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Libri a fumetti
Cinema
In questo numero
presentiamo:
La grande bellezza
di Mario Gardini
Parto con mamma
di Mario Gardini
Insert coin
In questo numero:
Il divertimento, stavolta, è rimanere nell'ombra
"La sensazione di bruciore c'e'..."
Teatro
Miti mutanti 20
Un artista a
Coverciano 6
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CORALINE NEL PAESE DELLE OSCURE
VEGLIE
Come trasporre a fumetti una fiaba di desideri e
terrore
Andrea Cantucci
Per ingrandire le immagini cliccarci sopra
Neil Gaiman e P. Craig Russell
sono due nomi che rappresentano la massima garanzia
di qualità e raffinatezza stilistica nell'ambito del
fantastico, il massimo che si possa desiderare
leggere ed ammirare in questo genere di narrativa.
Il primo è uno dei più eclettici scrittori e
sceneggiatori inglesi, capace di raccontare le sue
storie attraverso ogni possibile media, dalla
letteratura al fumetto e dal cinema alla
televisione, senza mai rinunciare alla sua forza
immaginativa e al suo spessore poetico, anche se
qualche volta si è scontrato con la miopia artistica
dei produttori esecutivi. Ormai abituato a mietere
premi ad ogni sua nuova opera su carta (che si
tratti di una serie a fumetti innovativa come "Sandman
- Signore dei Sogni", di un grande romanzo come
"American Gods" o di un libro illustrato per ragazzi
come "I Lupi nel Muro"), nei suoi racconti si
fondono elementi mitici e fiabeschi antichi con
contesti contemporanei e tematiche prese dalla vita
di tutti i giorni.
Il secondo è uno dei più eccezionali e brillanti
artisti del fumetto statunitense, che dagli anni '70
a oggi ha illustrato splendidamente ogni sorta di
racconti fantasy e fantascientifici, firmando anche
degli episodi di serie famose come Batman o Star
Wars. Parallelamente, attraverso le sue preziose
immagini, ha adattato a fumetti molti capolavori
dell'opera lirica, della letteratura e del teatro,
dal Flauto Magico di Mozart al ciclo dell'Anello dei
Nibelunghi di Wagner, dal libro della Giungla di
Kipling alla Salomé e ai racconti di Oscar Wilde.
Negli ultimi tempi ha trovato particolarmente
congeniale passare ad adattare opere letterarie più
recenti, ovvero i racconti e romanzi di Neil Gaiman,
con cui evidentemente condivide la passione per un
ambito fantastico trattato da entrambi con
indiscutibile grazia poetica.
Gaiman e Russell hanno infatti collaborato più
volte, a partire dal numero cinquanta di Sandman,
ambientato nel mondo de "Le Mille e Una Notte", ma
che nel finale anticipava di una decina d'anni i
bombardamenti su Baghdad. Il loro sodalizio è
proseguito col romanzo a fumetti "Mistero Celeste",
tratto da un racconto e dramma radiofonico di Gaiman,
su un'indagine investigativa che si svolge in
Paradiso, e col primo capitolo del libro "Sandman:
Notti Eterne", in cui la Morte è a Venezia per
suscitare una riflessione sul tempo, e
l'inevitabilità della fine, più ironica e disinvolta
rispetto al celebre racconto di Thomas Mann. La loro
quinta collaborazione è il libro a fumetti Coraline,
che Russell ha tratto dall'omonimo romanzo di Gaiman
e che è stato pubblicato nel 2008 dall'editrice
HarperCollins, la stessa che nel 2002 ne aveva
pubblicato l'edizione in prosa. In attesa della
sesta collaborazione tra i due (l'adattamento del
romanzo "I Cacciatori di Sogni", con protagonista
Sandman), la versione a fumetti di Coraline può
essere letta in italiano grazie a Nicola Pesce
Editore.
