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Miti mutanti 4
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IL MAL D'AFRICA DEL FUMETTO
ITALIANO
Il continente nero da Tarzan a Pratt e da Toppi a
Manara
di
Andrea Cantucci
Per ingrandire le immagini e leggere le
didascalie cliccarci sopra
"Da giovane avevo visto posti
che poi avevo abbandonato,
e quando li ho ricercati, ritornando, non li ho più
trovati:
erano forse sensazioni che non era più possibile
riavere."
Hugo Pratt
L'avventura africana dalla letteratura alle
strisce americane
L'Africa è stata tradizionalmente uno dei luoghi
principali della narrativa avventurosa, almeno
finché non si è conclusa la sua esplorazione ed
occupazione da parte dei coloni (ma sarebbe più
giusto dire invasori) europei. Naturalmente agli
scrittori anglosassoni o francofoni poco importava
se l'Africa ha avuto da sempre una sua prolifica
tradizione di narrativa orale, solo tardivamente
raccolta per iscritto da studiosi come il tedesco
Frobenius (1), quello che contava era che fosse uno
scenario ancora abbastanza misterioso ed eccitante
per i lettori avidi di emozioni a basso costo. Così
dai romanzi dell'inglese Henry Rider Haggard (2),
creatore del cacciatore bianco Allan Quatermain, a
quelli dello
statunitense
Edgar Rice Burroughs (3), autore del ciclo di Tarzan,
l'Africa è stata sfruttata (dopo essere già stata
vergognosamente saccheggiata come serbatoio di
schiavi e materie prime) anche come fonte
d'ispirazione per una narrativa d'evasione che poco
aveva a che fare col vero volto di quel continente
ed in cui i suoi popoli, anziché essere mostrati
obiettivamente ed in primo piano, costituivano solo
un elemento dello sfondo, insieme alle belve e alle
giungle descritte sommariamente, quando non erano
ridotti allo stereotipo del brutale selvaggio
antropofago. Solo a metà del '900, in un romanzo
come Orzowei (4), si poterono trovare descritti con
più attenzione e cura usi e costumi di autentiche
etnie africane, ma a discolpa almeno dei due
scrittori suddetti, che sono
comunque
tra i migliori esponenti del genere, si può dire che
ciò che interessava loro non era tanto descrivere la
vera Africa (in cui Haggard aveva trascorso alcuni
anni in gioventù, mentre Burroughs non la conosceva
per nulla), quanto usarla come ambientazione
vagamente plausibile per le affascinanti avventure
che scaturivano dalla loro fantasia, ricche di città
perdute, antichi tesori e popoli immaginari. Ancora
ai primi del XX secolo infatti, dell'Africa se ne
sapeva abbastanza poco da poterla usare come terra
di confine in cui tutto poteva accadere, in cui si
immaginava di poter ancora incontrare dei mostri,
come nelle zone delle antiche mappe contrassegnate
dalla scritta Hic Sunt Leones, un confine che si è
oggi spostato dalle profondità delle oscure foreste
africane alle profondità dell'oscuro spazio esterno
della fantascienza.
Non a caso, i primi due fumetti propriamente
avventurosi, entrambi ispirati ad opere letterarie e
diffusi contemporaneamente sui giornali statunitensi
dal 1929, furono dedicati a questi due scenari
dell'immaginario: la fantascienza dei viaggi
spaziali di Buck Rogers e l'approssimativa Africa di
Tarzan delle Scimmie (5). Anche se le sue giungle
piene di liane, di feroci gorilla rapitori di
fanciulle, di creature preistoriche e colonie
nascoste di popoli antichi, non aiutano certo a
conoscere l'Africa per quello che è, l'originale
Tarzan letterario di Edgar Rice Burroughs era un
personaggio né semplice né scontato, perennemente
combattuto tra il suo lato selvaggio sempre in
agguato e quello faticosamente riconquistato di uomo
civile, nonché profondo conoscitore di molti popoli
e lingue, esistenti e non, un personaggio insomma
dallo spessore ben più solido ed intrigante rispetto
alla maggior parte delle sue blande imitazioni di
celluloide, che con disappunto del suo creatore ne
diedero spesso un'immagine molto più insulsa ed
ingenua.
Il Tarzan dei fumetti invece, per lo meno quello
delle principali versioni statunitensi a strisce e
in albo, riuscì a mantenersi fedele a quello dei
romanzi, anche perché in entrambi i casi le sue
prime storie disegnate costituirono un'accurata
trasposizione delle sue avventure letterarie. Grazie
anche alle grandi capacità grafiche del suo primo
disegnatore, il canadese Harold Rudolph Foster
(l'autentico fondatore dello stile realistico dei
fumetti), il Tarzan disegnato fu da subito un
successo, per non parlare della successiva
interpretazione di Burne Hogarth, che si ispirò alla
pittura orientale; di lì a poco si diffusero quindi
altre strisce d'ambientazione africana o esotica.
I
due giovani orfani giramondo Tim e Spud,
protagonisti della serie Tim Tyler's Luck (La
Fortuna di Tim Tyler) di Lyman Young e meglio noti
in Italia come Cino e Franco (6), nel corso di un
ciclo di storie realizzato con l'apporto sostanziale
dell'allora giovane disegnatore Alex Raymond (7), si
stabilirono in via definitiva nel continente nero e,
dopo l'avventura "La Misteriosa Fiamma della Regina
Loana", ispirata (per non dire copiata) da un
romanzo di Rider Haggard (8), si arruolarono nella
Pattuglia dell'Avorio, un corpo speciale della
giungla, o meglio un distaccamento di polizia
coloniale. Le popolazioni indigene non svolgono qui
ruoli determinanti, se non quelli di possibile
minaccia o di aiuto di bassa forza per i personaggi
principali; anche i capi di banditi o bracconieri
sono europei, come se gli Africani fossero solo
bambinoni privi di astuzia e doti organizzative.
