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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Il cacciatore di
Riccardo Lupo, Il
brutto sogno della contessa Carafa di
Giuseppe C. Budetta,
Un lungo 5 maggio nel cuore della vita di
Salvatore Gurrado
Poesia italiana
Recensioni
In questo numero:
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensione di Lorenzo Spurio
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
- "Graffio d'Alba" di Lenio Vallati, nota di
Massimo Acciai
- "Cassa integrazione guadagni… la mia è
straordinaria" di Antonio Capolongo
- "Le avventure di Luchi e Striche" di
Francesco Vico
- "Qualcosa che non c'è" di Maria Gioia Spano,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Il troppo" di Giuseppe Rensi, recensione di
Emanuela Ferrari
- "L'invasione degli storni" di Roberto Mosi
Articoli
Interviste
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Un lungo 5 maggio nel cuore della
vita
Salvatore
Gurrado
Tutte le volte che si scrive un
racconto l'autore commette sempre una colpa, quella
di non distinguere le emozioni dalle parole. Per
tale ragione diventa difficile scrivere su se
stessi. Ho scritto questo racconto perché ero
arrabbiato per il fatto che tanta attenzione fosse
rivolta agli assassini, e nessun interesse sfiorasse
le vittime delle strade. Nel famoso mese di Maggio
le mie giornate si svolgevano con un ritmo regolare,
nessuna variante minima o significativa mi
sopraggiungeva all'improvviso. Dopo essere stato
tranquillo nei miei anni milanesi improvvisamente ho
perso la mia pace. L'incidente che me l'ha tolta è
cominciato con un messaggio sul mio telefonino da
parte di Anna la mia ragazza, un messaggio che
diceva: Mi manchi amore mio, perdonami vediamoci
domenica. Dopo aver passato un Venerdì e un Sabato
tormentato da patemi del cuore, d'amore, da pianti
improvvisi, litigi, finalmente arrivò quella
domenica, una calma apparente e la pace mi raggiunse
il cuore. Ricordo quella domenica cosi viva e forte
come l'impatto di un incidente che di li a poco
avrebbe stravolto la mia vita. Quella domenica ero
in compagnia dell'amore di un abbraccio unico,
ricordo che portavo la collana che lei, Anna mi
aveva regalato simbolo del nostro amore, non mi
separavo mai da quella collana, ricordo che quel
giorno brillava in nome dell'amore. Lunedì ore 6.30
del mattino, tempo fuggiva, quel giorno all'alba che
scivolava via, mentre il suo vento nel mattino di
una primavera amara, mi accarezzava il mio viso
inconsapevole al mio destino, ignaro al mio evento.
O strada mia, verso il mio cammino,
leggero e sempre violento nel suo destino.
Cammino verso la solitudine più vera.
D'improvviso.....
L'attimo.... il flash......
la fine del Respiro....
L'istante.....
di un tremendo impatto....
uno schianto improvviso.... crack......
la collana al collo si rompe nell'impatto,
e con la collana si spezza anche l'amore.
Fuggito il momento via dalla mia vista,
quella visione dell'inevitabile.
Il mio pensiero accelerava i suoi ricordi, le mie
sensazioni, le mie vibrazioni.
Orrenda paura mi bloccava lo stomaco, le lamiere sul
mio corpo, i vetri in faccia.
La mia morte "Morte guardava il mio destino", io la
guardavo "la mia morte ma ancora non mi era nota".
Tutto aveva il colore del senza sale, affetti di
immagini scolorite, mentre il mio cuore si gelava al
freddo di un impatto, diventavo una lastra di
ghiaccio, ricordo il freddo addosso. La sospensione
della coscienza, e quel trauma cranico nei pensieri
che vibrava dolente nella mia testa. Mi scopro
Miracolato d'esser vivo, ma già stanco di aspettare
i soccorsi, quell'autoambulanza che non arrivava mai
mentre il mio dolore al piede tumefatto aumentava,
quell' infinito gonfiore. In un attimo l'ho perduta
per sempre la serenità, quel pericolo sempre dietro
l'angolo, quando cala il sipario della Prudenza,
quell' incidente che capita sempre a chiunque, e
quello sguardo che non si ferma mai a chiedere
quando succede a me potrei rovinare e perdere la mia
vita, lungo la strada del pericolo trovavo sempre la
prudenza mia, ma a volte capitava l'imprudenza degli
altri. La corsa in ospedale con un dolore atroce al
piede che mi toglieva il respiro, quella telefonata
da non fare ai miei genitori , con forza nel cuore
trovai il coraggio di dirgli, mamma ho fatto un
incidente grave, ma sto bene, un' altra telefonata
restava da fare erano le ore 14.00 del pomeriggio
chiamai la mia Anna, dicendole che avevo fatto un
incidente, lì sull 'istante non mi ero accorto, che
avevo incidentato anche il nostro amore, la catena
del collo si ruppe in mille pezzi proprio come il
mio piede. Sul letto di un ospedale trovai le mie
lacrime, dopo tutto ciò che ho vissuto sento che la
strada deve sempre essere il luogo sacro della
prudenza, in un attimo si distrugge l'amore, ogni
forma d'amore. Ogni forma di prudenza è sempre
giusta.
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