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Intervista a Paolo Conticini
Pisa, vituperio dantesco e soleggiata cittadina
amata dal Leopardi, ha dato i natali alla
sottoscritta (e vabbè…) e ad un nostro giovane e
promettente attore. Alto un bel po', capelli color
del grano ed occhi di cielo: Paolo Conticini è, non
c'è che dire, un uomo davvero avvenente. Il bel
portamento e l'eleganza conservano un'allure da divo
d'altri tempi.
Paolo si presenta puntualissimo al nostro
appuntamento in una delle strade principali di Pisa
(di fronte al bar "Lo Sfizio", per chi fosse pratico
di queste parti) e cominciamo subito a conversare
davanti ad un succo di frutta. Mentre cerco,
goffamente, di mascherare il mio consueto,
imbarazzante, color vermiglio, scopro un uomo umile
e con i piedi ben piantati al suolo, autenticamente
simpatico e molto, molto affascinante.
1) Cercando su internet è molto arduo, per non
dire impossibile, trovare qualcosa sui tuoi esordi
di attore. Mi puoi raccontare come hai iniziato a
recitare?
Bene, cominciamo dagli esordi. Dopo una delusione
d'amore sono andato a frugare in un cassetto della
mia camera e lì ho trovato, insieme a vecchie
lettere, foglietti e cartoline, un biglietto da
visita che, tempo prima, mi era stato lasciato da
una persona in una discoteca. Vi era scritto il
numero di telefono di un agente cinematografico di
Roma, il quale, contattato, mi propose due lavori:
Belle al bar di Alessandro Benvenuti e Uomini,
uomini, uomini per la regia di Christian De Sica.
Fui scritturato per quest'ultimo progetto
cinematografico e posso dire che la mia carriera di
attore sia partita proprio da lì.
2) Vorrei proseguire questa intervista
analizzando l'aspetto meno noto della tua attività:
il teatro. Durante la scorsa stagione è infatti
andato in scena " Parlami di me" che ti vede
protagonista accanto a Christian De Sica.
Lo spettacolo, scritto da Costanzo e Vaime, per la
regia di Marco Mattolini, rappresenta una sorta di
omaggio al teatro di rivista ed all'avanspettacolo
(nonché a Vittorio De Sica, padre di Christian)
attraverso il ritratto del primattore e della
variegata compagine di brillanti caratteristi al suo
seguito.
Attorialmente parlando, il teatro necessità di
un'onestà che al cinema può essere in qualche modo
ricostruita in fase di montaggio: come hai
affrontato questa esperienza?
Ti era capitato prima di cimentarti con il mezzo
teatrale?
Il primo approccio con il teatro deriva da una
proposta che mi è stata fatta. Si trattava di Un
americano a Parigi per la regia e coreografia di
Franco Miseria. Un musical era come un sogno per me,
per un duplice motivo: da una parte credo che, in
generale, per un attore avere la possibilità di
esibirsi recitando, ballando e cantando insieme,
rappresenti una tappa indiscutibilmente importante,
una sorta di completamento artistico. Dall'altra il
canto era, ed è tuttora, uno delle mie passioni più
grandi.
In seguito l'attore e regista siciliano Sebastiano
Lo Monaco che mi aveva apprezzato a teatro, mi ha
proposto di interpretare Giasone nella sua "Medea",
ruolo questo affidato a Francesca Benedetti. Ho
incoscientemente accettato senza pensarci due volte
e soltanto dopo aver attaccato la cornetta mi sono
reso conto del rischio che, da un punto di vista
attoriale, un testo simile avrebbe comportato!
In seguito all'esperienza con Lo Monaco, arriviamo
allo spettacolo che tu citavi nella domanda. La
tournè, terminata a ridosso dell'estate 2008, è
stata un clamoroso successo di pubblico oltre che,
per me, un'ulteriore, emozionante, esperienza sul
palcoscenico.
3) Devi la tua popolarità prevalentemente a
cinema e televisione. In particolare riguardo a
quest'ultima sarei curiosa di sapere che cosa pensi.
Si tratta di un viatico da sfruttare, una risorsa o
piuttosto di un limite da accettare obtorto collo?
Non credo che la televisione sia un limite e va
apprezzata e valorizzata la possibilità che dà a
moltissime persone di lavorare. Penso che accanto a
programmi più leggeri se ne trovino altri di alto
livello, tra questi molte fiction, per fare un
esempio.
Posso sicuramente affermare che mi piacerebbe che in
Italia si producesse più cinema e che si potessero
stanziare finanziamenti, degli aiuti insomma, a
favore del teatro perché trovo che, in generale, se
ne realizzi ancora un po' poco.
4) Se guardi il numero di domande di ammissione
che giungono ogni anno all'Accademia d'Arte
Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma, alla "Paolo
Grassi" di Milano piuttosto che alle altre scuole di
cinema o teatro così come se consideri il numero di
ragazzi e ragazze che si presentano ai provini, ti
accorgi che moltissimi giovani sognano una
formazione ed una carriera attoriale.
Cosa ti sentiresti di consigliare ad un ragazzo che
vuole "fare l'attore"?
Non mi sento ancora di dare consigli ai giovani,
quello che però posso dire è di riflettere bene
sulle reali motivazioni che spingono verso questa
scelta. I giovani dovrebbero cioè interrogarsi se il
motore della loro volontà di diventare attori
risieda in una reale necessità espressiva o se
stiano piuttosto cercando la popolarità, il denaro
facile, l'appagamento della propria vanità.
In quest'ultimo caso voler "fare l'attore" può
diventare un'arma a doppio taglio perché si tratta
di un mestiere difficilissimo nel quale gioca il suo
ruolo anche la fortuna.
5) Ho visto una recente intervista a Francesco De
Gregori nella quale il grande cantautore sosteneva,
per tentare di dare una definizione alla parola
"artista", che un pittore potesse al limite
realizzare un brutto quadro, ma avrebbe comunque
dovuto dipingere il suo quadro, non quello
commissionato dal gallerista. La metafora è
abbastanza chiara, riguarda l'autonomia,
l'autodeterminazione, l'indipendenza ecc.
A questo punto vorrei chiederti: chi è per te un
artista?
Concordo appieno con De Gregori. Credo che ognuno di
noi sia, potenzialmente, un artista, poi ci sono
persone che riescono sicuramente ad esplicitarlo
meglio tirando fuori l'arte che sentono di possedere
dentro loro stessi. Penso che l'artista sia colui
che, con un pizzico d'incoscienza, riesce a portare
fuori e donare qualcosa di ciò che è.
6) Un'ultima domanda che rappresenta soprattutto
una mia curiosità: c'è un attore con cui vorresti
lavorare ed un regista dal quale ti piacerebbe
essere diretto?
Guarda, mi piacerebbe da morire lavorare con
Marcello Mastroianni e vorrei tanto essere diretto
da Vittorio De Sica! A pensarci bene potrei anche
interpretare Scarface!
(Ringrazio Paolo Conticini per la cortese
disponibilità e, per la pazienza con cui mi hanno
sopportato e supportato, Cinzia e Maurizio Spadafora)
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