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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Recensioni
In questo numero:
- "Il fardello dei piccoli uomini" di Concetta
Angelina Di Lorenzo, nota di Massimo Acciai
- "Dalla vetrata incantata" di Sandra Carresi,
Prefazione all'opera, a cura di Lorenzo Spurio
- "Un incontro d'AmorE" di Antonio Capolongo
- "Giorni memorabili" di Michael Cunnigham,
recensione di Mauro Biancaniello
- "Terzo millennio: scoperta di Dio e del
Segreto della Creazione" di Ivana Mucciola,
recensione di Sara Rota
- "Le strane abitudini del caso" di Giuseppe
Pompameo, recensione di Lorenzo Spurio
- "L'uomo che sfuggiva la morte" di Massimo
Acciai, recensione di Patrizia Poli e Ida
Verrei
- "Totalitarismo, democrazia, etica pubblica.
Scritti di Filosofia morale, Filosofia
politica, Etica" di Federico Sollazzo
- "Origine e diffusione del vampirismo - Il
doppio volto della donna: angelo o demone?" di
Serena Bono, recensione di Lorenzo Spurio
- "Culla sull'oblio" di Luigi Trisolino
- "Amore incompiuto" di Debora Cappa
- "Ascolta la Ciociaria" di Libero De Libero,
in esperanto
- "Non credevo di trovarti su facebook" di
Stefano Pietri
- "Giorni" di Alessandra MR D'Agostino,
recensione di Mario Gardini
- "in sintesi" di Amanda Nebiolo
- "Julia" di Luisa Galano
- "Jane Eyre. Una rilettura contemporanea" di
Lorenzo Spurio
- "Il risveglio dell'anima" di Mariella
Siviglia, Recensione di Sara Rota
- "Appeso per i piedi all'orlo del mondo" di
Stefano Reggiani, Recensione di Sara Rota
- "The day is yours. Kenneth Branagh" di
Ilaria Mainardi
- "Introduzione al mondo. Notizie minime sopra
gli spacciatori di felicità" di Idolo
Hoxhvogli
- "Mezzogiorno dell'anima" di Enrico
Pietrangeli
Articoli
Interviste
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In questo numero segnaliamo...
"Ascolta la Ciociaria" in
esperanto"
Nel trentennale della morte di Libero De Libero
(Fondi 1903-Roma 1981), uno dei maggiori e più
raffinati poeti del Novecento italiano, viene
pubblicato nelle un volume che comprende i suoi
poemetti "Ascolta la Ciociaria" e "Celeste
creatura", quest'ultimo dedicato a Fondi, in
edizione bilingue, con traduzione in esperanto di
Amerigo Iannacone e testo a fronte: Auskultu
Cocarujon - Ciela kreitajo (Edizioni Eva, Venafro
2011, pp. 52, € 12,00). Il volume si avvale inoltre
di un pregevole saggio introduttivo, sotto il titolo
"Ciociaria come Andalusia", di Gerardo Vacana, poeta
ciociaro, che di De Libero fu amico fraterno.
La traduzione in esperanto vuole contribuire a dare
alla poesia di De Libero un respiro internazionale,
anche, soprattutto, in paesi, come quelli
dell'estremo oriente, dove il nome di De Libero è
pressoché sconosciuto.
Contemporaneamente esce in Romania un volume con
traduzione rumena della poetessa Doina Oprita e sta
per uscire in Spagna un terzo volume con traduzione
spagnola del poeta argentino Carlos Vitale, mentre
Giuseppe Norcia, narratore e traduttore italo-belga,
ha curato la traduzione in francese di un altro
libro del poeta ciociaro, Solstizio.
"Il poemetto ["Ascolta la Ciociaria"] - scrive
Vacana - ha riscattato come d'incanto la Ciociaria
da tutte le maligne, ingiuste e superficiali
allusioni a una sua presunta arretratezza, a
un'irrimediabile sua rozzezza, innalzandola
all'olimpo delle regioni poeticamente privilegiate.
Da quel 1953 [anno di pubblicazione del poemetto]
nel mondo si dice con simpatia e rispetto Ciociaria,
come si dice Andalusia. Sí, De Libero ha compiuto
per la nostra terra lo stesso miracolo di García
Lorca per la sua."
Libero De Libero, poeta, narratore e critico d'arte,
nasce il 10 settembre 1903 a Fondi (Latina). Nel
1906 il padre Francesco viene nominato segretario
comunale a Patrica (Frosinone) e Libero vi trascorre
l'infanzia e l'adolescenza. Compie gli studi
ginnasiali a Ferentino e i liceali ad Alatri.Ha
insegnato storia dell'arte al Liceo artistico di
Roma dal 1941 al 1973, svolgendo contemporaneamente
un'intensa attività di scrittore, giornalista e
critico d'arte.
OPERE PRINCIPALI
Poesia: Solstizio; Proverbi; Testa; Le odi; Eclisse;
Il libro del forestiero; Banchetto; Sono uno di voi
(raccolte nel 1972 nel volume complessivo Scempio e
lusinga, presso Mondadori); Di brace in brace;
Circostanze.
Prosa: Malumore (racconti); Amore e morte (romanzo);
Camera oscura (romanzo); Il guanto nero (racconti);
Racconti alla finestra (racconti); Borrador
(diario).
Critica d'arte: Particolarmente legato a Scipione e
a Mafai, i due protagonisti della Scuola Romana, De
Libero ha dedicato monografie ai piú importanti
artisti del Novecento.
Riportiamo qui di seguito la prima ottava di ognuno
dei due poemetti e la relativa traduzione in
esperanto.
Ascolta la Ciociaria, amico.
Tu fuggitivo per strade forestiere
che vanno sempre altrove, ascolta
nella conchiglia remota del mio cielo,
nella lagrima che goccia dal suo frutto,
nel volo d'una foglia che t'arresta
al confine d'un bosco avventuroso,
ascolta la Ciociaria alle sorgenti.
Auskultu Cocarujon, amiko.
Vi fuganta lau fremdaj vojoj
kiuj kondukas ciam aliloken, auskultu
en la fora konko de mia cielo,
en la larmo kiu gutas de sia frukto,
en la flugo de folio kiu haltigas
vin ce la limo de aventura arbaro,
auskultu Cocarujon ce la fontoj.
O mio paese, ritorni con l'alba
odoroso fantasma che m'ascolta
dovunque dico la dolce leggenda,
e sei pure la rondine che a sera
straluna azzurra prima di sparire:
io lucciola vagante nel pensiero
delle tue contrade, te inseguendo
per le stanze calpesto le tue zolle.
Ho mia urbo, vi revenas matene
bonodora fantomo, kiu auskultas min,
kie ajn mi diras la dolcan legendon,
kaj vi estas ec la hirundo, kiu vespere
gapas blue antau ol malaperi:
mi, lampiro vaganta en la penso
de viaj kvartaloj, postsekvante vin
tra la strofoj, mi tretas viajn terbulojn.
* * *
Il primo amore non si scorda
Di Andrea Coco
C'erano una volta le comitive che si formavano
all'inizio dell'estate e si scioglievano quando
arrivava il tempo di far ritorno in città, salvo
riunirsi l'anno dopo, una volta terminata la scuola.
Gruppi di ragazzi e ragazze che condividevano
giochi, scherzi, ed i primi amori.
Un periodo idilliaco che terminava con l'arrivo
dell'età adulta, quando ognuno prendeva la sua
strada, spesso senza rivedersi mai più. Forse perché
non era stato ancora inventato facebook! E su questo
fenomeno sociale Stefano Pietri ha costruito un
libro interessante, scorrevole, che affronta il
delicato tema dei rapporti interpersonali nella
società del nostro tempo.
Il personaggio è un quarantenne che attraverso il
social network ritrova una giovane ed attraente
donna che, all'epoca in cui erano bambini, era stata
la "sua prima fidanzatina", Ylenia. Le "chiede
l'amicizia" ed inizia lo scambio di messaggi che
porterà i due a rivedersi dopo tanti anni. La storia
si sviluppa sul rapporto che, quasi
inaspettatamente, nasce e si sviluppa in un'altalena
di emozioni e sensi di colpa.
