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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Breve viaggio in aldilà di Giuseppe Costantino Budetta, Il delitto perfetto di Marcellino Lombardi, La cartolina di Lorenzo Spurio, L'ordigno inesploso di Lorenzo Spurio

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Luca Baratta, Caterina Bigazzi, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Iuri Lombardi, Alessandro Monticelli, Natalia Radice, Davide Valecchi  

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia Dragotescu, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Paolo Filippi, Manuela Léa Orita

Recensioni

In questo numero:
- "Persi nel Vuoto" di Vincenzo Malara, nota di Massimo Acciai
- "Note liriche" di Emanuela Ferrari, nota di Massimo Acciai
- "Campioni del mondo: I francobolli dei Paesi organizzatori e vincitori dei Mondiali di calcio, 1930-2006" di Fabio Bonacina
- "Viaggio al limitare del tempo" di Danilo Di Gangi, nota di Massimo Acciai
- "I chiari di Lina" di Tiziana Masucci, nota di Massimo Acciai
- "Il dolce cammino…" testi a fronte di Faraòn Meteosès
- "I Signori dell'Armonia" di M.C. Giordano
- "Storia di Geshwa Olers - La faida dei Logontras" di Fabrizio Valenza
- "Mater" di Amerigo Iannacone, recensione di Emanuela Ferrari
- "L'erede del templare" di Jan Guillou, recensione di Emanuela Ferrari
- "Luoghi del mito" di Roberto Mosi
- "L'angelo di Leonardo" di Paolo Passanisi

Incontri nel giardino autunnale

Intervista ai Camillocromo
A cura di Matteo Nicodemo

Interviste

Annalisa Margarino
a cura di Massimo Acciai
Vincenzo Malara
a cura di Massimo Acciai

Articoli

Piccolo principe
di Denise Severa
Amore
di Denise Severa
Il sogno
di Denise Severa

