Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  e-book  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Ominidi di Giuseppe C. Budetta, La libertà di Aisha di Tiziano Consani, Lo zio Ted di Emanuele Locatelli, Il tempo smarrito: memorie di un'ottuagenaria di Salvina Pizzuoli, L'Ascensione a Colle di Dunia Sardi

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Giuseppe Bonaccorso, Tiziano Consani, Rossana D'Angelo, Monica Fantaci, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Emanuele Locatelli, Iuri Lombardi, Paola Moreali, Antonio Nesci, Laura Pagura, Michele Parigino, Ivan Pozzoni, Lorenzo Spurio

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Manuela Léa Orita

Recensioni

In questo numero:
- "La nevicata e altri racconti" di Massimo Acciai, recensione di Monica Fantaci
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai, recensioni di Liliana Ugolini e Monica Fantaci
- "Un fiorentino a Sappada" di Massimo Acciai, nota di Sandra Carresi
- "La metafora del giardino in letteratura" di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione di Anna Maria Balzano
- "La cucina arancione" di Lorenzo Spurio
- "Flyte & Tallis: Ritorno a Brideshead ed Espiazione, una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese" di Lorenzo Spurio, recensione di Emanuela Ferrari
- "Grecità marginale e suggestioni etico/giuridiche: i Presocratici." di Ivan Pozzoni
- "La Poesia di Vasco Rossi. Una interpretazione" di Antonio Malerba, nota di Massimo Acciai
- "Infezione" di Sunshine Faggio, nota di Massimo Acciai
- "Carillon ballerina and the brave tin soldier" di Caterina Pomini, nota di Massimo Acciai
- "Amore latitante" di Fiorella Carcereri, nota di Massimo Acciai
- "Concerto" di Roberto Mosi
- "Non ci sono foto ma qualcosa è rimasto" di Matilde Vittoria Laricchia
- "Vibrazioni cromatiche: dalla favola alla realtà" di Anna Maria Folchini Stabile e Annamaria Stroppiana Dalzini
- "Fortuna, il buco delle vite" di Jolanda Buccella, recensione di Isabella da Pozzuoli
- "Gloria" di Tiziano Cosani, nota di Massimo Acciai
- ''L'abisso è alle porte'' di Beda, recensione di Novella Torregiani
- "Alle fonti del Clitumno" di Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, recensione di Emanuela Ferrari
- "Interni" di Annalisa Soddu
- "Imago" di Antonella Troisi
- "Io sono soltanto un granello di sabbia" di Anna Scarpetta
- "Raccolta di aforismi" di Emilio Rega, prefazione a cura di Lorenzo Spurio
- "Ian McEwan: sesso e perverzione" dI Lorenzo Spurio

Interviste

Stefano Carlo Vecoli
a cura di Massimo Acciai
Intervista a un poeta impressionista: Cristiano Poletti
a cura di Alessandro Rizzo

In questo numero segnaliamo...
 

 

Sempre ad est
di Massimo Acciai
Faligi, Editore, 2011



Commento a cura di Monica Fantaci

L'oriente è una delle passioni del nostro Acciai; un oriente ricco di fantasia, di avventure mosse da situazioni particolari legate al surypanta, una creatura inventata dall'ingegno dell'autore, sempre pronto a stupire il lettore. E' una continua ricerca del surypanta, che viene catturato da un mago e portato "sempre ad est", come lo stesso titolo del libro suggerisce.
Il surypanta non si stanca mai di giocare e spesso canta, quello stesso canto che porterà il suo padrone verso oriente; il testo assume la struttura propria della fiaba, nel suo intreccio sempre più incalzante, fino a raggiungere l'antagonista e sconfiggerlo; è durante questo muoversi verso la meta che si instaura l'amicizia tra due umani con la passione e l'amore per i surypanta, insieme inseguono l'est per liberare le creature dalla brutalità del mago.
Si possono scorgere due morali:
- mai abbattersi durante le circostanze;
- dare valore all'amicizia, perché da questa si ricaverà maggiore forza.

* * *

La nevicata e altri racconti
di Massimo Acciai
Edizioni Montag, 2013


Recensione a cura di Monica Fantaci

Acciai, in questa antologia, raccoglie tre racconti legati alla cultura. Le storie seguono delle sequenze narrative, nel loro scorrere dinamico, ma anche e soprattutto descrittive, nel loro linguaggio discorsivo, diretto e lineare, come si evince in "Salirono seguendo le indicazioni fino a trovarsi davanti alla locandina della conferenza, accanto al portone della sala. Michele notò di sfuggita il suo nome tra i relatori…".
Cosa potrebbe far scuotere da dentro l'animo dello scrittore "La nevicata"? Potrebbe essere l'afferrare un attimo che può sfuggire alla mente e al cuore, ma che rimarrà impresso nel ricordo, infatti lui stesso dice "Fuori dalle vetrate era già buio e le luci della cittadina si stagliavano con le loro sconosciute costellazioni sullo sfondo della notte. Un rumore caratteristico…" e ancora "Decise di tenersi il cappotto anche a tavola […] gli occorreva qualcosa su fissare la memoria".
La nevicata, inoltre, potrebbe anche essere intesa come un sistema politico e civile in penombra e che l'autore si impegna ad immortalare nel suo scrivere, tant'è vero che "L'Italia sepolta sotto la neve" si accosterebbe, in maniera metaforica, alla condizione del Paese. L'entusiasmo di Acciai durante la scrittura si evince in "Man mano che salivano il paesaggio si faceva sempre più affascinante" e in "Lo avevano sempre affascinato quelle vecchie librerie nei locali pubblici […] con i numerosi e ricchi scaffali".
Cos'è la neve nel racconto? Uno stato emotivo malinconico, che fiocca speranza.
Nel secondo racconto "Numeri", l'autore allude ai voti scolastici, criticandoli "non potevano pretendere di rappresentare o descrivere le capacità intellettive di uno studente", invece no, l'insegnante "li metteva nero su bianco, sul registro, quei numeri".
Il sistema scolastico non va e Acciai lo ribadisce, perciò i numeri portano angoscia e frustrazione. La scrittura decisa fa raggiungere l'obiettivo allo scrittore: mandare messaggi che risveglino le coscienze e, magari, cambiare la situazione.
Nel racconto il protagonista è preda dei ricordi, mentre ricorda le descrizioni si fanno sempre più accese, si rimandano sempre alla mente e in ogni situazioni quei numeri, che seguono sempre la loro linea.
L'ultimo racconto, "La settimana bianca", viene scritto a quattro mani con un altro scrittore, Lorenzo Spurio; la narrazione si muove attraverso uno schema discendente, in cui il protagonista assume un atteggiamento insicuro e poco libero fino a quando si butta nella mischia, con i suoi compagni durante la settimana bianca. Si sa, il periodo adolescenziale è un continuo abbandonarsi, un fuggire dal nido familiare per librarsi, anche se le regole sono sempre dietro l'angolo: "L'arrivo alla struttura venne salutato da un grido di gioia all'interno dell'autobus, mentre il vicepreside, munito di microfono, si apprestava a dare delle indicazioni preliminari, semplici ma importanti, da rispettare. ".
In questo racconto si ripresenta la neve, i ricordi riaffiorano ancora guardandola dalla finestra.
In questo terzo racconto si evince un messaggio abbastanza chiaro, come si legge a pag.108: "La gente appiccica etichette di continuo ad altra gente e questo non fa altro generare nella nostra società una massa di pregiudizi, di incomprensioni e controsensi. ".
In un'ultima analisi, lezioni, esami e insegnamenti sono argomenti principali di tutte le storie presenti nel libro: la cultura è una fonte inesauribile di cui non si può non fare a meno di parlarne.


* * *

La nevicata e altri racconti
Di Massimo Acciai
Montag edizioni, 2013

Il filo conduttore che unisce i tre racconti della presente raccolta è il mondo della scuola. Uno sguardo inedito ai ricordi scolastici, sognando un'altra istruzione che ancora non esiste e che forse non esisterà mai. Ma sono anche memorie di viaggio, piccole avventure vissute lontano da casa, in altri luoghi, e il viaggio è soprattutto metaforico, nei ricordi, nei sogni, nelle speranze. Il primo lungo racconto, da cui prende il titolo la raccolta, racconta di un viaggio in Calabria, in un immaginario paesino assediato dalla neve, dove si riuniscono personaggi legati in qualche modo al mondo della scuola e della letteratura, riuniti per celebrare la morte di un poeta: è lo spunto per una confessione del protagonista, che esprime liberamente le sue idee sulla pagina: quasi un racconto-saggio. Il secondo testo, "Numeri", riprende il personaggio del primo e ne racconta l'esame di maturità. Infine "La settimana bianca", scritto a quattro mani con lo scrittore jesino Lorenzo Spurio, mette in scena un'insolita love story tra due emarginati all'apparenza l'uno l'opposto dell'altra. Si tratta di una rara incursione nella narrativa non-fantastica da parte di un autore che ha abituato il suo pubblico ad una narrativa che si muove tra la fantascienza, il fantasy e l'horror.


* * *

Un viaggio tra le pieghe disturbate dell'io
La cucina arancione: il nuovo libro di LORENZO SPURIO

La cucina arancione è la nuova raccolta di racconti dello scrittore marchigiano Lorenzo Spurio che nel 2012 ha esordito con Ritorno ad Ancona e altre storie (Lettere Animate Editore) scritto a quattro mani assieme a Sandra Carresi. Dopo essersi dedicato ampiamente alla critica letteraria, l'autore ritrova con questa silloge la sua forma letteraria espressiva più congeniale: il racconto breve.
La cucina arancione si compone di ventiquattro racconti di diversa lunghezza e il filo rosso della raccolta è l'analisi di "casi umani", di personalità fragili o disturbate, personaggi apparentemente sani che, invece, celano al loro interno delle inquietanti verità o problematiche che restano latenti. Nella silloge si parlerà di violenza e solitudine, ma anche di pedofilia, ossessioni adolescenziali e tanto altro. Nella prefazione firmata da Marzia Carocci si legge: "Amori non ricambiati, nonne ricordate, morti improvvise, viaggi di speranza, pulsioni devianti, magie e luoghi incantati, occasioni perdute… Un'appassionante raccolta fantasiosa, dove l'autore con immaginazione, intelligenza e acutezza, propone al lettore vicende realistiche e chimeriche di una mente che va oltre il consueto, sottolineando, però, in questo percorso d'indagine psicologica anche pregi e difetti dell'umanità".
L'opera è edita da TraccePerLaMeta Edizioni, casa editrice dell'omonima Associazione Culturale all'interno della quale Spurio è socio fondatore. Il libro può essere acquistato mediante lo Shop Online dell'Associazione TraccePerLaMeta e a partire dalla prossima settimana su qualsiasi vetrina online di libri (Ibs, Dea Store, Libreria Universitaria,..) o mediante ordinazione in qualsiasi libreria.