Il protagonista si trova diviso tra i sentimenti che
prova per la sua fidanzata, Luna, e Ylenia,
affascinante quanto misteriosa, perché
frequentandola si rende conto che lei gli nasconde
qualcosa. Un romanzo che descrive molto bene la
psicologia maschile e femminile, mostrando i diversi
punti di vista che uomini e donne possono avere su
un medesimo argomento e si chiude con una morale
molto istruttiva: i bei tempi sono tali perché
andati.
STEFANO PIETRI
Non credevo di trovarti su Facebook
Aletti, 2011
pp. 272, euro 15,50
Recensione a "Non credevo di trovarti su facebook"
A cura di Marzia Carocci (critico recensionista
letterario) su "Oubliette Magazine"
La scrittura di Stefano Pietri è senza dubbio "una
ventata d'aria fresca" in campo letterario.
Semantica diretta, fluida, accattivante e
particolareggiata, ogni sua pagina scritta, diventa
immagine visiva, scena in movimento; le sensazioni
di udire voci, di vedere espressioni, di immaginare
gli atteggiamenti dei protagonisti, entrano subito
in confidenza con il lettore che verrà coinvolto,
incuriosito e testimone di una storia che nonostante
sia di fantasia letteraria, può tranquillamente
diventare realtà per molti.
Pietri dimostra un'acutezza e una perspicacia di
osservazione fuori dal comune, egli infatti nella
descrizione del mondo di facebook coglie le realtà ,
l'emozionalità e le occasioni (negative-positive),
che questo social network offre nella stimolazione
psicologica dell'individuo di fronte ad un mondo
virtuale che stimola e solletica la parte
irrazionale e introspettiva umana.
Il personaggio principale è colui che vive il
trasporto emozionale di un mondo che può offrire
qualcosa di diverso, qualcosa che provoca il
dualismo umano, quella parte di noi che spesso evita
alcune azioni perché la cultura delle "regole"impone
catene.
Egli non ha un nome, potrebbe essere ciascuno di
noi, un uomo che sceglie di ritrovare un'emozione
mai dimenticata e forse enfatizzata nel tempo, un
individuo che a distanza di molti anni, decide di
reperire quella "prima fidanzatina" che gli aveva
regalato palpitazioni e sogni, una realtà vissuta
nel tempo.
Rivivere le emozioni provate nel passato e
proiettarle in un presente dove la maturità a volte
è monotona o priva di aspettative, risentire quel
batticuore mai dimenticato e gelosamente rinchiuso
nei cassetti pieni della memoria, avvia il nostro
personaggio alla ricerca di colei che le scaturì
tutto questo.
Ciò sarà per l'uomo un susseguirsi d'emozioni, di
sensi di colpa verso la propria compagna, egli si
sentirà desiderato, ammirato e dominatore, allo
stesso tempo si odierà, per quel nuovo sentimento
indefinito, quella bramosia difficile da domare, la
possibilità di vivere due vite, due storie, quella
dell'amore e quella dell'attrazione, quella della
razionalità e quella dell'incoerenza.
Un libro che ci farà riflettere dove ci renderemo
conto che la storia narrata non è solo frutto della
fantasia di un ottimo e attento autore, ma potrebbe
essere quell'ostacolo da saltare, quella difficoltà
o dubbio di fronte a noi, fragili esseri umani
deboli, in balia dell'emozione e degli eventi,
protagonisti dalla voglia di evadere e di sognare di
essere attori principali della propria vita senza
ostacoli o catene.
Un libro scritto con intelligenza ed ironia; un
viaggio nel mondo di facebook dove tutto è
possibile, dove la virtualità può diventare realtà,
dove solo la maturità dell'essere umano porta a
scelte ragionate e alla conoscenza di "amici
giusti".
Un itinerario descritto con la maestria da Stefano
Pietri, un autore che sa fare "vedere" fra le righe
ciò che con la mente ha creato; la descrizione di
una verità diventata uso e costume del nostro tempo,
dove vi sono spettatori seduti di fronte al pc,
fredda macchina dalla quale a volte riflettono
emozioni lasciandoci attoniti in cerca di risposta!.
Marzia Carocci
* * *
Autore: Amanda Nebiolo
Titolo: in sintesi
Editrice: Edizioni Amande (Arkesis s.a.s.)
Prezzo di copertina: 12,00 euro
clicca l'immagine per ingrandirla
* * *
"Appeso per i piedi all'orlo del mondo"
di Stefano Reggiani
Edizioni Albatros
Pagg. 84
ISBN: 978 88 567 4764 5
€ 11.80
Attraverso questo libro l'autore Stefano Reggiani ci
mostra il mondo della poesia affrontando vari temi
che spaziano dall'amore al ricordo.
Ogni poesia evoca in sé un messaggio particolare che
il lettore può estrapolare dai versi che
caratterizzano il tema, che spazia dalla realtà
all'irrealtà e viceversa.
Altro elemento che caratterizza le opere di Stefano
Reggiani è la lunghezza dei suoi versi piuttosto
brevi, ma allo stesso tempo componenti fondamentali
di una strofa non banale.
Altro punto caratteristico è il riferimento alla
malinconia, alla musica, alla sensibilità in cui il
lettore si può facilmente "immolare".
"Appeso per i piedi all'orlo del mondo": una silloge
poetica che incanta, fa sognare, ma anche rende
appieno la malinconia della quotidianità.
"Appeso per i piedi all'orlo del mondo": poesie da
leggersi con calma per coglierne ogni piccola
"vibrazione".
Recensione di Sara Rota
* * *
Origine e diffusione del vampirismo - Il doppio
volto della donna: angelo o demone? di Serena Bono
Roma, Albatros Editore, 2010, pp. 112
IBSN: 9788856727999
Recensione di Lorenzo Spurio
Il vampiro è un personaggio che ha sempre riscosso
un grande successo in letteratura e nella
cinematografia perché è avvolto da una serie di
misteri che, a tutt'oggi, rendono difficile
sviscerare completamente questa figura. Il vampiro è
stato utilizzato ampiamente in racconti e romanzi
che appartengono al filone gotico, così come in
thriller e veri e proprio horror per quanto concerne
il cinema. Recentemente mi è capitato di leggere una
delle numerosissime riscritture (in americano le
chiamano mash ups) di un grande classico, Jane Eyre,
romanzo di Charlotte Brontë. Questo rewriting, a
opera di una scrittrice americana di nome Sherri
Browning Erwin, stravolge il plot di Jane Eyre
cambiandone l'ambientazione e così Jane,
ribattezzata nel romanzo Jane Slayre, finisce per
essere un'assassina di vampiri che deve lottare
anche contro zombi e lupi mannari. Sono proprio
queste tre (il vampiro, lo zombi e il lupo mannaro)
le creature mostruose che più vengono impiegate
nelle narrazioni o nella cinematografia con
l'intenzione di generare suspense, paura e vero e
proprio terrore nel ricevente. Si tratta di
personaggi di cui è quanto mai difficile tracciare
l'origine e il mito di fondazione. Se si pensa al
lupo mannaro infatti non è che una delle tante forme
di metamorfosi e di ibridismo di cui ci narrano gli
antichi greci. La figura dello zombi, originaria
nell'America centrale nel periodo della tratta dei
neri, è un altro personaggio inquietante,
misterioso, di cui sappiamo poco o troppo. Quando si
sa poco di una certa cosa è difficile parlarne o
dare dei giudizi ma quando si hanno troppe
informazioni, diverse e contrastanti, allora è anche
peggio ed è estremamente difficile dare un
interpretazione oggettiva che possa essere il più
possibile vicino alla realtà. Quello che accomuna
questi tre personaggi, vampiri, lupi mannari e
zombi, è il fatto che non appartengono all'umanità
normale e che si contraddistinguono per inaudita
violenza. In tutti e tre dunque è insita
l'efferatezza, la spietatezza e la morte. Sono
inoltre personaggi quanto mai indefiniti e fumosi:
il vampiro spesso dispone di ali e si trasforma in
un pipistrello, lo zombi può assumere qualsivoglia
forma, il lupo mannaro assume quella sembianza
mostruosa solo nelle notti di luna calante.