Coraline è una bambina che, avendo traslocato coi
genitori in una vecchia casa, si sente un po' fuori
posto per la nuova situazione, si lamenta per tutta
una serie di insoddisfazioni, soprattutto perché
papà e mamma non l'ascoltano e non le danno
attenzioni, e quasi senza accorgersene si trova ad
esprimere dentro di sé dei desideri che, dopo
essersi avverati, si riveleranno non corrispondere
per niente a quello che voleva davvero. Coraline
infatti attraversa una porta della casa e si ritrova
in una realtà speculare quasi uguale alla nostra,
con degli "altri genitori" che le cucinano quello
che le piace, le forniscono fantastici giocattoli ed
assecondano completamente i suoi desideri, un altro
mondo che quindi sotto certi aspetti potrebbe
apparirle inizialmente migliore, o almeno "molto più
interessante", ma che invece risulterà ben presto
decisamente molto più inquietante e pauroso.
Non a caso nella versione disegnata da Russell,
Coraline somiglia all'Alice dei racconti di Lewis
Carroll illustrati da John Tenniel. Anche Gaiman, da
buon inglese, dimostra d'aver ben assimilato ogni
singolo elemento dei libri del suo compatriota
Carroll; mentre Alice seguiva un coniglio dentro una
tana fino a giungere ad una porticina, qui sono dei
topi a guidare Coraline verso la porta misteriosa.
Inoltre anche Coraline, come Alice, incontra un
gatto parlante che l'aiuterà, anche per lei in certi
momenti è vitale raggiungere la chiave della porta,
anche lei prende del the con persone un po'
bislacche, che per di più nei fondi di quel the
leggono il suo futuro, anche lei si intrattiene con
personaggi fantastici, benché più simili a figure
spettrali, anche lei a un certo punto passa
attraverso uno specchio, pur trovando dietro di esso
"uno spazio oscuro" molto più angusto. Ma i
significati psicologici ed edipici della storia,
sono qui molto più evidenti e chiari rispetto a
quanto vissuto, in modo criptico ed enigmatico,
tanto da Alice quanto dalla maggior parte dei
protagonisti delle fiabe di una volta.
In Coraline infatti, tutto verte esplicitamente
attorno ai genitori della bambina ed alle loro
controparti negative che vivono nel mondo al di là
della porta e sono caratterizzate sinistramente,
come tutti gli abitanti di quel luogo, da dei grossi
bottoni neri al posto degli occhi, un piccolo
dettaglio ma sufficiente a privare i personaggi
della loro umanità. Dopo l'entrata in scena di tali
falsi genitori, quelli veri scompaiono dal mondo
reale e Coraline sembra costretta a dover scegliere
se restare sola ma libera, da questa parte della
porta, o rifugiarsi dall'altra parte lasciando che i
suoi "altri genitori" sostituiscano anche i suoi
occhi con dei bottoni, una prospettiva piuttosto
agghiacciante che potrebbe rappresentare
l'accettazione di una simbolica cecità, nel momento
in cui si rinuncia alla propria indipendenza mentale
per adeguarsi ai desideri di altri, per esempio dei
genitori.
In questo modo Gaiman svela una metafora che,
secondo il grande psicologo Bruno Bettelheim, è
centrale in moltissime fiabe. Streghe, matrigne e
orchi spesso rappresentano proprio un aspetto dei
genitori con cui il bambino è o si sente in
conflitto. Tutte quelle tensioni, risentimenti e
gelosie che minano i rapporti tra genitori e figli,
conflitti che non si possono rendere espliciti a
livello conscio, poiché il bambino non sarebbe
capace né di ammetterli né di affrontarli (e del
resto spesso neanche i genitori vogliono minimamente
prenderne coscienza), la fiaba deve necessariamente
esprimerli in modo mascherato, così che il bambino
possa proiettare all'esterno i suoi giudizi negativi
e desideri inconsci, senza mettere in discussione
prima del tempo le due figure da cui dipende più
strettamente.
