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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
L'uomo che sfuggiva la morte di Massimo Acciai, Dialogo del sole e della luna di Elena Calamandrei, Oltre… il tempo, lo spazio, il momento di Sandra Carresi, Ho solo paura di Alessandro Maglio, Lo stato differente di visione notturna di Alessandro Maglio, Suicidio d'amore di Alessandro Maglio, Viaggio nel tempo di Luca Mori, I due cigni di Luca Mori, Luparella a curatella di Alessandro Pellino, Ricordi di una pressa di Lorenzo Spurio, Un treno di Mattia Zadra

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Andrea Cantucci, Giovanna Casapollo, Sandra Carresi, Rossana D'Angelo, Chiara Elia, Stefano Gecchele, Salvatore Gurrado, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Carolina Lio, Iuri Lombardi, Cesare Lorefice, Antonio Nesci, Ivana Orlando, Gian Piero Stefanoni, Anna Maria Volpini, Michela Zanarella

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Codruta Dragotescu, Lucia Dragotescu, Aurelian Sorin Dumitrescu, Cristina Oprea, Livia Ioana Stefan

Recensioni

In questo numero:
- "Il fardello dei piccoli uomini" di Concetta Angelina Di Lorenzo, nota di Massimo Acciai
- "Dalla vetrata incantata" di Sandra Carresi, Prefazione all'opera, a cura di Lorenzo Spurio
- "Un incontro d'AmorE" di Antonio Capolongo
- "Giorni memorabili" di Michael Cunnigham, recensione di Mauro Biancaniello
- "Terzo millennio: scoperta di Dio e del Segreto della Creazione" di Ivana Mucciola, recensione di Sara Rota
- "Le strane abitudini del caso" di Giuseppe Pompameo, recensione di Lorenzo Spurio
- "L'uomo che sfuggiva la morte" di Massimo Acciai, recensione di Patrizia Poli e Ida Verrei
- "Totalitarismo, democrazia, etica pubblica. Scritti di Filosofia morale, Filosofia politica, Etica" di Federico Sollazzo
- "Origine e diffusione del vampirismo - Il doppio volto della donna: angelo o demone?" di Serena Bono, recensione di Lorenzo Spurio
- "Culla sull'oblio" di Luigi Trisolino
- "Amore incompiuto" di Debora Cappa
- "Ascolta la Ciociaria" di Libero De Libero, in esperanto
- "Non credevo di trovarti su facebook" di Stefano Pietri
- "Giorni" di Alessandra MR D'Agostino, recensione di Mario Gardini
- "in sintesi" di Amanda Nebiolo
- "Julia" di Luisa Galano
- "Jane Eyre. Una rilettura contemporanea" di Lorenzo Spurio
- "Il risveglio dell'anima" di Mariella Siviglia, Recensione di Sara Rota
- "Appeso per i piedi all'orlo del mondo" di Stefano Reggiani, Recensione di Sara Rota
- "The day is yours. Kenneth Branagh" di Ilaria Mainardi
- "Introduzione al mondo. Notizie minime sopra gli spacciatori di felicità" di Idolo Hoxhvogli
- "Mezzogiorno dell'anima" di Enrico Pietrangeli

Articoli

Vittorio Alfieri, talmente liberale da essere anarchico
di Domenico Letizia
CicloInVersoRoMagna 2011
di Enrico Pietrangeli

Interviste

Luca Ducceschi: autore, scrittore eclcettico e "narratore d'intrattenimento"
A cura di Alessandro Rizzo

In questo numero segnaliamo...
 

 

"Ascolta la Ciociaria" in esperanto"

Nel trentennale della morte di Libero De Libero (Fondi 1903-Roma 1981), uno dei maggiori e più raffinati poeti del Novecento italiano, viene pubblicato nelle un volume che comprende i suoi poemetti "Ascolta la Ciociaria" e "Celeste creatura", quest'ultimo dedicato a Fondi, in edizione bilingue, con traduzione in esperanto di Amerigo Iannacone e testo a fronte: Auskultu Cocarujon - Ciela kreitajo (Edizioni Eva, Venafro 2011, pp. 52, € 12,00). Il volume si avvale inoltre di un pregevole saggio introduttivo, sotto il titolo "Ciociaria come Andalusia", di Gerardo Vacana, poeta ciociaro, che di De Libero fu amico fraterno.
La traduzione in esperanto vuole contribuire a dare alla poesia di De Libero un respiro internazionale, anche, soprattutto, in paesi, come quelli dell'estremo oriente, dove il nome di De Libero è pressoché sconosciuto.
Contemporaneamente esce in Romania un volume con traduzione rumena della poetessa Doina Oprita e sta per uscire in Spagna un terzo volume con traduzione spagnola del poeta argentino Carlos Vitale, mentre Giuseppe Norcia, narratore e traduttore italo-belga, ha curato la traduzione in francese di un altro libro del poeta ciociaro, Solstizio.
"Il poemetto ["Ascolta la Ciociaria"] - scrive Vacana - ha riscattato come d'incanto la Ciociaria da tutte le maligne, ingiuste e superficiali allusioni a una sua presunta arretratezza, a un'irrimediabile sua rozzezza, innalzandola all'olimpo delle regioni poeticamente privilegiate. Da quel 1953 [anno di pubblicazione del poemetto] nel mondo si dice con simpatia e rispetto Ciociaria, come si dice Andalusia. Sí, De Libero ha compiuto per la nostra terra lo stesso miracolo di García Lorca per la sua."

Libero De Libero, poeta, narratore e critico d'arte, nasce il 10 settembre 1903 a Fondi (Latina). Nel 1906 il padre Francesco viene nominato segretario comunale a Patrica (Frosinone) e Libero vi trascorre l'infanzia e l'adolescenza. Compie gli studi ginnasiali a Ferentino e i liceali ad Alatri.Ha insegnato storia dell'arte al Liceo artistico di Roma dal 1941 al 1973, svolgendo contemporaneamente un'intensa attività di scrittore, giornalista e critico d'arte.
OPERE PRINCIPALI
Poesia: Solstizio; Proverbi; Testa; Le odi; Eclisse; Il libro del forestiero; Banchetto; Sono uno di voi (raccolte nel 1972 nel volume complessivo Scempio e lusinga, presso Mondadori); Di brace in brace; Circostanze.
Prosa: Malumore (racconti); Amore e morte (romanzo); Camera oscura (romanzo); Il guanto nero (racconti); Racconti alla finestra (racconti); Borrador (diario).
Critica d'arte: Particolarmente legato a Scipione e a Mafai, i due protagonisti della Scuola Romana, De Libero ha dedicato monografie ai piú importanti artisti del Novecento.

Riportiamo qui di seguito la prima ottava di ognuno dei due poemetti e la relativa traduzione in esperanto.

Ascolta la Ciociaria, amico.
Tu fuggitivo per strade forestiere
che vanno sempre altrove, ascolta
nella conchiglia remota del mio cielo,
nella lagrima che goccia dal suo frutto,
nel volo d'una foglia che t'arresta
al confine d'un bosco avventuroso,
ascolta la Ciociaria alle sorgenti.

Auskultu Cocarujon, amiko.
Vi fuganta lau fremdaj vojoj
kiuj kondukas ciam aliloken, auskultu
en la fora konko de mia cielo,
en la larmo kiu gutas de sia frukto,
en la flugo de folio kiu haltigas
vin ce la limo de aventura arbaro,
auskultu Cocarujon ce la fontoj.


O mio paese, ritorni con l'alba
odoroso fantasma che m'ascolta
dovunque dico la dolce leggenda,
e sei pure la rondine che a sera
straluna azzurra prima di sparire:
io lucciola vagante nel pensiero
delle tue contrade, te inseguendo
per le stanze calpesto le tue zolle.

Ho mia urbo, vi revenas matene
bonodora fantomo, kiu auskultas min,
kie ajn mi diras la dolcan legendon,
kaj vi estas ec la hirundo, kiu vespere
gapas blue antau ol malaperi:
mi, lampiro vaganta en la penso
de viaj kvartaloj, postsekvante vin
tra la strofoj, mi tretas viajn terbulojn.

