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Recensioni varie
The Excusers: recensione del
nuovo EP
Esiste una certa coerenza
tecnica in un gruppo emergente, una band che
costantemente è tesa verso una ricerca musicale
per una progressione dello stile. Approdare al
secondo ep con le idee ben chiare in uno stadio
complessivo dell'arte musicale di genere rock,
semplificando e ampliando al massimo lo spettro, è
cosa da pochi: gli Excusers sono autonomi e non
vogliono essere ascritti a nessun tipo di
categoria. Il nuovo album, la copertina è molto
interessante da vedersi e si fonda su un messaggio
implicito di riscatto giovanile nella
rappresentazione di un bambino che cammina in una
grande piazza, Piazza Duomo, in mezzo a una folla
quasi indifferente, ci riporta sulle note di un
rock maturo, seppure tecnicamente pronto a essere
messo in discussione per un suo miglioramento.
Qualcuno asseriva che è immutabile la voglia di
cambiare ed è proprio occasione di dirlo per gli
Excusers in cui lo stile afferma in sé la volontà
di progredire e di avanzare artisticamente, mai
sazi di rimanere ascrivibili a una categoria
ingabbiante e statica. Il rock diventa movimento
vitale nel nuovo Ep tanto da assommare su di sé,
con equilibrio e consapevolezza, mai a caso,
diversi generi per trovare una sintesi che sia
un'evoluzione autonoma a livello artistico. Si
assapora, così, una commistione di generi che
fanno della musicalità del gruppo un'elaborazione
plurale e complessa, mantenente una certa costanza
nel timbro, nel sound, nell'armonia tra strumenti
differenti. Il Folck, l'elettronica, il jazz
lasciano spazio, pur mantenendo una loro presenza
alla radice, al rock, un alternative rock che si
erge sulla sinfonia di strumenti tipici delle band
storiche con una costruzione estetica artistica.
Si varia, e questo lo si percepisce nel progredire
dei testi attraverso un utilizzo completo delle
potenzialità acustiche degli strumenti, da
un'esecuzione più complessa ad una più astratta,
dando autorevolezza a una produzione ricca di
risorse e di risvolti artistici futuri.
Chi volesse conoscere il gruppo in modo più
completo e approfondito, apprendendo anche le date
delle serate in cui si esibiscono, può accedere
alle seguenti pagine:
http://www.soundcloud.com/excusers-1
http://www.facebook.com/Excusers
Foolish Wisdom: tre pezzi per un rock complesso
Recensiamo un gruppo musicale giovanile
milanese, i Foolish Wisdom, il cui genere può
riprendere l'ecletticità del rock seventies. Chi
volesse riceve maggiori informazioni, conoscere
più approfonditamente, o sapere le date delle
esibizioni della elettrizzante band basta che vada
a dare uno sguardo al sito ufficiale:
http://www.myspace.com/foolishwisdom1
Vi diamo un assaggio della loro tecnica e della
loro coerenza stilistica ed estetica.
That's The Way It's Gonna Be
E' un pezzo che è una ricerca musicale molto
vivace ed elettrizzante. Se vogliamo proprio
ascrivere a un genere il primo brano di una triade
di composizioni musicali dei Foolish Wisdom,
giovanissimo gruppo che esprime una contaminazione
dei generi.
Il testo ricalca molto nella sua cadenza e nella
sua espressività quello tipico del genere garage
seppure esteticamente ci affianchiamo anche al
lo-fi data la natura grezza del timbro musicale e
dell'esecuzione. Siamo fuori dalla canonicità del
rock, seppure si tenda a rifarsi al genere
classico. Le pause dettate dal rullare della
batteria e dal rombo delle chitarre danno una
visione di un rock seventies, una sua evoluzione
più progredita e progressiva emancipata rispetto
alle categorie canoniche e autonoma nello stile.
Si nota anche qualche derivazione di un rock più
disimpegnato, quasi di evasione, ma fermo e deciso
nella sua connotazione estetica e nella sua
tecnica coerente: possiamo parlare anche di un
surf rock, ritornando a un sound leggero ma
avanzato con accentuata presenza di un backbeat
presente nel rollio della batteria.
