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Intervista a Paolo Conticini

Miti mutanti 1

Strisce di Andrea Cantucci

Intervista a Paolo Conticini
 

Intervista a cura di Ilaria Mainardi


Pisa, vituperio dantesco e soleggiata cittadina amata dal Leopardi, ha dato i natali alla sottoscritta (e vabbè…) e ad un nostro giovane e promettente attore. Alto un bel po', capelli color del grano ed occhi di cielo: Paolo Conticini è, non c'è che dire, un uomo davvero avvenente. Il bel portamento e l'eleganza conservano un'allure da divo d'altri tempi.
Paolo si presenta puntualissimo al nostro appuntamento in una delle strade principali di Pisa (di fronte al bar "Lo Sfizio", per chi fosse pratico di queste parti) e cominciamo subito a conversare davanti ad un succo di frutta. Mentre cerco, goffamente, di mascherare il mio consueto, imbarazzante, color vermiglio, scopro un uomo umile e con i piedi ben piantati al suolo, autenticamente simpatico e molto, molto affascinante.

1) Cercando su internet è molto arduo, per non dire impossibile, trovare qualcosa sui tuoi esordi di attore. Mi puoi raccontare come hai iniziato a recitare?

Bene, cominciamo dagli esordi. Dopo una delusione d'amore sono andato a frugare in un cassetto della mia camera e lì ho trovato, insieme a vecchie lettere, foglietti e cartoline, un biglietto da visita che, tempo prima, mi era stato lasciato da una persona in una discoteca. Vi era scritto il numero di telefono di un agente cinematografico di Roma, il quale, contattato, mi propose due lavori: Belle al bar di Alessandro Benvenuti e Uomini, uomini, uomini per la regia di Christian De Sica.
Fui scritturato per quest'ultimo progetto cinematografico e posso dire che la mia carriera di attore sia partita proprio da lì.

2) Vorrei proseguire questa intervista analizzando l'aspetto meno noto della tua attività: il teatro. Durante la scorsa stagione è infatti andato in scena " Parlami di me" che ti vede protagonista accanto a Christian De Sica.
Lo spettacolo, scritto da Costanzo e Vaime, per la regia di Marco Mattolini, rappresenta una sorta di omaggio al teatro di rivista ed all'avanspettacolo (nonché a Vittorio De Sica, padre di Christian) attraverso il ritratto del primattore e della variegata compagine di brillanti caratteristi al suo seguito.
Attorialmente parlando, il teatro necessità di un'onestà che al cinema può essere in qualche modo ricostruita in fase di montaggio: come hai affrontato questa esperienza?
Ti era capitato prima di cimentarti con il mezzo teatrale?


Il primo approccio con il teatro deriva da una proposta che mi è stata fatta. Si trattava di Un americano a Parigi per la regia e coreografia di Franco Miseria. Un musical era come un sogno per me, per un duplice motivo: da una parte credo che, in generale, per un attore avere la possibilità di esibirsi recitando, ballando e cantando insieme, rappresenti una tappa indiscutibilmente importante, una sorta di completamento artistico. Dall'altra il canto era, ed è tuttora, uno delle mie passioni più grandi.
In seguito l'attore e regista siciliano Sebastiano Lo Monaco che mi aveva apprezzato a teatro, mi ha proposto di interpretare Giasone nella sua "Medea", ruolo questo affidato a Francesca Benedetti. Ho incoscientemente accettato senza pensarci due volte e soltanto dopo aver attaccato la cornetta mi sono reso conto del rischio che, da un punto di vista attoriale, un testo simile avrebbe comportato!
In seguito all'esperienza con Lo Monaco, arriviamo allo spettacolo che tu citavi nella domanda. La tournè, terminata a ridosso dell'estate 2008, è stata un clamoroso successo di pubblico oltre che, per me, un'ulteriore, emozionante, esperienza sul palcoscenico.

3) Devi la tua popolarità prevalentemente a cinema e televisione. In particolare riguardo a quest'ultima sarei curiosa di sapere che cosa pensi. Si tratta di un viatico da sfruttare, una risorsa o piuttosto di un limite da accettare obtorto collo?

Non credo che la televisione sia un limite e va apprezzata e valorizzata la possibilità che dà a moltissime persone di lavorare. Penso che accanto a programmi più leggeri se ne trovino altri di alto livello, tra questi molte fiction, per fare un esempio.
Posso sicuramente affermare che mi piacerebbe che in Italia si producesse più cinema e che si potessero stanziare finanziamenti, degli aiuti insomma, a favore del teatro perché trovo che, in generale, se ne realizzi ancora un po' poco.

4) Se guardi il numero di domande di ammissione che giungono ogni anno all'Accademia d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma, alla "Paolo Grassi" di Milano piuttosto che alle altre scuole di cinema o teatro così come se consideri il numero di ragazzi e ragazze che si presentano ai provini, ti accorgi che moltissimi giovani sognano una formazione ed una carriera attoriale.
Cosa ti sentiresti di consigliare ad un ragazzo che vuole "fare l'attore"?

Non mi sento ancora di dare consigli ai giovani, quello che però posso dire è di riflettere bene sulle reali motivazioni che spingono verso questa scelta. I giovani dovrebbero cioè interrogarsi se il motore della loro volontà di diventare attori risieda in una reale necessità espressiva o se stiano piuttosto cercando la popolarità, il denaro facile, l'appagamento della propria vanità.
In quest'ultimo caso voler "fare l'attore" può diventare un'arma a doppio taglio perché si tratta di un mestiere difficilissimo nel quale gioca il suo ruolo anche la fortuna.

5) Ho visto una recente intervista a Francesco De Gregori nella quale il grande cantautore sosteneva, per tentare di dare una definizione alla parola "artista", che un pittore potesse al limite realizzare un brutto quadro, ma avrebbe comunque dovuto dipingere il suo quadro, non quello commissionato dal gallerista. La metafora è abbastanza chiara, riguarda l'autonomia, l'autodeterminazione, l'indipendenza ecc.
A questo punto vorrei chiederti: chi è per te un artista?


Concordo appieno con De Gregori. Credo che ognuno di noi sia, potenzialmente, un artista, poi ci sono persone che riescono sicuramente ad esplicitarlo meglio tirando fuori l'arte che sentono di possedere dentro loro stessi. Penso che l'artista sia colui che, con un pizzico d'incoscienza, riesce a portare fuori e donare qualcosa di ciò che è.

6) Un'ultima domanda che rappresenta soprattutto una mia curiosità: c'è un attore con cui vorresti lavorare ed un regista dal quale ti piacerebbe essere diretto?

Guarda, mi piacerebbe da morire lavorare con Marcello Mastroianni e vorrei tanto essere diretto da Vittorio De Sica! A pensarci bene potrei anche interpretare Scarface!

(Ringrazio Paolo Conticini per la cortese disponibilità e, per la pazienza con cui mi hanno sopportato e supportato, Cinzia e Maurizio Spadafora)

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