* * *

Il primo amore non si scorda

Di Andrea Coco

C'erano una volta le comitive che si formavano all'inizio dell'estate e si scioglievano quando arrivava il tempo di far ritorno in città, salvo riunirsi l'anno dopo, una volta terminata la scuola. Gruppi di ragazzi e ragazze che condividevano giochi, scherzi, ed i primi amori.
Un periodo idilliaco che terminava con l'arrivo dell'età adulta, quando ognuno prendeva la sua strada, spesso senza rivedersi mai più. Forse perché non era stato ancora inventato facebook! E su questo fenomeno sociale Stefano Pietri ha costruito un libro interessante, scorrevole, che affronta il delicato tema dei rapporti interpersonali nella società del nostro tempo.
Il personaggio è un quarantenne che attraverso il social network ritrova una giovane ed attraente donna che, all'epoca in cui erano bambini, era stata la "sua prima fidanzatina", Ylenia. Le "chiede l'amicizia" ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a rivedersi dopo tanti anni. La storia si sviluppa sul rapporto che, quasi inaspettatamente, nasce e si sviluppa in un'altalena di emozioni e sensi di colpa.
Il protagonista si trova diviso tra i sentimenti che prova per la sua fidanzata, Luna, e Ylenia, affascinante quanto misteriosa, perché frequentandola si rende conto che lei gli nasconde qualcosa. Un romanzo che descrive molto bene la psicologia maschile e femminile, mostrando i diversi punti di vista che uomini e donne possono avere su un medesimo argomento e si chiude con una morale molto istruttiva: i bei tempi sono tali perché andati.

STEFANO PIETRI
Non credevo di trovarti su Facebook
Aletti, 2011
pp. 272, euro 15,50


Recensione a "Non credevo di trovarti su facebook"

A cura di Marzia Carocci (critico recensionista letterario) su "Oubliette Magazine"


La scrittura di Stefano Pietri è senza dubbio "una ventata d'aria fresca" in campo letterario.

Semantica diretta, fluida, accattivante e particolareggiata, ogni sua pagina scritta, diventa immagine visiva, scena in movimento; le sensazioni di udire voci, di vedere espressioni, di immaginare gli atteggiamenti dei protagonisti, entrano subito in confidenza con il lettore che verrà coinvolto, incuriosito e testimone di una storia che nonostante sia di fantasia letteraria, può tranquillamente diventare realtà per molti.

Pietri dimostra un'acutezza e una perspicacia di osservazione fuori dal comune, egli infatti nella descrizione del mondo di facebook coglie le realtà , l'emozionalità e le occasioni (negative-positive), che questo social network offre nella stimolazione psicologica dell'individuo di fronte ad un mondo virtuale che stimola e solletica la parte irrazionale e introspettiva umana.

Il personaggio principale è colui che vive il trasporto emozionale di un mondo che può offrire qualcosa di diverso, qualcosa che provoca il dualismo umano, quella parte di noi che spesso evita alcune azioni perché la cultura delle "regole"impone catene.

Egli non ha un nome, potrebbe essere ciascuno di noi, un uomo che sceglie di ritrovare un'emozione mai dimenticata e forse enfatizzata nel tempo, un individuo che a distanza di molti anni, decide di reperire quella "prima fidanzatina" che gli aveva regalato palpitazioni e sogni, una realtà vissuta nel tempo.

Rivivere le emozioni provate nel passato e proiettarle in un presente dove la maturità a volte è monotona o priva di aspettative, risentire quel batticuore mai dimenticato e gelosamente rinchiuso nei cassetti pieni della memoria, avvia il nostro personaggio alla ricerca di colei che le scaturì tutto questo.

Ciò sarà per l'uomo un susseguirsi d'emozioni, di sensi di colpa verso la propria compagna, egli si sentirà desiderato, ammirato e dominatore, allo stesso tempo si odierà, per quel nuovo sentimento indefinito, quella bramosia difficile da domare, la possibilità di vivere due vite, due storie, quella dell'amore e quella dell'attrazione, quella della razionalità e quella dell'incoerenza.

Un libro che ci farà riflettere dove ci renderemo conto che la storia narrata non è solo frutto della fantasia di un ottimo e attento autore, ma potrebbe essere quell'ostacolo da saltare, quella difficoltà o dubbio di fronte a noi, fragili esseri umani deboli, in balia dell'emozione e degli eventi, protagonisti dalla voglia di evadere e di sognare di essere attori principali della propria vita senza ostacoli o catene.

Un libro scritto con intelligenza ed ironia; un viaggio nel mondo di facebook dove tutto è possibile, dove la virtualità può diventare realtà, dove solo la maturità dell'essere umano porta a scelte ragionate e alla conoscenza di "amici giusti".

Un itinerario descritto con la maestria da Stefano Pietri, un autore che sa fare "vedere" fra le righe ciò che con la mente ha creato; la descrizione di una verità diventata uso e costume del nostro tempo, dove vi sono spettatori seduti di fronte al pc, fredda macchina dalla quale a volte riflettono emozioni lasciandoci attoniti in cerca di risposta!.


Marzia Carocci

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Autore: Amanda Nebiolo
Titolo: in sintesi
Editrice: Edizioni Amande (Arkesis s.a.s.)
Prezzo di copertina: 12,00 euro

clicca l'immagine per ingrandirla



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"Appeso per i piedi all'orlo del mondo"
di Stefano Reggiani
Edizioni Albatros
Pagg. 84
ISBN: 978 88 567 4764 5
€ 11.80

Attraverso questo libro l'autore Stefano Reggiani ci mostra il mondo della poesia affrontando vari temi che spaziano dall'amore al ricordo.

Ogni poesia evoca in sé un messaggio particolare che il lettore può estrapolare dai versi che caratterizzano il tema, che spazia dalla realtà all'irrealtà e viceversa.

Altro elemento che caratterizza le opere di Stefano Reggiani è la lunghezza dei suoi versi piuttosto brevi, ma allo stesso tempo componenti fondamentali di una strofa non banale.

Altro punto caratteristico è il riferimento alla malinconia, alla musica, alla sensibilità in cui il lettore si può facilmente "immolare".

"Appeso per i piedi all'orlo del mondo": una silloge poetica che incanta, fa sognare, ma anche rende appieno la malinconia della quotidianità.

"Appeso per i piedi all'orlo del mondo": poesie da leggersi con calma per coglierne ogni piccola "vibrazione".

Recensione di Sara Rota

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Origine e diffusione del vampirismo - Il doppio volto della donna: angelo o demone? di Serena Bono
Roma, Albatros Editore, 2010, pp. 112
IBSN: 9788856727999

