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Intervista a Sebastiano Leddi
Sebastiano Leddi è un filmaker indipendente
milanese. Fonda con altri quattro registi un gruppo
indie dal nome abbastanza eloquente "Manyhands".
Lavorano insieme per contaminarsi e per migliorare
un'offerta di cui si avverte sempre più bisogno ed
esigenza sociale. La risposta di pubblico eterogeneo
verso il cinema indipendente a Milano è sempre più
ricca e nutrita, tanmt'è che questo fa presagire che
in città il cinema di qualità e autoprodotto
rivendica un ruolo e uno spazio fino a oggi
sconosciuto. Con Sebastiano iniziamo un percorso di
conoscenza di questo mondo che è un patrimonio
moderno per lo sviluppo culturale della metropoli
che si candida all'EXPO, ma spesso ricca di
contraddizioni alienanti.
Quali sono le opere significative che segnano
la tua caratteristica artistica di filmaker e
giovane regista indipendente?
Diversi sono i corti che considero appartenenti a un
percorso. Il mio primo lavoro riguardava la macchina
maccheronica degli Stormy six, gruppo musicale che
componeva musica progressiva negli anni 70. Il corto
è del 2002. "Nessuno è perfetto" è, invece, un
cortometraggio di 20 minuti, prodotto nel 2004,
mentre "The Messenger" è un cortometraggio di 30
minuti ed è del 2007, ma ultimato nel 2008. "Mikyrourke",
invece, dura 5 minuti ed è prodotto all'interno di
un cortometraggio in cui risulta essere un singolo
capitolo. Ho lavorato anche per un programma della
RAI, "Screen saver", e mi sono dedicato ad attività
commerciali girando alcuni prodotti promozionali e
collaborando alla produzione di alcuni spot
pubblicitari per la televisione, uno dei quali sulla
sicurezza stradale. Ricordo anche la produzione di
una sweet com per la Banca San Paolo, nonché di
molti videoclip. La parte commerciale nella
formazione di un film maker è utile per costruire un
gusto estetico del regista. Nell'ambito del cinema
indipendente sussiste l'esigenza di avere dei
tecnici disponibili a impegnarsi anche
gratuitamente. Povero ma istruttivo, "Nessuno è
perfetto" vive di uno studio estetico iniziale
costruito su riferimenti presi da diversi film.
L'opera si basa sulla pura immaginazione senza
riferimenti alcuni e possiamo dire che è un dramma
ma con un epilogo non tragico.
"The messenger" riguarda, invece, la storia di un
kamikaze fuggiasco e ricercato, che si nasconde da
una signora anziana, che inizialmente rapisce e che,
in un secondo tempo, dopo una complicità creatasi
tra i due, nasce tra gli stessi un'amicizia intensa.
Mikyrourke è, infine, considerabile come una
commedia demenziale e surreale.
Ricordo anche nel mio portofolio i film girati come
assistente o come operatore: nel film "Chiedimi se
sono felice" con Aldo, Giovanni e Giacomo ho svolto
la funzione di ranner con, mentre, poi, sono stato
aiuto alla regia per il film "Agata e la tempesta"
di Silvio Soldini
Ho svolto, infine, l'attività di operatore per un
documentario girato a New York su alcuni scrittori
newyorkesi attuali, dal titolo "Scrivere a New
York".
Quale percorso formativo hai seguito e quale
potrebbe essere la tua corrente conseguente al
percorso stesso avviato come regista indipendente?
Ho fatto la scuola civica del cinema. In un
secondo tempo ho fatto molte attività a seguire, sia
per lavoro sia per passione. Ho alternato nella mia
produzione sia corti, sia produzioni di opere di
altro genere. Ultimamente ho fondato insieme ad
altri registi, Gianluca Chierici, Andrea Cavallari,
Antonio Angugliaro, Chiara
Abbiamo alcuni progetti in cantiere. Abbiamo fatto
un corto scritto a 10 mani tramite una regia
collettiva, supersperimentale, in bianco e nero e
composto da diverse sceneggiature, a tema libero,
senza vincoli, ma in una cornice generale. Parlo
appunto di Mikyrourke. Come prossima produzione
stiamo pensando a un'opera scritta da noi tutti,
Picup è il titolo, in cui ognuno girerà un pezzo
occupandosi in particolare modo di un personaggio,
da seguire e sviluppare.
Quali opere sono in progetto e a quali lavori
stai dedicando attualmente la tua attività?
Oltre a Pikup, progetto su cui come ManyHands stiamo
lavorando, ho l'idea di produrre e girare Ticket
restaurant, che è un finto documentario, possiamo
dire tra fiction e doc, forse è più comprensibile
come definizione. Ricordo, infine, "Welcome to six
cities", che è un documentario su cui stro
lavorando, il cui titolo nasce da un'idea associata
all'opera Sing city, in quanto narrerò il lato
oscuro di Milano, in quanto città malata.
Possiamo dire, nel panorama attuale, che il
cinema indipendente sta acquisendo un mercato
alternativo fortemente concorrenziale a quello
commerciale?
Il cinema indipendente non è concorrente al cinema "main
stream". Il problema della discrasia tra i due
settori consiste nel mercato. Creatività, fermento,
movimento sono chiaramente ottimi elementi che
uniscono i filmaker indipendenti a Milano. Stiamo
lavorando con altre colleghe e altri colleghi a
"Milano ti amo", che chiaramente aiuterà come
progetto il movimento indipendente e la costruzione
di una rete nel movimento e tra gli operatori di
cinema indipendente. Sarà un'opera importante che
occorrerà diffondere e circuitare. Molti ignorano
ancora il cinema indipendente, non capendo e
concependo che sono prodotti veri e attuali. E',
questa, un'opera che renderà la narrazione molto più
viva di tutto ciò che è realistico e riguarderà
Milano. Siamo in un neorealismo post moderno.
Quale è lo stato attuale e come prospetti il
futuro del cinema indipendente a Milano?
Si muovono molte cose. I film indipendenti vengono
realizzati, proposti, prodotti. Il cinema
indipendente non quello main strema, ma i registi
indie si stanno mettendo in rete. Qualcosa succede e
accadrà in questo ambito. 100 autori di Roma: Marina
Spada è nostra rappresentante come Milano. Milano
esiste e vuole avere uno spazio, maggiore spazio. E'
nato un gruppo, si chiama 100 autori, ed è di Roma.
Il gruppo raccoglie, però, autori di diversa
provenienza artistica e geografica ed è stato
costituito per la tutela dei diritti d'autore, sia
del cinema, sia del documentario, sia, infine, della
televisione. I registi si stanno mettendo insieme
per difendere la categoria. Milano propone cinema:
esiste la rete dei 100 autori di Roma, ma, dopo un
incontro, anche a Milano è nato un gruppo che non
vuole essere costola dei 100 autori di Roma. L'idea
è fare un gruppo a Milano.
Che connessione esiste tra cinema indipendente e
l'attualità, il contesto sociale e culturale in cui
va a inserirsi, dato che molte opere possono essere
definite tra la fiction e il documentario?
Il cinema indipendente tratta di attualità. La
storia che viene narrata e ripresa in un'opera
indipendente è molto simile a una qualsiasi storia
reale. Questo è dovuto al fatto che la sceneggiatura
risulta essere poco romanzata e a espressione
libera. Non c'è un limite e un vincolo posto da un
mercato. Esiste una libertà di espressione assoluta
e nessun vincolo alla creatività.
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