LORENZO SPURIO è nato a Jesi (An) nel 1985. Ha conseguito la Laurea in Lingue e Letterature Straniere e si è dedicato alla scrittura di racconti e di saggi di critica letteraria. Ha collaborato con prestigiose riviste di letteratura italiana tra le quali Sagarana, Silarus ed El Ghibli. Per la narrativa ha pubblicato "Ritorno ad Ancona e altre storie" (Lettere Animate, 2012), scritto assieme a Sandra Carresi; per la saggistica ha pubblicato "Ian McEwan: sesso e perversione" (Photocity, 2013), "Flyte e Tallis" (Photocity, 2012), "La metafora del giardino in letteratura" (Faligi, 2011), scritto assieme a Massimo Acciai e "Jane Eyre, una rilettura contemporanea" (Lulu, 2011).
Ha curato, inoltre, l'antologia di racconti a tema manie, fobie e perversioni "Obsession" (Limina Mentis, 2013).
Nel 2011 ha fondato assieme a Massimo Acciai e a Monica Fantaci la rivista di letteratura online "Euterpe" che dirige e con la quale organizza eventi letterari su tutto il territorio nazionale.

SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: La cucina arancione
Autore: Lorenzo Spurio
Prefazione di Marzia Carocci
Casa Editrice: TraccePerLaMeta Edizioni, 2013
Collana: Oltremare (narrativa)
ISBN: 978-88-907190-8-0
Pagine: 237
Costo: 10 €


Info:
info@tracceperlameta.org  - lorenzo.spurio@alice.it

* * *

IAN McEWAN: SESSO E PERVERSIONE
DI Lorenzo Spurio

Lorenzo Spurio, scrittore e critico letterario marchigiano, ha ampliato la sua tesi di laurea magistrale conseguita all'università degli studi di Perugia nel 2011 sul tema della "devianza sessuale" nella narrativa dello scrittore britannico Ian McEwan e questo ne è il prodotto finale.
In questo ampio saggio, che si apre con una prefazione dello scrittore Antonio Melillo sul ruolo dell'amore nella letteratura, Spurio sviscera alcune delle problematiche sociali proposte dall'autore inglese tra le quali la follia, le aberrazioni, il perturbante, il deviato e la degenerazione di alcuni atteggiamenti frutto di una psiche malata. Il percorso che il lettore è chiamato ad intraprendere è agevolato da un ricco apparato di critica e di note esplicative o di riferimento che rimandano ad altrettanti testi ai quali Spurio si rifà.
Il saggio affronta il tema della sessualità vista dagli occhi allucinati di giovani senza regole (come avviene nel romanzo The Cement Garden) o nei suoi aspetti deleteri di una bieca perversione (come avviene in The Comfort of Strangers) e in varie altri narrazioni l'autore lo impiega, invece, per chiarire l'austerità dei tempi in cui ambienta le sue storie, la contrapposizione tra visione patriarcale e il nascente femminismo.
Questo saggio è una ricca e propedeutica analisi critica allo studio della narrativa di Ian McEwan.

Scheda del libro

Titolo: Ian McEwan: sesso e perversione
Autore: Lorenzo Spurio
Prefazione: Antonio Melillo
Genere: Critica letteraria
Casa Editrice: Photocity, Pozzuoli (Na), 2013
ISBN: 978-88-6682-463-3
Costo: 10 €
Link diretto alla vendita

Info: lorenzo.spurio@alice.it

* * *

Amore latitante
Fiorella Carcereri
Arpeggio Libero, 2013


Il punto di forza del primo romanzo di Fiorella Carcereri è la semplicità e la linearità nel trattare un tema di così vasta portata. Spesso mi arrivano richieste di recensioni di opere ermetiche e astruse; a parte il fatto che io non scrivo vere e proprie recensioni ma brevi note personali sui libri che mi sono piaciuti (sono uno scrittore, non un critico - sono due mestieri diversi) di certi libri farei molta fatica a scrivere qualcosa. Non è il caso di "Amore latitante". Come il titolo suggerisce, l'amore è il protagonista dell'opera. Latitante in quanto l'illusione di sfuggirgli, magari trasferendosi all'altro capo del mondo (dall'Italia alla Nuova Zelanda), è destinata presto a cadere. In termini buddisti, non si sfugge al proprio karma semplicemente cambiando domicilio. La latitanza è una situazione transitoria - scrive l'autrice - anche in amore. Ma, attenzione, non si sceglie l'amore solo per sfuggire alla solitudine: la morale della storia di Valeria - protagonista e voce narrante - è che "la tappa finale del percorso di maturazione di un'anima è l'acquisizione della consapevolezza che si può andare avanti anche senza amore, che si può respirare senza usare i polmoni altrui ma imparando piuttosto ad utilizzare i propri, che il cuore può continuare a battere autonomamente". Pertanto, a quanto ho capito dal libro - una biografia che ripercorre le sue vicende sentimentali dai primi impulsi infantili alla condizione di donna matura, insomma un romanzo di formazione - l'amore non è una condizione che si subisce passivamente, ma occorre lottare per esso, occorre crederci e non arrendersi. Così il guscio protettivo di cui Valeria si riveste dopo le prime delusioni è destinato ad essere spezzato dalla vita stessa, ed è questo il processo di maturazione a cui secondo me allude la Carcereri; non ci si nasconde ai propri sentimenti, non vale negarli
Dopo la lettura del libro, completata in mezza giornata - è un romanzo breve e agile nello stile - ho rivolto alcune domande all'autrice, che conosco da tempo tramite la rivista Segreti di Pulcinella. Le ho chiesto com'è nato il libro. Mi ha risposto: "Lo scorso agosto avevo bisogno di staccare la spina e starmene da sola per un po'. Dopo gli aforismi, dopo i racconti, dopo le poesie, avevo voglia di scrivere il mio primo romanzo in totale solitudine. Volevo iniziare con una cosa breve, niente grandi trame a priori, volevo semplicemente lasciarmi trascinare dalle emozioni e vedere che cosa ne sarebbe uscito. Più che scrivere una storia d'amore, volevo scrivere Dell'amore (il mio argomento preferito). Un paio di settimane in un posticino sperduto della Val d'Aosta e diverse ore al giorno dedicate alla scrittura: così ha preso forma "Amore latitante". Alla domanda di quanto vi sia di autobiografico ha negato vi sia qualcosa nel senso vero e proprio del termine, ma - ha precisato - "le speranze, le paure, i turbamenti e gli stati d'animo di Valeria sono i miei." Le ho chiesto infine di darmi una definizione personale di amore. "Per me l'amore non è mai stato "la stessa cosa". Ad ogni diversa età della vita, ho cambiato anche opinione su che cosa sia l'amore. Purtroppo però, anche se ci ho passato lunghe notti bianche a rifletterci, non ho mai trovato una risposta razionale. Forse, per il semplice fatto che non c'è. Forse perché ognuno di noi lo vive alla sua maniera e ne dà una diversa interpretazione. Forse perché l'amore non dev'essere oggetto di riflessione ma va preso al volo, vissuto e basta. L'unica conclusione certa cui sono giunta è che nessun essere umano può farne a meno, nonostante sia spesso fonte di dolore, delusione, abbandono. Ed è soprattutto in questi casi che dobbiamo avere la forza di trasformare l'amore "distruttivo" in amore "terapeutico" per proseguire sul nostro percorso di crescita interiore e di formazione sentimentale, un percorso che non ha un punto di arrivo, ma è in costante evoluzione fino all'ultimo dei nostri giorni."

Massimo Acciai

* * *

Carillon ballerina and the brave tin soldier
Caterina Pomini,
L'Autore Libri Firenze, 2009


Leggendo le poesie di Caterina

Di Massimo Acciai

Non è così semplice parlare delle poesie di un'autrice che si conosce di persona, soprattutto se si è legati ad essa da un lungo rapporto di amicizia. Amicizia nata per caso nella immensa Biblioteca di Babele che è Internet - segnalai il suo libro di poesie "Carillon ballerina and the brave tin soldier" alla sua uscita, nel 2009, sulle pagine di Segreti di Pulcinella - e che è proseguita per molto tempo in modo virtuale, a distanza. Finalmente le parole sullo schermo incontrarono un volto e una voce durante la serata dedicata al decennale della nostra rivista, e da lì nacque anche la collaborazione col gruppo dei Poetikanten, di cui mi onoro di far parte. Caterina è una ragazza simpatica e di bell'aspetto che mostra, senza ostentarla, una grande cultura letteraria e linguistica (è laureata in Interpretariato Inglese e Tedesco, lingue che conosce molto bene oltre allo spagnolo), predilige gli abiti neri ma ha una personalità variopinta e sfaccettata. Le sue poesie, che lessi a suo tempo e che ho riletto recentemente, sono come lei: cariche di passione, intelligenti, semplici nel lessico ma non banali. Parlano d'amore; un donarsi all'altro con slancio ed entusiasmo, con passione ed abnegazione (molto bella ad esempio la poesia "Tutti i sogni per te" - una delicata dichiarazione d'amore al suo compagno che mi ha personalmente molto commosso). Certo, è un amore che porta anche sofferenza (e quale amore non la porta?) ma Caterina crede fortemente nell'amore, nella dignità e libertà del sentimento, e non scende a compromessi. Da notare anche la dimensione multilinguistica dell'opera, a partire dal titolo del libro e di molte poesie; Caterina predilige l'inglese, forse per la sua internazionalità e per la sua sonorità, ma ci sono titoli anche in tedesco e in francese. Le poesie sono di varia lunghezza: a volte poche pennellate, a volte testi più complessi, formano un diario intimo di una ragazza che sa guardarsi dentro e restituire con le parole stati d'animo che ci sono familiari…

* * *

"L'amicizia in guerra", il romanzo d'esordio di Marco Narcisi che narra la storia di amicizia di sei ragazzi sullo sfondo di rivolte civili venezuelane e condottieri
Un romanzo italiano che offre un'immagine del Sudamerica molto simile a quella delineatasi dopo la morte del comandante Hugo Chavez

Un Sudamerica incredibilmente simile a quello che si è delineato dopo la morte del comandante Hugo Chavez fa da scenario a 'L'amicizia in guerra', romanzo d'esordio di Marco Narcisi, per le Edizioni Nulla Die.

Il libro narra le avventure di un gruppo di 6 ragazzi originari di un piccolo paese del Nord America che, in seguito alla sparizione di uno di loro e ad un evento catastrofico che si è abbattuto sulla loro cittadina, sono costretti a fuggire in Venezuela, stabilendosi a Caracas. Qui si troveranno al centro di guerre civili e sommosse, il tutto influenzato, ed in parte orchestrato, dalla carismatica figura di Alvarez, il prode e spietato condottiero che aveva preso il potere nello stato del Venezuela.