Quest'ottica paternalistica delle nazioni che
occupavano e sfruttavano l'Africa con la solita
scusa dei "portatori di civiltà", inizialmente
influenzò anche le avventure dei due personaggi
creati dallo scrittore teatrale Lee
Falk:
Mandrake the Magician (Mandrake il Mago), disegnato
dal 1934 dall'ex scenografo Phil Davis, e The
Phantom (Il Fantasma), disegnato dal 1936 da Ray
Moore e conosciuto in Italia come L'Uomo Mascherato
(9). Nelle storie di Mandrake, il robusto Lothar, re
ereditario di una nazione africana ma descritto
sempre più come un bonaccione, abbandona le
responsabilità di governo (e le mogli che avrebbe
dovuto sposare) preferendo girare il mondo al
seguito del simpatico mago come una sorta di
servitore; mentre Phantom, le cui storie mescolano
con disinvoltura scenari di diversi continenti
trasportando di peso il Golfo del Bengala
nell'Africa Nera, è un bianco che per tradizione di
famiglia si assume il diritto-dovere di amministrare
la giustizia nelle profonde foreste, lasciandosi
adorare dagli indigeni come essere superiore ed
organizzando poi l'ennesima polizia della giungla in
stile coloniale. Ciò non toglie che le storie dei
due personaggi abbiano una notevole carica di
simpatia ed ironia e siano
costruite
in modo impeccabile, limitandosi a riflettere in
buona fede i tempi in cui furono realizzate. Del
resto, in seguito Falk fece dimostrare a Lothar una
maggiore presenza di spirito, collocandolo su un
piano di amicizia paritaria con Mandrake, e conferì
un'autorità super partes a Phantom, trasformandolo
in agente dell'ONU e mettendo a capo della sua
polizia della giungla ufficiali africani.
Se si può apprezzare lo sforzo che fece quest'ultimo
autore per essere "politicamente corretto" e al
passo coi tempi, tutto ciò però non ci aiuta ancora
a trovare nei fumetti la vera Africa. In quelli
degli U.S.A. anche i nomi dei personaggi spesso
avevano ben poco di africano e per lo più erano
inventati o presi dalle fonti più disparate; ad
esempio Tarzan è in realtà un nome zingaro (infatti
Burroughs all'inizio voleva anagrammarlo in Zantar),
mentre Lothar è un nome tedesco abbastanza comune,
noto per essere appartenuto ad imperatori medievali,
e un tempo trascritto in italiano come Lotario.
L'avventura coloniale del fumetto italiano
Di fatto l'Africa autentica non si trova nelle prime
strisce avventurose americane (né andrebbe meglio,
spostandosi in Belgio, nelle prime storie del Tintin
di Hergé, in cui l'approssimazione umoristica era
ancora predominante sulla componente
documentaristica). Per trovarla bisogna guardare
agli autori di un paese che, tra tragiche vicende
belliche ed esagerati entusiasmi per la costituzione
del cosiddetto Impero, visse le ultime avventure
coloniali in terra africana, invadendo quei paesi
non ancora occupati da altri stati europei.
Ovviamente il paese in questione è l'Italia, che,
sia pure in un così discutibile e disgustoso modo,
una porzione d'Africa relativamente vicina finì per
conoscerla direttamente, il ché non si può dire
degli autori delle strisce americane.
Già quella che è considerata la prima serie a
fumetti del nostro paese, apparsa sul Corriere dei
Piccoli fin dal primo numero del 1908, aveva per
protagonista un piccolo africano, Bilbolbul, a cui
ne capitavano di tutti i
colori,
mentre le deliziose piccole "illustrazioni" di
Attilio Mussino davano forma concreta ad ogni sorta
di modi di dire metaforici riportati nelle
didascalie in rima. Ma fu dopo il 1934, con la
pubblicazione nel nostro paese delle prime strisce
esotico-avventurose americane con tanto di
nuvolette, apparse sul giornale a fumetti
L'Avventuroso e in appendice a Topolino, che, per
imitazione, cominciarono ad essere realizzate da
autori italiani analoghe storie realistiche e, nel
1935, con l'inizio della campagna d'Etiopia, una
delle ambientazioni preferite divenne l'Africa,
anche per le pressioni del Minculpop. Così
l'avventura coloniale invase anche i giornali per
ragazzi, L'Avventuroso compreso, coi disegnatori
nostrani "precettati" dalla propaganda fascista ai
danni dell'italica gioventù d'allora, che comunque,
preferendo finché fu possibile gli eroi americani,
non ne subiva troppo l'effetto. Accanto agli autori
più allineati col regime, come Caesar, Cossio o
Vichi, ce ne furono poi altri, come Albertarelli,
Caprioli e Molino, che si limitavano a racconti
genericamente patriottici, in cui gli Italiani
insomma non potevano che fare bella figura, ma senza
inneggiare direttamente al Fascismo.
Naturalmente una delle serie più imitate fu Cino e
Franco di Lyman Young, che col suo ingenuo tono
coloniale si prestava facilmente ad essere
rivisitata in chiave avanguardista dalla propaganda
fascista dell'epoca. Uno dei suoi primi epigoni, se
non il primo in assoluto, fu il racconto "I Due
Tamburini", con cui il grande sceneggiatore Federico
Pedrocchi (10) e il disegnatore di origini tedesche
Kurt Caesar (sotto lo pseudonimo autarchico di
Cesare Avai) esordirono nel 1935 sul settimanale "La
Risata", nato l'anno precedente come giornale
umoristico e trasformato rapidamente in rivista
avventurosa seguendo l'onda del successo delle
strisce statunitensi.
