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Teatro come "memoria fisica":
intervista a Igor Loddo e a Francesca Audisio
 

Intervista a cura di Alessandro Rizzo


Abbiamo intervistato Igor Loddo, attore di professione ma anche per passione. E' eclettico nella sua formazione, e vive l'interpetazione come linguaggio del corpo e del fisico. Insieme a Igor abbiamo fatto alcune domande a Francesca, una delle fondatrici, insieme a Gaddo Bagnoli, de Le Scimmie Nude, compagnia teatrale che seguirà Igor per tutta la sua attività.


Iniziamo parlare della tua formazione in qualità di attore, come è avvenuta, chi sono stati i tuoi riferimenti, le tue esperienze?

Igor - Facevo cabaret. Ho scoperto in quel contesto il teatro. Mi sono messo in contatto con la compagnia Quelli di Grock. Ho contattato diverse accademie. Ho subito interagito con la compagnia Quelli di Grock. Ho avuto una borsa di studio per lo spettacolo "La bottega del cafè". Roy Hart ha lavorato sulla voce, a Firenze ho lavorato con Manfredini e Monica Francia mi ha dato gli elementi per un lavoro fisico e sulla espressività corporea. L'ultimo approccio sulla biomeccanica.
Stiamo andando verso la forma teatrale di Antonin Artaud e di Carmelo Bene.

Parliamo del lavoro fisico su cui imposti la tua arte attoriale?

Igor - È tutto per un attore. Il lavoro sulla phonè significa fare in modo che il corpo possa parlare, esprimersi.
Se non c'è corpo non c'è comunicazione: sono chiaro ed efficace semplicemente nel camminare. L'espressività fisica dà possibilità di pensare. Avremo un incontro per un nuovo corso della compagnia Le scimmie nude. Non è una scuola, ci sono nuove leve che lavorano con noi. Occorre per parlare di "corso" prima definire che cosa sia un corso e cosa sia un attore? Il lavoro dell'attore si basa non sulla memoria, ma sulla memoria fisica. Questo viene definito, appunto, bioenergetica.
Il metodo di Lowen è fondato su un riequilibrio energetico del nostro corpo, legato alla mente. Esiste una reciproca influenza tra il corpo e la mente e tra la mente e il corpo. I ricordi sono importanti in questo ambito. Il corpo viene sempre meno valorizzato nella nostra contemporaneità.
Le persone si innamorano dello sforzo fisico. Biomeccanica è, invece, l'analisi della costruzione di un movimento come fosse una frase.

Quali sono state le tue performance più rilevanti e che maggiormente ricordi come indicative della tua attività?

Igor - In primo luogo lo studio sull'Amleto. Polonio vive una situazione incredibile. A Pero lo abbiamo inscenato come compagnia, Le scimmie nude, ed è stato un particolare momento dove ho cercato di liberarmi e di comunicare. C'è stata in quell'occasione un'esplosione di energia e un'intensa comunicazione col pubblico. Vorrei, adesso, poter fare ruoli di personaggi meno presenti e, quindi, poter parlare meno. Ne La locandiera abbiamo linguaggi diversi che parlano e interagiscono.

Puoi parlarci dell'immedesimazione con i personaggi che rappresenti?

Igor - Esiste un grande rapporto col pubblico, su cui riesco a lavorare. Essere animale da palcoscenico può avere un'accezione positiva o negativa: importante è ascoltare il pubblico e riuscire a deviare il lavoro "ascoltando" il pubblico attraverso le mie interpretazioni. Occorre ascoltare il pubblico nelle varie conseguenze comportamentali e reazioni alle mie interpretazioni. Voglio uscire dall'ottica del fare tante cose. Voglio tornare a togliere il fare ed essere di più. Distacco necessario per dare tempo al pubblico di esplorare cose diverse. Occorre fermarsi e capire. Per utilizzare una metafora occorre non usare il turbo ma una pedonale.

Quali iniziative teatrali sono in agenda come compagnia Le scimmie nude, presente all'interno di tutta l'attività teatrale di Igor?

Francesca - Igor da sempre ha approfondito Carmelo Bene, amandolo e apprezzandolo. Ha avuto lo stesso percorso che Carmelo Bene ha impresso: phonè, ossia astrazione del movimento. Questo percorso che ha fatto è stato condotto nello stesso tempo dalla compagnia "Le Scimmie Nude". E' sempre esistito un legame forte con la nostra compagnia.
In "Porte chiuse" di Sartre presso il Centro di Permanenza Temporanea di Cannizzaro si è evidenziata la coincidenza nella scelta della scenografia e della musica con la filosofia teatrale della compagnia Le scimmie nude.