"Devo ammettere che i fatti avvenuti in questi giorni in Venezuela mi hanno profondamente scosso. - Ha dichiarato l'autore Marco Narcisi. - La morte di Chavez, al quale mi sono ispirato per caratterizzare la figura di Alvarez, ha gettato il Paese in un clima segnato dall'incertezza e dalla polarizzazione sociale. Oggi, con il suo funerale, inizia il primo dei 7 giorni di lutto nazionale e sono in molti a piangere la sua scomparsa. Come Chavez, anche Alvarez, nel corso delle vicende, si scoprirà essere un personaggio controverso, amato e odiato, temuto e adorato. Ma ciò che mi ha particolarmente colpito sono state le immediate denunce del vicepresidente Maduro, successore di Chavez, che ha incolpato gli Stati nemici della morte dell'ex presidente. I toni utilizzati, infatti, sono estremamente simili a quelli riportati nel romanzo."

'L'amicizia in guerra' vanta un plot intenso e appassionante, che oggi più che mai risulta avere molti riferimenti di attualità, sia per quanto riguarda lo scenario politico e sociale, sia per ciò che concerne l'aspetto dei sentimenti e delle emozioni dei protagonisti. Marco Narcisi riesce a catapultare il lettore nel vivo della storia, in quella piazzetta che è il ritrovo del gruppo, tra le risa e gli scherzi dei ragazzi, ma anche nel tumultuoso paesaggio venezuelano, tra le crudeltà della guerra. Un romanzo scritto senza divisioni in capitoli, come il flusso della vita, tra dialoghi frizzanti e divertenti, parti più introspettive e descrizioni delle tensioni delle guerre civili. Un romanzo che va ad interrogarsi su temi di grande attualità, quali l'insoddisfazione che porta alla ribellione verso politici corrotti, la strumentalizzazione di eventi violenti, il fanatismo espresso da alcuni governanti, la guerra.

L'amicizia in Guerra
Autore: Marco Narcisi
Editore: Edizioni Nulla Die
Numero pagine: 144
Prezzo: 15,00 €
ISBN: 9788897364610

* * *

Gloria
Tiziano Consani
Agemina, 2013


Il romanzo breve di Tiziano Consani (80 pagine), scrittore toscano (vive a Calci) che affianca la sua passione per la scrittura al suo lavoro di tecnico e consulente, si legge in un lampo: questo grazie allo stile scorrevole e alla trama ricca di colpi di scena ed invenzioni che sconfinano nella fantascienza (genere a me caro). È la storia di un'invenzione che potrebbe cambiare il mondo e che suscita un gioco pericoloso di spionaggio e gelosie che coinvolgono il protagonista, Giorgio, ma è soprattutto una grande storia d'amore che attraversa gli anni e trova infine il suo compimento. In questo numero di Segreti di Pulcinella proponiamo anche un racconto dello stesso autore, "La libertà di Aisha". Buona lettura.

Massimo Acciai

* * *

A Settembre 2012, con l'editore romano IF Press, è uscito il volume monografico Grecità marginale e suggestioni etico/giuridiche: i Presocratici.

Per ordini:
Email: info@if-press.com 
Sito: www.if-press.com
.
. L'attento studio delle cosmologie dei c.d. Presocratici ci dischiude una visuale illuminante sull'evoluzione storica della teoria del diritto ellenico antico (e viceversa): da a] diritto tribale, localizzato, sacrale e retributivo, affidato all'autorevolezza di un wanax / ánax, caratteristico dell'età micenea e del c.d. medioevo ellenico, a b] diritto civico, incubato in situazioni di marginalità o "accerchiamento", aristocratico e restaurativo, amministrato dall'autorità di nomoteti o magistrati, su modello pòlis, distintivo dell'età delle colonizzazioni e rafforzato, in età classica, dall'ideologia democratica, a, infine, c] diritto universale, convenzionale e intimidativo, soggetto al dominio di macro-stati dinastici centralizzati, dell'era ellenistica. Lontana da ogni deriva democratica, l'etica dei c.d. Presocratici si inserisce in un esteso tentativo di rifondazione dell'ideologia aristocratica "omerica", riadattata, nelle aree della Grecità marginale influenzate dalle colonizzazioni, ad un momento storico di estrema conflittualità internazionale e di disordini civili dominato dall'ascesa del modello pòlis; agathé sophìe, moderazione, senso del dovere, coesione e stabilità costituzionali, auto-controllo sono valori messi a servizio delle "[…] mura della città […]", nel tentativo, non infruttuoso, di adattare il sistema dei valori della vecchia società tribale al nuovo contesto storico delle colonizzazioni.


INDICE
Introduzione ... 5
.
1. Cosmologia come ontologia civica nei presocratici ... 43
1. Archè, kósmos, éris nella scuola milesia ... 45
1.1. La nozione normativa di archè come origine del kósmos ... 45
1.2. La nascita dell'idea di kósmos come ordinamento: coerenza e sistematicità ... 50
1.3. Dal disordine tribale all'ordinamento civico ... 53
.
2. La cosmologia "unitaria" di Senofane di Colofone ... 57
.
3. La cosmologia civica di Eraclito d'Efeso ... 62
3.1. Logos e kósmos: ordine cosmico come ordinamento civile ... 62
3.2. Eris e kósmos: contrasti civili e alternanza costituzionale ... 67
3.3. Giustizia, sanzione e norma nel diritto civico eracliteo ... 72
.
4. Cosmo come ordinamento nella Schola Pythagorica ... 79
.
5. Cosmo come armonia negli Eleati ... 86
.
6. La cosmologia come teatro civile in Empedocle d'Agrigento ... 90
6.1. Giustizia come armonia ... 90
6.2. Cosmologia come teatro civile ... 94
.
2. Etica e politica prima di Socrate ... 103
1. La nuova etica aristocratica di Senofane ... 104
.
2. Eraclito d'Efeso: etica e rivolta ionica ... 114
2.1. Le connotazioni morali di stile e metodo eraclitei ... 114
2.2. L'introduzione di un contestualismo etico ... 118
2.3. Ermodorei / buoni / desti vs. lydizontes / cattivi / dormienti ... 121
2.4. Etica normativa moderazione e resistenza ... 124
.
3. Fondamenti divini di etica e politica nella Schola Pythagorica ... 128
3.1. Diritto costituzionale: aristocrazia vs. democrazia ... 131
3.2. Etica normativa: morale e controllo ... 133
3.3. Diritto civile e criminale ... 135
.
4. Princìpi ideologici dell'aristocrazia eleatica ... 137
.
5. Empedocle di Agrigento: aristocrazia o democrazia? ... 144
.
Conclusioni ... 151
1. La "fortuna" della macro-tradizione dei c.d. Presocratici ... 151
2. Il contesto storico della grecità "marginale" ... 162
3. Suggestioni etico/giuridiche nei testi della grecità marginale ... 175
.
Bibliografia ... 193


(Ivan Pozzoni)

Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell'Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico; collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2012 sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi, Androgini, Mostri, Galata morente e Carmina non dant damen con Limina mentis, Lame da rasoi, con Joker; tra 2009 e 2012 ha curato le antologie poetiche Retroguardie (Limina mentis), Demokratika, (Limina mentis), Tutti tranne te! (Limina mentis), Frammenti ossei (Limina mentis) e Labyrinthi (Limina mentis); nel 2010 ha curato la raccolta interattiva Triumvirati (Limina Mentis). Tra 2008 e 2012 ha curato i volumi: Grecità marginale e nascita della cultura occidentale (Limina mentis), Cent'anni di Giovanni Vailati (Limina mentis), I Milesii (Limina mentis), Voci dall'Ottocento I II e III (Limina mentis), Benedetto Croce (Limina mentis), Voci dal Novecento I II III e IV (Limina mentis), Voci di filosofi italiani del Novecento (IF Press), La fortuna della Schola Pythagorica (Limina mentis), Pragmata. Per una ricostruzione storiografica dei Pragmatismi (IF Press) ), Le varietà dei Pragmatismi (Limina Mentis) e Elementi eleatici (Limina Mentis); tra 2009 e 2012 sono usciti i suoi: Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni (IF Press), L'ontologia civica di Eraclito d'Efeso (Limina Mentis) e Grecità marginale e suggestioni etico/giuridiche: i Presocratici (IF Press). È direttore culturale della Limina Mentis Editore; è direttore de L'arrivista - Quaderni democratici.

* * *

Infezione
Sunshine Faggio
Arpeggio Libero , 2012


Un libro un po' insolito per me; nelle mie molteplici letture non avevo trovato nulla di simile. La poesia di Sunshine Faggio è carnale, terrena, intensa, violenta e dura come un pugno nello stomaco. Il titolo deriva da una delle poesie della raccolta, precisamente la seconda; come mi ha detto l'autrice in un colloquio: "Infezione si riferisce all'impossibilità dell'amore", un suo cruccio personale, alla ricerca di sensazioni e sentimenti forti e durature, cosa difficile da realizzare perché, parole dell'autrice, "una buona percentuale di innamoramenti si trasforma poi in disprezzo ed insopportabilità".
Si parla esplicitamente di sesso, di ferite dell'anima, di suicidio (viene citata Sylvia Plath, la poetessa statunitense morta suicida a trent'anni infilando la testa nel forno a gas), di amplessi portati all'estremo, disgusto per il conformismo e il perbenismo, un'incontenibile vitalità che esplode. Sesso e morte, Eros e Thanatos, si intrecciano nelle 55 liriche della raccolta, con un pizzico di esotismo: tra di esse mi hanno colpito la lirica XXXIX, intitolata "Pace": "Dicono che / un attimo prima di morire / non si senta nulla. / Solo quiete. / Il corpo licenzia / la mente alla sua pace. / Capisco / perché / ieri / stavo/ così / bene".
Il sesso è visto strettamente legato all'amore, tanto che l'autrice non riesca a pensare al sentimento senza un desiderio continuo di unirmi fisicamente con l'altro (parole sue). La poesia di Faggio è molto confessionale; come mi ha spiegato "le mie poesie descrivono principalmente il rapporto tra il mondo dentro me e quello esterno, sono descrittive di stati d'animo, del modo in cui mi relaziono con gli avvenimenti i sentimenti; in questo rapporto, nella descrizione di queste dinamiche così personali, il sesso è una componente che non può fare a meno di rientrare".

Massimo Acciai

* * *

La poesia di Vasco Rossi
Antonio Malerba
Zona, 2012

Cosa hanno in comune Vasco Rossi e Nietzsche? È ciò che il lettore scoprirà leggendo questo saggio di Antonio Malerba, giovane autore pugliese. Tra il cantautore emiliano e il filosofo tedesco ci sono molti punti in comune riguardo alla visione del mondo, al relativismo, al sentimento del finito, all'idea della morte di dio e degli idoli, eccetera. Ogni capitolo è dedicato ad un particolare aspetto del pensiero dei due "mostri sacri" fino alla scoperta che Vasco Rossi è un attento lettore di Nietzsche ma che già lo aveva dentro prima di scoprirlo. I testi delle canzoni di Vasco Rossi possono a ragione definirsi "poesie" e contengono molta più filosofia di quanto si possa immaginare ad un ascolto superficiale, data la semplicità del linguaggio usato. Un libro da leggere e da gustare, per veri appassionati di musica e di filosofia.

