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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Breve viaggio
in aldilà di Giuseppe Costantino
Budetta, Il delitto
perfetto di Marcellino Lombardi,
La cartolina
di Lorenzo Spurio,
L'ordigno inesploso di Lorenzo Spurio
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu,
Alessandra Ferrari,
Emanuela Ferrari,
Paolo Filippi,
Manuela Léa Orita
Recensioni
In questo numero:
- "Persi nel Vuoto" di Vincenzo Malara, nota
di Massimo Acciai
- "Note liriche" di Emanuela Ferrari, nota di
Massimo Acciai
- "Campioni del mondo: I francobolli dei Paesi
organizzatori e vincitori dei Mondiali di
calcio, 1930-2006" di Fabio Bonacina
- "Viaggio al limitare del tempo" di Danilo Di
Gangi, nota di Massimo Acciai
- "I chiari di Lina" di Tiziana Masucci, nota
di Massimo Acciai
- "Il dolce cammino…" testi a fronte di Faraòn
Meteosès
- "I Signori dell'Armonia" di M.C. Giordano
- "Storia di Geshwa Olers - La faida dei
Logontras" di Fabrizio Valenza
- "Mater" di Amerigo Iannacone, recensione di
Emanuela Ferrari
- "L'erede del templare" di Jan Guillou,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Luoghi del mito" di Roberto Mosi
- "L'angelo di Leonardo" di Paolo Passanisi
Incontri nel giardino
autunnale
Interviste
Articoli
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"Aiuto. Aiuto" urlò spaventata la
signora. "Qualcuno mi aiuti. Per favore. Mio marito
mi ammazza".
"Stia calma signora e cominci col qualificarsi e col
dirmi come si stanno svolgendo i fatti" disse una
voce femminile all'altro capo del telefono.
"In che senso come mi chiamo e come si stanno
svolgendo i fatti. Mio marito mi ammazza e lei vuole
sapere tutte queste cose inutili" rispose la
signora.
"Nel senso che lei, cara signora, deve innanzitutto
darmi le sue generalità perché io devo sapere con
chi sto parlando, e poi mi deve dire se suo marito è
lì con lei e sta per ammazzarla oppure deve ancora
arrivare per commettere l'omicidio".
"E a cosa le serve sapere tutto questo" gridò ancora
la signora con un tono a metà tra lo spavento e
l'incredulità. " Mio marito è qui fuori che sta
tentando di sfondare la porta per entrare ed
ammazzarmi e lei si formalizza. Per caso vuol sapere
anche da dove chiamo?"
"Certo cara signora, così mando una macchina e
veniamo a salvarla" le disse la voce femminile.
"Mi chiamo Giada Arte e abito al settimo piano di
Via Anonima 15. Ma fate presto vi prego. Mio marito
mi ammazzaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!"
"D'accordo. Arriviamo subito. Lei però tenga
presente che fin quando suo marito non l'ammazza non
morirà. Perciò non si agiti inutilmente e non gridi,
altrimenti dovrà rispondere del reato di schiamazzo
e disturbo della quiete pubblica".
Appena giunti a destinazione i due tutori della
legge trovano il marito della donna che grida
continuamente "Ti ammazzo! Adesso sfondo la porta e
ti ammazzo!" senza tuttavia tentare di scassinare la
porta. A questo punto lo bloccano, bussano il
campanello ed entrano nell'appartamento della donna
trascinando con sé l'urlatore omicida.
"Perché voleva ammazzare sua moglie?" domandò al
marito il tutore della legge più anziano.
"Perché non ne voleva sapere di fare un fioretto"
rispose piangendo l'interrogato.
"Bugiardo! Sei tu che non volevi fare il fioretto.
Non certamente io!" irruppe sua moglie.
"E va bene, non sarà mica la fine del mondo se non
si fa un fioretto. Non si ammazza per questo"
osservò con tono conciliante il tutore della legge
più giovane.
"Insomma basta" disse con voce marziale il tutore
della legge più anziano. "Mi dica che cosa è questo
fioretto che ha scatenato la sua follia omicida"
rivolgendosi al marito.
"Deve sapere che io e mia moglie ogni tanto facciamo
qualche fioretto. E' sempre lei che li propone e io
puntualmente li osservo. Anche ieri sera mi ha
chiesto di farne uno. Solo che quando le ho chiesto
cosa non avremmo dovuto mangiare lei mi ha risposto
che questa volta il fioretto non riguardava il cibo
ma il sesso. Non me lo sono fatto dire due volte che
mi sono subito avvinghiato a mia moglie quando lei,
inaspettatamente, mi ha prima tirato una ginocchiata
nelle….come si può dire…..negli attributi e poi mi
ha sbattuto fuori."