Quando poi, nel 1938, fu proibita la pubblicazione
in Italia dei fumetti stranieri (eccetto Topolino),
storie di propaganda ambientate in Africa scalzarono
quelle degli eroi americani anche nelle prime pagine
a colori de L'Avventuroso. In una storia apparsa
quello stesso anno sul Topolino giornale di
Mondadori, "I Predatori del Guardafui", Federico
Pedrocchi e il disegnatore Rino Albertarelli
accontentavano i censori del Minculpop raccontando
di "pirati" somali che assalivano pacifiche navi
italiane, ma avendo ambientato il racconto nella
Somalia del 1918 sfuggivano agli elementi
propagandistici più attuali. Al giovane Gianni,
protagonista di questa storia, si aggiunse poi
l'amico Gino, dando inizio alla serie di "Gino e
Gianni", in pratica un'ennesima imitazione di Cino e
Franco, realizzata però, grazie alle doti artistiche
di Albertarelli, con maggiore accuratezza
iconografica nel ricostruire gli ambienti naturali
africani e le specie animali che li abitano; ma dopo
l'ingresso dell'Italia nella II Guerra Mondiale,
anche in questa serie furono imposti elementi sempre
maggiori di retorica militarista e propaganda
fascista.
Intanto, intorno al 1937, un bambino veneziano di
dieci anni di nome Hugo Pratt si era trasferito in
Africa, dove suo padre aveva trovato lavoro; ci
restò cinque anni e, dopo il ritorno in Italia e la
fine della guerra, iniziò ad esprimere la sua
passione per l'avventura dedicandosi al fumetto.
Quella che si può considerare la sua versione di
Cino e Franco la realizzò in Argentina nel 1959, con
la serie Ann y Dan, nota in
Italia
come Anna nella Jungla (11). Date le sue esperienze
dei luoghi, è naturale che questa serie, ambientata
poco prima della Prima Guerra Mondiale, abbia un
fascino particolare, rispetto ai fumetti "africani"
precedenti. La coppia di ragazzi è formata questa
volta dalla giovane inglese Anna Livingston,
naturalmente figlia di un omonimo dottore, e
l'altrettanto giovane italiano Daniele Doria, appena
sbarcato in Africa Orientale, mentre tra i
comprimari troviamo il marinaio veneziano Luca Zane,
protagonista dell'episodio "La Città Perduta di
Ammon-Ra", che sotto vari aspetti
anticipa
il successivo e più famoso Corto Maltese. Costumi e
idiomi degli indigeni sono qui molto verosimili
(anche se alla fine Pratt non resiste alla
tentazione di farli esprimere in veneto), per non
parlare delle impeccabili divise coloniali, per le
quali l'autore aveva un'autentica passione. Comunque
anche in questa serie certi luoghi comuni dei
precedenti fumetti avventurosi sono ancora
abbastanza rispettati ed i popoli africani che
insorgono contro le autorità coloniali britanniche
sono descritti solo come feroci selvaggi, svolgendo
di fatto il ruolo dei cattivi della situazione.
Ben diverso sarà l'approccio delle successive storie
di Pratt, come gli episodi di Corto Maltese
appartenenti al ciclo "Le Etiopiche" (12) ,
realizzato tra 1972 e 1973 ma ambientato in Arabia e
Africa durante la I Guerra Mondiale, il cui titolo è
lo stesso di una raccolta di poesie del senegalese
Sédar Senghor (13) ma i cui contenuti si ispirano ad
un'opera omonima ancora più antica, scritta nel III
secolo d.C. dal greco Eliodoro di Emesa, un romanzo
in dieci libri che comprende quella che è forse la
prima versione di Romeo e Giulietta. Nel ciclo di
Pratt, autore e protagonista non possono che
simpatizzare coi popoli oppressi di turno che, anche
se in modo violento, difendono la loro terra da
invasori stranieri, ma nessuna delle parti in causa
è più vista in modo ingenuo come del tutto "buona" o
"cattiva" e nessuno deve necessariamente vincere o
perdere. Anche l'amore contrastato tra due giovani,
nell'episodio "E di Altri Romei e di Altre Giuliette",
è il mezzo per riconciliare due popoli nemici. In
questo senso, Corto Maltese si può considerare il
punto di arrivo del percorso di maturazione
narrativa iniziato da Pratt con Anna nella Jungla,
dove alla fine inglesi e tedeschi, nonostante lo
stato di guerra appena dichiarato tra i loro due
paesi, sceglievano di lasciarsi da amici.
Del resto, a sancire la fondamentale unità e
coerenza della poetica di Pratt, nomi e volti dei
personaggi di Anna nella Giungla ritornano non solo
nelle avventure africane di Corto Maltese, ma anche
nel ciclo "Gli
Scorpioni
del Deserto" (14), pubblicato dal 1969, ennesima
opera dell'autore ambientata in Africa, ma che
questa volta si svolge in piena II Guerra Mondiale,
narrando in modo particolarmente realistico ed
introspettivo le avventure di un gruppo speciale di
soldati alleati. Anche l'inquietante e misterioso
personaggio di Samael, l'"angelo caduto", un vecchio
stregone africano che potrebbe essere Lucifero
stesso, dopo
aver
esordito ne "Le Etiopiche", ritorna ne "L'Uomo della
Somalia", romanzo a fumetti pubblicato nel 1978
nella collana "Un Uomo, Un'Avventura" (15), in cui
Pratt rievoca i miti del Giardino dell'Eden in una
chiave ben più affascinante di quella biblica,
ispirandosi a versioni etiopiche di quelle leggende.