Recensione di Lorenzo Spurio



Il vampiro è un personaggio che ha sempre riscosso un grande successo in letteratura e nella cinematografia perché è avvolto da una serie di misteri che, a tutt'oggi, rendono difficile sviscerare completamente questa figura. Il vampiro è stato utilizzato ampiamente in racconti e romanzi che appartengono al filone gotico, così come in thriller e veri e proprio horror per quanto concerne il cinema. Recentemente mi è capitato di leggere una delle numerosissime riscritture (in americano le chiamano mash ups) di un grande classico, Jane Eyre, romanzo di Charlotte Brontë. Questo rewriting, a opera di una scrittrice americana di nome Sherri Browning Erwin, stravolge il plot di Jane Eyre cambiandone l'ambientazione e così Jane, ribattezzata nel romanzo Jane Slayre, finisce per essere un'assassina di vampiri che deve lottare anche contro zombi e lupi mannari. Sono proprio queste tre (il vampiro, lo zombi e il lupo mannaro) le creature mostruose che più vengono impiegate nelle narrazioni o nella cinematografia con l'intenzione di generare suspense, paura e vero e proprio terrore nel ricevente. Si tratta di personaggi di cui è quanto mai difficile tracciare l'origine e il mito di fondazione. Se si pensa al lupo mannaro infatti non è che una delle tante forme di metamorfosi e di ibridismo di cui ci narrano gli antichi greci. La figura dello zombi, originaria nell'America centrale nel periodo della tratta dei neri, è un altro personaggio inquietante, misterioso, di cui sappiamo poco o troppo. Quando si sa poco di una certa cosa è difficile parlarne o dare dei giudizi ma quando si hanno troppe informazioni, diverse e contrastanti, allora è anche peggio ed è estremamente difficile dare un interpretazione oggettiva che possa essere il più possibile vicino alla realtà. Quello che accomuna questi tre personaggi, vampiri, lupi mannari e zombi, è il fatto che non appartengono all'umanità normale e che si contraddistinguono per inaudita violenza. In tutti e tre dunque è insita l'efferatezza, la spietatezza e la morte. Sono inoltre personaggi quanto mai indefiniti e fumosi: il vampiro spesso dispone di ali e si trasforma in un pipistrello, lo zombi può assumere qualsivoglia forma, il lupo mannaro assume quella sembianza mostruosa solo nelle notti di luna calante.
Serena Bono, con il suo saggio sul vampirismo, ci aiuta a comprendere la figura del vampiro, fornendoci un'interessante lettura sostenuta da studi critici e letterari sul tema. Si parte dall'analisi delle ipotesi di fondazione di questo mito del vampiro per poi descrivere quali sono gli elementi caratteristici di questa figura e il culto del sangue per poi concludersi con un'affascinante analisi letteraria di due figure vampire femminili in due romanzi inglesi: Carmilla di Sheridan Le Fanu (1872) e il più noto Dracula di Bram Stoker (1897). La Bono utilizza un linguaggio appropriato e scorrevole, adatto alla forma e agli scopi del saggio e mostra al tempo stesso di aver fatto un fine studio sul tema, fornendoci al termine del saggio un'esauriente ed utile bibliografia.
Come la Bono sottolinea all'apertura del romanzo la figura del vampiro è polisemica, è difficile considerarla sotto un'unica interpretazione ed è dunque necessario allargare il campo d'indagine al mito, alla storia,alla tradizione popolare, alla letteratura, tutti ambiti nei quali la figura del vampiro è stata abbondantemente considerata. La grande fortuna di personaggi mostruosi quali vampiri, licantropi e zombi è forse motivata da questo senso d'indeterminatezza e di imperscrutabilità che li avvolge. Sono esseri che sappiamo non esistere e che non vorremmo incontrare mai, neppure nel sogno. Eppure, non dovremmo essere così sicuri nel mettere la mano sul fuoco che i vampiri non esistono. Recenti fatti di cronaca ci hanno infatti allarmato circa efferati gruppi satanici che utilizzavano il sangue delle vittime come rito d'iniziazione o addirittura come sacrificio umano. Così il Diavolo, Satana, esaltato da questi gruppi occulti è un dio del male, che combatte contro Dio. Ma anche il vampiro, secondo la tradizione popolare, è in continua lotta con Dio: l'acquasanta versata su di un vampiro ha per quest'ultimo degli effetti devastanti, quasi da riuscire ad ucciderlo. Sono dunque i satanisti e i cultori dell'occulto i moderni vampiri? E il vampiro è una manifestazione di Satana? Di quel Male onnipresente che minaccia il Bene? E' di circa una settimana fa la notizia che un uomo in India è stato arrestato poiché obbligava la moglie a farsi prelevare il sangue, che poi lui ingeriva per incrementare la sua potenza sessuale. In entrambi i casi è evidente l'associazione tra sangue-sesso-vampiri che la Bono pure tratteggia in più punti nel romanzo. In questo libro troverete tanti vampiri e, se per caso ne avete particolare paura, allora munitevi di spicchi d'aglio, crocefissi, acqua santa e specchi. Così riuscirete a tenerli lontani. Forse.


LORENZO SPURIO

Jesi, 4 Agosto 2011

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Dalla vetrata incantata di Sandra Carresi
Lulu Edizioni, 2011, pp. 56
ISBN: 9781447794141

Prefazione all'opera, a cura di LORENZO SPURIO

La liriche proposte da Sandra Carresi in Dalla vetrata incantata, sua seconda silloge di poesie, trasmettono una poesia fresca, diretta, che non ama fronzoli formali né la retorica, preferendo focalizzarsi sulla semplicità dei temi. Semplicità che non è mai sinonimo di banalità ma, al contrario, di qualcosa di bello perché puro ed innocuo. La raccolta si caratterizza per affrontare immagini e tematiche diverse fra loro che però, contrariamente a quanto verrebbe da pensare, non forniscono una visione disomogenea della silloge. La Carresi infatti, con la sua scrittura espressionistica, traccia pennellate di colore che il lettore ammira ed interpreta dalla sua prospettiva, riuscendo a coniugarle in un universo unico.
Curiosa e quanto mai verosimile l'immagine della donna che la Carresi tratteggia in "Donna" descrivendo appunto il genere femminile secondo una dimensione diacronica, nel tempo. La donna di ieri: messa a tacere, violata, dominata e quella di oggi, "dai tacchi alti", emancipata, progredita e compiuta. Ma il messaggio che la Carresi manda è doppio: nel passato troppe violenze si sono consumate nei confronti della donna ma anche nel presente si conservano forme d'imposizione, di diseguaglianza. Rispettare la donna, sembra suggerire la Carresi, è il modo più semplice per riconoscerci uomini, ossia esseri dotati di raziocinio. Ma l'universo femminile è onnipresente nella raccolta di poesie e lo ritroviamo nelle varie immagini della luna (la dea Artemide nella mitologia greca era associata alla luna e ad essa venivano offerti una serie di cerimoniali e complessi festivi; il ciclo mestruale è un ciclo lunare, la donna è dunque particolarmente legata alla luna), alla Terra concepita come Grande Madre, come Dea suprema e l'elogio alla primavera, stagione della rinascita, della fertilità e dell'avvio del ciclo vitale. Un affascinante omaggio a piazza Duomo di Firenze in un momento di festa è offerto in "In piazza fra curiosità ed allegria".
In questo piacevole viaggio che la Carresi ci fa fare ci sono anche ampi riferimenti al tema del tempo che passa, come il lento passare delle stagioni, e la suggestiva immagine di una persona che guarda il tempo ma ha perduto l'orologio (in "L'orologio"); importanti sono anche i temi della memoria e la rievocazione dei ricordi, che si configurano come una riappropriazione lucida dei tempi passati del nostro essere che solo nella nostra mente e nei nostri sogni prendono di nuovo forma nel "qui e ora".
Non da ultimo, la Carresi si mostra un'attenta osservatrice del mondo che ci circonda e riesce a trasfondere con la sua maestria lirica alcune delle problematiche sociali che ci riguardano da vicini: il futuro del pianeta, l'immigrazione, la precaria identità dell'Europa e gli italiani che sono troppo diversi tra loro ancora, dopo centocinquanta anni d'unità d'Italia.

IL LIBRO PUO' ESSERE ACQUISTATO SU LULU.COM SIA IN FORMATO CARTACEO, AL PREZZO DI 10 EURO, CLICCANDO QUI O IN MODALITA' E-BOOK AL PREZZO DI 8 EURO CLICCANDO QUI E NELLE PROSSIME SETTIMANE SU TUTTE LE ALTRE LIBRERIE ONLINE.

Lorenzo Spurio
21 Luglio 2011

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Un incontro d'AmorE di Antonio Capolongo
Narrativa (Contemporanea)
www.arduinosacco.it


Arduino Sacco Editore

Nella prima parte del romanzo si racconta dello sbocciare dell'amore fra Marcello Marchesi e Sofia Scudieri, che si dedicavano attenzioni vicendevoli e, fra sussurri e sguardi, si conducevano verso la legittima meta ignari che di lì a poco si sarebbe abbattuta su di loro, con tutta la debordante forza di cui si compone, la legge morale, quella legge non scritta da uomini a ciò deputati da tutti gli altri in un paese civilmente organizzato.
La legge morale di cui si parla è rappresentata dalle convenzioni sociali che sono in continua trasformazione, legate a retaggi culturali, a gregarismi di vario genere, al pensiero di una conventicola di alto rango o al giudizio insindacabile del popolo.
Per i due innamorati inizia così un calvario dai tratti drammatici fatto di rinunce, sacrifici, battaglie, che ad un certo punto li vedrà soccombere a quella legge che, in questa storia, prende corpo nella sorella maggiore di lei che, nell'anno 2007, incarna il nemico numero uno dell'amore puro la cui colpa è soltanto quella di essere nato "clandestino".
Ma un grande amore è capace di abbattere qualsiasi ostacolo per porre la prima pietra… un colpo di scena in grado di cambiare gli eventi.