Massimo Acciai

* * *

Il cinismo in chiave tragicomica: ai Filodrammatici di Milano l'ottimo "Luminescienz (La setta)"

La linearità e la sobrietà della scenografia e della gestualità degli attori coinvolti sono gli ingredienti che tendono a rendere quasi reale, palpabile, percepibile la tensione narrativa che si legge e che si intravede sul palcoscenico: quella che ci porta a individuare l'inizio e la fine, tragica, ma mai definitiva, della vita di una setta, Luminescienz. La regia, a firma di Umberto Terruso, ha una tenuta artistica tale da definirne una presenza che non invade ma, bensì, convive con la storia, la sceneggiatura, opera di Dario Merlini, che è anche uno dei protagonisti principali, quel "profeta" che fonda il nuovo gruppo fanatico religioso, che vuole portare luce e felicità al martoriato genere umano. Dopo essere caduto in un coma a causa di un incidente, il "maestro" si vende come soggetto dai poteri sovrannaturali, tanto da irretire la madre della propria prossima bambina e un gruppo di seguaci che saranno suoi fedeli. La non fine determina l'aspetto più fondamentale della narrazione: il cinismo è assenza di speranza per la debolezza e la perfida mente umana, dividendo le persone in coloro che sono vittime e coloro che sono carnefici, senza un confine chiaro, ben delineato e, soprattutto, cambiabile, mutabile. La vittima può diventare carnefice e viceversa. Il pessimismo è forte e incisivo, fuori da ogni lettura moralistica o finto paternalistica: la dirompente franchezza e la linearità della narrazione e, quindi, della recitazione, portano a definire, anche tramite il gioco magistrale delle luci, una metafora tangibile della fallibilità dell'individuo, inserito in una società post moderna priva di fiducia, totalmente alienata a causa di una dimensione vorticosamente precaria e disumanizzata. Umberto Terruso non ha scuole accademiche o stili a cui rifarsi, dato un suo stile e una sua poetica autonomi e sicuri, che si traducono nell'abilità genuina della performance dei suoi attori, abili a cambiare personaggio, denotando una loro capacità interpretativa notevole e matura. Matura è anche la penna di Dario Merlini, data la coerenza e la complessità di una storia che è stata tradotta nella sua portata estetica e concettuale sul palcoscenico, attraverso una regia dai tratti determinati e incontrovertibilmente autonoma e tale da rompere gli indugi di un'oberante e soffocante separazione pubblico/palcoscenico, creando un coinvolgimento emotivo, quasi intellettivo e visivo con lo spettatore, chiamato in causa come colui che cerca salvezza nell'abbraccio mortale e devastante degli amici della setta. La santità promessa si impatta con la miseria umana in un procedere che ci porta a leggere, sia nella gestualità e nella capacità rappresentativa degli attori, sia nella completezza della storia, le instabili, quindi fallaci e caduche, capacità mentali e critiche del soggetto, testimoniando l'inaffidabilità dell'uomo e la sua impossibilità di fuggire da chi utilizza il mistero e le promesse come elementi di riscatto fasulli.
Come una ragnatela in cui il ragno avido, gli stessi fedeli si rivolteranno contro il profeta, lasciando solo a pochi, ostinati anche nel tramonto dell'attività, la possibilità di trovare lucro da un'iniziativa e attività che si basa sul "lavaggio dei cervelli" e sulla manipolazione delle menti, porta a non lasciare opportunità di fuga a chi cade irrimediabilmente: non solo la setta, che sembra un continuum circolare senza soluzione, irretisce e imbonisce senza punto di ritorno, ma sono anche i media, che giocano sulle disgrazie per fare audience, così come i mercanti dell'arte, che amano promuovere solamente per interessi venali opere senza alcun valore, a essere soggetti che rapinano la tua attenzione rendendoti debolmente vittima di un percorso perverso. La rappresentazione spietata, quanto realista, dell'umanità nelle sue dicotomie esistenziali ci trova occupati, come spettatori, e quasi calamitati, in una verità che si denuda, si presenta spogliata da ogni fardello, fredda e imperturbabile nella sua impermeabilità ad alcun compromesso, chiamati noi stessi come spettatori ad affrontare la situazione e a rielaborarla, senza alcun tipo di idealità o di contaminazione soggettiva: sta a noi uscire dal gioco e provvedere a leggerlo sotto un'ottica più distaccata. Importante è sapere quando si stia raggiungendo il cosiddetto e inclemente punto di non ritorno. Gli Oyes sono la compagnia che si è proposta con "Luminescienz" al Teatro Filodrammatici in questi giorni di maggio, facendo parlare i media e avendo un ottimo riscontro di pubblico. Una nota particolare va agli attori: Enrica Chiurazzi, nel ruolo della ragazza irretita, interpretazione puntuale di una donna che avverte il soffocamento di una condizione che lei stessa ha silenziosamente accolto, da cui vorrà districarsi e liberarsene; Francesco Meola, nelle sue capacità di mutazione del personaggio impersonato, conferma una tenuta e una maturazione recitativa, spesso tradotta in un'altrettanto capacità mimica ed espressiva del viso; Stefano Codella, dotato di una fluidità comportamentale e di una dinamicità artistica che rende credibili i vari soggetti interpretati; Andrea Lapi, la cui abilità sta nel rendere ancora più grottesco la maschera che il personaggio, l'attore di successo, deve indossare ogni giorno per non smentire le attese del pubblico; Dario Merlini, la cui universalità artistica lo porta a essere autore e interprete del perverso e inesauribile protagonista, da lui stesso ideato. Un inno al cinismo in chiave tragicomico, il cui registro che si crea ci porta a rendere tale dato ed elemento caratteristico più efficace e incisivo: linguaggio di una comunicazione che, attraverso un ritmo incalzante, invade e pervade con le note e deleterie conseguenze che si potranno dal vivo assaporare.

* * *

Némesis
Marzia Carocci
Carta e Penna, 2012


Némesis (in italiano Nemesi) è una figura della mitologia greca, secondo alcuni figlia di Zeus, secondo altri figlia di Oceano e Notte. In Mitologia fu il nome della dea "distribuzione della giustizia". Nemesi provvedeva soprattutto a metter giustizia ai delitti irrisolti o impuniti, distribuendo e irrorando gioia o dolore a seconda di quanto era giusto, perseguitando soprattutto i malvagi e gli ingrati alla sorte. Ecco, a questo punto dimenticatevi la definizione (presa da Wikipedia) perché col libro di Marzia Carocci c'entra ben poco - come mi ha confessato l'autrice stessa. "Némesis" mi ha spiegato "semplicemente perché è una locuzione storica che sta a significare quando nei momenti peggiori della vita o in altre situazioni non ci aspettiamo l'evolversi invece di eventi compensatori. Un po' come quando nelle cose o situazioni più brutte arriva una luce che ti riporta alla superficie." Le 68 liriche che compongono il libro, più tre prose, sono per lo più molto intime e personali: sono dedicate a persone care (il padre, la madre, il marito, i figli, ma non solo), parlano di affetti, di fede, di ricordi, del mestiere di poeta e del senso della vita e della morte (il "tramonto", il temuto "Traguardo"). Il linguaggio è semplice, colloquiale, confidenziale: l'autrice mette a nudo se stessa e i propri sentimenti, si scopre vulnerabile e al tempo stesso coraggiosa, serena e inquieta. Marzia crede nell'amore, in tutte le sue forme - da quello familiare a quello divino - e nel potere rigenerante dei ricordi, nella magia della gioventù e dei sogni. Mi ha colpito particolarmente la prosa (e la poesia ed essa collegata) riguardante la storia vera e vissuta del barbone Ennio, soprannominato Domenico dal giorno in cui faceva la sua comparsa nel giardino pubblico, sulla panchina sotto una vecchia quercia. Una storia che mi ha commosso profondamente. Infine un accenno alla copertina, che ritrae una maschera femminile che nella sua fissità ha qualcosa di inquietante. Ho chiesto la ragione di questa scelta direttamente all'autrice, che ha voluto in prima persona questa immagine, cercata in fotolia; "la maschera" mi ha risposto "aiuta a nascondere la propria vulnerabilità, debolezza, sensibilità: chi ti scopre vulnerabile ti ha in mano e dietro alla maschera puoi piangere dimostrando invece la staticità dell'emozioni." Sono grato a Marzia, con cui ho un rapporto di stima e amicizia, per avermi dato una copia autografata del suo libro, uscito nel dicembre scorso, e sono onorato di presentarla in questa serata a lei dedicata.


Massimo Acciai

* * *

Obsession: lo scandaglio della mente malata
E' uscito il volume antologico di racconti a tema "Manie, fobie e perversioni" curato da Lorenzo Spurio

Sarà disponibile all'acquisto già dai prossimi giorni il volume Obsession, una raccolta di racconti a tema "Manie, fobie e perversioni" voluta e curata dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio, per la Limina Mentis Edizioni.
Il volume contiene 14 racconti che sono risultati selezionati dallo scrittore dopo ampia ed attenta valutazione di tutti i materiali pervenuti l'indomani della pubblicazione del call of paper.
Nell'antologia, che si apre con una prefazione del curatore dove si analizza il tema della "deviazione umana" nelle sue varie manifestazioni, sono presenti racconti di: Elisabetta Amoroso, Alberto Arecchi, Elisabetta Bisson, Fiorella Carcereri, Martino Ciano, Lorenzo Crescentini, Lisa Deiuri, Monica Dini, Daisy Franchetto, Serena Gobbo, Andrea Blu, Sandro Orlandi, Alessandro Pedretta e Stefano Rizzi.
Dalla prefazione di Lorenzo Spurio si legge: "Il titolo scelto per questo progetto e per l'antologia stessa, Obsession, fa riferimento diretto al mondo delle ossessioni dove possono essere inglobate appunto le perversioni, le manie, le fobie, atteggiamenti inconsci e incontrollabili che possono essere trattati in certi casi dalla medicina mentre in altri, da cronici, risultano inguaribili. Ciò che li accomuna è la loro "ossessività" e "esclusività": atteggiamenti apparentemente assurdi e inimmaginabili che, invece, si configurano come gravi disturbi mentali. L'ossessione porta con sé e si alimenta di ansia, paura, eccitazione, euforia, paranoia, bipolarità, angoscia, violenza minando la lucidità del soggetto, rovinandone l'integrità e condannandolo ad essere un "caso umano" ancor prima di diventare un "caso psichiatrico"".

Il libro sarà acquistabile a partire dal 7 giugno prossimo sul negozio online della Casa Editrice, collegandosi a questo link: http://www.liminamentis.com/scheda-libro/spurio-lorenzo-aavv-a-cura-di/obsession-9788898496020-134324.html , sulle altre vetrine di libri online e su ordinazione in qualsiasi libreria italiano.

Scheda tecnica del libro

Titolo: Obsession
Sottotitolo: Raccolta di racconti a tema "Manie, fobie e perversioni"
Autore: AA.VV.
Curatore: Lorenzo Spurio
Casa Editrice: Limina Mentis Edizioni, Villasanta (MB)
Anno: 2013
Pagine: 162
ISBN: 978-88-98946-02-0
Costo: 15 €
Link diretto alla vendita: http://www.liminamentis.com/scheda-libro/spurio-lorenzo-aavv-a-cura-di/obsession-9788898496020-134324.html

Info: redazione@liminamentis.com 

* * *

Fortuna, il buco delle vite edito da Ciesse edizioni collana green giugno 2012 codice ISBN libro 978 88 6660 0442 codice ISBN e-book 978 88 6600459 inoltre sul sito della casa editrice www.ciessedizioni.it sono disponibili le prime venti pagine da leggere!