Tra il 1984 e il 1988, con la collaborazione di Lele
Vianello, sempre Hugo
Pratt
realizza poi i due episodi di "Cato Zulù" (16),
ambientati nella seconda metà del 1800, in cui
avvenimenti della storia del Sudafrica, che vide
contrapposti coloni boeri e guerrieri zulu, sono
visti attraverso gli occhi di un misterioso
avventuriero realmente esistito: l'ex soldato
britannico Catone Milton. Il primo episodio di "Cato
Zulù", intitolato "La Fine del Principe" è dedicato
alla tragica fine del giovane Luigi Eugenio
Bonaparte, il figlio di Napoleone III, ucciso dagli
Zulu nel 1879 mentre era in Sudafrica come
osservatore. Lo stesso episodio storico era stato
disegnato anche da Dino Battaglia in un breve
fumetto intitolato "Napoleone IV" (17), in cui si fa
notare come la morte del principe sia dipesa da una
sella finta vendutagli da un truffatore che, quando
gli Zulu attaccarono la piccola pattuglia a cui era
aggregato, si ruppe, impedendogli di mettersi in
salvo insieme ai soldati inglesi.
Nella
collana "Un Uomo, Un'Avventura" dell'Editoriale
Cepim sono apparse anche altre storie
d'ambientazione africana, come "L'Uomo dello
Zululand", scritta e disegnata da Gino D'Antonio e
dedicata anch'essa alla guerra coloniale tra gli
Anglo-Boeri e gli Zulu, i cui reggimenti
perfettamente organizzati furono in grado di
sconfiggere più di una volta le moderne armi degli
europei. Il protagonista è un mercante tedesco che
si trova coinvolto, suo malgrado, nel bagno di
sangue della battaglia di Isandhlwana, in cui su
millecinquecento soldati inglesi nessuno si salvò,
ma riesce a fuggire prima dell'assalto ed a
raggiungere l'unica compagnia superstite
dell'esercito inglese nella zona, prendendo parte
così all'episodio storico della difesa di Rorke's
Drift, in cui appena un centinaio di soldati riuscì
miracolosamente a fermare l'avanzata di quattromila
zulu.
In
"L'Uomo della Legione", disegnato da Dino Battaglia
ed ambientato nel 1921, è un piccolo contingente
della legione straniera a trovarsi impegnato ed
infine circondato senza speranza dai partigiani
algerini, che si ribellano contro l'occupazione
francese della loro patria al grido di "Algeria
Libera!". Il protagonista, il legionario Moreau,
costantemente in conflitto col proprio capitano, che
durante la guerra in Europa l'aveva coinvolto in un
episodio di vigliaccheria di fronte al nemico, sarà
l'ultimo a vendere cara la pelle, rifiutando di
arrendersi ad ogni costo. La definitiva vittoria
degli ribelli è però ancora lontana, visto che per
ottenere la liberazione dell'Algeria ci vorranno
altri quarant'anni, durante i quali la legione non
si comportò sempre in modo altrettanto eroico, ma
usò anche mezzi disumani come la tortura.
Nel
volume "L'Uomo del Nilo", scritto da Decio Canzio e
disegnato da Sergio Toppi, sono invece i dervisci, i
ribelli sudanesi guidati dal capo religioso islamico
detto il Mahdi, a sferrare un duro colpo all'impero
britannico occupando nel 1885 la città di Khartoum,
rimasta isolata e difesa da uno sparuto gruppo di
europei agli ordini del governatore Gordon. In
questo contesto storico si inserisce l'avventura
immaginaria del giornalista Bob Wingate, che
seguendo il Nilo giunge fortunosamente a Khartoum
per intervistare Gordon ed è da questi inviato per
la stessa via per sollecitare i soccorsi. Lo
sceneggiatore potrebbe essere stato ispirato da due
episodi storici, con la stessa ambientazione, che
Toppi aveva già disegnato su testi di Mino Milani:
"Le Parole del Fucile", in cui l'esploratore Romolo
Gessi è inviato da Gordon Pascià a combattere i
negrieri del Sudan, e "Fino al Nilo", in cui, anni
dopo la caduta di Khartoum, viene organizzata la
fuga dell'ex-governatore del Darfur dal Sudan
occupato dai dervisci (18). Anche il nome Wingate
sembra essere stato ripreso da quest'ultimo fumetto:
nella realtà storica era quello del capo dei servizi
d'informazione inglesi in Egitto.
Viaggi africani nel fumetto italiano ed europeo
di fine '900
Si svolge sempre in Africa Orientale, ma più a sud,
anche una storia di Toppi appartenente alla serie Il
Collezionista: "L'Obelisco Abissino", nota anche
come "L'Obelisco della Terra di Punt" (19). Qui
troviamo le truppe abissine del ras Menelik che si
preparano ad affrontare gli invasori italiani,
mentre il protagonista della storia non ha niente
contro nessuno dei due contendenti, essendo più
interessato alla ricerca dell'antico e misterioso
manufatto che dà il titolo alla storia che al
destino della terra che attraversa. È poi ambientata
in Sudafrica una storia di Toppi del 1985, "M'Felewzi"
(20), il cui protagonista è un battitore indigeno a
cui viene ucciso il fratello per un gioco crudele
tra il suo padrone e un altro cacciatore bianco, e
che, da allora, parla con lo spirito del fratello
morto, aspettando pazientemente l'occasione di
vendicarlo; un'occasione che arriva con la partenza
per un nuovo safari insieme ai due responsabili. In
entrambi i racconti il pennino di Toppi cesella
magistralmente un'Africa d'epoca, con i suoi
affascinanti scenari naturali ancora quasi intatti.