Estratto dal romanzo

L'uno si incammina nel senso opposto all'altra, ad ogni passo in avanti si voltano a guardarsi, tra tutta quella gente diventa man mano sempre più difficile scorgersi, poi, d'improvviso, quando ormai sono molto distanti, si fermano di colpo, comunicano mediante i loro occhi.
I due amanti incominciano a muoversi l'uno verso l'altra, accelerano il passo e si ritrovano di nuovo stretti in un avvolgente abbraccio.
Marcello le tiene il colletto del cappotto per proteggerla dal vento che aumenta sempre di più.
Un ultimo abbraccio, un ultimo tenero bacio, lasciarsi è straziante, si tengono ancora con le punte delle dita, poi anche quelle si staccano, fanno qualche passo ma Sofia lo chiama di nuovo:
"Marcello… Marcello non lasciarmi, non andar via da me".
Si abbracciano di nuovo, è solo a questo punto che Sofia gli confessa un rituale che lo vede protagonista.

Ti cattura fin dall'introduzione, diretto e sobrio. Il registro aulico conduce il lettore in un'atmosfera dai tratti antichi. Quando la storia diventa vivida è impossibile non sentire le emozioni che vivono Sofia e Marcello palesarsi sul proprio corpo, attraverso brividi e, in certi punti, sobbalzi del cuore. È triste, è romantico, è inverosimile e… commovente. Fino alla fine tiene il lettore ancorato alle pagine del libro e lo rende ansioso di partecipare alla sorte dei due protagonisti.

Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli, nel 1968. E' laureato in Economia e Commercio e lavora presso una società per azioni ma il percorso "logico" non ha occupato tutta la sua vita... La passione per la scrittura affiora in lui nell'anno 2007, quando incomincia a dedicarsi sia alla prosa che alla poesia. Riguardo a quest'ultima, sin dal primo approccio, rimane affascinato dal verso endecasillabo. Ha composto infatti vari sonetti, alcuni dei quali presenti in diverse antologie poetiche.

I libri che accolgono le sue poesie:
- La fanciullezza vedo sorridere e danzare (Myricae. Collana di poesia contemporanea ispirata ai temi della poetica pascoliana), Editrice Zona - Arezzo;
- Castelli, magico mondo…, edito dal sito Budur.info - Ariccia;
- Antologia Premio Laurentum 2010 - Roma;
- Il Mare, casa editrice Il Ginepro - Cagliari;
- Antologia Mario Dell'Arco 2011, Accademia G.G. Belli - Roma;
- Le Poesie di IoRacconto, AssoPiù Editore - Firenze;
- Come un granello di sabbia, PensieriParole - Padova;
- I quasi adatti - Istituzione Biblioteche del Comune di Parma, edito da ilmiolibro.it Gruppo Editoriale L'Espresso Spa - Roma.
In merito alla prosa, oltre ad Un incontro d'AmorE che è il suo primo romanzo, pubblicato dalla Arduino Sacco Editore, ne ha scritto un altro, ora al vaglio della casa editrice.

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"Giorni memorabili" di Michael Cunnigham

Ho finito il primo capitolo di questo romanzo chiedendomi cosa sarebbe accaduto ai personaggi apparsi in oltre cento pagine, tutti coinvolti nella vita di uno strano ragazzino che lavorava nella New York di metà ottocento.

Quindi con attesa e preoccupazione (perché Cunnigham è fantastico nel sapere creare empatia tra il lettore e i personaggi di cui narra la storia) ho iniziato il secondo capitolo.
Mi sono trovato davanti una donna dei giorni nostri, nella New York moderna.
E per diverse pagine cercavo i collegamenti tra le due storie, un indizio che mi dicesse quale fosse stato il destino dei personaggi che avevo imparato ad amare nel capitolo precedente.
Ho avuto risposta solo alla mia prima curiosità.
Intanto leggevo e mi chiedevo il perché quel capitolo sembrava un thriller.
Di Cunnigham conosco qualche opera, so che è bravissimo nello strutturare una trama, nel permettere al lettore di entrare nella testa del personaggio e di seguirne le vicissitudini personali.
Eppure questo thriller funziona e mi sono trovato incollato a questo romanzo per pochi giorni, il tempo di terminare il secondo capitolo.
E questi terminava ad un bivio.
Di nuovo la curiosità di sapere cosa sarebbe accaduto e la certezza, stavolta, di avere delle risposte. D'altronde l'autore nei suoi libri era sempre stato incentrato sul passato recente e sul presente…

Inizia il terzo capitolo e mi ritrovo nella New York del futuro. E il protagonista di questa storia è un androide.
Stanco di pormi domande mi sono lasciato andare, mi sono goduto il viaggio che l'autore ha narrato.

Il libro l'ho finito, anzi l'ho divorato.

Non so dirvi a che genere appartenga e, sinceramente, poco importa.
So che è una storia (perché, ve lo assicuro, è un'unica storia) che vale la pena raccontare.
So che è difficile trovare un filo conduttore valido come quello creato da Cunnigham per legare storie di diverso genere.
Ora so che Cunnigham è un autore molto migliore, molto più versatile di quanto avessi potuto immaginare.
Ora ricordo che un romanzo non deve fornirci tutte le risposte che abbiamo cercato nelle sue pagine, che una storia può anche non finire.
Ora ricordo che vale sempre la pena ascoltare chi ha da raccontare dei "giorni memorabili".

Mauro Biancaniello
http://www.facebook.com/maurobiancaniello?ref=profile
http://nuvolevaganti.blogspot.com

Abbiamo parlato di "Giorni memorabili" di Michael Cunnigham - edito da Bompiani nella collana "Tascabili Bompiani"

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Giorni
di Alessandra MR D'Agostino


Non tutti possono vantare in curriculum il privilegio di essere stati fonte d'ispirazione per il personaggio di un romanzo. Io sì.
Questo è avvenuto grazie a Alessandra MR D'Agostino, una talentuosa scrittrice milanese da me conosciuta attraverso queste nuove vie del Signore che si chiamano internet e Facebook.
Ma, al di là di come lavora il destino per incrociare i percorsi delle persone, è affascinante osservare certi feeling che si vengono a creare in modo del tutto casuale e spontaneo, portando ciascuno di noi ad entrare nella vita di un altro quasi in punta di piedi, perché oggigiorno i rapporti sono così rari e fragili che basta un nonnulla per infrangerli.

Ed è proprio di rapporti che parla l'ultima fatica di Alessandra, un romanzo breve che narra le gesta di Francesco Belli, scrittore di successo in cima alle classifiche con il suo ultimo best seller intitolato, per l'appunto, "Giorni".
Nonostante il momento di gloria, Francesco è un artista in crisi, che si guarda allo specchio ed è costretto a ripensare alle persone che ha conosciuto e ferito lungo il cammino.
A cominciare da Simona, la compagna abbandonata due anni prima quando era incinta di quattro mesi, per poter vivere liberamente la sua storia d'amore con Marco, ovvero il sottoscritto.
Come dice giustamente la scrittrice, le scelte che ognuno di noi fa hanno un effetto domino sulle vite degli altri.
Francesco, senza volerlo, è una figura che lascia dietro di sé dolore, malattia, distruzione.
Non per nulla, quando torna a cercare Simona, la trova che ha appena scoperto di avere un cancro. Non per nulla la rivelazione a Marco di un figlio segreto scatenerà una serie di reazioni che porterà inesorabilmente verso un tragico finale.
Certe persone sembrano nate per fare del male e il loro amore non lascia scampo a chi ha l'arroganza di pensare che "con me sarà diverso".
Anche se si chiama "Giorni", in realtà il romanzo si svolge in un arco di tempo relativamente breve durante il quale Francesco ritroverà un figlio e conoscerà una sorella che non sapeva di avere, Simona reagirà al suo male con determinazione e, forse, con l'aiuto insperato di un incontro fortuito, Marco tradirà il suo amore, ma soprattutto se stesso, in un impeto di rabbia, pagando a carissimo prezzo il senso di colpa che lo condurrà verso una disattenzione fatale.