Questo romanzo mi ha mandato in confusione più volte, perché fino alla fine non sono riuscita a capire quale delle tre vite di Fortuna mi sia piaciuta di più. Non mi era mai capitato di leggere un romanzo la cui protagonista riesce a vivere tre vite che sono diametralmente opposte tra di loro. La storia ha inizio in una prigione ruandese, dove troviamo Fortuna che è stata condannata a morte, perché si è rifiutata di denunciare gli hutu che hanno aiutato lei e i suoi più cari amici a far fuggire centinaia di poveri tutsi verso le frontiere del Ruanda dall'aprile del 1994, cioè da quando ha avuto inizio un sanguinoso genocidio che è rimasto a lungo sconosciuto a gran parte del mondo occidentale. E' venuto a prenderla un ragazzo dai lineamenti angelici per portarla davanti al plotone d'esecuzione, non è ruandese e forse non appartiene nemmeno a questo mondo perché sembra circondato da una luce molto speciale. Sembra che manchi un'eternità all'appuntamento fatale con la morte, perciò negli interminabili momenti che mancano, la donna cerca di ripercorrere le tappe più importanti delle sue tre vite passate. Come per magia la memoria la riporta in dietro di moltissimi anni, così ritorna alle Quattrovie il piccolo paesino da cui tutta la sua storia ha avuto inizio, si chiama di nuovo J. Rizzutelli la bambina con una brutta malformazione alla colonna vertebrale soprannominata da tutti il buco della vita e abita ancora nella deliziosa casa del portone verde e accanto a lei c'è nonna Umberta: l'unico amore innocente delle sue esistenze tormentate. La vedova Rizzutelli per la piccola J. era tutto, perciò il dolore lancinante che ha provato quando l'ha persa per sempre è ancora fortemente radicato nella sua anima. Ricordare la vita senza Umberta è devastante, perciò la donna decide di lasciare la piccola J. e si rifugia in Piccoletta, anche se l'esistenza della giovane barbona non è stata meno dolorosa di quella di Piccoletta. Perché per dieci anni ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per resistere alla fame e al freddo degli inverni romani più rigidi e riuscire ad arrivare a quell'appuntamento fondamentale nella vita di ogni donna: l'appuntamento con il grande amore. L'amore che ha il sorriso tenero e sincero del dottor Nadir Murekatete, un giovane ruandese che ha alle spalle un passato molto doloroso e forse anche per questo motivo prova immediatamente una simpatia speciale per la povera barbona. In un primo momento il rapporto tra Nadir e Piccoletta non è facile, la donna dopo aver vissuto a lungo per strada sperimentando quanto possa essere grande l'indifferenza umana non ha più la forza per credere nella bontà del suo prossimo. Ma l'affascinante dottore, dimostrando di avere una pazienza da fare invidia a un santo, riesce poco per volta a conquistare la sua amicizia. Così la donna trova la forza per raccontargli delle terribili vicende che hanno travagliato le sue esistenze. Quando anche Nadir avrà il coraggio di confessarle il suo tragico passato ruandese, degli anni che ha trascorso in carcere e del suo lungo esilio in Italia, il rapporto tra i due subirà una radicale evoluzione e Piccoletta avrà la possibilità di rinascere ancora una volta per diventare Fortuna. Fortuna, il buco delle vite è un romanzo bellissimo da leggere tutto d'un fiato, anche se costa lacrime e rabbia. La trama possiede la rara capacità di coinvolgere sin dalle primissime pagine e il suo evolversi presenta continui colpi di scena che lasciano il lettore esterrefatto. Credo di non aver mai letto il romanzo di un esordiente così convincente, sono sicura che la sua autrice, soprattutto se avrà modo di pubblicare con una casa editrice più conosciuta e capace di portare i suoi scritti in libreria, avrà una carriera letteraria costellata di grandi successi, perché non è da tutti scrivere un romanzo che fa accapponare la pelle.

* * *

Recensione al volume di poesia ''L'abisso e' alle porte'' del poeta Beda

Quale motivo spinge a scrivere e manifestare i propri sentimenti, le proprie emozioni ed angosce ai nostri simili? Certamente il voler comunicare e condividere parte della nostra vita, cercare conforto e compartecipazione , sentire il proprio dolore condiviso con qualcuno che già' lo abbia provato e che abbia l'umanità di ascoltare e corrispondere.
Su questo piano si pone la poetica del poeta Beda, che viene a rivelarci con sincerità aperta e luminosa, come solo un artista può fare, il proprio animo sofferente e disincantato, colmo di dolore divenuto intollerabile, tal che erompe dalla diga dell'anima , per farsi canto di poesia. Anche il Leopardi cantò questo dolore e ci riportò al destino finale di ogni essere vivente : se questi canti poetici si ripropongono di generazione in generazione, come un opporsi al crudele destino dell'uomo, ma contengono quella dignità di verso e di fraseggio, quella sincera emozione di chi scrive, e questo si nota subito per la commozione che suscitano, non si può certo parlare di solipsismo, un compiacimento del proprio dolore, ma il naturale grido di soccorso di chi ha necessità di aiuto.
Il poeta BEDA, coglie nella struggente bellezza della natura, anche questa in declino, una qualche consolazione, nello splendore circostante, in contrasto con l'atmosfera scura di tenebre che si aprono sull'abisso della sua anima.
Causa di tutto questo, è la mancanza di una presenza, di una ''lei'' assente, di un bimbo privo di vita ( forse un'allegoria di se stesso fanciullo), di affetti e luoghi lontani o scomparsi : ''...tu non sei qui. Poserò il mio silenzioso dolore / in questo morente e spento insieme di versi.'' (pag.27).
''Non ho niente di più che il nulla. /E' perduto, sei perduta. Sono perso.''( pag.28)
Dunque, il poeta è privo di scopi di vita, ma creando versi, cerca rifugio in questi , rievocando, scavando con metafore ed immagini raggianti di vita o immerse nello sconforto; a volte si apre qualche parentesi di timida speranza che, subito, si spegne : ''Timido questo fuoco che dentro mi rode / e intanto è vuoto il grembo di questo mondo.'' (pag . 32)
Le ultime liriche descrivono le devastazioni ambientali ed il Poeta, conscio dell'impossibilita di porvi rimedio o di essere ascoltato, lancia anatemi a chi ne è causa, nell'indifferenza della gran parte dell'umanità.
''La resa è una vittoria, lo sai?'' (pag 74) : verso terribile di denuncia, contro una società sorda e cieca che non vede altro che profitto.
Pure, anche se molto raramente, tra queste tristezze, a volte, bussa la felicita', ma è solo ''…un istante impalpabile d'eterna estasi e mi accovaccio sopra piangente.'' Lascio a questo punto i versi, volendo serbare l'immagine del poeta in un momento consolatorio.(pag. 69)
Mentre scorro i testi, comprendo che nessuna parola spesa a recensire, potrebbe renderne l'intensità, la commozione e l'etica presenti e resi, come pure la bellezza sobria , nobile di questo poetare molto commovente che denota anche una competenza di stile letterario molto avanzata, pur nella linearità di una terminologia consueta e familiare, non ridondante o astrusa ,incomprensibile o contorta.
Tutti potrebbero abbeverarsi a questi versi così umani che entrano semplicemente nell'anima altrui, come acqua dissetante in un terreno arso che chiede soltanto di essere impregnato di bella poesia, dignitosa nel dipingere amore e dolore, universali sentimenti che danno senso al nostro vivere.

Novella Torregiani
Porto Recanati, 24 aprile 2013

* * *

"Interni" di Annalisa Soddu

Titolo suggestivo e invitante per la nuova pubblicazione di Annalisa Soddu, Interni, il suo nuovo libro di poesie. La pubblicazione dell'opera è stata curata e gestita da TraccePerLaMeta Edizioni, attività di editoria rivolta ai soci dell'Associazione Culturale TraccePerLaMeta.
Dopo il successo avuto con il racconto Il fuoco di Lorenzo, la scrittrice di origini sarde ritorna con una nuova pubblicazione molto carica di significati, come lo stesso titolo del libro chiarifica.
Il critico Lorenzo Spurio nella prefazione osserva: "Questo libro non lascerà indifferente il lettore, perché le liriche che si appresta a leggere "graffiano" il cuore di chi, con sensibilità e innocentemente, sa leggere tra i versi. […] La Soddu affonda con perizia il bisturi in una materia sociale dolorosa e si mostra sensibile alle tortuose pieghe dei comportamenti e dei pensieri umani, attenta osservatrice delle problematiche dell'uomo contemporaneo, delle sue crisi e delle sue affettività".
Il libro può essere ordinato ed acquistato tramite lo shop di TraccePerLaMeta Edizioni o tramite ogni altra libreria online.

TITOLO: Interni
AUTORE: Annalisa Soddu
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
PAGINE: 54
ISBN: 978-88-907190-6-6
COSTO: 9 €

Info:
info@tracceperlameta.org
www.tracceperlameta.org

* * *

"Imago" di Antonella Troisi

E' uscito da pochi giorni Imago di Antonella Troisi. Si tratta di una raccolta di poesie edita da TraceePerLaMeta Edizioni. Questo libro rappresenta l'opera prima di Antonella Troisi, poetessa campana residente a Salerno.
Dalla prefazione curata da Lorenzo Spurio si legge: "Il lettore troverà poesie dal gusto nuovo la cui collocazione in un genere risulta difficoltosa, ma, come si sa, nel nostro secolo non è opportuno parlare di scuole, movimenti né generazioni. […]La difficoltà nel percepire in maniera lucida e razionale quali siano i limiti estremi di un amore è al centro della silloge dove l'amore si configura a tratti come un tormento, un desiderio, un pensiero ricorrente, un'illusione. La poetessa, però, è altamente coscienziosa nel sapere che parlare di amore immancabilmente significa parlare anche del tempo che, imperterrito scorre".
Il libro può essere ordinato ed acquistato tramite lo shop di TraccePerLaMeta Edizioni o tramite ogni altra libreria online.