Parliamo della tua attività, da poco condotta, presso il Teatro alla Scala. Quali le esperienze condotte, anche dal punto di vista formativo e di conoscenza?

Igor - La coralità nel teatro è presente nella fine del primo atto di Tristano e Isotta, a cui sto lavorando. E' un lavoro artistico e umano, molto interessante. La figura dell'attore che propongo in questa occasione è diversa da quella del mimo: gli attori non sono mimi. Lavoro insieme e in sinergia con i cantanti. Esiste una costruzione ed un'evoluzione nella storia tra il primo atto e il terzo atto, dove muoiono tutti tranne il re. In questo contesto il lavoro rimane solo corporeo, in quanto non parlo. E' un'ottima esperienza. Vedere, poi, un palcoscenico con sette piani sotterranei e sette sopra è come essere un bambino felice ed entusiasta in un negozio di dolciumi.

Come nascono Le scimmie nude?

Francesca - Nascono nel 2003 da un'idea iniziale di Gaddo Bagnoli. Gaddo voleva fondare una sua realtà teatrale. E' un attore di fama internazionale, ma ama definirsi regista.
Mi ha proposto di fondare la compagnia. In quel periodo ero stagista presso il teatro Sole a Milano.
Mi sono laureata con il direttore de Il Piccolo. Alla proposta di Gaddo ho risposto positivamente. La compagnia vede da subito, pertanto, attrici e attori come fondatori: Igor era tra questi. Stipuliamo dall'inizio una convenzione con il comune di Pero della durata quattro anni. La città era interessata, e lo dimostrava, alle attività teatrali, in quanto non era stata ancora toccata da eventi di questo genere. Abbiamo, così, visto nascere un pubblico di seguaci molto folto, provenienti da Pero. Ci seguono artisticamente. L'esperienza con il Comune di Pero ci ha dato questo. Negli anni abbiamo fatto corsi per adolescenti. Federica Bianchi, dopo averci seguito per anni, ha voluto produrre e proporsi come produttrice di un nostro spettacolo: la soddisfazione è stata immensa, e importante risulta questo sostegno. La nuova produzione è "Paura e desiderio" di Gaddo Bagnoli. Il lavoro è nato in netta corrispondenza con gli attori con i principi della biomeccanica, bioenergetica e rivisto collettivamente, con l'apporto di tutte e di tutti.
Il flusso di immagini è stato lavorato con tematiche innovative e particolari. Esiste un lavoro intenso dietro stante.
Nel giugno 2008 abbiamo contattato lo spazio PIM.
Abbiamo partecipato alla Stagione sperimentale europea, a Milano, insieme a 10 compagnie. Registriamo, ora, buoni risultati, dopo anni di lavoro negli scantinati. Prendiamo contatti con i vari festival esistenti.
Il teatro deve essere una continua ricerca, con assenza spirito imprenditoriale.
Occorre, ora, cercare di creare la comunicazione e una rete tra le compagnie. È molto difficile.
Di spazi per fare teatro a Milano ce ne sono: perché non ci mettiamo insieme come proponenti teatro?
A febbraio proponiamo la prossima opera, "Paura e desiderio".
Voglio precisare che la formazione teatrale, che anche noi andiamo a definire con la nostra attività, non è una scuola: di scuole ce ne sono.
Il problema per un attore nasce dopo la scuola: o sei talentuoso e cerchi di fare l'attore, oppure molte persone pur essendo dotate, dopo 2 o 3 anni di scuola non hanno opportunità di proseguire. Dopo la scuola molte e molti non sono pronti per fare gli attori, né per proseguire. Occorre una formazione continuativa. Gli attori non professionisti dopo pochi anni muoiono.
Noi pensiamo a laboratori di studio permanenti. Occorre sperimentarsi attraverso la scuola.
A gennaio inizia un laboratorio teatrale dove gli attori, che sono tre, terranno un corso, a loro volta allievi di Gaddo. Ma, soprattutto, dobbiamo comunicare ai giovani e indurli a venire, a moltiplicarsi, a esserci, a partecipare.
La situazione in Italia può cambiare, ma devono attivarsi le persone stesse. Devono sapere cosa fanno, studiare e appassionarsi delle cose.
Molte persone vengono a vederci la prima volta, magari sono fuori dagli ambiti teatrali, avulse da una cultura artistica, non esperte: ebbene ci leggono, ci interpretano e ci fanno osservazioni altamente precise e puntuali.

Quali sono i modelli dell'arte teatrale storica a cui voi vi rifate?

Igor - Non abbiamo modelli, ma una serie di riferimenti: Artaud, Bene, Grotowski, Brook, Vacis, Mejerchol'd. Teniamo a precisare, però che abbiamo una nostra impronta.

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