Serena Bono, con il suo saggio sul vampirismo, ci
aiuta a comprendere la figura del vampiro,
fornendoci un'interessante lettura sostenuta da
studi critici e letterari sul tema. Si parte
dall'analisi delle ipotesi di fondazione di questo
mito del vampiro per poi descrivere quali sono gli
elementi caratteristici di questa figura e il culto
del sangue per poi concludersi con un'affascinante
analisi letteraria di due figure vampire femminili
in due romanzi inglesi: Carmilla di Sheridan Le Fanu
(1872) e il più noto Dracula di Bram Stoker (1897).
La Bono utilizza un linguaggio appropriato e
scorrevole, adatto alla forma e agli scopi del
saggio e mostra al tempo stesso di aver fatto un
fine studio sul tema, fornendoci al termine del
saggio un'esauriente ed utile bibliografia.
Come la Bono sottolinea all'apertura del romanzo la
figura del vampiro è polisemica, è difficile
considerarla sotto un'unica interpretazione ed è
dunque necessario allargare il campo d'indagine al
mito, alla storia,alla tradizione popolare, alla
letteratura, tutti ambiti nei quali la figura del
vampiro è stata abbondantemente considerata. La
grande fortuna di personaggi mostruosi quali
vampiri, licantropi e zombi è forse motivata da
questo senso d'indeterminatezza e di
imperscrutabilità che li avvolge. Sono esseri che
sappiamo non esistere e che non vorremmo incontrare
mai, neppure nel sogno. Eppure, non dovremmo essere
così sicuri nel mettere la mano sul fuoco che i
vampiri non esistono. Recenti fatti di cronaca ci
hanno infatti allarmato circa efferati gruppi
satanici che utilizzavano il sangue delle vittime
come rito d'iniziazione o addirittura come
sacrificio umano. Così il Diavolo, Satana, esaltato
da questi gruppi occulti è un dio del male, che
combatte contro Dio. Ma anche il vampiro, secondo la
tradizione popolare, è in continua lotta con Dio:
l'acquasanta versata su di un vampiro ha per quest'ultimo
degli effetti devastanti, quasi da riuscire ad
ucciderlo. Sono dunque i satanisti e i cultori
dell'occulto i moderni vampiri? E il vampiro è una
manifestazione di Satana? Di quel Male onnipresente
che minaccia il Bene? E' di circa una settimana fa
la notizia che un uomo in India è stato arrestato
poiché obbligava la moglie a farsi prelevare il
sangue, che poi lui ingeriva per incrementare la sua
potenza sessuale. In entrambi i casi è evidente
l'associazione tra sangue-sesso-vampiri che la Bono
pure tratteggia in più punti nel romanzo. In questo
libro troverete tanti vampiri e, se per caso ne
avete particolare paura, allora munitevi di spicchi
d'aglio, crocefissi, acqua santa e specchi. Così
riuscirete a tenerli lontani. Forse.
LORENZO SPURIO
Jesi, 4 Agosto 2011
* * *
Dalla vetrata incantata di Sandra Carresi
Lulu Edizioni, 2011, pp. 56
ISBN: 9781447794141
Prefazione all'opera, a cura di LORENZO SPURIO
La liriche proposte da Sandra Carresi in Dalla
vetrata incantata, sua seconda silloge di poesie,
trasmettono una poesia fresca, diretta, che non ama
fronzoli formali né la retorica, preferendo
focalizzarsi sulla semplicità dei temi. Semplicità
che non è mai sinonimo di banalità ma, al contrario,
di qualcosa di bello perché puro ed innocuo. La
raccolta si caratterizza per affrontare immagini e
tematiche diverse fra loro che però, contrariamente
a quanto verrebbe da pensare, non forniscono una
visione disomogenea della silloge. La Carresi
infatti, con la sua scrittura espressionistica,
traccia pennellate di colore che il lettore ammira
ed interpreta dalla sua prospettiva, riuscendo a
coniugarle in un universo unico.
Curiosa e quanto mai verosimile l'immagine della
donna che la Carresi tratteggia in "Donna"
descrivendo appunto il genere femminile secondo una
dimensione diacronica, nel tempo. La donna di ieri:
messa a tacere, violata, dominata e quella di oggi,
"dai tacchi alti", emancipata, progredita e
compiuta. Ma il messaggio che la Carresi manda è
doppio: nel passato troppe violenze si sono
consumate nei confronti della donna ma anche nel
presente si conservano forme d'imposizione, di
diseguaglianza. Rispettare la donna, sembra
suggerire la Carresi, è il modo più semplice per
riconoscerci uomini, ossia esseri dotati di
raziocinio. Ma l'universo femminile è onnipresente
nella raccolta di poesie e lo ritroviamo nelle varie
immagini della luna (la dea Artemide nella mitologia
greca era associata alla luna e ad essa venivano
offerti una serie di cerimoniali e complessi
festivi; il ciclo mestruale è un ciclo lunare, la
donna è dunque particolarmente legata alla luna),
alla Terra concepita come Grande Madre, come Dea
suprema e l'elogio alla primavera, stagione della
rinascita, della fertilità e dell'avvio del ciclo
vitale. Un affascinante omaggio a piazza Duomo di
Firenze in un momento di festa è offerto in "In
piazza fra curiosità ed allegria".
In questo piacevole viaggio che la Carresi ci fa
fare ci sono anche ampi riferimenti al tema del
tempo che passa, come il lento passare delle
stagioni, e la suggestiva immagine di una persona
che guarda il tempo ma ha perduto l'orologio (in
"L'orologio"); importanti sono anche i temi della
memoria e la rievocazione dei ricordi, che si
configurano come una riappropriazione lucida dei
tempi passati del nostro essere che solo nella
nostra mente e nei nostri sogni prendono di nuovo
forma nel "qui e ora".
Non da ultimo, la Carresi si mostra un'attenta
osservatrice del mondo che ci circonda e riesce a
trasfondere con la sua maestria lirica alcune delle
problematiche sociali che ci riguardano da vicini:
il futuro del pianeta, l'immigrazione, la precaria
identità dell'Europa e gli italiani che sono troppo
diversi tra loro ancora, dopo centocinquanta anni
d'unità d'Italia.
IL LIBRO PUO' ESSERE ACQUISTATO SU LULU.COM SIA IN
FORMATO CARTACEO, AL PREZZO DI 10 EURO, CLICCANDO
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ALTRE LIBRERIE ONLINE.
Lorenzo Spurio
21 Luglio 2011
* * *
Un incontro d'AmorE di Antonio Capolongo
Narrativa (Contemporanea)
www.arduinosacco.it
Arduino Sacco Editore
Nella prima parte del romanzo si racconta dello
sbocciare dell'amore fra Marcello Marchesi e Sofia
Scudieri, che si dedicavano attenzioni vicendevoli
e, fra sussurri e sguardi, si conducevano verso la
legittima meta ignari che di lì a poco si sarebbe
abbattuta su di loro, con tutta la debordante forza
di cui si compone, la legge morale, quella legge non
scritta da uomini a ciò deputati da tutti gli altri
in un paese civilmente organizzato.
La legge morale di cui si parla è rappresentata
dalle convenzioni sociali che sono in continua
trasformazione, legate a retaggi culturali, a
gregarismi di vario genere, al pensiero di una
conventicola di alto rango o al giudizio
insindacabile del popolo.
Per i due innamorati inizia così un calvario dai
tratti drammatici fatto di rinunce, sacrifici,
battaglie, che ad un certo punto li vedrà soccombere
a quella legge che, in questa storia, prende corpo
nella sorella maggiore di lei che, nell'anno 2007,
incarna il nemico numero uno dell'amore puro la cui
colpa è soltanto quella di essere nato
"clandestino".
Ma un grande amore è capace di abbattere qualsiasi
ostacolo per porre la prima pietra… un colpo di
scena in grado di cambiare gli eventi.
Estratto dal romanzo
L'uno si incammina nel senso opposto all'altra, ad
ogni passo in avanti si voltano a guardarsi, tra
tutta quella gente diventa man mano sempre più
difficile scorgersi, poi, d'improvviso, quando ormai
sono molto distanti, si fermano di colpo, comunicano
mediante i loro occhi.
I due amanti incominciano a muoversi l'uno verso
l'altra, accelerano il passo e si ritrovano di nuovo
stretti in un avvolgente abbraccio.
