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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Il cacciatore di
Riccardo Lupo, Il
brutto sogno della contessa Carafa di
Giuseppe C. Budetta,
Un lungo 5 maggio nel cuore della vita di
Salvatore Gurrado
Poesia italiana
Recensioni
In questo numero:
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensione di Lorenzo Spurio
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
- "Graffio d'Alba" di Lenio Vallati, nota di
Massimo Acciai
- "Cassa integrazione guadagni… la mia è
straordinaria" di Antonio Capolongo
- "Le avventure di Luchi e Striche" di
Francesco Vico
- "Qualcosa che non c'è" di Maria Gioia Spano,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Il troppo" di Giuseppe Rensi, recensione di
Emanuela Ferrari
- "L'invasione degli storni" di Roberto Mosi
Articoli
Interviste
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Intervista a Ivana Orlando
- Quando hai iniziato a
scrivere poesie? Ti ricordi la tua prima opera?
Credo di non avere mai avuto un inizio di poesia ma
un divenire di poesia. La mia tela è mutata in
pergamena al fiorire di un'alba satura di parole.
Strappai un foglietto dal taccuino del mio zainetto,
da piccola, dopo la scuola, il mio gioco era
osservare ...
Dietro la finestra della mia stanzetta, scrutavo la
vita, la pioggia mi affascinava, coccolava i miei
occhi e, in quel foglietto gettavo le mie storie. La
mia prima poesia è stata la tempera su un taccuino
ancora acerbo divenuto pergamena.
La mia prima poesia è :
Vita
Non lasciarmi
ad osservarti
non permettermi
di accettarti
non portarmi con te
ma lascia che io guidi te.
Stavo attraversando un brutto momento e quelle
parole sono sgorgate dalla mia anima.
- Quali sono stati i tuoi modelli poetici, gli
autori che hai amato di più, che hanno contribuito a
formare il tuo stile?
Il mio stile si è formato come una gramigna, senza
regole prestabilite, nato spontaneamente dalla
voglia di liberare una parte di me stessa, custode
di silente e covata sapienza. Dai grandi Maestri del
Rinascimento, apprendo il gusto per l'equilibrio e
l'armonia, passando poi alla parola scritta,
ispirata da Maestri come Neruda e Leopardi, per poi
approdare a una delle più grandi poetesse del
Novecento, Alda Merini, dando voce alla sofferenza,
alla pazzia e agli emarginati. L'amore tormentoso e
altalenante del poeta Dino Campana e la scrittrice
Sibilla Aleramo e la capacità di renderlo, dono la
scrittura, superiore al comune amare, snoda il mio
pathos. Del grande poeta e scrittore statunitense
Charles Bukowski e dal suo meraviglioso "disordine"
mentale, custodisco il suo anticonformismo verso la
vita, l'audacia delle sue idee e la libertà insita
nella parola.
- C'è una tua poesia che senti come più
rappresentativa? Se sì, qual è?
Si, è "Anatroccolo".
Addosso
sguardi sudici
di lusinghe.
Scostai la mia presenza
adagiata in un angolo.
Un timido viso
destò la mia attenzione.
Silente mi avvicinai
sfiorai il suo sguardo.
Lo riconobbi.
Iridi
intimorite
insicure
emarginate
disilluse,
da un acerbo
riflesso ripudiato.
Quel desiderio
precoce
di amarsi
prese forma
e quel riflesso
piumata di bianco
venni cigno.
Fin da piccola mi sentivo un anatroccolo, timida,
insicura, riccia e maschiaccio.
Il lento maturare del tempo ha mutato quel bocciolo
di spine stondate, ordendo petali di lino grezzo.
- Quale peso ha il retroterra culturale nella
creazione poetica?
Il retroterra culturale è la corteccia delle nostre
radici.
L'amore per la bellezza, per la forma, un equilibrio
spirituale tra linee e spazio, rivela la mia indole
come una tela scontornata dalla tempera. Ho nutrito
le mie iridi e sporcato le mie mani attraverso
tempere e argille incarnate nelle grandi opere di
grandi pittori e scultori. La pittura è stata
fondamentale nel mio percorso di crescita, ampliando
spazi inesplorati di realtà parallele ed emozionali.
Nel corso dei miei studi la mia attenzione si è
andata sempre più addensando su due movimenti
artistici ben delineati da due modi diversi di
rappresentare la realtà, l'impressionismo di
Pierre-Auguste Renoir, per la sua pennellata
indefinita nel catturare la poesia dell'attimo, la
luce vibrante si discostata dai contorni cogliendo
l'impressione e non l'oggettività della realtà del
Caravaggio.
Addentrandomi nel cuore della parola, ossia la
poesia, ho tramutato la pittura in parola adoperando
lo stesso pennello ...l'emozione.
- Quanto conta per te l'ispirazione, quanto la
tecnica? Sottoponi spesso i tuoi lavori ad un lungo
labor limae oppure ha maggior peso la spontaneità
del momento creativo?
Nessuna tecnica o regola potrebbe ingabbiare il mio
"urlo" di parole. Affido le chiavi del mio scrigno
incustodito all'estro. A volte mi capita di scrivere
al buio, nel pieno della notte, emozioni, ricordi,
immagini, tracimano dai contorni di un taccuino
posto sul comodino della mia stanza, a portata di
penna, lasciando sbordare la mia spontaneità
emozionale, tralasciando ogni forma di
"contaminazione circostanziale" che sia una fonte di
luce o uno scrittoio.
Definisco imprinting emozionale la prima stesura di
un'opera, per tale definizione preferisco non
alterare il sottopelle della poesia tramandandone
l'originalità e arrotondandone la forma.
La mia musa è sibillina, ha un pessimo tempismo, per
questo porto con me sempre un taccuino, non mi
faccio mai beccare impreparata.
- Spesso le tue poesie sono associate ad
immagini…
L'immagine è un frammento di vita, ibernata da
un'emozione.
La poesia è un'emozione, ibernata da parole sature
di immagini.
Una simbiosi a cui non intendo rinunciare.
- Cosa pensi dei concorsi letterari?
Concorsi seri e qualificanti possono essere
occasioni di scambio e di confronto, esponendoli al
giudizio di una giuria qualificata. Non tutti hanno
un intento "nobile" ossia alcuni hanno solo scopi di
lucro.
- Progetti per il futuro?
Sono molti i progetti futuri. Il più importante di
tutti è... esondare poesie dalla mia anima finché
avrò emozioni nelle vene, e al battito d'ogni pagina
farne un libro di Poesie.
http://ivanaorlando.wordpress.com/
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