Alessandra MR D'Agostino ha una scrittura veloce, asciutta, fatta di dialoghi.
Non le interessa descrivere gli ambienti esterni, le case, il freddo di una Milano sempre più insensibile ai drammi personali di chi la abita.
Ad Alessandra interessano le persone, ciò che sono, come agiscono ma, soprattutto, come interagiscono tra di loro.
Al di là di quello che pensa di me l'autrice-amica, io mi sono ritrovato nel personaggio di Marco Carlini?
Bella domanda. Di Marco ho amato il suo esserci, quella sua capacità di comprensione e di disponibilità nei confronti degli altri.
Spesso le persone come lui non sono apprezzate come meriterebbero, perché sono date per scontate. Solo quando non ci sono più, ci si rende conto di quanto valevano e di quanto bene portavano, con la loro semplice presenza, nelle nostre vite.
Ecco, in questo ho ritrovato parte di me, anche se tale affermazione potrebbe suonare sia patetica che presuntuosa alle orecchie di molti.
Alessandra in un'intervista ha detto che Marco è il personaggio più bello del libro.
Perciò la ringrazio di avermelo dedicato. E la ringrazio anche perché, in un ipotetico "Giorni - parte seconda", Marco sarebbe il protagonista assoluto.
Pur non essendoci più, la sua assenza sarebbe più forte di qualsiasi presenza, riempiendo i pensieri, le parole ed i silenzi di tutti gli altri personaggi.
Alessandra ha fatto a Marco e a me un dono molto prezioso, perfettamente in linea con il mio ascendente Pesci: ci ha trasformati in un rimpianto.

Mario Gardini

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Il fardello dei piccoli uomini
Concetta Angelina Di Lorenzo
Edizioni Helicon, 2011


Tre racconti di lunghezza decrescente, ambientati in tempi e luoghi diversi, accomunati dall'avere per protagonisti i bambini, con le loro domande, le loro ingenuità e il loro coraggio: perché proprio di coraggio necessita il loro "fardello", le situazioni spesso drammatiche che devono affrontare (la guerra, le conseguenze di uno tzunami… addirittura un'immaginata invasione aliena). L'autrice racconta il mondo dell'infanzia con delicatezza e acume, senza cadere nella retorica e nella banalità: penetra con naturalezza nella psiche dei suoi piccoli personaggi, rendendoci il mondo dal loro punto di vista. Particolarmente interessante, a mio avviso, l'ultimo racconto che tratta di un tema di stretta attualità: la multicultura e il rapporto tra italiani e immigrati, un rapporto fatto spesso di diffidenza e luoghi comuni, ma che può risolversi anche in amicizia e solidarietà.

Massimo Acciai

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"Il risveglio dell'anima"
di Mariella Siviglia
Curiosando Editore
Pagg. 63
ISBN: 978 88 904990 2 9
€ 7.00

Attraverso questo libro l'autrice Mariella Siviglia ci accompagna nelle vicende perigliose che hanno caratterizzato la sua vita già fina dalla più tenera età.

A tre anni contrae la poliomelite e successivamente si accorge di essere sieropositiva.

Punto forte della sua persona è il fatto di voler ugualmente un bimbo o bimba ed effettivamente partorisce una bella bambina e sarà proprio grazie a sua figlia che riuscirà a perseguire i vari obiettivi che si è prefissata durante la sua vita.

Certamente l'autrice dovrà affrontare non poche difficoltà, ma la sua costanza e la voglia di vivere l'aiuteranno non poco.

"Il risveglio dell'anima" è un libro adatto a coloro che non vogliono rinunciare a vivere, nonostante il destino sembri essergli avverso.

"Il risveglio dell'anima": un libro che è un esempio di vita.

Recensione di Sara Rota

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Idolo Hoxhvogli
Introduzione al mondo. Notizie minime sopra gli spacciatori di felicità
Scepsi & Mattana di Cagliari


SCHEDA LIBRO

Nota bio-bibliografica dell'autore

Idolo Hoxhvogli (1984) è nato a Tirana e vive a Porto San Giorgio. Si è formato all'Università Cattolica di Milano. I suoi scritti sono presenti in numerose antologie e riviste italiane e straniere, tra cui "Gradiva International Journal of Italian Poetry" (State University of New York at Stony Brook) e "Cuadernos de Filología Italiana" (Universidad Complutense de Madrid).
Nota di Pierluigi Monello
Avendo udito da certi scienziati che il mondo manca di profondità, venditori e fabbricanti di oggetti si proposero allora di ricoprirlo. Detto fatto, la superficie fu pavimentata, riempita di cose e disseminata di altoparlanti. "Città dell'allegria", venne chiamata. Liete del baccano, che impediva di sentire alcunché, masse ebeti di umani presero ad accalcarsi. Alcuni per comprare, altri per guardare, altri solo per applaudire. Il peggio venne quando, abbagliati da un sorriso di bocca, i più scelsero come sindaco il padrone degli altoparlanti. Venuto da un oltremare antico, lo sguardo fisso, il viaggiatore vide tutto questo. Volle informare il mondo che il dritto ha sempre il suo rovescio, e il mare ha sempre un'altra sponda. Una scintillante fenomenologia del presente e dei suoi impazzimenti osceni, una caustica esplorazione del pensiero breve e del comunicare banale, una scrittura densa e guizzante, una denuncia mite e spietata.
Citazione dal testo
"Questo è un romanzo di successo. La frase precedente è l'incipit. Faccia attenzione, si lascia leggere d'un fiato, altrimenti non sarebbe un gran romanzo, ma una vecchia barba che puzza di polvere. La narrazione scorre. Non si fermi. Non cerchi di capire riflettendo. Ogni frase di quest'opera - che sarà premiata a più riprese e bisognerà disseppellire dalle targhette - una volta letta è letta per sempre, mai più bisognerà buttarci sopra gli occhi. È un gran romanzo talmente grande che non c'è bisogno di leggerlo più di una volta, perché tutto è chiaro sin dall'inizio. Non ci sono più livelli di lettura. Un'opera di successo non si permetterebbe mai di tener nascosto qualcosa. Con impegno, ogni anno che passa, mette in mostra onestamente il proprio nulla. È un gran romanzo, talmente grande da pesare due chilogrammi, così leggero da non pesare in testa con strane riflessioni. È un po' radical, un po' chic, a volte radical chic. È attento al sociale mentre strizza l'occhio ai potenti. Usa un linguaggio politicamente scorretto, ma in maniera corretta. È un volume già digerito e defecato. Appena si è seduto sulla tazza, l'ha terminato. Scorre bene. Il romanzo è finito. Le serve ora della carta, che non le manca: ha tra le mani cinquecento strappi".

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Jane Eyre. Una rilettura contemporanea
Di Lorenzo Spurio
www.lulu.com, 2011


Un omaggio alla grande Charlotte Brontë da parte di un appassionato e attento lettore di "Jane Eyre", un classico intramontabile della letteratura inglese e mondiale. L'analisi di Spurio segue in parallelo il testo madre della Brontë, un prequel ("Il gran mare dei Sargassi" di Jean Rhys) e un sequel ("Charlotte, l'ultimo viaggio di Jane Eyre, di D.M. Thomas) moderni, confrontandoli con una riscrittura horror-fantasy ("Jane Slayre" di Sherri Browning Erwin, con un'intervista all'autrice) ed una riscrittura da un'altra angolazione ("La bambinaia francese" di Bianca Pitzorno). Molti sono infatti gli autori e le autrici che hanno omaggiato "Jane Eyre", parodiandolo, riscrivendolo, aggiungendo scene nuove (il capitolo finale è dedicato appunto a queste opere "figlie") a testimonianza della grande influenza avuta dal testo madre sulla letteratura successiva e sull'immaginario di moltissimi lettori. Spurio nel suo libro segue le varie tematiche presenti nel testo madre e nelle altre opere: la tematica della pazzia, quella dell'esotismo, della questione razziale, eccetera. Un invito alla lettura che non può, al termine del libro, stimolare la curiosità verso questo classico (e i suoi derivati) in chi come me non lo ha mai letto.