Marcello le tiene il colletto del cappotto per
proteggerla dal vento che aumenta sempre di più.
Un ultimo abbraccio, un ultimo tenero bacio,
lasciarsi è straziante, si tengono ancora con le
punte delle dita, poi anche quelle si staccano,
fanno qualche passo ma Sofia lo chiama di nuovo:
"Marcello… Marcello non lasciarmi, non andar via da
me".
Si abbracciano di nuovo, è solo a questo punto che
Sofia gli confessa un rituale che lo vede
protagonista.
Ti cattura fin dall'introduzione, diretto e sobrio.
Il registro aulico conduce il lettore in
un'atmosfera dai tratti antichi. Quando la storia
diventa vivida è impossibile non sentire le emozioni
che vivono Sofia e Marcello palesarsi sul proprio
corpo, attraverso brividi e, in certi punti,
sobbalzi del cuore. È triste, è romantico, è
inverosimile e… commovente. Fino alla fine tiene il
lettore ancorato alle pagine del libro e lo rende
ansioso di partecipare alla sorte dei due
protagonisti.
Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in
provincia di Napoli, nel 1968. E' laureato in
Economia e Commercio e lavora presso una società per
azioni ma il percorso "logico" non ha occupato tutta
la sua vita... La passione per la scrittura affiora
in lui nell'anno 2007, quando incomincia a dedicarsi
sia alla prosa che alla poesia. Riguardo a quest'ultima,
sin dal primo approccio, rimane affascinato dal
verso endecasillabo. Ha composto infatti vari
sonetti, alcuni dei quali presenti in diverse
antologie poetiche.
I libri che accolgono le sue poesie:
- La fanciullezza vedo sorridere e danzare (Myricae.
Collana di poesia contemporanea ispirata ai temi
della poetica pascoliana), Editrice Zona - Arezzo;
- Castelli, magico mondo…, edito dal sito Budur.info
- Ariccia;
- Antologia Premio Laurentum 2010 - Roma;
- Il Mare, casa editrice Il Ginepro - Cagliari;
- Antologia Mario Dell'Arco 2011, Accademia G.G.
Belli - Roma;
- Le Poesie di IoRacconto, AssoPiù Editore -
Firenze;
- Come un granello di sabbia, PensieriParole -
Padova;
- I quasi adatti - Istituzione Biblioteche del
Comune di Parma, edito da ilmiolibro.it Gruppo
Editoriale L'Espresso Spa - Roma.
In merito alla prosa, oltre ad Un incontro d'AmorE
che è il suo primo romanzo, pubblicato dalla Arduino
Sacco Editore, ne ha scritto un altro, ora al vaglio
della casa editrice.
* * *
"Giorni memorabili" di Michael Cunnigham
Ho finito il primo capitolo di questo romanzo
chiedendomi cosa sarebbe accaduto ai personaggi
apparsi in oltre cento pagine, tutti coinvolti nella
vita di uno strano ragazzino che lavorava nella New
York di metà ottocento.
Quindi con attesa e preoccupazione (perché Cunnigham
è fantastico nel sapere creare empatia tra il
lettore e i personaggi di cui narra la storia) ho
iniziato il secondo capitolo.
Mi sono trovato davanti una donna dei giorni nostri,
nella New York moderna.
E per diverse pagine cercavo i collegamenti tra le
due storie, un indizio che mi dicesse quale fosse
stato il destino dei personaggi che avevo imparato
ad amare nel capitolo precedente.
Ho avuto risposta solo alla mia prima curiosità.
Intanto leggevo e mi chiedevo il perché quel
capitolo sembrava un thriller.
Di Cunnigham conosco qualche opera, so che è
bravissimo nello strutturare una trama, nel
permettere al lettore di entrare nella testa del
personaggio e di seguirne le vicissitudini
personali.
Eppure questo thriller funziona e mi sono trovato
incollato a questo romanzo per pochi giorni, il
tempo di terminare il secondo capitolo.
E questi terminava ad un bivio.
Di nuovo la curiosità di sapere cosa sarebbe
accaduto e la certezza, stavolta, di avere delle
risposte. D'altronde l'autore nei suoi libri era
sempre stato incentrato sul passato recente e sul
presente…
Inizia il terzo capitolo e mi ritrovo nella New York
del futuro. E il protagonista di questa storia è un
androide.
Stanco di pormi domande mi sono lasciato andare, mi
sono goduto il viaggio che l'autore ha narrato.
Il libro l'ho finito, anzi l'ho divorato.
Non so dirvi a che genere appartenga e,
sinceramente, poco importa.
So che è una storia (perché, ve lo assicuro, è
un'unica storia) che vale la pena raccontare.
So che è difficile trovare un filo conduttore valido
come quello creato da Cunnigham per legare storie di
diverso genere.
Ora so che Cunnigham è un autore molto migliore,
molto più versatile di quanto avessi potuto
immaginare.
Ora ricordo che un romanzo non deve fornirci tutte
le risposte che abbiamo cercato nelle sue pagine,
che una storia può anche non finire.
Ora ricordo che vale sempre la pena ascoltare chi ha
da raccontare dei "giorni memorabili".
Mauro Biancaniello
http://www.facebook.com/maurobiancaniello?ref=profile
http://nuvolevaganti.blogspot.com
Abbiamo parlato di "Giorni memorabili" di Michael
Cunnigham - edito da Bompiani nella collana
"Tascabili Bompiani"
* * *
Giorni
di Alessandra MR D'Agostino
Non tutti possono vantare in curriculum il
privilegio di essere stati fonte d'ispirazione per
il personaggio di un romanzo. Io sì.
Questo è avvenuto grazie a Alessandra MR D'Agostino,
una talentuosa scrittrice milanese da me conosciuta
attraverso queste nuove vie del Signore che si
chiamano internet e Facebook.
Ma, al di là di come lavora il destino per
incrociare i percorsi delle persone, è affascinante
osservare certi feeling che si vengono a creare in
modo del tutto casuale e spontaneo, portando
ciascuno di noi ad entrare nella vita di un altro
quasi in punta di piedi, perché oggigiorno i
rapporti sono così rari e fragili che basta un
nonnulla per infrangerli.
Ed è proprio di rapporti che parla l'ultima fatica
di Alessandra, un romanzo breve che narra le gesta
di Francesco Belli, scrittore di successo in cima
alle classifiche con il suo ultimo best seller
intitolato, per l'appunto, "Giorni".
Nonostante il momento di gloria, Francesco è un
artista in crisi, che si guarda allo specchio ed è
costretto a ripensare alle persone che ha conosciuto
e ferito lungo il cammino.
A cominciare da Simona, la compagna abbandonata due
anni prima quando era incinta di quattro mesi, per
poter vivere liberamente la sua storia d'amore con
Marco, ovvero il sottoscritto.
Come dice giustamente la scrittrice, le scelte che
ognuno di noi fa hanno un effetto domino sulle vite
degli altri.
Francesco, senza volerlo, è una figura che lascia
dietro di sé dolore, malattia, distruzione.
Non per nulla, quando torna a cercare Simona, la
trova che ha appena scoperto di avere un cancro. Non
per nulla la rivelazione a Marco di un figlio
segreto scatenerà una serie di reazioni che porterà
inesorabilmente verso un tragico finale.
Certe persone sembrano nate per fare del male e il
loro amore non lascia scampo a chi ha l'arroganza di
pensare che "con me sarà diverso".
Anche se si chiama "Giorni", in realtà il romanzo si
svolge in un arco di tempo relativamente breve
durante il quale Francesco ritroverà un figlio e
conoscerà una sorella che non sapeva di avere,
Simona reagirà al suo male con determinazione e,
forse, con l'aiuto insperato di un incontro
fortuito, Marco tradirà il suo amore, ma soprattutto
se stesso, in un impeto di rabbia, pagando a
carissimo prezzo il senso di colpa che lo condurrà
verso una disattenzione fatale.
Alessandra MR D'Agostino ha una scrittura veloce,
asciutta, fatta di dialoghi.
Non le interessa descrivere gli ambienti esterni, le
case, il freddo di una Milano sempre più insensibile
ai drammi personali di chi la abita.
Ad Alessandra interessano le persone, ciò che sono,
come agiscono ma, soprattutto, come interagiscono
tra di loro.