Sono invece dei safari fotografici, ma che spesso
prendono tutta un'altra
piega,
quelli di cui è protagonista Johnny Focus (21),
un'affascinante fotoreporter creato da Attilio
Micheluzzi nel 1974, il cui lavoro lo porta in giro
per il mondo, Africa compresa. Di volta in volta,
del tutto casualmente, ha così a che fare con uomini
leopardo, ladri di diamanti, trafficanti d'avorio,
viaggiatori inesperti, complotti petroliferi o colpi
di stato, mentre scenari e costumi indigeni sono
sempre raffigurati dall'autore con grande intensità,
accuratezza e realismo. Qui l'Africa non è più
quella delle imprese del passato ma quella
contemporanea, degli anni '70 del '900. Nonostante i
soggetti immaginari, è a tutti gli effetti l'Africa
reale, descritta con un po' d'ironia alla Pratt ma
con meno romanticismo, l'Africa di oggi con tutte le
sue contraddizioni di continente sospeso tra un
passato di dura lotta
con
la natura, un presente di "civili" conflitti e
speculazioni e un futuro incerto ancora tutto da
scrivere.
Anche Micheluzzi realizzò un paio di volumi della
collana "Un Uomo, Un'Avventura", tra cui, nel 1978,
L'Uomo del Tanganika. Qui, all'inizio della I Guerra
Mondiale, il pilota americano Ian Fermanagh è
incaricato dagli inglesi di individuare
un'inafferrabile incrociatore tedesco nascosto tra
le paludi: il Konigsberg, che all'epoca costituì una
spina nel fianco per l'esercito britannico. Il
viaggio che intraprende prima sul suo idrovolante e
poi a piedi tra le paludi dell'attuale Tanzania,
superando vari pericoli, non si svolge solo in uno
spazio fisico, ma anche dentro di lui, poiché dopo
aver trovato l'incrociatore ed essere stato trattato
dai suoi occupanti con umanità e fiducia, ben al di
là della semplice correttezza, scoprirà che i suoi
propositi ostili verso di loro sono cambiati.
Ma
il capolavoro africano di Micheluzzi è "Bab-el-Mandeb"
(22), un romanzo a fumetti storico in forma di
diario, pubblicato nel 1986, che racconta come, dopo
varie vicissitudini, nel 1935 i membri di strano
quartetto, composto da un sergente inglese
disertore, un fuoriuscito italiano antifascista, una
danzatrice egiziana ed una lady anglosassone
filofascista, sottrassero due autoblindo
all'esercito britannico e riuscirono a portarli in
Abissinia, dopo un rischioso ed avventuroso viaggio
per mare e per terra, appena in tempo perché
potessero essere usate nella difesa contro
l'invasione italiana. Resta dubbio se le fonti
dichiarate dall'autore siano del tutto autentiche,
ma la sua ricostruzione, per quanto rocambolesca ed
avvincente, è abbastanza realistica, storicamente
dettagliata e fuori dalle convenzioni narrative
perché qualcosa di vero possa effettivamente
esserci.
Sono invece chiaramente irreali le parodie, che non
potevano mancare, sulle avventure africane. A parte
quelle che prendono in giro Tarzan (da "Melvin delle
Scimmie" di Kurtzman e Severin (23) a "L'Onorevole
Tarzan" di Jacovitti (24)), meritano d'essere citati
due romanzi satirici a
fumetti
sul tema con due donne protagoniste. In "Lili
Fatale" (25) pubblicato dal francese Gérard Lauzier
nel 1974, una casalinga si rivela essere
all'insaputa del marito un'agguerrita e disinibita
spia, esperta in "solletico da combattimento",
costretta a tornare in missione nell'immaginario
stato africano di Bobocalandia capeggiando la
guerriglia contro il locale dittatore, caricatura di
regnanti davvero esistenti. È una spassosa e
paradossale parodia delle storie alla 007, con
riferimenti alle cronache d'attualità che sfociano
in feroce satira politica, ai danni tanto
dei
militaristi quanto dei rivoluzionari. In "Ada nella
Jungla" (26), pubblicato da Francesco Tullio Altan
nel 1978, è invece una prosperosa orfana cresciuta
in collegio ad intraprendere un viaggio in Africa
alla ricerca di un cugino là abbandonato in tenera
età, ma unico erede delle ricchezze di famiglia. Qui
la parodia riguarda i tipici feuilleton
ottocenteschi, a cui vengono ricondotti anche certi
elementi del primo romanzo di Tarzan, opportunamente
deformati e dissacrati dall'umorismo nero
dell'autore. Entrambe le parodie mettono in evidenza
le tante esagerazioni, assurdità e mistificazioni
del genere narrativo prescelto, rispetto
all'autentico volto del continente nero.
La stessa cosa è fatta notare, disegnando gli
africani in due modi
diversi,
nel finale della prima parte de "Le Avventure
Africane di Giuseppe Bergman" di Milo Manara (27),
che come le altre storie dello stesso ciclo, si
colloca a metà tra la parodia di certi romanzi
contemporanei alla Castaneda, i surreali viaggi di
formazione alla Fellini ed una pura esibizione
voyeuristica di erotismo spicciolo. Come in una
situazione pirandelliana, vi si rendono evidenti fin
dall'inizio le tecniche narrative normalmente
nascoste tra le pieghe della storia: i personaggi
stessi sono consapevoli di vivere in un fumetto, di
essere manovrati da una regia occulta e di doversi
sottomettere alla sceneggiatura, come gli attori di
un film. Una valigetta di progetti segreti che passa
di mano in mano è la scusa che conduce in Etiopia
l'antieroe Bergman, controparte disegnata
dell'autore, ed una ragazza arruolata all'ultimo
istante come protagonista. Il viaggio li porta
attraverso un'Africa attuale sordida e realistica ma
piena di elementi sconclusionati ed improbabili.