"E ci credo che ti ho sbattuto fuori, porco! Io ti
propongo un fioretto sul sesso e tu mi salti
addosso" urlò sconcertata la moglie.
"E secondo te che cosa avrei dovuto fare?" rilanciò
il marito.
"Adesso mi sembra che lei stia proprio esagerando.
La smetta con queste stupidaggini" lo ammonì il
tutore della legge più anziano.
"Stupidaggini? Ma lei l'ha vista bene mia moglie? La
rifletta attentamente. Ha lo sguardo perennemente
inebetito. Una voce talmente brutta che al confronto
l'ugola di un camio- nista è sensuale. La barba in
faccia tipo Carlo Marx. Il seno è latitante,
il….come si dice…..posteriore è moscio che sembra
depresso, e le gambe sono talmente storte che
disegnano la palla ovale del rugby. In altri termini
mia moglie è un mostro. E con un mostro così il
fioretto lo posso fare solo facendoci sesso perché
ogni volta che facciamo sesso per me è un fioretto".
"Ah! Sono un mostro! Però quando mi hai sposata
sapevi benissimo che ero un mostro. E allora perché
mi hai sposata? Stai zitto….te lo dico io perché.
Perché tu eri un morto di fame ed io ero piena di
soldi. L'hai fatto per interesse. Come l'ho fatto
per interesse io che brutta come ero volevo mettermi
con uno bello. Solo che uno bello e ricco con me non
ci veniva. Avevo bisogno di uno bello e povero e sei
arrivato tu. Comunque caro anche se brutta sono al
naturale, a differenza di tante bonazze rifatte che
in origine erano come me e adesso sembrano tante
bambole gonfiabili. Almeno io sono come mamma mi ha
fatta e non come mi ha rifatta il chirurgo."
"E ci credo" rispose il marito. "Se fossi come il
chirurgo ti ha rifatta a quel chirurgo gli avrebbero
dato la sedia elettrica."
"Molto divertente" disse la moglie con un sorriso
amaro. "Alla fin fine il nostro è stato e resta un
matrimonio di interessi, anche se diversi tra loro.
E' il nostro destino. Anche a malincuore seguilo,
come a malincuore lo sto seguendo io".
"E va bene lo seguo" disse il marito a malincuore.
"Seguite pure il vostro destino" replicò il tutore
della legge più anziano. "E se alla fine di questo
inseguimento riuscirete ad acciuffarlo per quello
che vi ha fatto riempitelo di botte".
"Ma che fa? Lui fa le battute e l'altro ride?"
esclamò indignato il marito vedendo ridere il tutore
della legge più giovane.
"Non per niente io sono il capopattuglia e lui è il
mio sottoposto" sentenziò il tutore della legge più
anziano. "Perciò io faccio le battute e lui ride. Ma
torniamo a noi. Se lei voleva uccidere sua moglie
perché si è limitato ad urlarlo senza passare alle
vie di fatto rischiando così una denuncia per
schiamazzo e disturbo della quiete pubblica? In fin
dei conti sulla porta non vi sono segni di scasso".
"Perché non sempre si fa quello che si dice" rispose
piagnucolando il marito. "A furia di starci insieme
non avrei avuto il coraggio di farla fuori. Urlavo
perché dovevo sostenere la parte e avrei smesso
prima se voi foste arrivati subito. Ma cavolo, non
arrivavate mai".
"Non arrivavamo perché stavamo concludendo un altro
caso" precisò il tutore della legge più giovane.
"Appena lo abbiamo brillantemente risolto ci siamo
subito precipitati da voi credendo di trovare un
omicidio in corso e per fortuna….."
"Per fortuna non è successo niente" intervenne la
signora. " Se avessi saputo che mio marito stava
solo andando in escandescenza senza avere alcuna
intenzione di uccidermi non vi avrei disturbato".
"Nessun disturbo. Ha fatto benissimo a chiamarci.
Siamo sempre al servizio del cittadi- no" disse con
tono rassicurante il tutore della legge più giovane.
"Comunque niente pa-ura tutto si aggiusta. Vero
capo?"
"Certamente. Ci siamo qui noi. Ad esempio lei" disse
il tutore della legge più anziano ri- volgendosi al
marito "oggi non ha avuto il coraggio di ammazzare
sua moglie ma tra tre mesi potrebbe averlo e anche
se non lo avesse tra tre mesi potremmo essere noi a
sug- gerirle come fare".
"Come come?" chiesero sbigottiti all'unisono marito
e moglie.
"Vi spiego subito. Voi dovrete solo concordemente
scegliere se l'omicidio dovrà essere consumato con
arma da taglio o da fuoco ed il numero di colpi da
infliggere sulla vitti- ma. Al resto penseremo noi,
a cominciare dalle armi che vi forniremo al momento
op- portuno insieme al copione da recitare. Ah!