La cartolina
 

Lorenzo Spurio


Uscito dal supermercato mi diressi con le buste alla mano verso casa. Il supermercato si trovava nel quartiere e lo raggiungevo sempre a piedi ogni sabato pomeriggio. A volte succedeva che le buste di plastica, sottoposte all'eccessivo peso dei prodotti acquistati, si allentassero e si rompessero. Una volta era successo che una belle due buste aveva ceduto ed erano fuoriusciti un vasetto di maionese, il ciuffo verde del prezzemolo e una multi confezione di gomme da masticare. Un'anziana che era seduta in una panchina del parco si era messa a ridere ma, pur trovandosi ad appena due metri da me, non si era offerta di aiutarmi. Mi ero chinato con difficoltà a causa del peso dell'altra busta che tenevo nell'altra mano, cercando di rimediare alla situazione. Il pacchetto delle gomme me lo infilai in maniera molto veloce in una saccoccia dei pantaloni mentre in prossimità del buco della busta feci una sorta di nodo che, fortunatamente, resse fino a casa.
Da due anni ero costretto ad andare a piedi. Un grave incidente in cui era stato coinvolto tempo prima mi aveva procurato una grande paura di guidare che di fatto mi avevano portato alla decisione di non salire più su un auto, al posto della guida si intende. Il giorno dell'incidente mi stavo recando con la mia auto alla stazione per prenotare i biglietti del treno per un viaggio che avrei fatto la settimana successiva. Mentre mi trovavo regolarmente in fila sul viale che conduceva alla stazione e stavo conducendo il mezzo a velocità moderata un auto dal verso contrario aveva fatto un'improvvisa manovra per superare una macchina alla cui guida c'era un anziano troppo lento. La macchina nera dell'autista sfrontato era andata a colpire la mia fiancata, facendo rintronare metallicamente l'auto e me. Il colpo fu talmente forte e incisivo che gli airbag si erano gonfiati improvvisamente. Non ricordavo molto di quell'episodio. O forse l'avevo rimosso. Ricordavo solo che subito dopo l'impatto avevo sentito la fronte bagnata. Non si trattava di sudore ma di sangue. Poi forse ero svenuto, ricordavo un'immagine sfocata di un uomo in divisa e una forte luce blu come fosse intermittente. Mi ero svegliato in ospedale e dopo breve tempo mi era ripreso, soprattutto grazie all'affetto della mia famiglia. Come conseguenza di quell'incidente aborrivo pensare all'idea di guidare la macchina. Infondo potevo fare qualsiasi cosa senza dover guidare. Ero in grado di andare a piedi o, se dovevo andare distante, potevo benissimo prendere un treno.
Un giorno in cui tornavo dal supermercato notai che nella mia cassetta postale c'era una cartolina indirizzata al mio vicino di casa. La cartolina ritraeva una spiaggia molto grande ed affollata che mi piacque all'istante. Decisi di prendere la cartolina e di portarla in casa. Dopo aver sistemato la spesa ed essermi stappato una Coca Cola mi sedetti sul divano e lessi la cartolina che diceva Ciao! Qui si sta benissimo e il mare è cosi pulito. Manchi solo tu. Il prossimo anno devi venire. Firmato Veronica. Ero consapevole che la cartolina non era diretta a me e che forse potevo essere incriminato per il reato di aver letto la posta altrui ma non me ne curai. Non conoscevo nessuna Veronica ma cercai di figurarmela. Immaginai che Veronica era una bella ragazza di mezza statura. Aveva occhi verdi cristallini e una carnagione molto chiara e in prossimità del viso era puntellata di lentiggini che tuttavia non deturpavano la sua immagine ma le donavano un'aria irlandese. La sua pelle era biancastra anche se sulle spalle era evidente un rossore molto pronunciato forse dovuto alla sua lunga esposizione al sole. Cominciai a pensare che ero stato un'idiota a non andare in vacanza, o quello che era, con lei. Pensai che cosa stesse facendo Veronica in quel momento. Forse stava bagnandosi nell'acqua trasparente di quel mare o forse stava bevendo un cocktail. Non era escluso che la sua vacanza al mare fosse terminata e che in quel momento se ne stava a lavorare. Continuai a guardare la cartolina e ad un certo punto decisi di prendere una lente di ingrandimento per zoomarne una porzione nella quale, a occhio nudo, mi era parso di scorgere proprio Veronica. Avvicinai la lente ma mi accorsi che non si trattava di Veronica, ma di una ragazza qualsiasi.
Mentre sorseggiavo la Coca Cola sentii che il mio vicino in quello stesso momento stava parlando al telefono. Pensai che stesse parlando con Veronica. Tuttavia sentivo parlare solo il mio vicino e mi dispiacqui molto di non poter sentire né la voce né le parole di Veronica. Cercai di appiccicare un orecchio al muro comunicante tra la mia casa e quella del vicino ma mi fu difficile percepire la conversazione del vicino poiché, essendo sabato, fuori casa c'era un gran rumore prodotto dal via vai di motorini e dal vociare di ragazzi. Cercaci di inventarmi qualche stramberia per poter sentir parlare Veronica ma non mi venne niente. Per un attimo pensai che se avessi bussato al vicino chiedendo una sciocchezza magari mi avrebbe fatto accomodare a casa sua e sarei stato in grado di sentire meglio la sua conversazione. Ma non quella di Veronica. Per un attimo mi sentii sconfitto e completamente insoddisfatto. Continuai a sorseggiare la Coca Cola in maniera quasi automatica e schizofrenica senza assaporarne il gusto. Ad un certo punto sentii che la voce del mio vicino che parlava al telefono si faceva preoccupata e minacciosa e aveva incrementato la sua tonalità e la sua potenza, quasi si trattasse di un'altra persona. Brevemente però la voce si tramutò in un suono implorante quasi fosse una nenia ed avvertii distintamente che il vicino chiuse il telefono riponendo la cornetta in modo molto rumoroso. Mentre cercavo di capire il possibile litigio del mio vicino con Veronica sentii che il vicino si mise a piangere. Pianse in maniera eccessiva, dolorosa e straziante. Capii che Veronica non era la ragazza così speciale che ero tanto desideroso di conoscere. Decisi che anche l'anno successivo non sarei andato in vacanza con lei e ruppi la cartolina.

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