Nella seconda parte, ambientata in Kenia, ad essere
analizzate sono invece le varie tecniche con cui si
possono impostare e stilizzare i disegni. Anche in
questo secondo viaggio, Bergman è coinvolto in
disavventure paradossali ed erotiche dai personaggi
che incontra, molti dei quali hanno una loro storia
nella storia da raccontare. L'autore ha qui maggiore
attenzione per l'ambiente e i costumi locali, ma
benché affascinante, l'Africa che disegna è poco più
d'uno scenario per l'ennesima avventura dai
contenuti stravaganti, che mescola alchimia e musica
rock, con appena qualche breve citazione degli usi
africani.
Una maggiore cura documentaristica e storica
caratterizza invece il ciclo "Les Passagers du Vent"
(I Passeggeri del Vento) (28), noto in Italia
anche
come "Le Avventure di Isa", del francese François
Bourgeon. Pubblicato tra il 1979 e il 1983 ed
ambientato nel XVIII secolo, parla di un piccolo
gruppo di spiriti ribelli fuggiaschi, composto da
una coppia francese (l'ex marinaio Hoel e l'ex dama
di compagnia Isabelle de Mamaye, privata in gioventù
del suo vero nome e dei suoi beni) ed una inglese
(la giovane madre Mary Hereford e l'ex tenente John
Smolett), che dopo varie peripezie e tre viaggi via
mare, per sfuggire ai rispettivi problemi personali,
nel terzo episodio giungono in Africa su una nave
negriera, sbarcando nella colonia francese di Juda.
La sfrontata ed emancipata Isa, più progredita e
decisa delle donne e degli uomini della sua epoca,
fin dall'inizio disapprova apertamente la schiavitù
e si ribella come può alle violenze a cui assiste. È
poi invitata dal re Kpengla nella capitale del regno
nero di Abomey, i cui costumi ed ambienti sono
rappresentati nel quarto episodio in tutta la loro
bellezza e dignità, con correttezza e rispetto per
la cultura africana, pur senza omettere di mostrare
le locali ingiustizie sociali ed usanze disumane.
Sul confine sottile che unisce e separa lo sfarzo ed
il fascino di ogni antica civiltà dalle sue
terribili sopraffazioni, troviamo qui la vera
Africa, un'Africa né denigrata né idealizzata, ma
storicamente verosimile.
La guerra d'Africa duecento anni dopo
Altrettanto ben ricostruita sul piano storico, anche
se artisticamente meno unitaria ed affascinante
essendo realizzata da vari disegnatori, è infine la
recente miniserie "Volto Nascosto" (29) scritta da
Gianfranco Manfredi, in cui i viaggi in Etiopia di
due italiani, il contabile Ugo Pastore e il tenente
di cavalleria Vittorio de Cesari, entrambi
personaggi di fantasia, si sovrappongono agli eventi
della guerra d'invasione italiana del 1894-96. I due
possono così conoscere personalmente la regina Taitù,
affascinante e volitiva moglie del ras Menelik II, e
vedere le proprie vite ed il proprio futuro
influenzati in modi diversi dall'esito delle
battaglie dell'Amba Alagi e di Macallé, in cui
l'esercito italiano fu definitivamente sconfitto.
Nonostante la storicità di molti eventi, non si
risparmiano i colpi di scena da romanzo d'appendice,
con tanto di triangolo sentimentale e misteri da
risolvere, uno su tutti quello dell'identità del
misterioso capo etiope detto Volto Nascosto, che
cela il suo viso dietro una maschera d'argento e di
cui nessuno conosce le fattezze.
È il feuilleton, con i suoi pregi ed i suoi difetti,
che dopo aver subito tante critiche e parodie nei
decenni passati si riprende ora il proprio spazio
nella letteratura d'evasione, come accade con i
tanti cicli di romanzi storici ora nuovamente in
voga. Negli anni di una fiction, tanto editoriale
quanto televisiva, che recupera le forme narrative
forzate ma a tratti appassionanti delle avventure
d'altri tempi, magari con maggiore cura e rispetto
per i contesti storici e culturali in cui si
svolgono, anche l'Africa, oggi a noi più vicina che
mai dati i flussi migratori in atto, non poteva non
rivendicare un suo posto di primo piano.
Note:
1) Leo Frobenius (1873-1938) fu il primo etnologo a
raccogliere moltissimi racconti direttamente dalla
voce dei cantori africani, pubblicandoli nel volume
"Das Schwarze Dekameron" (Il Decamerone Nero), nei
dodici volumi di "Sammlung Atlantis" (Collezione
Atlantide) e nei tredici di "Und Africa Sprach…" (E
l'Africa Parlò…); in italiano una sintetica raccolta
di cinquantacinque racconti è reperibile nel volume
"Il Decamerone Nero", Rizzoli 1971.
2) Henry Rider Haggard, scrittore nato in Gran
Bretagna nel 1836, è famoso soprattutto per il
romanzo "Le Miniere di Re Salomone", da cui sono
state tratte varie versioni cinematografiche. Le
città perdute abitate da popoli antichi o misteriosi
dei suoi romanzi hanno costituito una delle
principali fonti d'ispirazione di Edgar Rice
Burroughs.
3) Edgar Rice Burroughs (1875-1950),
ex-cavalleggero, ex-cowboy, ex-cercatore d'oro,
ex-vigile urbano, ex-poliziotto ferroviario,
ex-commesso viaggiatore, a partire dal 1911
pubblicò, prima su riviste e poi in volume, oltre
novanta romanzi d'avventure e fantascienza, tra cui
i ventisei volumi del ciclo africano di Tarzan. Solo
una parte di questi è stata pubblicata in Italia,
soprattutto nelle edizioni economiche dell'editrice
Giunti negli anni '70 del '900.