TITOLO: Imago
AUTORE: Antonella Troisi
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
PAGINE: 56
ISBN: 978-88-907190-7-3
COSTO: 9€

Info:
info@tracceperlameta.org
www.tracceperlameta.org

* * *

Raccolta di aforismi
di Emilio Rega

Prefazione
a cura di Lorenzo Spurio

Gli aforismi di Emilio Rega contenuti in questo libro spaziano tra tematiche molto diverse tra loro: l'autore riflette sul senso e sui limiti dell'arte, soprattutto quella poetica, da' insegnamenti esemplari partendo dalla constatazione di una società disturbata e minacciata dalla corruzione, fornisce analisi personali sulla natura del sé cosciente nel nostro periodo storico. Il percorso che il lettore è chiamato a intraprendere non è unico, ma molteplice: si potrà partire a leggere dall'ultimo aforisma per poi tornare indietro a leggere tutti gli altri, si potrà aprire il libro a caso e leggere oppure iniziare la lettura dalle prime pagine come canonicamente viene fatto. Perché un libro di aforismi, per quanto sia dotato di una struttura concettuale, è un testo sfuggevole, ispirato e denso di prospettive: gli aforismi non sono semplici sintagmi, né haiku dal verso rotto, tanto meno delle parole in libertà o dei ricercati sillogismi. O forse sarebbe opportuno dire che sono tutte queste cose allo stesso tempo, ma sono anche delle preghiere laiche, delle critiche taglienti, dei sassi scagliati, rapidi flussi di coscienza e tant'altro. Lo stesso autore in uno dei suoi aforismi scrive: Contrariamente a quel che si pensa in generale la scrittura di un aforisma efficace non è immediata: occorre prima pensarne almeno altri due o tre privi di nerbo. Rega è sicuramente un autore che ha instaurato un certo rapporto amicale e confidenziale con questo genere poetico, se teniamo conto che questa raccolta di aforismi non è che la sesta nella sua ampia produzione; si ricordi, ad esempio, Oltre le stelle (Edizioni dell'Oleandro, 1997, con prefazione di Dante Maffia) e Ad libitium (Mario Baroni Editore, 1999).
In questo libro si parlerà delle ragione con le sue manifestazioni (scienza, conoscenza, empirismo) e dell'universo irrazionale (la religione, l'amore); curioso a questo riguardo l'aforisma che, laconico, recita: L'amore esalta lo spirito, la passione annichilisce l'anima.
Alcuni aforismi rasentano un'atmosfera comica che, però, proprio per la sua drammatica rispondenza alla scoraggiante situazione che viviamo, finiscono per mostrarsi altamente grotteschi e paurosi: Troppo intelligente? Licenziato! dove l'autore, dotato di grande sintetismo, ingloba un mesto colloquio a due voci fatto di domanda e risposta, una risposta che, con il punto esclamativo che la segue, ne sottolinea ancor più vivamente il senso alienante della condizione umana. In altre parole, forse meno "aforistiche", Rega consacra sulla carta una sacrosanta verità: sono gli ignoranti, gli opportunisti o i raccomandati (a volte le tre sfaccettature, addirittura, sono presenti in un unico essere) ad andar sempre avanti e a vedersele tutte andare dritte. Idea questa che Rega ripropone anche in un altro aforisma, ancor più esplicito: Le migliori intuizioni le ha il cosiddetto idiota , non l'intelligente.
Quasi mosso da una forza avanguardistica (Il passato pesa come un macigno sulle nostre teste e nonostante ciò non possiamo non fare i conti con esso) , l'autore rintraccia nei segni degradati della nostra contemporaneità (fiction, vip, personaggi famosi, l'arrivista, il fascino perverso della celebrità) degli stereotipi vergognosi, il cui superamento è necessario per metter fine all'ilarità e gratuità dominante nel nostro comune vivere quasi a sottendere che la genuinità e quel sentire di purezza non possono essere rintracciati in persone che hanno fatto dell'esaltazione dell'ego la loro religione: L'egoismo acceca l'uomo e lo rende stupido, scrive Rega in un altro aforisma.
E in questa riflessione a tratti vorticosa a tratti amara neppure la religione viene risparmiata, l'autore scrive: Quel tarlo del dubbio che ti toglie il gusto della fede. Ma la domanda, spontanea e lecita, che mi pongo: può un tarlo, per quanto ossessivo e fastidioso possa essere, minare la ferma credenza di un cattolico? O di un credente in generale dato che qui non si parla propriamente di cristianità? Al lettore sta a decidere sulla questione.
Rega non risparmia proprio nessuno ed è chiaro il suo messaggio carico di disprezzo e di sfiducia nei confronti del nostro mondo: c'è gente che parla solo perché ha la bocca, sembra dire l'autore; ci sono megalomani, potenti, false dive, arroganti e so-tutto-io: tutti condividono una grande ignoranza di fondo, ignoranza che, offende la cultura e chi realmente opera per essa: L'Italia è un tale paese di ignoranti che basta avere una laurea o aver frequentato un Master per sentirsi chi sa chi (per non parlare dei rappresentanti del mondo accademico).
Emilio Rega è critico e a tratti polemico (Italiani: "brava gente" o gente furba?) con la gente che lo circonda, con la società e con i tempi in cui vive. Non è un provocatore, né un qualunquista, ma una persona dall'animo meditabondo a cui piace soffermarsi per guardare la realtà da fuori e cercare di interpretarla. Il grande Gozzano scriveva in una sua lirica che il mondo è "quella cosa tutta piena di quei cosi con due gambe che fanno tanta pena". Qui, in questa opera, si respira quella stessa aria.

Jesi, 21-04-2013

* * *

Io sono soltanto un granello di sabbia
di Anna Scarpetta
con prefazione di Gianni Ianuale
Liberia Editrice Urso, 2013
Numero di pagine: 55
ISBN: 9788898381319
Costo: 9,50 €

Recensione di Lorenzo Spurio


Devo confessare che per poter eseguire un'analisi appropriata ed attenta di questo recente libro di Anna Scarpetta che la recensione, come forma testuale, non è di certo adatta, poiché servirebbe almeno un saggio se non un intero volume critico, tante sono le cose che -a mio modesto modo di vedere- debbono essere dette, considerate e interpretate. Comincerò con il dire che in questa silloge si respira un'aria soave ma pacata dove a dominare sono le immagini che fanno riferimento al mondo cattolico: molte delle poesie, in realtà sembrano delle vere preghiere, proprio per la profondità dei richiami e per la pervasiva e credente considerazione della vita quale percorso terrestre che si caratterizza per la sua finitudine. Aggiungerò che Anna Scarpetta è stata recentemente premiata al I Concorso Letterario Internazionale Bilingue TraccePerLaMeta per la sua poesia religiosa dal titolo "Sulla via di Damasco", ulteriore segno che evidenzia questa sua nuova apertura nei confronti di un genere poetico molto diffuso e seguito. La parola nelle poesie di Anna Scarpetta si fa lode, invocazione, condanna, rinuncia ed esortazione, ma essa è anche appello alla sensibilità dell'uomo, elogio dei sentimenti e apologia del credo cristiano. Non è un caso che sia proprio la prima lirica della silloge, "Io sono soltanto un granello di sabbia" che è quella che dà il titolo all'intera raccolta, che esordisca con questi versi: "Io sono, soltanto, un granello di sabbia,/ dell'immenso deserto, Signore" (7) in cui la poetessa, partendo dalla constatazione della minuziosità del suo essere il rapporto alla mondialità delle esperienze, evidenzia e rende grazia al Divino per il "dono" che le ha fatto: quello della poesia. Ma, siccome sappiamo che la poesia non è che la forma più autentica, vivida e sofferta di espressione umana, con questa espressione la poetessa non fa che eguagliare la poesia alla vita. E come si evince in questa prima lirica c'è una grande attenzione nella poetessa nei confronti del tentativo di auoto-definirsi, di identificarsi e di svelare agli altri chi è, come avviene anche nella poesia "Non so più chi sono" (31).
Centrale, come era stato per la precedente silloge poetica della poetessa, Le voci della memoria (Ismeca, 2011), da me recensita e la cui recensione è disponibile qui, è il tema del tempo. Il colloquio che la poetessa intrattiene con esso si fa qui più aspro e si nota un certo indurimento del linguaggio dovuto, molto probabilmente, dalla desolante constatazione che esso è l'unico "eterno vincente" nella continua lotta della vita. La poetessa fornisce le più ampie caratterizzazioni per evocarlo ("il tempo,/ silenzioso, con la sua faccia di marmo scolpito", 12; "il tempo, col suo volto annoiato", 22; "il tempo, così infame e crudele", 25: "[tu], come statua regale", 46, ecc.), e nella gran parte di esse si intuisce un certo disprezzo e sconsiderazione, che fanno seguito alla presa di coscienza della sua pericolosità e al contempo della sua tragica ineluttabilità. Ed è così che esso non è altro che "il vero palco delle pittoresche scene degli orrori" (8), cioè esso è un davanzale verso il mondo che assiste indisturbato e senza fretta alle rappresentazioni della vita, del mondo, delle famiglie, agli inganni e ai tormenti, alle guerre e ai sistemi di vendetta, ma anche ai momenti più belli che solo nel ricordo potranno conservare la loro leggiadria.
Il sentimento religioso è facilmente intuibile anche attraverso i chiari riferimenti alla vita intesa come percorso, come cammino errante e l'uomo come misero "abitante delle fatiche umane", come pellegrino per le vie del mondo, a volte consapevole, altre volte meno ed obbligato ad esodi carichi di dolore a causa di guerre, scontri religiosi, deportazioni. Perché va subito osservato che varie liriche qui contenute hanno un forte intendimento civico, morale e mettono il lettore di fronte a realtà sociali endemiche, cancrenose, corrotte e ignominiose. E' così che Anna Scarpetta fotografa i massacri che avvengono al silenzio dei governi e dei mass media europei, come in Libano, dove la poetessa ci "narra" dei pianti e dei lutti di Beirut. Il pensiero non può non andare anche ai massacri in Sudan e quelli leggermente più conosciuti perpetuati da Assad, in Siria. Nella poesia "Libano" la speranza sembra esser ormai abbattuta e tutto ricade su una tortuosa domanda la cui impossibilità di risposta ferisce ancor più gli uomini di quella terra e demoralizza il mondo: "Agli occhi del mondo, tra due fuochi, ardi muto Libano,/ c'è chi si chiede, invano, ma tutto questo perché" (14). Il tema sociale ritorna nella lirica "Berlino est", quadretto chiarificatore del senso di giubilo l'indomani dell'abbattimento del Muro che divise i berlinesi a seguito di un conflitto ideologico disprezzabile.
Si susseguono liriche più dolci e positive nelle quali la poetessa rievoca momenti passati e ricorda i suoi cari, soprattutto la madre, celebrata in due liriche e in maniera particolare nella bellissima "Sei volata via, madre" dove l'atroce ricordo della dipartita della madre è associata a una colorazione bianca, quasi accecante, che la poetessa vede e riconosce nella neve e nei gabbiani dal piumaggio candido. Ed anche qui, dove la lirica è pensata come commemorazione della madre, Anna Scarpetta non si risparmia per criticare la spietatezza di questo mondo nel quale siamo chiamati a vivere: "Sola sei andata via da questo strano mondo" (18). La "stranezza" del mondo è spiegata nella lirica "Il male del mondo" che è un vero pugno allo stomaco. In essa la poetessa plasma la parola in maniera meditata affinché sia acuminata, folgorante e distruttiva proprio come è l'efferatezza del mondo, la cattiveria diffusa negli animi imbarbariti nel nostro oggi: "Il male ha mostrato tutta la sua malvagità agli occhi del mondo/ coi suoi aguzzi artigli, graffiando volti di sfide verso il futuro/ ricacciando all'indietro tempi nuovi, che non sanno avanzare" (23). La poetessa non esplica quali intende essere i "mali" del mondo e lascia volutamente aperta la questione al lettore che può facilmente leggerli nell'aumento di femminicidi, nei suicidi per colpa della crisi economica, nelle inspiegabili tragedie familiari, nella bestialità di alcuni atteggiamenti umani e nelle invidie logoranti, negli abusi, nelle catastrofi naturali, ma anche nelle dolorose e fulminanti patologie a cui spesso non vi sono rimedi.
Per ultimo, ma non per importanza, ci sono liriche curiose dove Anna Scarpetta chiarifica la sua felice propensione nei confronti delle nuove tecnologie, esplicate soprattutto nel mezzo informatico al quale la poetessa riconosce grande capacità: con Facebook, ad esempio, si può ritrovare amici e parlare con loro, anche dopo tanti anni di lontananza e silenzio, e il web è molto positivo perché accorcia le distanze e fa viaggiare più veloce le notizie come sottolinea all'apertura di "Grazie a te web". La versione digitale del libro, che oggigiorno sta combattendo una prima battaglia con il suo progenitore cartaceo -battaglia che a mio modesto parere sta perdendo e clamorosamente- è motivo addirittura di una lirica, "Ebook", dove la poetessa ricorda, elogia e innalza il valore del cartaceo, custode di tradizione, fruitore di un contatto diretto e dispensatore del fresco profumo di stampa o acre di invecchiamento.
Il pensiero finale che la poetessa fornisce al lettore e sul quale si appella a una sua maggiore considerazione è quello che verte sul futuro: che cosa ci aspetta nei tempi a venire? Riusciranno le persone veramente brave e sincere a farsi valere in un mondo dominato da tante nefandezze? Anche la poetessa trasmette un sentimento d'incertezza al riguardo: "Da dove dovranno venire questi nuovi tempi/ carichi di profili, scolpiti di albe boreali, rinchiusi/ nell'immane destino che ancora non si profila" (41).
C'è bisogno di cambiamento e di gente valida che possa proporre una svolta. Subito.
I tempi attuali sono fermi e stantii, pur nel loro ineluttabile incedere.
Un plauso alla poetessa per darci tanti spunti su cui riflettere con questo libro che di sicuro non lascerà indifferente nessun lettore.