Let me say
Dal titolo si annuncia quasi una richiesta di
esprimere liberamente ciò che si vuole dire. La
tenuta del brano ritrova una ripetitiva di
concetti che affermano e confermano una musicalità
di accompagnamento con un sound deciso e incisivo.
È vivo lo stile garage con delle influenze
particolari del Blues Rock, che non può essere
considerabile, ascoltando la produzione del brano,
una semplice sommatoria tra due generi ma, bensì,
come originale e autonomo nella ricerca. Esiste
una certa coerenza tecnica dell'esecuzione che si
accompagna a una ripetitività lirica e poetica del
testo con refrain dove non c'è un'invadenza della
rumorosità degli elementi ma, bensì, una semplice
armonia tra i medesimi. La voce, come sempre, si
evidenzia e tende a sollevarsi, senza imporsi in
modo scisso, rispetto alle note emesse dalle
chitarre e dalla batteria.
Got To Break My Chains
Possiamo dire che nel terzo brano si assaggia
la vera eterogenesi dei generi dei Foolish Wisdom
che certamente nascondono nel proprio back stage
una ricerca accurata portata a un'evoluzione
compositiva sempre presente, una coerenza
stilistica del timbro autonomo della loro
produzione e, infine, una tensione estetica tipica
di un rock che vuole diventare forma d'arte, pur
rimanendo nella sincerità e nell'immediatezza dei
suoni. Siamo difronte a un rock maturo, tra un
progressive, un beat e alcune visioni di garage
soprattutto nella purezza del rumore deciso e ben
governato degli elementi. Il testo ripete continue
frasi che diventano concetti principali di un
messaggio che diventa più incisivo attraverso il
supporto della musicalità. Si apprezzano citazioni
di un genere progressivo di un rock che esce dalle
stecche della propria origine blues per approdare
in una complessità più variegata e sincera della
composizione, della melodia e dello stile.
descrive il fatto che questo genere rappresenta la
progressione del rock dalle sue radici blues, di
matrice americana, ad un livello maggiore di
complessità e varietà compositiva, melodica,
armonica e stilistica.
HOT GANG
È un gruppo tutto al femminile quello che
inaugura la serata firmata Thisis Whenmusicattacks
al Sacrestia. Quattro sono gli elementi che si
esprimono sul palco con tonalità di voci
differentemente calibrate e presenti durante
l'esibizione. Il debutto è decisivo dal punto di
vista strumentale, seppure la tecnica sia
suscettibile di miglioramenti e necessiti di una
ricerca, che certo non mancherà da parte loro. Se
all'inizio si può essere indotti ad affermare che
il repertorio è limitato alla cover si può anche
dire che esiste e sussiste una coerenza esecutiva
tale per cui vengono proposte rivisitazioni e
riadattamenti musicali interessanti e autonomi dal
punto di vista artistico. La batteria sovrasta
fortemente e si impone, a volte superando la
vocalità, che non manca ma avrebbe necessità di
essere più decisa, dando una caratteristica unica
al genere perseguito con maturità: quello del
beat, di un rock variegato dai ritmi cadenzati e
veloci. Tutto questo risulta essere
un'intelligente elaborazione del rock di un
repertorio accuratamente scelto per rappresentare
un'intera letteratura musicale. L'eterogeneità dei
generi, poi, porta ad approdare a un taglio indie
del suono. Il Beat si ripropone anche nei testi di
propria produzione, non ne mancano, dando un volto
ancora più autodeterminato del gruppo. La batteria
prosegue a rullare sulle note di chitarre che si
intrecciano e assicurano il pubblico su un work in
progress artistico volto a dare ancora più
sostegno all'anima del genere: un rock rollante,
appunto.
BUT WHAT'S
È un indie in evoluzione, lo si percepisce,
quello di un gruppo mai stanco di approdare
definitivamente in un genere troppo ingabbiante.