4) Il romanzo Orzowei, pubblicato da Alberto Manzi
nel 1955, narra di un ragazzo bianco abbandonato in
Africa che viene allevato in un villaggio bantu col
nome di Isa, ma è oggetto di razzismo ed
emarginazione da parte degli altri ragazzi che lo
chiamano spregiativamente Orzowei, "il Trovato".
Negli anni '70 del '900 ne furono tratti un famoso
sceneggiato televisivo ed un film. Il testo
originale è reperibile su hinomaru.megane.it/cartoni/orzowei/
5) Le prime strisce a fumetti di Tarzan, disegnate
da Harold Foster e da Rex Maxon, tratte dai primi
tre romanzi del ciclo, sono state pubblicate in
Italia dall'A.N.A.F. (Associazione Nazionale Amici
del Fumetto) nel 1991, in un volume amatoriale,
dalla tiratura limitata a 500 copie, intitolato "Tarzan
delle Scimmie" dal titolo del primo romanzo. Le
prime tavole domenicali a colori di Tarzan,
disegnate a partire dal 1931 da Rex Maxon, Harold
Foster e Burne Hogarth, sono state pubblicate in
Italia sulle collane Tarzan Extra e Tarzan Gigante
dell'editrice Cenisio tra il 1974 e il 1977, in albi
amatoriali dell'A.N.A.F. degli anni '80 e sul volume
di Mondadori "Tarzan il Re della Giungla" del 1971;
attualmente sono pubblicate in una serie di album
cartonati dalla Planeta De Agostini.
6) La serie Cino e Franco di Lyman Young fu
pubblicata in Italia da Nerbini nel 1934 sul
giornale Topolino, a partire dall'avventura del 1933
"Sotto la Bandiera del Re della Giungla"; dal 1935,
dopo la cessione di Topolino a Mondadori, proseguì
su "Il Giornale di Cino e Franco". Subito dopo
Nerbini raccolse gli episodi in album; questi, dal
1971, furono ristampati in edizione anastatica,
insieme alle storie precedenti che erano ancora
inediti in Italia.
7) Alexander Gillespie Raymond (1909-1956),
ex-agente di borsa e uno dei più influenti artisti
dell'età d'oro del fumetto avventuroso statunitense,
all'inizio della carriera lavorò per lo studio dei
fratelli Young, disegnando anonimamente strisce di
serie come Blondie e Tim Tyler's Luck, firmate
rispettivamente da Chic e Lyman Young; fu poi il
creatore grafico di quattro serie fondamentali:
Flash Gordon, Jungle Jim (Jim della Jungla), Secret
Agent X-9 (Agente Segreto X-9), scritta inizialmente
dal romanziere Samuel Dashiell Hammett, e Rip Kirby.
8) "She" (Lei) di Henry Rider Haggard, romanzo
pubblicato in Italia col titolo "La Donna Eterna".
Ne è stato tratto anche un film con Peter Cushing e
Ursula Andress, distribuito in Italia col titolo "La
Dea della Città Perduta".
9) Le versioni in strisce giornaliere delle serie
Mandrake e L'Uomo Mascherato di Lee Falk, in Italia
furono pubblicate da Nerbini, negli anni '30 del
'900, su L'Avventuroso e subito dopo raccolte in
album. La versione in tavole domenicali di Mandrake
fu invece pubblicata da un altro editore su
L'Audace, col titolo modificato in Drakeman. Oltre
alle ristampe anastatiche degli anni '70, importanti
edizioni successive di vecchie e nuove avventure
furono quelle dei Fratelli Spada negli anni '60 e
'70 e della Comic Art negli anni '80 e '90 del '900.
10) Federico Pedrocchi (1907-1945), nato a Buenos
Aires da genitori italiani, autore pubblicitario e
di novelle, da solo o insieme allo sceneggiatore
cinematografico Cesare Zavattini, scrisse i più
importanti fumetti italiani degli anni '30 e '40 del
'900: Zorro della Metropoli, Saturno contro la
Terra, Gino e Gianni, Virus, Il Dottor Faust e
altri, coadiuvato da importanti disegnatori come
Walter Molino, Giovanni Scolari e Rino Albertarelli.
Fu anche il primo a scrivere e disegnare, insieme a
Mario Pinochi e Nino Pagot, delle storie lunghe con
protagonista Paperino, uscite sull'omonima testata
di Mondadori dal 1937, ancor prima che il
personaggio fosse sfruttato in tal senso negli USA.
11) I quattro episodi di "Anna nella Jungla" di
Pratt sono stati pubblicati in Italia sulla rivista
Sgt. Kirk alla fine degli anni '60 del '900, in un
Oscar Mondadori del 1973 e in un volume della
collana "Avventura e Storia", Fabbri 1979.
12) Dei quattro episodi del ciclo "Le Etiopiche" di
Pratt, quelli ambientati in Africa sono: "L'Ultimo
Colpo", "E di Altri Romei e di Altre Giuliette" e
"Leopardi". Come le altre storie di Corto Maltese,
sono stati pubblicati in volume da vari editori:
Mondadori, Milano Libri, Bompiani, Lizard e Gruppo
Editoriale L'Espresso.
13) Léopold Sédar Senghor, importante poeta e uomo
politico africano nato nel 1906, fu eletto deputato
del Senegal all'Assemblea Nazionale francese nel
1945; tra il 1945 e il 1956 pubblicò in Francia le
raccolte poetiche "Chants d'Ombre" (Canti d'Ombra),
"Hosties Noires" (Ostie Nere), "Chants pour Naëtt"
(Canti per Naëtt) e "Ethiopiques" (Etiopiche); nel
1960 fu eletto Presidente della Federazione del
Mali.
14) I vari episodi de "Gli Scorpioni del Deserto" di
Pratt sono stati pubblicati a puntate su Sgt. Kirk
dal 1969, su Alterlinus dal 1974, su Alter Alter dal
1980 e poi raccolti in volumi dalla Milano Libri.