Al di là di quello che pensa di me l'autrice-amica,
io mi sono ritrovato nel personaggio di Marco
Carlini?
Bella domanda. Di Marco ho amato il suo esserci,
quella sua capacità di comprensione e di
disponibilità nei confronti degli altri.
Spesso le persone come lui non sono apprezzate come
meriterebbero, perché sono date per scontate. Solo
quando non ci sono più, ci si rende conto di quanto
valevano e di quanto bene portavano, con la loro
semplice presenza, nelle nostre vite.
Ecco, in questo ho ritrovato parte di me, anche se
tale affermazione potrebbe suonare sia patetica che
presuntuosa alle orecchie di molti.
Alessandra in un'intervista ha detto che Marco è il
personaggio più bello del libro.
Perciò la ringrazio di avermelo dedicato. E la
ringrazio anche perché, in un ipotetico "Giorni -
parte seconda", Marco sarebbe il protagonista
assoluto.
Pur non essendoci più, la sua assenza sarebbe più
forte di qualsiasi presenza, riempiendo i pensieri,
le parole ed i silenzi di tutti gli altri
personaggi.
Alessandra ha fatto a Marco e a me un dono molto
prezioso, perfettamente in linea con il mio
ascendente Pesci: ci ha trasformati in un rimpianto.
Mario Gardini
* * *
Il fardello dei piccoli uomini
Concetta Angelina Di Lorenzo
Edizioni Helicon, 2011
Tre racconti di lunghezza decrescente, ambientati in
tempi e luoghi diversi, accomunati dall'avere per
protagonisti i bambini, con le loro domande, le loro
ingenuità e il loro coraggio: perché proprio di
coraggio necessita il loro "fardello", le situazioni
spesso drammatiche che devono affrontare (la guerra,
le conseguenze di uno tzunami… addirittura
un'immaginata invasione aliena). L'autrice racconta
il mondo dell'infanzia con delicatezza e acume,
senza cadere nella retorica e nella banalità:
penetra con naturalezza nella psiche dei suoi
piccoli personaggi, rendendoci il mondo dal loro
punto di vista. Particolarmente interessante, a mio
avviso, l'ultimo racconto che tratta di un tema di
stretta attualità: la multicultura e il rapporto tra
italiani e immigrati, un rapporto fatto spesso di
diffidenza e luoghi comuni, ma che può risolversi
anche in amicizia e solidarietà.
Massimo Acciai
* * *
"Il risveglio dell'anima"
di Mariella Siviglia
Curiosando Editore
Pagg. 63
ISBN: 978 88 904990 2 9
€ 7.00
Attraverso questo libro l'autrice Mariella Siviglia
ci accompagna nelle vicende perigliose che hanno
caratterizzato la sua vita già fina dalla più tenera
età.
A tre anni contrae la poliomelite e successivamente
si accorge di essere sieropositiva.
Punto forte della sua persona è il fatto di voler
ugualmente un bimbo o bimba ed effettivamente
partorisce una bella bambina e sarà proprio grazie a
sua figlia che riuscirà a perseguire i vari
obiettivi che si è prefissata durante la sua vita.
Certamente l'autrice dovrà affrontare non poche
difficoltà, ma la sua costanza e la voglia di vivere
l'aiuteranno non poco.
"Il risveglio dell'anima" è un libro adatto a coloro
che non vogliono rinunciare a vivere, nonostante il
destino sembri essergli avverso.
"Il risveglio dell'anima": un libro che è un esempio
di vita.
Recensione di Sara Rota
* * *
Idolo Hoxhvogli
Introduzione al mondo. Notizie minime sopra gli
spacciatori di felicità
Scepsi & Mattana di Cagliari
SCHEDA LIBRO
Nota bio-bibliografica dell'autore
Idolo Hoxhvogli (1984) è nato a Tirana e vive a
Porto San Giorgio. Si è formato all'Università
Cattolica di Milano. I suoi scritti sono presenti in
numerose antologie e riviste italiane e straniere,
tra cui "Gradiva International Journal of Italian
Poetry" (State University of New York at Stony Brook)
e "Cuadernos de Filología Italiana" (Universidad
Complutense de Madrid).
Nota di Pierluigi Monello
Avendo udito da certi scienziati che il mondo manca
di profondità, venditori e fabbricanti di oggetti si
proposero allora di ricoprirlo. Detto fatto, la
superficie fu pavimentata, riempita di cose e
disseminata di altoparlanti. "Città dell'allegria",
venne chiamata. Liete del baccano, che impediva di
sentire alcunché, masse ebeti di umani presero ad
accalcarsi. Alcuni per comprare, altri per guardare,
altri solo per applaudire. Il peggio venne quando,
abbagliati da un sorriso di bocca, i più scelsero
come sindaco il padrone degli altoparlanti. Venuto
da un oltremare antico, lo sguardo fisso, il
viaggiatore vide tutto questo. Volle informare il
mondo che il dritto ha sempre il suo rovescio, e il
mare ha sempre un'altra sponda. Una scintillante
fenomenologia del presente e dei suoi impazzimenti
osceni, una caustica esplorazione del pensiero breve
e del comunicare banale, una scrittura densa e
guizzante, una denuncia mite e spietata.
Citazione dal testo
"Questo è un romanzo di successo. La frase
precedente è l'incipit. Faccia attenzione, si lascia
leggere d'un fiato, altrimenti non sarebbe un gran
romanzo, ma una vecchia barba che puzza di polvere.
La narrazione scorre. Non si fermi. Non cerchi di
capire riflettendo. Ogni frase di quest'opera - che
sarà premiata a più riprese e bisognerà
disseppellire dalle targhette - una volta letta è
letta per sempre, mai più bisognerà buttarci sopra
gli occhi. È un gran romanzo talmente grande che non
c'è bisogno di leggerlo più di una volta, perché
tutto è chiaro sin dall'inizio. Non ci sono più
livelli di lettura. Un'opera di successo non si
permetterebbe mai di tener nascosto qualcosa. Con
impegno, ogni anno che passa, mette in mostra
onestamente il proprio nulla. È un gran romanzo,
talmente grande da pesare due chilogrammi, così
leggero da non pesare in testa con strane
riflessioni. È un po' radical, un po' chic, a volte
radical chic. È attento al sociale mentre strizza
l'occhio ai potenti. Usa un linguaggio politicamente
scorretto, ma in maniera corretta. È un volume già
digerito e defecato. Appena si è seduto sulla tazza,
l'ha terminato. Scorre bene. Il romanzo è finito. Le
serve ora della carta, che non le manca: ha tra le
mani cinquecento strappi".
* * *
Jane Eyre. Una rilettura contemporanea
Di Lorenzo Spurio
www.lulu.com, 2011
Un omaggio alla grande Charlotte Brontë da parte di
un appassionato e attento lettore di "Jane Eyre", un
classico intramontabile della letteratura inglese e
mondiale. L'analisi di Spurio segue in parallelo il
testo madre della Brontë, un prequel ("Il gran mare
dei Sargassi" di Jean Rhys) e un sequel ("Charlotte,
l'ultimo viaggio di Jane Eyre, di D.M. Thomas)
moderni, confrontandoli con una riscrittura
horror-fantasy ("Jane Slayre" di Sherri Browning
Erwin, con un'intervista all'autrice) ed una
riscrittura da un'altra angolazione ("La bambinaia
francese" di Bianca Pitzorno). Molti sono infatti
gli autori e le autrici che hanno omaggiato "Jane
Eyre", parodiandolo, riscrivendolo, aggiungendo
scene nuove (il capitolo finale è dedicato appunto a
queste opere "figlie") a testimonianza della grande
influenza avuta dal testo madre sulla letteratura
successiva e sull'immaginario di moltissimi lettori.
Spurio nel suo libro segue le varie tematiche
presenti nel testo madre e nelle altre opere: la
tematica della pazzia, quella dell'esotismo, della
questione razziale, eccetera. Un invito alla lettura
che non può, al termine del libro, stimolare la
curiosità verso questo classico (e i suoi derivati)
in chi come me non lo ha mai letto.