Si scorgono stili compositi, che assicurano una
maturità artistica tale per cui possa esserci un
futuro scenario rinnovato nel genere. La tecnica
musicale utilizzata riprende diversi spunti, per
esempio un lo-fi, quella patina di rudezza che
sola può dare un'atmosfera e una liricità
particolari, e un math rock, si avverte in alcune
sonorità la struttura ritmica complessa ed
insolita, fuori dalla dimensione canonica rock,
supportato da una raffinata e attenta
sperimentazione. Esteticamente si percepisce la
vitalità e l'energia di un genere composito con
strumenti che si affermano e si ricercano nel
sound identificandosi in un'armonica coralità
esplosiva. La voce si evidenzia elevandosi ma non
staccandosi da un sintonia strumentale unica. C'è
tutto nell'esecuzione della tradizione di un
genere grezzo nella sonorità, è una tecnica
coinvolgente, ma imponente e vibrante, quasi
plastico e tangibile. In ogni pezzo si respira un
sound elettrizzante e ascendente, fermo nella sua
produzione e nella sua progressività, con tonalità
decise di una lirica senza margini, senza confini,
senza filtri e senza confini, in una tensione
sperimentale sempre viva. Ti avvince, convince,
avvolge e coinvolge la presenza scenica oltre alla
loro esecuzione artistica sul palco dei
componenti. Il ritmo nel pezzo autografo "Talent"
ti trascina, tesro fatto da un metatesto sonoro
che riporta al ruggire di chitarre e batterie di
un genere underground anticonvenzionale,
controcorrente, ma sincero, non artificiale né
artefatto nel rollare delle chitarre e nel decollo
della musica. But What's possono anche volgere il
loro sguardo a gruppi storici, esempio Strokes,
Interpol, Arctic Monkeys, Nirvana, come
riferimenti senza, però, esserne tradizionalisti
esecutori privi di anima e proponendo una propria
tecnica ed estetica musicale autonoma che li rende
autodeterminati.,
THE SELFISH CALES
Si legge in una recensione fatta a questo
giovane gruppo torinese che "ai Selfish Cales
interessano immaginario e clima sonoro di quel
periodo in cui il garage rock Sixties si colorava
di bagliori acidi". Ed è proprio vero dal momento
in cui il genere maggiormente presente,
psichedelica e garage, ha necessità di
un'atmosfera quasi onirica tipica della più fedele
interpretazione scenica del periodo aureo di
questi stili, destrutturando, così, ed
estremizzando lati del Rithym and Blues. Le tinte
del rock, la sua evoluzione, è più irruente e
forte tipica di una produzione USA anni 60. È
l'evoluzione di un beat rock più timbrato,
cadenzato e definito. I tempi vengono scanditi
nell'accordo sintonico tra la batteria, le
chitarre e la tastiera: nessun elemento sovrasta i
restanti, ma l'equilibrio sinfonico è visibile in
una tecnica consapevole e matura. La voce è sempre
pronta a planare, palpitante e vibrante, dal
timbro deciso, nei giusti interstizi sonori fatti
di intervalli tra note espresse da una
strumentalità sincera, non autocensurata, autonoma
quanto tangibile. L'armonia sinfonica ed estetica
sta nel suono puro privo di inutili orpelli
musicali, sobrio, frutto di una convivenza di
generi sperimentali e fedele a un solco artistico
affermato e confermato. Lo scenario ricalca i
palchi degli anni ruggenti della musica di questo
genere. Le tonalità vanno dal blues rock, di
timbro più melodico in alcune sue sfumature, a
sperimentazioni sonore più hard, con venature
quasi da art rock. La ripetizione di alcune
battute testuali è rafforzata nella sua dimensione
estetica e contenutistica da refrain in cui si
evidenziano strumenti suonati con sicurezza
esecutiva. Non sono mancati effetti sonori
insoliti, soprattutto verso la fine
dell'esibizione del gruppo, con alterazioni
ricercate, consapevoli di un'armonia artistica
chiara, e il prolungarsi di dettagli musicali
particolari tipici di un minimalismo vivo e pieno
di dignità. Ttto questo porta ad assaporare la
purezza di un genere psichedelico fatto di una
ripetitività rumoristica dal grande valore
estetico tale per cui si individua il pilastro
tecnico compositivo del genere: l'esasperazione
ben accolta di effetti sonori ricercati.