Dimenticavo! Ci dovete far sapere a che ora
intenderete consumare la cosa".
"Ma che razza di proposte andate facendo. E poi le
armi, l'orario, che c'entrano?" chiese incredulo il
marito.
"C'entra perché a seconda delle armi, delle modalità
e degli orari che ci darete voi si deciderà la
collocazione dell'omicidio in prima o seconda
serata. Sapete, sono questioni di palinsesto"
argomentò il tutore della legge più anziano.
"E adesso che c'entra il palinsesto. Insomma
spiegateci per una buona volta di cosa state
parlando perché non ci stiamo capendo più niente"
implorò la moglie con tono suppli- chevole.
"Allora non ci avete riconosciuti" rispose un po'
sdegnato il tutore della legge più giova- ne. "Io e
il mio capo siamo i protagonisti della fiction La
legge trionfa e i dettagli che il mio capo vi ha
chiesto di fornirgli ci servono per girare la
puntata tra tre mesi. Per adesso non se ne parla
perché dobbiamo girare altre dodici puntate che sono
state già scritte. Quando verrà il turno del vostro
omicidio vi chiameremo".
"Ma siete impazziti. Io ho fatto il 222 che è il
numero per chiamare i tutori della legge e non gli
attori che li imitano" disse contrariata la moglie.
"Lei ha fatto il 222 e siamo venuti noi signora. Noi
non siamo attori signora ma veri tutori della legge
della fiction. Ogni volta che un cittadino chiama il
222 interveniamo noi per sentirne il caso e
confezionare su misura una nuova puntata da mandare
in onda" spiegò con molta calma il tutore della
legge più anziano. "Perciò signora adesso definiamo
tutti i dettagli della cosa e poi ci aggiorneremo".
"E questo è l'anticipo per le vostre prestazioni. Il
resto lo riceverete a cose fatte" disse il tutore
della legge più giovane porgendo l'assegno ai
coniugi.
"Che cifra esorbitante!" esclamò il marito.
"E se questo è solo l'anticipo immagino il resto
della paga" disse felice la moglie. "Però a pensarci
bene cosa me ne faccio di tutti questi soldi se poi
devo morire".
"Lei non morirà signora" esclamò il tutore della
legge più anziano. " Dobbiamo soltanto farlo credere
ai telespettatori. Se per esempio suo marito vorrà
ucciderla con una pistola non dovrà fare altro che
puntarla apparentemente su di lei e poi mirare
altrove nel momento in cui spara. In questo modo
l'effetto scenografico sarà garantito e lei sarà
sana e salva. Se invece vorrà usare un coltello"
"Lasci stare il coltello. Mi fa senso. Sono per la
pistola" disse il marito interrompendo bruscamente
il tutore della legge più anziano. " Vanno bene
dieci colpi. Solo una cosa. E se in quel momento
sbaglio e finisco con l'uccidere mia moglie?".
"Può sempre chiedere ad un amico di fargli questo
favore e di sostituirla sul set nel momento in cui
deve sparare" suggerì il tutore della legge più
giovane.
"E dove lo trovo un amico che mi aiuta. Quando ne ho
bisogno non ci sono mai. E' proprio vero, gli amici
si vedono nel momento del bisogno".
"Invece per me è stato diverso. Li ho sempre visti
nel momento del bisogno. Ogni volta che vado in
bagno loro stanno sempre lì pronti a sostenermi"
disse il tutore della legge più anziano.
"Eccolo qui. Appena il capopattuglia fa una battuta
lui subito ride" commentò il marito rivolgendosi al
tutore della legge più giovane che se la stava
ridendo a crepapelle.
"Sono i nostri ruoli. Glielo ho già spiegato prima
come funziona" replicò seccato il tuto- re della
legge più anziano.
"Torniamo a noi. Per scongiurare un mio eventuale
errore non si potrebbe caricare a salva la pistola?"
domandò preoccupato il marito.
"Impossibile" rispose con tono sicuro il tutore
della legge più giovane. "Per quanto finte le nostre
scene sono realistiche. Il trucco della pistola a
salva lo lasciamo ai dilettanti del genere. Noi
abbiamo metodi molto più professionali. Nei mesi
scorsi, attraverso ripetute esercitazioni ai
poligoni di tiro, abbiamo selezionato i pistoleri.
Quelli più scarsi li abbia- mo impiegati nella
fiction mentre quelli bravi li abbiamo scartati.