Massimo Acciai
* * *
Julia
Luisa Galano
Albatros
Tutto ciò che è alla base non si può ignorare.Tutto
ciò che vogliamo ignorare esige attenzione,
soprattutto quando a parlarci è il nostro cuore. Non
ci si può sottrarre al dolore, si può scegliere di
non ascoltarlo senza però avere la possibilità di
poterlo esorcizzare. In "Julia" il dolore lo si
guarda in faccia. Questo romanzo è un accorato
flusso di pensieri profondi, sofferti, dove si
avverte la voglia di credere ancora se non
nell'amore almeno in se stessi. Parole forti e
delicate allo stesso tempo. Parole che accarezzano e
feriscono ma che non lasciano indifferenti. Pensieri
che prendono forma e significato, un significato che
è vita. Vita da esperire nonostante tutto. Se la
sofferenza ha un senso è quello di ricostruire la
propria identità, troppe volte schiacciata e
umiliata. Anche negli abissi si può intravedere la
luce ma bisogna credere in qualcosa o qualcuno.
Julia crede.
* * *
Le strane abitudini del caso di Giuseppe Pompameo
Scrittura & Scritture, Napoli, 2011, pp. 86
ISBN: 9788889682388
Prezzo: 8,00 Euro
Recensione di Lorenzo Spurio
E' indescrivibile la potenza di questo libro di
appena ottanta pagine nel far sognare il lettore,
accompagnandolo a braccetto in storie suggestive,
completamente originali, che si situano a metà tra
realtà e fantasia. Se per 'fantastico' intendiamo
streghe con poteri sovrannaturali, gesta eroiche
tecnicamente impossibili, o viaggi nel tempo allora
è doveroso dire che non c'è niente di tutto ciò in
questa silloge di racconti. L'interesse dell'autore
è, infatti, tutta rivolta ad indagare dove termina
il sogno, la proiezione delle idee, e dove inizia
invece la realtà. Si tratta di un'indagine non di
poco conto in cui i vari protagonisti delle storie
finiscono per mescolare i due mondi, ribaltarli o
per farli contaminare di continuo. E' ciò che
succede a Francesco, detenuto in un carcere
dell'isola d'Elba, innamorato della bella Adelina
che, però, al momento della sua uscita dal carcere,
non la trova più e non trova più nessuna traccia di
lei, quasi che al lettore venga da pensare che
l'intenzione del narratore sia in realtà quella di
depistarlo. Ci chiediamo, così, Adelina esiste? E'
mai esistita? Oppure è solo un pensiero ossessivo di
Francesco, una sorta di frustrazione del pensiero
che si è radicata tanto da non consentirgli di
vedere la realtà? L'autore non dà risposte. Ma
l'esempio più eclatante e interessante di amore
platonico è forse quello contenuto in "Eravamo
sogni" in cui lo stesso titolo rinvia a una
dimensione onirica e surreale. Ma la realtà e la
fantasia, sembra suggerire l'autore, non possono
convivere. Dove finisce l'una, inizia l'altra e
viceversa. Ludovico P. e Sara G., protagonisti di
questo racconto, affiatati e ricambiati amanti della
rete, non finiscono neppure per riconoscersi nel
loro primo incontro reale. L'idea dell'amore e
l'amore in sé sono due cose diverse. L'idea,
qualcosa di immateriale, un concetto, è una nostra
produzione, personale, mentale, mentre la realtà si
caratterizza per la sua oggettività e per la sua
fruibilità a tutti.
Particolarmente avvincente è anche l'illusionista
Alfonso Ruiz nel racconto "Le cose che restano".
L'illusionismo, la magia, la fascinazione, la
sorpresa e la meraviglia, sono campi dell'ignoto e
interessano il nostro inconscio. La madre di Alina,
quest'ultima innamorata di Alfonso, la metterà
subito in guardia: "[Gli illusionisti] per farti
sognare te li rubano,i sogni, e dopo, te li vendono
col trucco, senza mai svelarti il segreto" (66-67).
Non c'è dunque da fidarsi della nostra componente
fantastica, immaginativa, irrazionale perché essa
mina quella razionale con inganni, enigmi, segreti e
trucchi che la ragione stessa non riesce a spiegare.
In "L'aria del pomeriggio", un racconto brevissimo
che condivide con gli altri lo stile spigliato e il
linguaggio condensato ma in certi tratti quasi
elettrico, Pompameo ci mette dinanzi a
un'interessante storia costruita sul doppio,
sull'alter ego, su quello che è e quello che non è,
utilizzando una diffusa credenza popolare
sull'esistenza del sosia di ciascuno di noi. Ma è
molto probabilmente il primo racconto della silloge,
"La città incantata", il più lungo a rappresentare
al meglio le tematiche care all'autore. Leggendolo,
vorremmo che non finisse mai e che si prolungasse
all'infinito per meglio comprendere le motivazioni
di quell'attesa di tutta la cittadinanza di Napoli
in un giorno di festa. L'atmosfera è assopita e in
uno stato quasi di sonnambulismo; il singolare caldo
afoso del dicembre del 1977 rende tutti un po' più
deboli, strani, inspiegabili. In quella giornata si
intrecciano due storie, quella dell'attesa della
cittadinanza di un cambiamento, di un qualcosa che
accada e quello di Antonio Coppa, venditore
ambulante di ombrelli, un personaggio quasi
pirandelliano e dalla componente visionaria
particolarmente sviluppata. Quel giorno, il 7
dicembre 1977, dopo 7 anni rincontrerà la sua amata
ma ben presto il lettore si rende conto che c'è
qualcosa che non convince; la lei non esiste, è un
fantasma, è una sorta di ombra che proviene dal
ricordo e che si è pietrificata nel cervello del
personaggio. La città partenopea, con il suo Golfo,
il suo Lungomare e una serie di altri riferimenti fa
da scenario all'intera vicenda dove sempre si
sottolineano due cose: l'attesa (che è sinonimo di
felicità e preferibile al momento, all'evento in sé)
e le alte temperature che rendono tutti scontenti e
sofferenti. Il lettore, come gli stessi personaggi
della storia, resta fermo nella convinzione che
"qualcosa doveva succedere" (23) ma non ci
capacitiamo mai cos'è quel qualcosa.
Pompameo è però attento al mondo enigmatico della
temporalità: da per tutto nel corso della silloge ci
sono riferimenti a minuti, ore, giorni, mesi ed
anni, quasi a voler evidenziare il comportamento
umano sempre pronto a ricondurre tutto a schemi,
strutture, a misure quantitative. Ma, come ha
insegnato Bergson e poi la teoria della relatività,
il tempo non può esser relegato alla componente
razionale dell'umano perché, in fondo, ha in se
stesso qualcosa di ambiguo e di indecifrabile. E'
per questo che l'autore impiega espressioni
linguistiche che sottolineano discordanze temporali,
anacronismi o semplicemente distorsioni,
rallentamenti o accelerazioni come quando dice: "per
ogni minuto che mancava, pareva che fosse già troppo
tardi" (14). Questa particolare indagine del tema
del tempo si allarga però anche al tempo fisico,
quello meteorologico, con riferimento a presagi,
previsioni etc. In "La città incantata" però, dopo
varie settimane di canicola nel mese invernale
(altro anacronismo), tutti attendono l'arrivo della
pioggia o, almeno di un vento rinfrescante, ma
quando nel Golfo, in lontananza si vede passare una
nave che solca un mare in tormenta, tutti si
augurano che ritorni il bel tempo. C'è qui un
riferimento, voluto o no non saprei dire, alla
famosa Ballata del vecchio marinaio di T.S.
Coleridge dove l'irragionevole uccisione di un
albatros da parte del marinaio porta a un improvviso
cambio climatico e poi alla morte di tutta la
ciurma, tranne il marinaio.
Pompameo si esprime alla perfezione con il racconto
breve, fondendo un linguaggio semplice ed
accessibile a tutti con divagazioni e pensieri che
potrebbero ad una prima analisi sembrare quelli di
un bambino ma che, in fondo, celano tematiche più
complesse. Lodevole è il modo in cui l'autore è in
grado di accompagnarci nel mondo del sogno per poi
negarci che quello era un sogno o, al contrario, di
offrirci una storia completamente realistica per poi
renderci conto che non è altro che una frustrazione
o un'ossessione mentale del protagonista. In tutto
questo è l'anomalia, la stranezza, l'enigma e
l'ambiguità a fare da protagonista come richiama lo
stesso titolo della silloge e, ovviamente, è il
Tempo a regnare indiscusso su tutte le storie. S.