Massimo Acciai

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Julia
Luisa Galano
Albatros

Tutto ciò che è alla base non si può ignorare.Tutto ciò che vogliamo ignorare esige attenzione, soprattutto quando a parlarci è il nostro cuore. Non ci si può sottrarre al dolore, si può scegliere di non ascoltarlo senza però avere la possibilità di poterlo esorcizzare. In "Julia" il dolore lo si guarda in faccia. Questo romanzo è un accorato flusso di pensieri profondi, sofferti, dove si avverte la voglia di credere ancora se non nell'amore almeno in se stessi. Parole forti e delicate allo stesso tempo. Parole che accarezzano e feriscono ma che non lasciano indifferenti. Pensieri che prendono forma e significato, un significato che è vita. Vita da esperire nonostante tutto. Se la sofferenza ha un senso è quello di ricostruire la propria identità, troppe volte schiacciata e umiliata. Anche negli abissi si può intravedere la luce ma bisogna credere in qualcosa o qualcuno. Julia crede.

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Le strane abitudini del caso di Giuseppe Pompameo
Scrittura & Scritture, Napoli, 2011, pp. 86
ISBN: 9788889682388
Prezzo: 8,00 Euro


Recensione di Lorenzo Spurio

E' indescrivibile la potenza di questo libro di appena ottanta pagine nel far sognare il lettore, accompagnandolo a braccetto in storie suggestive, completamente originali, che si situano a metà tra realtà e fantasia. Se per 'fantastico' intendiamo streghe con poteri sovrannaturali, gesta eroiche tecnicamente impossibili, o viaggi nel tempo allora è doveroso dire che non c'è niente di tutto ciò in questa silloge di racconti. L'interesse dell'autore è, infatti, tutta rivolta ad indagare dove termina il sogno, la proiezione delle idee, e dove inizia invece la realtà. Si tratta di un'indagine non di poco conto in cui i vari protagonisti delle storie finiscono per mescolare i due mondi, ribaltarli o per farli contaminare di continuo. E' ciò che succede a Francesco, detenuto in un carcere dell'isola d'Elba, innamorato della bella Adelina che, però, al momento della sua uscita dal carcere, non la trova più e non trova più nessuna traccia di lei, quasi che al lettore venga da pensare che l'intenzione del narratore sia in realtà quella di depistarlo. Ci chiediamo, così, Adelina esiste? E' mai esistita? Oppure è solo un pensiero ossessivo di Francesco, una sorta di frustrazione del pensiero che si è radicata tanto da non consentirgli di vedere la realtà? L'autore non dà risposte. Ma l'esempio più eclatante e interessante di amore platonico è forse quello contenuto in "Eravamo sogni" in cui lo stesso titolo rinvia a una dimensione onirica e surreale. Ma la realtà e la fantasia, sembra suggerire l'autore, non possono convivere. Dove finisce l'una, inizia l'altra e viceversa. Ludovico P. e Sara G., protagonisti di questo racconto, affiatati e ricambiati amanti della rete, non finiscono neppure per riconoscersi nel loro primo incontro reale. L'idea dell'amore e l'amore in sé sono due cose diverse. L'idea, qualcosa di immateriale, un concetto, è una nostra produzione, personale, mentale, mentre la realtà si caratterizza per la sua oggettività e per la sua fruibilità a tutti.
Particolarmente avvincente è anche l'illusionista Alfonso Ruiz nel racconto "Le cose che restano". L'illusionismo, la magia, la fascinazione, la sorpresa e la meraviglia, sono campi dell'ignoto e interessano il nostro inconscio. La madre di Alina, quest'ultima innamorata di Alfonso, la metterà subito in guardia: "[Gli illusionisti] per farti sognare te li rubano,i sogni, e dopo, te li vendono col trucco, senza mai svelarti il segreto" (66-67). Non c'è dunque da fidarsi della nostra componente fantastica, immaginativa, irrazionale perché essa mina quella razionale con inganni, enigmi, segreti e trucchi che la ragione stessa non riesce a spiegare.
In "L'aria del pomeriggio", un racconto brevissimo che condivide con gli altri lo stile spigliato e il linguaggio condensato ma in certi tratti quasi elettrico, Pompameo ci mette dinanzi a un'interessante storia costruita sul doppio, sull'alter ego, su quello che è e quello che non è, utilizzando una diffusa credenza popolare sull'esistenza del sosia di ciascuno di noi. Ma è molto probabilmente il primo racconto della silloge, "La città incantata", il più lungo a rappresentare al meglio le tematiche care all'autore. Leggendolo, vorremmo che non finisse mai e che si prolungasse all'infinito per meglio comprendere le motivazioni di quell'attesa di tutta la cittadinanza di Napoli in un giorno di festa. L'atmosfera è assopita e in uno stato quasi di sonnambulismo; il singolare caldo afoso del dicembre del 1977 rende tutti un po' più deboli, strani, inspiegabili. In quella giornata si intrecciano due storie, quella dell'attesa della cittadinanza di un cambiamento, di un qualcosa che accada e quello di Antonio Coppa, venditore ambulante di ombrelli, un personaggio quasi pirandelliano e dalla componente visionaria particolarmente sviluppata. Quel giorno, il 7 dicembre 1977, dopo 7 anni rincontrerà la sua amata ma ben presto il lettore si rende conto che c'è qualcosa che non convince; la lei non esiste, è un fantasma, è una sorta di ombra che proviene dal ricordo e che si è pietrificata nel cervello del personaggio. La città partenopea, con il suo Golfo, il suo Lungomare e una serie di altri riferimenti fa da scenario all'intera vicenda dove sempre si sottolineano due cose: l'attesa (che è sinonimo di felicità e preferibile al momento, all'evento in sé) e le alte temperature che rendono tutti scontenti e sofferenti. Il lettore, come gli stessi personaggi della storia, resta fermo nella convinzione che "qualcosa doveva succedere" (23) ma non ci capacitiamo mai cos'è quel qualcosa.
Pompameo è però attento al mondo enigmatico della temporalità: da per tutto nel corso della silloge ci sono riferimenti a minuti, ore, giorni, mesi ed anni, quasi a voler evidenziare il comportamento umano sempre pronto a ricondurre tutto a schemi, strutture, a misure quantitative. Ma, come ha insegnato Bergson e poi la teoria della relatività, il tempo non può esser relegato alla componente razionale dell'umano perché, in fondo, ha in se stesso qualcosa di ambiguo e di indecifrabile. E' per questo che l'autore impiega espressioni linguistiche che sottolineano discordanze temporali, anacronismi o semplicemente distorsioni, rallentamenti o accelerazioni come quando dice: "per ogni minuto che mancava, pareva che fosse già troppo tardi" (14). Questa particolare indagine del tema del tempo si allarga però anche al tempo fisico, quello meteorologico, con riferimento a presagi, previsioni etc. In "La città incantata" però, dopo varie settimane di canicola nel mese invernale (altro anacronismo), tutti attendono l'arrivo della pioggia o, almeno di un vento rinfrescante, ma quando nel Golfo, in lontananza si vede passare una nave che solca un mare in tormenta, tutti si augurano che ritorni il bel tempo. C'è qui un riferimento, voluto o no non saprei dire, alla famosa Ballata del vecchio marinaio di T.S. Coleridge dove l'irragionevole uccisione di un albatros da parte del marinaio porta a un improvviso cambio climatico e poi alla morte di tutta la ciurma, tranne il marinaio.
Pompameo si esprime alla perfezione con il racconto breve, fondendo un linguaggio semplice ed accessibile a tutti con divagazioni e pensieri che potrebbero ad una prima analisi sembrare quelli di un bambino ma che, in fondo, celano tematiche più complesse. Lodevole è il modo in cui l'autore è in grado di accompagnarci nel mondo del sogno per poi negarci che quello era un sogno o, al contrario, di offrirci una storia completamente realistica per poi renderci conto che non è altro che una frustrazione o un'ossessione mentale del protagonista. In tutto questo è l'anomalia, la stranezza, l'enigma e l'ambiguità a fare da protagonista come richiama lo stesso titolo della silloge e, ovviamente, è il Tempo a regnare indiscusso su tutte le storie. S. Agostino scriveva: "Chi oserebbe dirmi che non son tre i tempi, come abbiam imparato da piccoli e insegnato ai piccoli, passato, presente e futuro, ma uno solo, il presente, dal momento che gli altri due non esistono?". Pompameo, con la sua scrittura, ci fa riflettere su questa considerazione del grande mistico, districandosi tra due temi fondanti: il ricordo (il passato) e l'attesa (vigilia e del futuro). Congratulazioni per questo gioiello.