L'edizione più recente di tutti e cinque gli episodi
che compongono il ciclo ("Gli Scorpioni del
Deserto", "Piccolo Chalêt Gaio come Te", "Vanghe
Dancale", "Dry Martini Parlor" e "Brise de Mer") è
quella dei Tascabili Lizard uscita tra 2000 e 2001.
15) Gli album della collana "Un Uomo, un'Avventura"
sono stati pubblicati dalla Cepim alla fine degli
anni '70 del '900 e ristampati più di recente dalla
Hobby & Work col titolo "I Grandi del Fumetto".
16) I due episodi di "Cato Zulù" di Pratt ("La Fine
di un Principe" e "La Carovana dei Boeri") sono
stati pubblicati sulla rivista Corto Maltese,
rispettivamente nel 1984 e nel 1988, e poi raccolti
in un volume della Milano Libri. L'edizione più
recente è reperibile nel volume n°54 dei Tascabili
Lizard.
17) "Napoleone IV" di Dino Battaglia è contenuto con
altre storie dello stesso autore nel volume "Caricaaa!",
pubblicato nel 1979 dalla Fabbri nella collana
"Avventura e Storia".
18) "Le Parole nel Fucile" e "Fino al Nilo" di
Milani e Toppi sono reperibili rispettivamente nei
volumi "Cronache d'Armi" e "Samurai e Altre Storie",
pubblicati dalla Fabbri nel 1979 e nel 1980, nella
collana "Avventura e Storia".
19) "L'Obelisco della Terra di Punt" di Toppi è
stato pubblicato negli anni '80, a puntate, sulla
rivista L'Eternauta e, in album, sul n°8 della
collana I Protagonisti delle Edizioni L'Isola
Trovata; è reperibile col titolo "L'Obelisco
Abissino" anche nel volume del 2004 "L'Arte di
Sergio Toppi", n°54 de "I Classici del Fumetto di
Repubblica".
20) "M'Felewzi" di Sergio Toppi è stato pubblicato a
puntate sulla rivista Corto Maltese, dal n°9 al n°11
del 1985, e in volume sul n°42 dei Tascabili Lizard
nel 2000.
21) Episodi africani della serie Johnny Focus di
Attilio Micheluzzi sono: "Gli Uomini Leopardo",
"Quella Maledetta Bottiglia", "Sulla Pista di
Mombasa", "La Ragazza del Fiume", "La Montagna dei
Serpenti di Pietra" e "Siamo con Voi". Insieme agli
altri della stessa serie, pubblicata sulla rivista
Il Corriere dei Ragazzi tra il 1974 e il 1976, sono
stati raccolti in tre volumi, prima da Ivaldi
Editore negli anni '80 e poi nei Tascabili Lizard
dal n°61 al n°63 del 2004. Altri episodi dello
stesso personaggio sono apparsi all'inizio degli
anni '80 sulle riviste Zodiaco e Orient Express,
quelli di quest'ultima sono stati raccolti nel
quarto volume di Johnny Focus, sul n°64 dei
Tascabili Lizard. - Su Johnny Focus vedere anche
l'articolo alla pagina
www.segretidipulcinella.it/sdp8/art_02.htm
22) "Bab-el-Mandeb" di Micheluzzi è stato pubblicato
a puntate sulla rivista Corto Maltese nel 1986 e
raccolto in un volume della Milano Libri l'anno
seguente.
23) Melvin, la parodia di Tarzan di Harvey Kurtzman
e John Severin apparve su Mad n°2 del 1952 e n°6 del
1953. Entrambe le storie sono state pubblicate in
Italia nel libro "Classici Mad volume 1" della
Planeta De Agostini, che raccoglie integralmente i
primi 12 numeri di Mad. - Su Harvey Kurtzman e sulle
parodie di Mad vedere anche l'articolo alla pagina
www.segretidipulcinella.it/sdp22/art_01.htm
24) "L'Onorevole Tarzan" di Benito Jacovitti fu
pubblicato sul giornale a fumetti Il Vittorioso nel
1948.
25) "Lili Fatale" di Gérard Lauzier è stato
pubblicato in Italia sulla prima serie della rivista
Pilot, dal n°9 del 1982 al n°12 del 1983, e raccolto
in volume dalla Bonelli-Dargaud nel 1985.
26) "Ada nella Jungla" di Altan è stato pubblicato a
puntate sulla rivista Linus nel 1978 e in volume
dalla Glénat Italia nel 1988; nello stesso anno, in
Francia, ne è stato tratto il film "Ada dans la
Jungle", del regista Gérard Zingg.
27) I due episodi de "Le Avventure Africane di
Giuseppe Bergman" di Milo Manara sono stati
pubblicati a puntate sulla rivista Totem all'inizio
degli anni '80 del '900 e poi in volume dalle
Edizioni Nuova Frontiera.
28) I primi tre episodi del ciclo "I Passeggeri del
Vento" di François Bourgeon ("I Passeggeri del
Vento", "La Galera Infernale" e "I Negrieri di Juda")
sono stati pubblicati in Italia, col titolo "Le
Avventure di Isa", in tre album della collana Metal
delle Edizioni Nuova Frontiera usciti tra il 1981 e
il 1982, il quarto episodio ("L'Ora del Serpente") è
apparso a puntate sulla rivista Totem dal n°25 al
n°29 del 1983 e il quinto ("Bosco d'Ebano") sulla
rivista Corto Maltese dal n°10 del 1984 al n°1 del
1985. Il ciclo è stato poi ristampato in volumi
dalla Milano Libri.
29) "Volto Nascosto" di Gianfranco Manfredi, è stato
pubblicato da Bonelli in 14 numeri tra il 2007 e il
2008.
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