Agostino scriveva: "Chi oserebbe dirmi che non son
tre i tempi, come abbiam imparato da piccoli e
insegnato ai piccoli, passato, presente e futuro, ma
uno solo, il presente, dal momento che gli altri due
non esistono?". Pompameo, con la sua scrittura, ci
fa riflettere su questa considerazione del grande
mistico, districandosi tra due temi fondanti: il
ricordo (il passato) e l'attesa (vigilia e del
futuro). Congratulazioni per questo gioiello.
GIUSEPPE POMPAMEO vive a Napoli dove svolge attività
di editor e di consulente editoriale. Scrive per il
teatro e insegna scrittura creativa. Suoi testi
saggistici e narrativi sono apparsi sulle riviste
letterarie "Quarto Potere" e "L'isola". Collabora,
altresì, con la Fondazione Premio Napoli. Nel 2010
la sua raccolta di racconti Il rumore bianco
dell'inverno è stata segnalata dal Comitato di
Lettura della XXIII edizione del Premio Letterario
"Italo Calvino".
LORENZO SPURIO
Jesi, 7 Ottobre 2011
* * *
CULLA SULL’OBLIO
TITOLO: CULLA SULL’OBLIO
GENERE: romanzo breve con in appendice un racconto
epistolare
AUTORE: Luigi Trisolino
PAGINE: 80
TRAMA: Vanni, il protagonista del romanzo breve
“Culla sull’oblio”, giovane praticante avvocato,
riceve una telefonata con la sola notizia di una
lettera da una persona importante del suo passato.
Senza indugi e molto avventurosamente parte alla
ricerca della verità circa la i sentimenti e la vita
della mittente di quella lettera. Da questo viaggio
azzardato, strambisticamente, riceverà un
non-ritorno e uno stravolgimento psicoesistenziale.
Amori e ossessioni, voglia di libertà incompresa
persino a se stesso, sesso e poesia, nonché tragiche
notizie e riflessioni profonde accompagneranno la
vita del giovane e il cammino del lettore nel suo
immergersi profondo nell’opera.
IL PERCHE’ DELL’OPERA: <<Dare respiro alla fantasia
e al mondo icastico che s’erge dentro me,
trasportare me che la scrissi e i lettori che la
leggeranno, in quell’indefinito ma inconfondibile
senso di sublime che aleggia nel profondo di ogni
animo umano, facendo vivere dalla prosa di un
romanzo la magia e le immagini, oserei dire le
spiagge della poesia. Tra umorismo, che pure è
presente al limite della quotidianità, tra tragedia
del vivere, confusione esistenziale, tra contorsioni
sentimentali che infine sembrano dileguarsi in una
riflessione più matura sulle essenzialità del nostro
vivere, e accenti sui rapporti verticali tra padre e
figlio……. Auguro a tutti un’aulente lettura!>>
(Luigi Trisolino)
* * *
Recensione a "L'uomo che
sfuggiva la morte" di Massimo Acciai
[leggi il racconto]
Se un racconto è, almeno nella nostra accezione, una
cronaca di qualcosa di particolare che accade nel
continuum temporale, "L'uomo che sfuggiva alla
morte", di Massimo Acciai, ti cattura subito con un
buon inizio.
"... ma c'era tra la folla quella nera signora
stanco di fuggire la sua testa chinò:
"... Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua! ..."
Il racconto è certamente ispirato al testo
"Samarcanda", del musicista-poeta R. Vecchioni, come
del resto si evince dall'iniziale citazione
dell'autore. Metafora dell'angoscia di morte, della
umana ricerca di un'eternità agognata, ma anche
temuta. L'uomo del racconto possiede il dono (o la
maledizione?) della preveggenza, sa dove "non deve
andare", e scansa abilmente la falce che sta per
abbattersi su di lui. Ma il dono è anche condanna,
l'uomo è costretto ad un perenne pellegrinare,
"sempre straniero" sotto cieli stranieri; aggrappato
a sogni premonitori, solo tra generazioni che si
rinnovano, stretto all'albero della vita, cercando
di respirarne la linfa, "il contatto buono con la
terra e con le radici dell'esistere".
E tuttavia al passare del tempo non si sfugge. Sorta
di "Ritratto di Dorian Gray", la "turpe vecchiaia"
segna le sembianze dell'uomo che schiva la Nera
Signora; è lì, a deturpargli il volto, a ricordargli
l'ineluttabilità e la disgregazione operata dai
giorni che si susseguono, e lo induce al dubbio:
meglio sarebbe forse smettere di fuggire ed andare
incontro all'ignoto "al di là.
Poiché è difficile rinunciare alla vita, il
pellegrinare si protrae senza fine, con lo sberleffo
alla Nera Signora, fin quando il viaggio può ancora
continuare, anche senza la speranza del superamento
del limite mortale. Il protagonista, eternamente
vivo, ma non eternamente giovane, sfugge agli
agguati, riflette sull'inevitabile fine
dell'universo e si concede un momento di poetica
malinconia nell'immagine della scultura di un
vecchio abbarbicato all'albero della vita che
nessuno di noi vuole abbandonare pur nei disagi
inevitabili dell'età avanzata. Perché la vita è
sempre e comunque vita. Non morire significa, però,
rimanere fermi - nonostante i viaggi e i continui
spostamenti per sfuggire al destino - non scoprire
ciò che tutti noi, prima o poi, dovremo scoprire,
cioè che cosa sta al di là.
Purtroppo il finale delude una così buona premessa,
sembra risolto in fretta, per dare una chiusa e
un'apparente svolta contenutistica. Non c'è il senso
della vita in questo racconto amaro, solo il senso
di finitezza, la fuga perenne verso un'eternità
artificiale, in una quotidianità perturbante, nel
tentativo di esorcizzare angosce e paure ancestrali.
Perché non sviluppare lo spunto del racconto e farne
un suggestivo, "calvinistico" romanzo surreale?
Lo stile è scorrevole, appesantito da qualche
evitabile ripetizione. Buono è il ritmo narrativo,
non c'è una trama vera e propria, ma un susseguirsi
di immagini dinamiche che danno il senso della fuga;
mentre memorie, riflessioni, digressioni, traslano
in una sorta di incubo sognato.
Patrizia Poli e Ida Verrei
* * *
"Terzo millennio: scoperta di Dio e del Segreto
della Creazione"
di Ivana Mucciola
Edizioni Helicon
Pagg. 153
ISBN: 978 88 64660 92 9
€ 15.00
Attraverso questo libro l'autrice Ivana Mucciola ci
porta a conoscenza di un mondo in cui ognuno di noi
vive, un mondo in cui la felicità si può
raggiungere, ma non senza prima avere sofferto un
po'.
D'altra parte l'essere troppo ed eternamente felici
sarebbe noioso.
Come raggiungere questo senso di gioia e
beatitudine?
I mezzi sono i più svariati, ma l'autrice si
sofferma principalmente ad affrontare l'aspetto dal
punto di vista religioso: religione cattolica,
musulmana, protestante; ognuna in grado di
emozionare e "regalare" quel qualcosa di cui tutti
hanno bisogno per vivere: il credere a qualcuno al
di sopra di essi, senza bisogno di esaltazione.
In "Terzo millennio: scoperta di Dio e del Segreto
della Creazione" viene affrontato un tema di Fede un
po' diverso dal solito, in quanto ci si sofferma
molto anche sull'aspetto psicologico e privato.
Il pensiero fondamentale su cui si basa tutto il
libro è basato sul bisogno, sulla necessità di
essere tristi, ma non scoraggiati per poi arrivare a
conoscere la felicità, che in realtà fa parte di noi
esseri umani, sempre.
Il libro è strutturato in sezioni: religiose,
storiche, psicologiche ognuna delle quali mostra
esempi esplicativi dai quali prendere spunto per
riflettere ed argomentare il proprio credo.
"Terzo millennio: scoperta di Dio e della
Creazione": un libro diverso dal solito, scritto con
semplicità, adatto a tutti coloro a cui piace
elaborare il pensiero altrui, soffermandosi su
concetti importanti, in continua crescita ed
evoluzione.