GIUSEPPE POMPAMEO vive a Napoli dove svolge attività di editor e di consulente editoriale. Scrive per il teatro e insegna scrittura creativa. Suoi testi saggistici e narrativi sono apparsi sulle riviste letterarie "Quarto Potere" e "L'isola". Collabora, altresì, con la Fondazione Premio Napoli. Nel 2010 la sua raccolta di racconti Il rumore bianco dell'inverno è stata segnalata dal Comitato di Lettura della XXIII edizione del Premio Letterario "Italo Calvino".

LORENZO SPURIO
Jesi, 7 Ottobre 2011

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CULLA SULL’OBLIO
TITOLO: CULLA SULL’OBLIO
GENERE: romanzo breve con in appendice un racconto epistolare
AUTORE: Luigi Trisolino
PAGINE: 80


TRAMA: Vanni, il protagonista del romanzo breve “Culla sull’oblio”, giovane praticante avvocato, riceve una telefonata con la sola notizia di una lettera da una persona importante del suo passato. Senza indugi e molto avventurosamente parte alla ricerca della verità circa la i sentimenti e la vita della mittente di quella lettera. Da questo viaggio azzardato, strambisticamente, riceverà un non-ritorno e uno stravolgimento psicoesistenziale. Amori e ossessioni, voglia di libertà incompresa persino a se stesso, sesso e poesia, nonché tragiche notizie e riflessioni profonde accompagneranno la vita del giovane e il cammino del lettore nel suo immergersi profondo nell’opera.
IL PERCHE’ DELL’OPERA: <<Dare respiro alla fantasia e al mondo icastico che s’erge dentro me, trasportare me che la scrissi e i lettori che la leggeranno, in quell’indefinito ma inconfondibile senso di sublime che aleggia nel profondo di ogni animo umano, facendo vivere dalla prosa di un romanzo la magia e le immagini, oserei dire le spiagge della poesia. Tra umorismo, che pure è presente al limite della quotidianità, tra tragedia del vivere, confusione esistenziale, tra contorsioni sentimentali che infine sembrano dileguarsi in una riflessione più matura sulle essenzialità del nostro vivere, e accenti sui rapporti verticali tra padre e figlio……. Auguro a tutti un’aulente lettura!>> (Luigi Trisolino)

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Recensione a "L'uomo che sfuggiva la morte" di Massimo Acciai
[leggi il racconto]

Se un racconto è, almeno nella nostra accezione, una cronaca di qualcosa di particolare che accade nel continuum temporale, "L'uomo che sfuggiva alla morte", di Massimo Acciai, ti cattura subito con un buon inizio.
"... ma c'era tra la folla quella nera signora
stanco di fuggire la sua testa chinò:
"... Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua! ..."
Il racconto è certamente ispirato al testo "Samarcanda", del musicista-poeta R. Vecchioni, come del resto si evince dall'iniziale citazione dell'autore. Metafora dell'angoscia di morte, della umana ricerca di un'eternità agognata, ma anche temuta. L'uomo del racconto possiede il dono (o la maledizione?) della preveggenza, sa dove "non deve andare", e scansa abilmente la falce che sta per abbattersi su di lui. Ma il dono è anche condanna, l'uomo è costretto ad un perenne pellegrinare, "sempre straniero" sotto cieli stranieri; aggrappato a sogni premonitori, solo tra generazioni che si rinnovano, stretto all'albero della vita, cercando di respirarne la linfa, "il contatto buono con la terra e con le radici dell'esistere".
E tuttavia al passare del tempo non si sfugge. Sorta di "Ritratto di Dorian Gray", la "turpe vecchiaia" segna le sembianze dell'uomo che schiva la Nera Signora; è lì, a deturpargli il volto, a ricordargli l'ineluttabilità e la disgregazione operata dai giorni che si susseguono, e lo induce al dubbio: meglio sarebbe forse smettere di fuggire ed andare incontro all'ignoto "al di là.
Poiché è difficile rinunciare alla vita, il pellegrinare si protrae senza fine, con lo sberleffo alla Nera Signora, fin quando il viaggio può ancora continuare, anche senza la speranza del superamento del limite mortale. Il protagonista, eternamente vivo, ma non eternamente giovane, sfugge agli agguati, riflette sull'inevitabile fine dell'universo e si concede un momento di poetica malinconia nell'immagine della scultura di un vecchio abbarbicato all'albero della vita che nessuno di noi vuole abbandonare pur nei disagi inevitabili dell'età avanzata. Perché la vita è sempre e comunque vita. Non morire significa, però, rimanere fermi - nonostante i viaggi e i continui spostamenti per sfuggire al destino - non scoprire ciò che tutti noi, prima o poi, dovremo scoprire, cioè che cosa sta al di là.
Purtroppo il finale delude una così buona premessa, sembra risolto in fretta, per dare una chiusa e un'apparente svolta contenutistica. Non c'è il senso della vita in questo racconto amaro, solo il senso di finitezza, la fuga perenne verso un'eternità artificiale, in una quotidianità perturbante, nel tentativo di esorcizzare angosce e paure ancestrali. Perché non sviluppare lo spunto del racconto e farne un suggestivo, "calvinistico" romanzo surreale?
Lo stile è scorrevole, appesantito da qualche evitabile ripetizione. Buono è il ritmo narrativo, non c'è una trama vera e propria, ma un susseguirsi di immagini dinamiche che danno il senso della fuga; mentre memorie, riflessioni, digressioni, traslano in una sorta di incubo sognato.

Patrizia Poli e Ida Verrei

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"Terzo millennio: scoperta di Dio e del Segreto della Creazione"
di Ivana Mucciola
Edizioni Helicon
Pagg. 153
ISBN: 978 88 64660 92 9
€ 15.00

Attraverso questo libro l'autrice Ivana Mucciola ci porta a conoscenza di un mondo in cui ognuno di noi vive, un mondo in cui la felicità si può raggiungere, ma non senza prima avere sofferto un po'.

D'altra parte l'essere troppo ed eternamente felici sarebbe noioso.

Come raggiungere questo senso di gioia e beatitudine?

I mezzi sono i più svariati, ma l'autrice si sofferma principalmente ad affrontare l'aspetto dal punto di vista religioso: religione cattolica, musulmana, protestante; ognuna in grado di emozionare e "regalare" quel qualcosa di cui tutti hanno bisogno per vivere: il credere a qualcuno al di sopra di essi, senza bisogno di esaltazione.

In "Terzo millennio: scoperta di Dio e del Segreto della Creazione" viene affrontato un tema di Fede un po' diverso dal solito, in quanto ci si sofferma molto anche sull'aspetto psicologico e privato.

Il pensiero fondamentale su cui si basa tutto il libro è basato sul bisogno, sulla necessità di essere tristi, ma non scoraggiati per poi arrivare a conoscere la felicità, che in realtà fa parte di noi esseri umani, sempre.

Il libro è strutturato in sezioni: religiose, storiche, psicologiche ognuna delle quali mostra esempi esplicativi dai quali prendere spunto per riflettere ed argomentare il proprio credo.

