia, e i personaggi principali manifestano dolcemente la forza e il coraggio. Si pensi, inoltre, al Giappone dell'high-tech e, non è una contraddizione, alle donne del Sol Levante che, tutt'oggi, in casa, indossano il kimono.
I personaggi di Presagio triste sono così eterei da farci supporre, e non siamo i soli, che siano fantasmi, perché Yayoi: "…fui colta improvvisamente da un'allucinazione triste. La zia non c'era stata sin dall'inizio, eravamo morti tutti in quell'incidente…". Con uno stile lineare, scevro di una forzata ricerca di ornamenti linguistici, Banana Yoshimoto gioca con i suoi personaggi e, di conseguenza, con la nostra attenzione, come fossero le pedine di una scacchiera.

Simonetta De Bartolo

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Lisa Massei
Insomnia
Edizioni Il Foglio - 2004 - 10 euro


Ritratti di follia che, dapprima astrattamente, nel corso della lettura finiscono col prendere sempre più forma nella quotidiana esasperazione. Figure di donne sopraffatte da una vita "normale" e assetate del vivere, ma anche uomini che scoprono la propria omosessualità "chattando" con presunte donne. Un "io" narrante androgino, quantomeno nei pensieri, e che rende il tutto ancora più interessante. Sesso dissociato per necessità, mai nella banale scusa di volerci cercare dietro amore. Ventiquattro episodi disposti in ordine decrescente. Si parte dalla Casa di Barbie per arrivare al primo episodio - Sigarette a ripetizione - messo in coda con tutto il carico di età e di sregolatezze di Serena, la più anziana protagonista, sintesi di un vissuto nello squilibrio di affettività incompiute e possibile chiave di accesso ai personaggi delle altre parti. Proiezione ed immedesimazione, parallelismi. Elisa, Lisa, Elena ed Eva… Donne sposate allo sbando ma anche bambine sensibili e mai cresciute. Sesso senza senso. Libido, cibo e feticci: Lisa e le caccole nel cervello. Biglietti maniacali, ancora sesso e tanta, tanta fredda e livida disperazione. Grande forza d'immagini, ritmo e pathos dove un trapano piantato nel cesso sono gli occhi di una fanciulla che vede sua madre lasciarsi morire tra il "puzzo" dell'alcol: odore di morte testimone di pace. Evoca la tragedia della bambina ridotta a salsiccia dentro un cesso nella deflagrazione di un kamikaze descritta dalla Fallaci e, dentro, vi si percepisce tutta l'inquietante tenerezza di un trauma ereditato e rinnovato, trasmesso attraverso una catena di madre in figlia: "Rispondere con una unica certezza, che sono una buona madre. Che sono una buona donna. Che la donna che era in me se n'è andata, si è presa un lungo periodo di vacanza. Che prima o poi tornerà, aprirà le valigie sul letto, si metterà il rossetto, un abito femminile, camminerà con occhi da cerbiatta alla ricerca del marito che ha perduto, sperando che nel frattempo il suo cazzo non sia andato in avaria" è quanto si legge nella chiusa di I have no idea. In Pasticche per cavalli Eroina per cani , dopo film porno e tutto il degrado della perversione si narra: "Volevo lavarmi la pelle di dosso", tentativo di spezzare una maledizione che passa attraverso "lo sporcarsi" per poi cambiare pelle, identità. Intimità dal dentista, ossessioni depilatorie e sempre, tra la prosa ma anche in forma più esplicita, tanti vellutati contrappunti poetici: "sono un piccolo pesce che vive / in una scatola di alghe morte". Tutto si compie con Serena, che si è rovinata "acquistando cosmetici, abiti e bambole d'epoca per corrispondenza". Molto bello il finale, ricompare Elisa ed una carrozzina in un urlo che è rappresentazione di più generazioni: un cadavere accudito come fosse ancora vivo. Si palesa un ciclo ed il libro ci lascia con la sensazione di una fine indeterminata. Insomnia, titolo che enuncia oscurità nel tormento, sa indagare nel frammentario "io" contemporaneo alla deriva in uno stile asciutto, persino crudo nel suo limare all'osso e che, tuttavia, non rinuncia a qualche aggettivazione di troppo, quale probabile retaggio di una scrittura poetica. E' un libro ricco di un sesso denso, melmoso come un fiume che nasconde oro ed espresso per quel che è, oltre talune mode e tendenze, senza ipocrisie, corrispondente a quanto si vuole raffigurare di codesto mondo. Sono pagine pregne della poetica dell'abbandono, di una comune, contemporanea solitudine vissuta attraverso occhi testimoni di anime dalle vite sdoppiate. Nessuna volgarità; niente inconsistenti, incauti giochi. La sensazione è che sia tutto sudato inchiostro scorso nelle vene, attento ai tempi e lontano da manipolative lusinghe.