Lorenzo Spurio
(scrittore, critico letterario)

Jesi, 25 Maggio 2013

ANNA SCARPETTA è nata a Pozzuoli (Na) nel 1948. Per moltissimi anni ha vissuto nel capoluogo campano. Ha lavorato, poi, a Milano presso la Rete Ferroviaria Italiana - Direzione Asse Orizzontale e attualmente vive a Novara. Si è sempre dedicata alla poesia, narrativa e saggistica. E' stata membro di giuria a Napoli nei concorsi letterari in lingua e in vernacolo. Ha recensito numerosi libri di poesia. A Milano si è dedicata al teatro sperimentale, in qualità di Aiuto regia, con la compagnia di Ciro Menale. Ha collaborato con prestigiose riviste culturali ed è stata Presidente Onoraria per la Città di Napoli di MOPEITA, Movimento per la diffusione della poesia in Italia. Ha pubblicato le seguenti sillogi di poesia: Poesia (Gabrielli, 1985), Frantumi di tempo (Lo Faro, 2004), L'altra dimensione della vita (LibroItaliano World, 2004) e Le voci della memoria (Ismeca, 2011) da me recensito e la cui recensione è presente qui.

* * *

Matilde Vittoria Laricchia, Non ci sono foto ma qualcosa è rimasto

[leggi comunicato stampa]

* * *
Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, Alle fonti del Clitumno, La scuola di Pitagora, Napoli 2011, pp. 43 (ISBN 978-88-6542-021-8)

L'autore di questo breve libello, Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (1848-1931), è un docente di filologia classica che riceve dal suocero, Theodor Mommser, - ci spiega Gherardo Ugolini nell'Introduzione - in regalo degli scritti di Giosué Carducci. Così inizia l'interesse per la poesia di quest'ultimo, seguono i soggiorni in Italia e la volontà di comprendere a pieno alcuni punti del "pensiero" del poeta italiano, quindi lo studioso si rivolge ai colleghi dell'Università di Berlino con l'obiettivo di redigere un'antologia di odi del poeta in versione tedesca, per poi inviarla al medesimo nel periodo natalizio.
Dopo tanto lavoro, nel Natale 1879 viene pubblicato un testo, in pochi esemplari di sessantacinque pagine, contenente dieci odi con testo originale e traduzione tedesca a fronte, dal titolo Carducci 24.
Per conoscere Carducci il professore decide di organizzare una conferenza, che dà il titolo al seguente testo: Alle fonti del Clitumno, ovvero un piccolo fiume "collocato in Umbria, luogo in cui nel passato si scontrarono i tre popoli degli Umbri, dei Romani e degli Estruschi". Seguono le descrizioni particolareggiate delle città toscane: Arezzo, Cortona, poi di quelle umbre con Perugia, Assisi "la patria di San Francesco e Santa Chiara", poi Foligno, Spoleto…
Il Clitumno però è stato decantato anche nel passato da Plinio, Virgilio che nelle Georgiche così descrive il nostro paese: "niente del genere è paragonabile allo splendore dell'Italia", e "qui dura a lungo la primavera, si estende l'estate per molte lune" - ed ancora - "l'abbondanza dei laghi, il lago di Como e quello di Garda". Carducci usa i seguenti versi: "grande, austera, verde da le montagne digradanti un cerchio l'Umbria guarda" - e prosegue - "… stiano, giganti vigili, i cipressi". Nella strofa finale conclude: "plaudono i monti al carme e i boschi e l'acqua de l'Umbria verde…"
Il poeta italiano si presenta di non facile comprensione, per "addentrarsi" nei suoi versi è necessario un bagaglio di conoscenze pregresse, tra le quali non può mancare la classicità personificata da Virgilio ed una buona dose di studi moderni, e soprattutto quelle intellettualità che hanno reso il nostro paese grande, come Dante, Machiavelli… E questo carattere carducciano era stato ben compreso da von Wilamowitz-Moellendorff.

Emanuela Ferrari

* * *

Titolo: Flyte & Tallis
Sottotitolo: Ritorno a Brideshead ed Espiazione: una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese
Autore: Lorenzo Spurio
Prefazione: Marzia Carocci
Genere: Critica letteraria
Editore: Photocity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012
ISBN: 978-88-6682-300-1
Numero di pagine: 143
Costo: 10 €