"Terzo millennio: scoperta di Dio e della Creazione": un libro diverso dal solito, scritto con semplicità, adatto a tutti coloro a cui piace elaborare il pensiero altrui, soffermandosi su concetti importanti, in continua crescita ed evoluzione.

Recensione di Sara Rota


Il mio saggio "TERZO MILLENNIO, scoperta di DIO e del Segreto della CREAZIONE" è sostanzialmente di natura psicologica perché è il risultato di un'attenta osservazione del comportamento umano durato decenni. Ma il figlio ha sempre qualcosa del Padre, perciò ho intravisto dei comportamenti simili che riguardano DIO ed un padre qualsiasi, ma la differenza sostanziale, la fa la conoscenza che quando è perfetta, impedisce gli errori. Mai una persona che ha la massima conoscenza, prende la strada dell'eccesso come quella della società dei consumi degli ultimi decenni. Importante è il concetto del BISOGNO, l'energia che entra in noi, crea squilibrio e per ristabilire l'equilibrio, ci costringe a fare qualcosa, è il SIMBOLO DELLA CRESCITA e DEL PROGRESSO, ma a l'uomo non piace perché è proteso solo verso la soddisfazione e non può procurarsi il bisogno. Può essere paragonato ai numeri negativi dell'algebra, anch'essi necessari per fare della matematica una scienza esatta. La Felicità, forse la raggiungeremo quando la psicologia diventerà una scienza esatta, ora ha capito ancora troppo poco, respinge il bisogno. Ora provate solo ad immaginare le conseguenze di questo pensiero: sarà forse il grande cambiamento psicologico che, si dice, avverrà nel 2012?


Ivana Mucciola

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Autore: Ilaria Mainardi
Titolo: The day is yours. Kenneth Branagh
Editore: Siska Editore
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 4,90 euro
Pagine: 59

"André Bazin, in un capitolo del suo celebre saggio Che cosa è il cinema?, scrisse che la peculiarità di Humphrey Bogart non consisteva in una straordinaria forza fisica o nella sorprendente agilità, quanto piuttosto nella capacità di incassare i colpi e nella prontezza con la quale era in grado di replicarvi.
Mutuando l'immagine da quella del celebre divo statunitense, anche Kenneth Branagh, attore per vocazione e studi, regista per i casi della vita, ci appare come il personaggio di un romanzo di Philip Roth: irrisolto, incompiuto, sul baratro eterno di un salto impossibile.
Il suo irresistibile fascino, la sua (auto)ironia e la potenza di una tecnica impeccabile, molto più che la costruzione divistica del personaggio da rotocalchi, ne marcano chiaramente il percorso artistico.
Tuttavia l'attore/regista di origine irlandese, come pochi altri prima di lui, subisce, fin dai precoci esordi sui palcoscenici inglesi, un singolare ostracismo critico, sulla cui natura ci è sembrato superfluo riflettere.
Ciò che ci proponiamo di fare con questo lavoro, incompiuto come lo può essere un atto di riconoscenza ed amore, è piuttosto dire la nostra sulla figura e sull'opera di Kenneth Branagh, a nostro avviso, uno dei maggiori interpreti shakespeariani di questo secolo e dell'altro.
Lo faremo attraverso un racconto che si snoda di suggestione in suggestione, non incentrato sui singoli lavori, ma catalizzato dalla forza espressiva e dalla perizia tecnica che Ken dimostra, sia che resti attore, sia che scelga di passare dietro la macchina da presa.
Parleremo dunque di alcune trasposizioni da Shakespeare come della sorpresa Thor. Accenneremo all'importanza della visione d'insieme per comprendere appieno la ricerca che sottende il percorso artistico di Branagh e concluderemo laddove ci è sembrato doveroso individuare un caposaldo della sua riflessione antropologica e sociale: Sleuth, interpretato da Michael Caine e Jude Law e sceneggiato dal Premio Nobel, Harold Pinter."


Dott. ssa Ilaria Mainardi


In questo corposo ma pur agile saggio che prende le fattezze di un ebook, distraendoci, per un attimo, dai rituali cartacei delle nostre letture abituali, l'autrice si assume l'onere di comporre una sintesi delle diverse e multiformi sfaccettature della figura di Kenneth Branagh, uno dei migliori interpreti del genio shakesperiano di tutti i tempi. Non soffermandosi solo su un'opera ed una soluzione scenica, ma regalandosi al lettore senza troppe pretese accademiche ma con un'incredibile competenza tematica un bagaglio conoscitivo direi quasi completo, Ilaria Mainardi ci racconta quella che è stata la vita dell'attore compendiandola nelle sue scelte artistiche, in uno sforzo di coesione ed esplosione, come in una fusione in cui atomi di passione e bravura arrivano al centro del nucleo scomponendosi in una struttura di linguaggio scenico e rappresentativo delle più suggestive.
L'autrice intuisce il salto necessario tra la parola scritta e la funzione scenica, ma ne fa un tutt'uno, raccontandoci la vita di un uomo che ha portato fuori dal Globe un'emozione senza tempo, destinata a durare in eterno, così come era la volontà del suo mentore preferito, Shakespeare. Lasciandoci condurre, dunque, sulle suggestive scelte di Branagh, questo saggio dissimula bene la predilezione della sua scrittrice per il suo soggetto che arriva a noi lettori come un artista maturo e ribelle, che vuole certamente stupire affabulando con le sue parole e la sua voce un pubblico sempre nuovo e sempre destinato a rimanere sedotto. Una lettura piacevolmente dotta, non priva di ironia.
Un occhio di riguardo, anche alla scelta editoriale di condurre sul filone della nuova scommessa multimediale, ovvero quella degli ebooks, un soggetto così classico.

di Maria Cristina Famiglietti


Ilaria Mainardi nasce a Pisa, dove si laurea in Cinema, Musica e Teatro. Ha pubblicato un piccolo saggio di argomento teatrale contenuto in ''Omaggio a Pasolini. Na specie di cadavere lunghissimo'', Bur (2006).

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Un incontro d'AmorE di Antonio Capolongo
Narrativa (Contemporanea)
www.arduinosacco.it

Ti cattura fin dall'introduzione, diretto e sobrio. Il registro aulico conduce il lettore in un'atmosfera dai tratti antichi. Quando la storia diventa vivida è impossibile non sentire le emozioni che vivono Sofia e Marcello palesarsi sul proprio corpo, attraverso brividi e, in certi punti, sobbalzi del cuore. È triste, è romantico, è inverosimile e. commovente. Fino alla fine tiene il lettore ancorato alle pagine del libro e lo rende ansioso di partecipare alla sorte dei due protagonisti.

Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli, nel 1968. E' laureato in Economia e Commercio e lavora presso una società per azioni ma il percorso "logico" non ha occupato tutta la sua vita... La passione per la scrittura affiora in lui nell'anno 2007, quando incomincia a dedicarsi sia alla prosa che alla poesia. Un incontro d'AmorE è il suo primo romanzo.

Arduino Sacco Editore

Titolo: Un incontro d'AmorE
Autore: Antonio Capolongo
Genere: Narrativa (Contemporanea)
Anno: 2011
Prezzo: ? 14.90
Pag. 150
Form. 202 x 130 (mm.)
Spessore: 10 (mm.)
ISBN - 978-88-6354-395-7
Art director: Carlo Alberto Cecchini
GRUPPO REDAZIONALE Parva Inutilia Management

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È in uscita la nuova silloge poetica di Enrico Pietrangeli edita con la CLEUP di Padova e dal titolo "Mezzogiorno dell'animo". La raccolta si suddivide in  dodici sezioni compiendo un ciclo sul dolore con testi perlopiù compilati a partire dall'epilogo di un altro ciclo, quello della scorsa rassegna estiva di poesia e bicicletta denominata CicloInVersoRoMagna 2011, manifestazione da cui prende spunto lo stesso incipit del libro e che, per il secondo anno consecutivo, ha visto l'autore operare a fianco di Gloria Scarperia insieme ad altri alternatisi.

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"Totalitarismo, democrazia, etica pubblica. Scritti di Filosofia morale, Filosofia politica, Etica" di Federico Sollazzo

 
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