Infatti il primo spunto da cui Gaiman dice di essere
partito per inventare la storia erano i racconti
dettatigli da una delle sue figlie, che allora aveva
cinque anni, racconti in cui una bambina col suo
stesso nome era perseguitata da streghe cattive
"travestite con l'aspetto di sua madre", che la
rinchiudevano mentre lei cercava di scappare "in
cerca della sua vera madre". La piccola aveva
espresso un tipico conflitto inconscio verso la
madre, che evidentemente, quando le proibiva
qualcosa, le dava ordini o la puniva, era vista da
lei come sostituita da una "falsa madre cattiva".
Poiché non poteva provare ad un livello cosciente
quei sentimenti negativi verso la madre, nel suo
inconscio avveniva una naturale dissociazione tra
due immagini materne: una malvagia, cioè la strega
solo mascherata da madre, e una vera e buona, che ai
suoi occhi scompariva quando la madre era severa con
lei, un tipo di dissociazione che secondo Bettelheim
è piuttosto comune in tutti i bambini.
Una volta compreso questo si può capire il motivo
per cui, all'uscita del romanzo Coraline,
dichiaratamente per ragazzi, molti adulti trovarono
il libro troppo inquietante come fiaba, mentre i
bambini in generale ne furono entusiasti, trovandolo
affascinante ed eccitante senza riserve, poiché
rispondeva a delle loro reali esigenze interiori. In
effetti, come dice Bettelheim, tutte le vere fiabe
sono, e devono essere, piene di elementi paurosi,
poiché esprimono velatamente quelle paure che il
bambino ha bisogno di affrontare per crescere.
La grande paura espressa dalla storia di Coraline,
quella di essere in qualche modo maltrattati,
traditi e/o abbandonati dai propri genitori, del
resto si ritrova anche in molte fiabe classiche come
Pollicino o Hansel e Gretel, così come il desiderio
di riconciliarsi con loro, che si verifica
immancabilmente con la riunificazione finale. In
ogni fiaba è solo fondamentale che i bambini possano
identificarsi con l'eroe, che le figure dei genitori
"veri" e "buoni", il cui affetto non può mai essere
messo in discussione, siano nettamente distinte da
quelle dei genitori "falsi" e "cattivi", dalla
matrigna e/o dal patrigno della situazione insomma,
e che, dopo tutte le traversie del caso, si giunga
ad un lieto fine rassicurante, tutte condizioni che
in Coraline sono perfettamente soddisfatte.
A quanto pare, che i doppi malvagi qui abbiano quasi
lo stesso aspetto dei genitori veri non confonde né
crea inquietudini nei più piccoli, visto che per
loro una minima differenza come gli occhi finti è
sufficiente a distinguerli, ma risulta invece
piuttosto terrorizzante per gli adulti. Il fatto è
che, mentre i bambini apprezzano la fiaba a livello
inconscio e istintivo, senza approfondirne le
implicazioni, gli adulti possono capirne fino in
fondo il significato a livello cosciente e quindi si
trovano ad affrontare, come forse non avevano mai
fatto, i loro antichi conflitti irrisolti verso i
propri genitori. Inoltre, come ha fatto notare
giustamente l'autore, anche l'immagine di una
bambina in pericolo evoca negli adulti sentimenti di
paura e protezione del tutto diversi da quelli dei
bambini, che invece si identificano facilmente con
lei e col suo coraggio e perciò non si spaventano.
Infatti, fin dall'inizio della storia, quando i
vicini anziani e un po' matti tentano di avvertire
Coraline che è in pericolo, lei, da buona eroina di
una fiaba, non si spaventa, ma anzi trova la cosa
eccitante.