Nota di Enrico Pietrangeli - 2006

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Cinzia Tani
Rosso
Giulio Perrone Editore - 2006 - 5,00 Euro

Il saluto di fine luglio organizzato dalla Giulio Perrone Editore è stato un piacevole happening prossimo alla spiaggia, con tanto di piscina e comunque vittima della fagocitante calura estiva. Un evento che ribadiva un target giovanile (nella media trent'anni) ed un'apparente voglia di esserci e coinvolgersi in tanti in nome della lettura. In questa occasione ho avuto modo di avvicinarmi tanto al libro quanto all'autrice. Cinzia Tani, scrittrice, già conduttrice televisiva e collaboratrice d'importanti testate giornalistiche femminili nonché docente, incontra quest'editore attraverso Racconti d'autore, una ben curata collana tascabile contenuta nel prezzo e nelle pagine. Rosso, il titolo della raccolta comprendente sette racconti, vuole essere un filo conduttore, attraverso il dettaglio, nel ritrovare corrispondenze e percorsi nello scorrere delle narrazioni. Di rosso è tinto tutto un cammino seguito, e con rilevanza, dall'autrice. Esordendo come scrittrice con Sognando California, un romanzo di formazione, hai poi avviato con la Mondadori una serie di pubblicazioni dedicandosi al noir femminile. Sarà Assassine ad inaugurare un fortunato ciclo rivolto alla cronaca nera e che la porterà anche a tenere corsi di Storia del Delitto presso l'Università di Roma. Indagare nelle menti permettendo al lettore di accedervi gradualmente, attraverso quei dettagli che ne rendono tangibile l'esistenza stessa, è una componente strutturale che permane nella sua narrativa breve. Sono brandelli di vita che si dischiudono nei pensieri dei protagonisti, sofferenze celate e speranze di rinnovamento che, a parte qualche innocuo e malandato maniaco del virtuale o un omicidio con tanto di ricatto erotico spiato, sembrerebbero piuttosto raffigurazioni esistenziali. Personaggi che si profilano nella loro quotidianità incorrendo nel particolare, possibile variante ma anche nesso di un'intera esistenza. Rosso è il colore di una maglietta che si accavalla al tradimento e poi fuoriesce in un improvviso sguardo ghermito da un balcone: "capacità del vero amore è quella di rendere intenso ogni momento come fosse l'ultimo". I segreti delle donne, un suo più recente libro che rivela un intimo meno patologico ed inquietante, quello di una condizione femminile comunque soggetta ad una rigidità morale, dove anticonformismo ed eccentricità trovano antico rifugio nelle segrete stanze della mente, è, probabilmente, molto più facilmente accostabile agli argomenti di quante vicende si rasentano in Rosso. Rosso è lo sfondo, quello di "tende rosso vivo" e del golf di lui, "rosso sui jeans azzurri". Forte è il retaggio giornalistico e professionale, soprattutto nel racconto introduttivo e di chiusura. Bambine, l'episodio più intimistico e ricco di trasversali memorie, ci trasporta, con la sua bicicletta rossa, nel rifugio di una Fregene pregna di riflessioni e solitario lavoro, ma anche di tanti incontri: grandi amori e quelli occasionali. Un ciondolo rinvenuto dopo tanti anni sarà l'occasione per fare una pedalata in un'altra Fregene, quella dell'infanzia, in una sovrapposizione tra la figura materna e filiale. Medio Oriente, Costa Azzurra, New York, sono altre tappe dove rincorrere un amore perduto o ritrovarlo quasi casualmente, nella conclamata insoddisfazione di un diverso percorso tracciato dalla vita. Al caso è connesso anche lui, che appare dal nulla e nel nulla scompare senza mai tradire una pavida illusione di aspettative. A lei non resta che chiedergli: "Non credi più nella sorpresa, nel caso, nell'inatteso?"


Nota di Enrico Pietrangeli - 2006

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