Così facendo siamo in grado di garantire
l'incolumità ai nostri cadaveri. Perciò stia
tranquillo. Lei girerà fino ad un attimo prima
dell'omicidio. Arrivati alla scena dell'uccisione un
nostro pistolero spa- rerà a sua moglie che cadrà a
terra morta. In realtà sarà viva perché il pistolero
non sarà stato capace di colpirla".
"Davvero formidabile. Questa si che è
organizzazione. Non vedo l'ora di cominciare" disse
la moglie al massimo dell'entusiasmo.
"Le sue parole mi lusingano signora" rispose il
tutore della legge più anziano. "Dopo la
consumazione del delitto interverremo noi che
seguendo le tracce lasciate dal killer maldestro
risolveremo il caso. Nessuno si sarà fatto male,
l'opinione pubblica avrà il suo bel caso angosciante
e risolto e tutti quanti noi del cast riceveremo un
bell'assegno."
"Che delitto perfetto!" esclamò il marito.
"Può dirlo forte. Non per niente lo abbiamo
progettato noi" aggiunse il tutore della legge più
giovane.
"D'accordo ci avete convinto" disse la moglie. "Ci
sta bene la pistola e l'orario da prima serata, vero
caro?"
"Certamente tesoro" acconsentì il marito. "Ora che è
tutto a posto ci potete spiegare come siete finiti a
fare questo mestiere?
"Io prima di passare alla fiction facevo il tutore
della legge nella realtà" disse il capopat-
tuglia. "Poiché ero appassionato di parapsicologia
venivo utilizzato negli interrogatori per leggere il
pensiero dei delinquenti quando questi si avvalevano
della facoltà di non rispondere. Solo che le mie
trascrizioni della lettura del pensiero, nonostante
la loro attendibilità comprovata dai riscontri
oggettivi ai quali venivano sottoposte, erano sempre
zeppe di errori di ortografia e questo non piacque
ai miei superiori. Mi difesi dicendo che i pensieri
che leggevo contenevano già in origine quegli errori
perché erano i delinquenti ad essere ignoranti. I
superiori però mi fecero osservare che se fossi
stato colto avrei dovuto correggere gli errori
ortografici presenti nei pensieri dei delinquenti e
poiché la legge non ammette ignoranza fui cacciato
dalla realtà e trasferito alla fiction".
"Io invece due anni fa partecipai al concorso per
essere ammesso nei tutori della legge. A dire il
vero non feci neanche tutte le prove richieste. Dopo
aver sostenuto la prova pre-liminare dei quiz
psicoattitudinali a risposta multipla mi mandarono
direttamente nella fiction perché mi ritennero
inadatto alla realtà" spiegò il tutore della legge
più giovane.
"Come mai?" chiese incuriosito il marito.
"La risposta è semplice. Poiché ero troppo bravo
venni ritenuto inadatto alla realtà in quanto avrei
causato dei problemi. Come lei dovrebbe sapere la
Costituzione del nostro amato Regno di Fictionlandia
prevede il principio dell'alternanza: una volta
vince la legge ed una volta vince la delinquenza.
Poiché il nostro amato Re Sacrosanto I ci tiene
all'applicazione della Costituzione, che non è stata
mai congelata in nessuna parte, per il bene di tutti
e la soddisfazione di ognuno, ha stabilito che legge
vincerà sempre nelle fiction mentre la delinquenza
vincerà sempre nella realtà Così saremo tutti felici
e contenti. Quelli come me quindi, poiché troppo
bravi, avrebbero potuto dare fastidio".
"Capisco" disse la moglie. "Però, perdonate la
curiosità, se sono scarsi anche i delin- quenti
nella realtà si finirà per pareggiare".
"Si sbaglia signora. Cosa le ho detto prima? Che
alle esercitazioni i pistoleri più bravi venivano
scartati. Vengono scartati per essere utilizzati dal
crimine nella realtà, in ossequio al principio
dell'alternanza che vi ha illustrato il mio collega"
spiegò il tutore della legge più anziano.
"E non è mortificante per voi questa condizione?"
domandò il marito.
"Niente affatto" rispose giubilante il tutore della
legge più anziano. "Nella fiction vinciamo sempre
noi, ci prendiamo gli elogi, siamo rispettati,
veniamo pagati benissimo e gli assassinati sono
finti, nella realtà invece……"
"Abbiamo capito" asserirono marito e moglie.
"Allora siamo intesi. Recitate bene il copione e a
cose fatte riceverete il resto del com- penso" disse
congedandosi il tutore della legge più anziano.
"Ok! Allora siamo a cavallo" affermò la moglie
stringendogli la mano.
"Dei pantaloni" rispose il tutore della legge più
anziano.
"E' una battuta?" domandò incredulo il marito non
vedendo ridere il tutore della legge più giovane.
"No! E' la verità" sentenziò il tutore della legge
più giovane.
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