Rodolfo Toè
La fisarmonica a bocca e la chitarra sono gli
elementi che supportano l'esecuzione di un solista
cantautore. Si inserisce nella tradizione musicale
italiana di alternativa delle canzoni di denuncia
maliziosa quanto sarcastica nei contenuti in testi
valorizzati da una melodia dolce con tonalità
folk. Non manca l'allegoria e la metafora in
un'ottima tenuta di un suono spesso progressivo e
con una vocalità prorompente ma mai invasiva. Lui
dice di non aver molta fantasia dato che non ha un
nome artistico, ma il suo repertorio garantisce
un'autorevolezza artistica a un personaggio che
può benissimo essere definito autore
all'avanguardia. Paradossi e contrasti spesso sono
inseriti nelle parole delle sue composizioni
affiancate da un suono delicato, melodrammatico,
composto da momenti in cui troviamo toni caldi con
impennate acute e ricercate in una dimensione di
assoli discrepanti. Le iperboli diventano poesie
musicali. Il finale trova forte espressività nel
ritmo e nei tempi che scandiscono l'intervallarsi
tra la varietà fonica dell'armonica a bocca e il
tratto deciso di una chitarra semplice e quasi
plastica nella sonorità.
Parados
L'inizio della performance della serata vede
un ritmo sostenuto e costante dove i loro quattro
consueti elementi, basso, chitarra, voce e
batteria si incrociano e si incontrano
naturalmente, proponendo un'armonia e una ricerca
musicale decise e autorevoli.
I tempi si misurano sull'andamento delle
strumentalità con riadattamenti anche ironici di
uno sperimentalismo polifonico vocale che
garantisce e attribuisce al gruppo una propria
autonomia artistica.
Simpatica e accattivante è sembrato, per esempio,
la rivisitazione del motivo della pubblicità della
Barilla con una dose di ironia nel testo, il
refrain si basava sul ritornello "mamma butta la
pasta", dove la sonorità è affidata totalmente
alle voci. La sperimentalità si fa di impegno
quando alcuni testi riprendono motivi e temi di
denuncia internazionale come ne Il soldato. Le
parole seguono la musicalità che si fa più intensa
e cadenzata, seppure mantenga l'aspetto vivo ed
eclettico del rock cantautorale dove si possono
assaporare e si confermano linee artistiche
compositive tipiche di un rock progressive,
melodico, alternative con aspetti sonori
multidimensionali e multiformi.
Officina della Camomilla
Se qualcuno si chiede cosa significhi un
genere lo - fi con questo gruppo può avere tutte
le giuste indicazioni, ma non troppe. Confermano
quanto già scritto di loro la prima volta che ho
avuto occasione di ascoltarli: esprimono "parole
proposte con lapidarietà … non vi aspettate un
gruppo privo di vivacità e dirompenza sonora".
Alcuni vedono nella coralità del gruppo, quasi su
dimensione teatrale di rappresentazioni ed
esecuzioni di ballate post-punk accentuate da una
musicalità vibrante anche se spesso si notano
tonalità cupe, quasi oniriche, un accenno a
cantautori post moderni tipo Vasco Brondi. Si può
dire che Officina della Camomilla nella sua
dimensione indie rock con una caratterizzazione
molto vicina alla "bassa fedeltà", dove si scorge
la sobrietà delle connotazioni sonore,
l'essenzialità degli strumenti che indicano una
sonorità molto diretta, quasi grezza nella sua
acustica, dimostra di elaborare sia testualmente
sia artisticamente due aspetti artistici
compositivi: la riflessività quasi ironizzante del
presente quotidiano nella sua melodrammatica
paradossalità e, dall'altra parte, la vitalità
istintiva di voci corali che si alternano e si
incontrano modulandosi.
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