Recensione di Sara Rota
Il mio saggio "TERZO MILLENNIO, scoperta di DIO e
del Segreto della CREAZIONE" è sostanzialmente di
natura psicologica perché è il risultato di
un'attenta osservazione del comportamento umano
durato decenni. Ma il figlio ha sempre qualcosa del
Padre, perciò ho intravisto dei comportamenti simili
che riguardano DIO ed un padre qualsiasi, ma la
differenza sostanziale, la fa la conoscenza che
quando è perfetta, impedisce gli errori. Mai una
persona che ha la massima conoscenza, prende la
strada dell'eccesso come quella della società dei
consumi degli ultimi decenni. Importante è il
concetto del BISOGNO, l'energia che entra in noi,
crea squilibrio e per ristabilire l'equilibrio, ci
costringe a fare qualcosa, è il SIMBOLO DELLA
CRESCITA e DEL PROGRESSO, ma a l'uomo non piace
perché è proteso solo verso la soddisfazione e non
può procurarsi il bisogno. Può essere paragonato ai
numeri negativi dell'algebra, anch'essi necessari
per fare della matematica una scienza esatta. La
Felicità, forse la raggiungeremo quando la
psicologia diventerà una scienza esatta, ora ha
capito ancora troppo poco, respinge il bisogno. Ora
provate solo ad immaginare le conseguenze di questo
pensiero: sarà forse il grande cambiamento
psicologico che, si dice, avverrà nel 2012?
Ivana Mucciola
* * *
Autore: Ilaria Mainardi
Titolo: The day is yours. Kenneth Branagh
Editore: Siska Editore
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 4,90 euro
Pagine: 59
"André Bazin, in un capitolo del suo celebre saggio
Che cosa è il cinema?, scrisse che la peculiarità di
Humphrey Bogart non consisteva in una straordinaria
forza fisica o nella sorprendente agilità, quanto
piuttosto nella capacità di incassare i colpi e
nella prontezza con la quale era in grado di
replicarvi.
Mutuando l'immagine da quella del celebre divo
statunitense, anche Kenneth Branagh, attore per
vocazione e studi, regista per i casi della vita, ci
appare come il personaggio di un romanzo di Philip
Roth: irrisolto, incompiuto, sul baratro eterno di
un salto impossibile.
Il suo irresistibile fascino, la sua (auto)ironia e
la potenza di una tecnica impeccabile, molto più che
la costruzione divistica del personaggio da
rotocalchi, ne marcano chiaramente il percorso
artistico.
Tuttavia l'attore/regista di origine irlandese, come
pochi altri prima di lui, subisce, fin dai precoci
esordi sui palcoscenici inglesi, un singolare
ostracismo critico, sulla cui natura ci è sembrato
superfluo riflettere.
Ciò che ci proponiamo di fare con questo lavoro,
incompiuto come lo può essere un atto di
riconoscenza ed amore, è piuttosto dire la nostra
sulla figura e sull'opera di Kenneth Branagh, a
nostro avviso, uno dei maggiori interpreti
shakespeariani di questo secolo e dell'altro.
Lo faremo attraverso un racconto che si snoda di
suggestione in suggestione, non incentrato sui
singoli lavori, ma catalizzato dalla forza
espressiva e dalla perizia tecnica che Ken dimostra,
sia che resti attore, sia che scelga di passare
dietro la macchina da presa.
Parleremo dunque di alcune trasposizioni da
Shakespeare come della sorpresa Thor. Accenneremo
all'importanza della visione d'insieme per
comprendere appieno la ricerca che sottende il
percorso artistico di Branagh e concluderemo laddove
ci è sembrato doveroso individuare un caposaldo
della sua riflessione antropologica e sociale:
Sleuth, interpretato da Michael Caine e Jude Law e
sceneggiato dal Premio Nobel, Harold Pinter."
Dott. ssa Ilaria Mainardi
In questo corposo ma pur agile saggio che prende le
fattezze di un ebook, distraendoci, per un attimo,
dai rituali cartacei delle nostre letture abituali,
l'autrice si assume l'onere di comporre una sintesi
delle diverse e multiformi sfaccettature della
figura di Kenneth Branagh, uno dei migliori
interpreti del genio shakesperiano di tutti i tempi.
Non soffermandosi solo su un'opera ed una soluzione
scenica, ma regalandosi al lettore senza troppe
pretese accademiche ma con un'incredibile competenza
tematica un bagaglio conoscitivo direi quasi
completo, Ilaria Mainardi ci racconta quella che è
stata la vita dell'attore compendiandola nelle sue
scelte artistiche, in uno sforzo di coesione ed
esplosione, come in una fusione in cui atomi di
passione e bravura arrivano al centro del nucleo
scomponendosi in una struttura di linguaggio scenico
e rappresentativo delle più suggestive.
L'autrice intuisce il salto necessario tra la parola
scritta e la funzione scenica, ma ne fa un tutt'uno,
raccontandoci la vita di un uomo che ha portato
fuori dal Globe un'emozione senza tempo, destinata a
durare in eterno, così come era la volontà del suo
mentore preferito, Shakespeare. Lasciandoci
condurre, dunque, sulle suggestive scelte di Branagh,
questo saggio dissimula bene la predilezione della
sua scrittrice per il suo soggetto che arriva a noi
lettori come un artista maturo e ribelle, che vuole
certamente stupire affabulando con le sue parole e
la sua voce un pubblico sempre nuovo e sempre
destinato a rimanere sedotto. Una lettura
piacevolmente dotta, non priva di ironia.
Un occhio di riguardo, anche alla scelta editoriale
di condurre sul filone della nuova scommessa
multimediale, ovvero quella degli ebooks, un
soggetto così classico.
di Maria Cristina Famiglietti
Ilaria Mainardi nasce a Pisa, dove si laurea in
Cinema, Musica e Teatro. Ha pubblicato un piccolo
saggio di argomento teatrale contenuto in ''Omaggio
a Pasolini. Na specie di cadavere lunghissimo'', Bur
(2006).
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Un incontro d'AmorE di Antonio Capolongo
Narrativa (Contemporanea)
www.arduinosacco.it
Ti cattura fin dall'introduzione, diretto e sobrio.
Il registro aulico conduce il lettore in
un'atmosfera dai tratti antichi. Quando la storia
diventa vivida è impossibile non sentire le emozioni
che vivono Sofia e Marcello palesarsi sul proprio
corpo, attraverso brividi e, in certi punti,
sobbalzi del cuore. È triste, è romantico, è
inverosimile e. commovente. Fino alla fine tiene il
lettore ancorato alle pagine del libro e lo rende
ansioso di partecipare alla sorte dei due
protagonisti.
Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in
provincia di Napoli, nel 1968. E' laureato in
Economia e Commercio e lavora presso una società per
azioni ma il percorso "logico" non ha occupato tutta
la sua vita... La passione per la scrittura affiora
in lui nell'anno 2007, quando incomincia a dedicarsi
sia alla prosa che alla poesia. Un incontro d'AmorE
è il suo primo romanzo.
Arduino Sacco Editore
Titolo: Un incontro d'AmorE
Autore: Antonio Capolongo
Genere: Narrativa (Contemporanea)
Anno: 2011
Prezzo: ? 14.90
Pag. 150
Form. 202 x 130 (mm.)
Spessore: 10 (mm.)
ISBN - 978-88-6354-395-7
Art director: Carlo Alberto Cecchini
GRUPPO REDAZIONALE Parva Inutilia Management
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È in uscita la nuova silloge poetica di Enrico
Pietrangeli edita con la CLEUP di Padova e dal
titolo "Mezzogiorno dell'animo". La raccolta
si suddivide in dodici sezioni compiendo un
ciclo sul dolore con testi perlopiù compilati a
partire dall'epilogo di un altro ciclo, quello della
scorsa rassegna estiva di poesia e bicicletta
denominata
CicloInVersoRoMagna 2011, manifestazione da cui
prende spunto lo stesso incipit del libro e che, per
il secondo anno consecutivo, ha visto l'autore
operare a fianco di Gloria Scarperia insieme ad
altri alternatisi.
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"Totalitarismo, democrazia, etica pubblica. Scritti
di Filosofia morale, Filosofia politica, Etica" di
Federico Sollazzo
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