Recensione di EMANUELA FERRARI

Il nuovo lavoro elaborato da Lorenzo Spurio merita un'analisi accurata per comprendere a fondo i significati e le modalità espressive che ne sono alla base.
Il testo intitolato Flyte & Tallis, con il sottotitolo Ritorno a Brideshead ed Espiazione: una analisi ravvicinata di due grandi romanzi della letteratura inglese, si articola in più parti per "proiettare" il lettore nella prospettiva narrativa dei due romanzi presi come riferimento da parte dell'autore, su cui poi si "fonda" la piattaforma interpretativa per possibili raccordi letterari e contenutistici.
Nello specifico, la prima parte dello scritto argomenta sulle vicende e personaggi legati al romanzo Espiazione di Ian McEwan, poi segue la trattazione dell'opera di Evelyn Waugh dal titolo Ritorno a Brideshead.
La seconda parte è incentrata sull'analisi semantico-narrativa delle parole conversione ed espiazione che si pongono come "metro" dialogante presente in entrambi i romanzi. Ci sono anche richiami alle rappresentazioni cinematografiche con rivisitazioni, a volte, discordanti rispetto alla traccia originaria.
Il saggio di Brian Finney si presenta come uno studio approfondito di Espiazione e "chiude" il lavoro di Spurio, il quale decide di fornire ai lettori anche un quadro bio-bibliografico dei due autori che hanno composto i romanzi su cui concentra la sua indagine. Questo modo di impostare il "corpo" del lavoro - a mio avviso - aiuta molto a penetrare nel "mondo" descritto dai due romanzieri e a focalizzare la simbologia che li domina, fornendo materiale anche per quella riflessione individuale e dal carattere soggettivo che induce a trovare spiegazioni nel modularsi del racconto. Lo sguardo insomma diventa più vigile su luoghi, descrizioni e personaggi per poter poi raccogliere quelle informazioni necessarie per farsi un'idea anche sull'autore del brano. Vorrei puntualizzare quest'ultimo aspetto partendo appunto dall'inizio, seguendo cioè l'impostazione adottata da Spurio. Andiamo con ordine… Nel paragrafo di apertura, intitolato Villa Tallis, la guerra, Londra, ci vengono presentati i personaggi che animano il romanzo Espiazione di McEwan. La famiglia Tallis è composta da cinque persone: Jack, un padre sempre assente che trascorre molto tempo a Londra per la sua carriera politica, Emily, la moglie perennemente ammalata di emicranie, e tre figli di nome Leon, Cecilia, conosciuta con il diminutivo Cee, e Briony di tredici anni, che si diletta a scrivere drammi. Quest'ultima sarà il personaggio chiave delle vicende familiari e la "penna" narrante di una storia parallela alla vita reale vissuta da chi la circonda.
La scena si amplia con l'arrivo dall'Irlanda dei cugini Quincey: due gemelli di nove anni, Pierrot e Jackson, e la sorella maggiore Lola. La scenografia si arricchisce con la presenza di un giovane "lontano" dallo status di questa famiglia altolocata. Lo scrittore McEwan inserisce appunto in questa cornice il figlio della domestica, Robbie Turner. Lo sfondo dove si ambienta tutto è, almeno nella parte iniziale, Villa Tallis, come alla fine della narrazione, quasi a "creare" un collegamento circolare, un rimando alle origini da cui tutto è dipeso, nonostante il trascorrere del tempo e la maturità raggiunta dai personaggi che abbiamo conosciuto nella fase di passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Il "mondo" che si trova davanti il lettore è quello vissuto da un gruppo di adolescenti che si incontrano e passano del tempo insieme. In realtà, nella storia ci sono quattro eventi o svolte, che formulano una nuova prospettiva interpretativa: a) la scena della fontana che coinvolge Robbie e Cecilia, b) la lettera che Robbie consegna a Briony per Cee, c) la scena della biblioteca che coinvolge ancora i due giovani della prima scena, d) la violenza che subisce Lola. E' importante rilevare che chi "vede" e "immagina" cosa sta accadendo è la scrittrice di atti per drammi, che è artefice delle liti tra i familiari per la "vicinanza" tra la sorella e Robbie. Quest'ultimo viene sempre visto con disprezzo, infatti finisce in prigione per una colpa, la violenza su Lola, che non ha commesso.
Inoltre, la guerra diventa un campo di prova per tutti, Robbie si arruola, Cecilia diventa infermiera… Poi un colpo di scena… nella parte finale del romanzo si apprende che "avevamo compreso" una storia che non era vera in quanto nata dalla mano di Briony, oramai scrittrice affermata, che aveva fatto rivivere la sorella e il suo amore per il figlio della domestica… in realtà entrambi erano morti da anni e, soprattutto, non si erano più incontrati dalle vicende legate a Villa Tallis!
In tale passaggio finale si comprende il valore della parola espiazione che dà il titolo al romanzo. Il tutto è iniziato perché Robbie, un giovane appartenente ad una classe sociale inferiore, ha "osato" troppo verso la famiglia che lo aveva ospitato insieme alla madre. La metafora significativa al riguardo è un richiamo alla differenza di classe sociale che "domina" tutta la narrazione, poi "prende forma" la visione mono-direzionale della protagonista e artefice del dramma, Briony.
Nel romanzo, oltre ai personaggi che sembrano quasi "visibili" al lettore per la maestria descrittiva, emergono dei "sottotitoli" molto interessanti; mi riferisco ai "luoghi" che diventano il palcoscenico delle azioni narrate. Nello specifico, prendo a riferimento il giardino della villa, sterminato e guarnito da una fontana simile a quella del Bernini a Roma, e in un questo ambiente esterno si snodano due momenti: la prima e la quarta scena. Inoltre, all'interno della casa c'é la biblioteca, quindi un "luogo" interno in cui prosegue ciò che si è verificato all'esterno, ovvero l' "avvicinamento" tra Cee e Robbie che "dovrebbe" continuare all'esterno di tale abitazione, quindi dovrebbe "essere parte" integrante della loro vita passionale…
Tutta la narrazione, di fatto, rievoca l'importanza delle parole, scritte o dette, sottolineandone sia l'aspetto positivo che, soprattutto, i contenuti dissonanti dal contesto reale. Le parole scritte di una lettera consegnata che non doveva arrivare, il libro che ha ispirato il contenuto della missiva, le parole che si mettono insieme per "creare" un dramma in atti, le parole che dovevano essere scritte per espiare una colpa commessa legata ad una falsa testimonianza ed ecco che… l'espiazione rimane "sospesa" tra le vite di coloro che avrebbero voluto, e soprattutto dovuto, vivere a loro modo senza intromissioni fanciullesche. Anche durante la guerra le parole "viaggiano" tra i protagonisti, le lettere comunicano un "sentire", uno "stato d'animo", come è accaduto durante la prigionia. La forza della parola, quale sinonimo di verità, sembra trovare una via di uscita nonostante le avversità.
La necessità di voler cambiare pagina, di lasciare alle spalle quanto è accaduto si rende palese nell'ultima parte del romanzo, quando Briony, oramai anziana ed affermata scrittrice, ritorna a Villa Tallis che, nel frattempo si è trasformata in un hotel. Il tempo trascorso si "rispecchia" nel cambiamento dei luoghi vissuti da bambina, ma forse Briony avrebbe dovuto "cogliere" già al tempo tanti cambiamenti abbandonando una visione miope degli eventi a cui fu particolarmente suggestionabile. Tutta l'opera è percorsa da due linee parallele che, essendo tali, non avranno mai un punto di incontro: la vita reale dei personaggi, legata a parole non scritte in quanto si tratta di un vissuto emozionale, e la vita rivista come scrittura parlante, come interpretazione solipsista espressa in un monologo che riempie le pagine di inchiostro "colorando" le vite di persone che non ci sono più da tempo.
Nel secondo romanzo, Ritorno a Brideshead - Le memorie sacre e profane del capitano Charles Ryder, c'è come sfondo iniziale la II guerra mondiale ed il protagonista è il trentanovenne Charles Ryder, che conduce il suo plotone in una dimora per essere adibita a caserma. Si tratta, in realtà, di una tenuta che egli aveva frequentato in passato, durante il periodo della sua magnificenza e sfarzo… Vi abitava un'aristocratica famiglia inglese, i Flyte, che il protagonista conobbe tramite Sebastian al college Hertford. Anche in questa residenza è presente un fontanone nell'ingresso esterno che si può "prestare" a varie interpretazioni simboliche, alcune delle quali marcatamente religiose: la necessità di "lavare" delle colpe, di avvicinarsi alla purezza, ma anche lo scorrere del tempo, l'armonia dell'ingegno umano con l'elemento naturale, quindi la sinergia tra creazione e creato quale connubio realizzabile, oltre ad una espressione estetica pura e completa - ed aggiungerei - quasi di inafferrabilità del tutto.
Proseguendo… si ravvisa una traccia di infantilismo anche in questo romanzo con la figura di Sebastian, un giovane molto bello che porta con sé l'orsetto Aloiso, ma - a mio parere - anche da parte della madre, Lady Teresa Marchmain, legata ad un mondo religioso che la "estranea" dalla quotidianità vissuta dalla sua famiglia.
I contatti tra il mondo ateo e quello religioso, ovvero tra Charles e Sebastian iniziano circa venti anni fa, durante il periodo di studio ad Oxford. Trascorrono insieme le vacanze, così l'amico conosce il resto della famiglia: Julia, la sorella dalla bellezza strabiliante proprio come Sebastian, il fratello maggiore Bridey, che prenderà il titolo di conte Brideshead, i genitori di Sebastian, Lord Alex Marchmain e Lady Teresa. Le vicende della famiglia però coinvolgeranno altre persone come Cara, una signora francese residente a Venezia con il ruolo di amante di Lord Alex, la tata Hawkins, Ned Ryder ovvero il padre di Charles ed altri ancora…
A questo punto è già possibile sottolineare delle similitudini con Espiazione: a) ci sono molti personaggi che ruotano intorno alla famiglia di Villa Tallis, come accade appunto per la tenuta a Brideshead, b) la narrazione ha il suo nucleo di partenza dalle amicizie e frequentazioni in età adolescenziale ed ancora una volta c) ci sono esponenti appartenenti a diverse classi sociali. Inoltre, si deve aggiungere la presenza di un elemento religioso che permane con insistenza nella vita dei personaggi di Brideshead, anzi è manifesto e quasi palpabile nell'aria, mentre nel romanzo di McEwan è un "ingrediente" che prende forma nel tempo per "soffermarsi" su Briony… Poi d) le due residenze, che fanno da sfondo ai due romanzi, assumeranno destinazioni diverse: rispettivamente un hotel e una caserma. Qui si può apostrofare una metafora: i luoghi nati per essere patrimonio esclusivo di un vivere familiare duraturo, quasi dinastico, si trasformano in sedi della temporaneità e della necessità del momento da parte di chi ne fa uso, si passa cioè dalla staticità di un mondo fragile alla dinamicità di una realtà che si "modula" davanti a ciò che trova…
Il tempo, altra metafora, porta comunque cambiamento e non sempre in senso positivo.
Non può mancare il senso della bellezza visibile negli arredi, nelle architetture che Charles, in quanto amante della pittura, non può non sottolineare. E qui si intrecciano altre possibili forme di raccordo con il romanzo precedente: Briony diventerà una scrittrice, mentre Charles un pittore di talento. Ed ancora il tema della differenza di classe è affrontato da entrambi gli autori e si personifica nel legame Cee-Robbie e nella frequentazione Charles-Julia, ricordando che sia Robbie che Charles studiano, di conseguenza migliorano il loro status. Forse, in questo passaggio è da sottintendere un'evoluzione dei costumi che rispecchia l'approssimarsi verso una nuova epoca, che inizia già ad assumere dimensione all'interno della famiglia di Sebastian attraverso la figura del padre che svolge una "nuova vita" amorosa a Venezia.
Nella parte centrale del libro Lorenzo Spurio dedica due sezioni rispettivamente al tema religioso e alle influenze letterarie che sono alla base dei due testi narrativi. Nello specifico, tracce di religiosità sono presenti nel titolo del romanzo Espiazione, mentre la famiglia Flyte ha profonde radici cattoliche, gli eventi si scandiscono in base a tali festività e la casa è piena di accessori e suppellettili religiosi, ma soprattutto è abitata da persone che fanno della religione l'unica regola di vita, come la madre di Sebastian, il fratello maggiore poi lo stesso Sabastian che, col passare del tempo e le varie vicissitudini, diventerà un predicatore per il mondo… E chi ha professato un fervente ateismo, come nel caso di Charles, come si comporta? Alla fine sembra quasi cedere a favore di una conversione…
Altro dettaglio in comune di notevole importanza - a mio avviso - è l'elemento bellico, che irrompe nella vita dei personaggi, si pone quasi come uno spartiacque tra la vita adolescenziale e quella matura.
Inoltre, è da notare che i due romanzi, così ben strutturati, sono stati presi come riferimento per serie televisive e cinematografiche tra il 2007-2008. Ritengo però che le trame narrate hanno un altro "sapore" se lette dalle pagine di un libro rispetto ad una trasposizione figurativa, sicuramente più immediata come impatto, ma meno interiorizzata dal pubblico. Sicuramente, come specifica Spurio, siamo di fronte a romanzi di grande valore nati da esperienze letterarie sofisticate, infatti, dalla biografia degli autori, risulta che McEwan studia letteratura inglese ed inizia a scrivere drammi, successivamente si dedica ai romanzi americani. Questa scelta segna una svolta significativa in cui esprime tutto il suo "carattere" avanguardista. Waugh è un importante scrittore del secolo passato, di lui ci rimangono numerosi articoli, saggi, romanzi, alcuni dei quali densi di quello spirito cristiano che diventa parte della sua vita a partire dal 1930.
In base a quanto evidenziato, risulta che tra le due opere prese a confronto nel lavoro di Spurio ci sia una coerenza quantitativa relativa appunto allo spazio dedicato alle loro rispettive trattazioni ed analisi, in realtà proseguendo nella lettura il giovane scrittore sembra - a mio parere - quasi fare una "scelta", tende a prediligere o comunque a "proiettarsi" più nello stile narrativo di Espiazione rispetto a quello di Waugh. Un elemento dialogante di questa sua "partecipazione" credo di poterlo rintracciare dalla presenza del saggio di Brian Finney, dedicato in prevalenza alla figura di Briony, che si pone appunto come scelta letteraria dopo l'esegesi dei due lavori messi a confronto. Forse, questa "vicinanza" è da attribuire ad una passione per la letteratura inglese che accomuna McEwan e il giovane Spurio, ma non è tutto... Vorrei avanzare un'ipotesi, che ho maturato leggendo questo nuovo lavoro di ricerca letteraria. Credo ci sia un elemento "caratteriale" che si pone come chiave di raccordo tra i due autori (McEwan e Spurio) che identifico con il termine "escursionismo letterario" inteso come voglia di sperimentare, di provare a creare qualcosa di nuovo, di tentare in concreto altre strade sperimentando, essendo comunque entrambi impegnati su più fronti e, soprattutto, portati ad innovare. Questa "mia interpretazione" prende avvio anche dalla lettura del quadro biografico dello scrittore anconetano da cui si evince una formazione in progress in ambito letterario attraverso la redazione di testi di vario genere.

Emanuela Ferrari

 
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati
 
Contatore visite dal 6 giugno 2011