Anche nel proseguo della storia, Coraline mantiene
sempre il controllo della situazione, non cedendo a
lusinghe, rifiutando ciò che non le và a genio e
lottando con decisione contro ogni difficoltà che
incontra. Riesce quindi a tener testa a tutti gli
ambigui e spettrali personaggi della storia, anche
quando cercano di tentarla dichiarando di voler
esaudire i suoi desideri più infantili e
superficiali. Per tutta risposta, la protagonista a
un certo punto dirà: "Non desidero qualunque cosa
desidero. Nessuno lo fa. Non veramente. Che razza di
divertimento ci sarebbe se ottenessi proprio tutto
ciò che ho sempre desiderato?"
Coraline risulta così un romanzo che, anche nella
versione a fumetti, può essere letto ad almeno due
livelli, entrambi altrettanto godibili: come fiaba
per ragazzi e come racconto gotico per adulti,
benché ovviamente sia privo di efferatezze
sanguinarie (il massimo della violenza che vi viene
compiuto, dalla protagonista, è strappare i
bottoni-occhi dal viso di qualcuno dei "mostri"
dell'altro mondo). Tale assenza di violenza splatter
probabilmente lo rende un po' meno apprezzabile
soltanto per il target adolescenziale maschile,
quello che tende ad essere più attratto dagli
eccessi truculenti.
Anche i disegni di Craig Russell per la versione a
fumetti, si discostano nettamente da quelli ben più
spigolosi e cupi realizzati dall'illustratore Dave
Mc Kean per la prima versione del libro, che
ispirarono vagamente anche la versione animata della
storia. Infatti il film a pupazzi animati "Coraline
e la Porta Magica", diretto da Henry Selick (autore
con Tim Burton anche dei film "Nightmare Before
Christmas" e "La Sposa Cadavere"), usa uno stile
espressionista inquietante e "sgangherato" molto
simile ai disegni di Mc Kean, per di più con
sovrabbondanti mostruosità visive, che arricchiscono
il racconto sotto l'aspetto più squisitamente
tenebroso, sia pure in chiave comico-parodistica
stile "Famiglia Adams". Invece tutto nello stile di
Russell tende al più accurato realismo magico, alla
finezza di esecuzione e alla gradevolezza del
tratto, coadiuvato ed assecondato in questo anche
dalle sensibili armonie cromatiche curate
dall'ottimo colorista Lovern Kindzierski. Per quanto
la storia sia sempre in parte gotica, nel fumetto
non è quindi disegnata tanto come un horror, ma
piuttosto come una fiaba fantasy dalle rassicuranti
atmosfere vittoriane.
Nelle scene che potrebbero risultare più
drammatiche, cioè nella raffigurazione di certi
fantasmi e deformazioni mostruose, Russell ricorre a
stilizzazioni dai tratti un po' più umoristici,
evitando effetti di reale ripugnanza nel lettore,
tanto che qui la presenza tutto sommato più
tenebrosa è quella dei ratti, che quando si
ammucchiano l'uno sull'altro acquistano la capacità
di cantare in coro delle minacciose filastrocche.
Perfino una scena tutto sommato non così terribile,
come quella in cui il gatto nero amico di Coraline
azzanna e uccide uno dei topi, nel film viene
mostrata (benché anziché sangue sgorghi dal corpo
del ratto della segatura), mentre nel fumetto si
svolge fuori campo, a dimostrazione di come si
voglia mantenere la storia a livelli
tranquillizzanti anche per i più piccoli. Se rimane
comunque una certa atmosfera angosciante, questa
dipende quindi soprattutto dai contenuti psicologici
della storia, una storia di desideri e cambiamento,
che porta la protagonista ad affrontare le proprie
paure e a superarle per crescere, una trasformazione
interiore indispensabile per ogni bambino, ma anche
per tutti gli adulti che non sono ancora mai
riusciti a compierla veramente.
Titolo: CORALINE
Soggetto originale: Neil Gaiman
Adattamento a fumetti e disegni: P. Craig Russell
Rilegatura: Cartonato con sovraccoperta
Lunghezza: 192 pagine a colori
Prezzo: € 20,00
Editore: Nicola Pesce Editore
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