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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Ominidi di
Giuseppe C. Budetta,
La libertà di Aisha di Tiziano Consani,
Lo zio Ted di
Emanuele Locatelli, Il
tempo smarrito: memorie di un'ottuagenaria
di Salvina Pizzuoli,
L'Ascensione a Colle di Dunia Sardi
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai,
Manuela
Léa Orita
Recensioni
In questo numero:
- "La nevicata e altri racconti" di Massimo
Acciai, recensione di Monica Fantaci
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensioni di Liliana Ugolini e Monica Fantaci
- "Un fiorentino a Sappada" di Massimo Acciai,
nota di Sandra Carresi
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione di
Anna Maria Balzano
- "La cucina arancione" di Lorenzo Spurio
- "Flyte & Tallis: Ritorno a Brideshead ed
Espiazione, una analisi ravvicinata di due
grandi romanzi della letteratura inglese" di
Lorenzo Spurio, recensione di Emanuela Ferrari
- "Grecità marginale e suggestioni
etico/giuridiche: i Presocratici." di Ivan
Pozzoni
- "La Poesia di Vasco Rossi. Una
interpretazione" di Antonio Malerba, nota di
Massimo Acciai
- "Infezione" di Sunshine Faggio, nota di
Massimo Acciai
- "Carillon ballerina and the brave tin
soldier" di Caterina Pomini, nota di Massimo
Acciai
- "Amore latitante" di Fiorella Carcereri,
nota di Massimo Acciai
- "Concerto" di Roberto Mosi
- "Non ci sono foto ma qualcosa è rimasto" di
Matilde Vittoria Laricchia
- "Vibrazioni cromatiche: dalla favola alla
realtà" di Anna Maria Folchini Stabile e
Annamaria Stroppiana Dalzini
- "Fortuna, il buco delle vite" di Jolanda
Buccella, recensione di Isabella da Pozzuoli
- "Gloria" di Tiziano Cosani, nota di Massimo
Acciai
- ''L'abisso è alle porte'' di Beda,
recensione di Novella Torregiani
- "Alle fonti del Clitumno" di Ulrich von
Wilamowitz-Moellendorff, recensione di
Emanuela Ferrari
- "Interni" di Annalisa Soddu
- "Imago" di Antonella Troisi
- "Io sono soltanto un granello di sabbia" di
Anna Scarpetta
- "Raccolta di aforismi" di Emilio Rega,
prefazione a cura di Lorenzo Spurio
- "Ian McEwan: sesso e perverzione" dI Lorenzo
Spurio
Interviste
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In questo numero segnaliamo...
Sempre ad est
di Massimo Acciai
Faligi, Editore, 2011
Commento a cura di Monica Fantaci
L'oriente è una delle passioni del nostro Acciai; un
oriente ricco di fantasia, di avventure mosse da
situazioni particolari legate al surypanta, una
creatura inventata dall'ingegno dell'autore, sempre
pronto a stupire il lettore. E' una continua ricerca
del surypanta, che viene catturato da un mago e
portato "sempre ad est", come lo stesso titolo del
libro suggerisce.
Il surypanta non si stanca mai di giocare e spesso
canta, quello stesso canto che porterà il suo
padrone verso oriente; il testo assume la struttura
propria della fiaba, nel suo intreccio sempre più
incalzante, fino a raggiungere l'antagonista e
sconfiggerlo; è durante questo muoversi verso la
meta che si instaura l'amicizia tra due umani con la
passione e l'amore per i surypanta, insieme
inseguono l'est per liberare le creature dalla
brutalità del mago.
Si possono scorgere due morali:
- mai abbattersi durante le circostanze;
- dare valore all'amicizia, perché da questa si
ricaverà maggiore forza.
* * *
La nevicata e altri racconti
di Massimo Acciai
Edizioni Montag, 2013
Recensione a cura di Monica Fantaci
Acciai, in questa antologia, raccoglie tre racconti
legati alla cultura. Le storie seguono delle
sequenze narrative, nel loro scorrere dinamico, ma
anche e soprattutto descrittive, nel loro linguaggio
discorsivo, diretto e lineare, come si evince in
"Salirono seguendo le indicazioni fino a trovarsi
davanti alla locandina della conferenza, accanto al
portone della sala. Michele notò di sfuggita il suo
nome tra i relatori…".
Cosa potrebbe far scuotere da dentro l'animo dello
scrittore "La nevicata"? Potrebbe essere l'afferrare
un attimo che può sfuggire alla mente e al cuore, ma
che rimarrà impresso nel ricordo, infatti lui stesso
dice "Fuori dalle vetrate era già buio e le luci
della cittadina si stagliavano con le loro
sconosciute costellazioni sullo sfondo della notte.
Un rumore caratteristico…" e ancora "Decise di
tenersi il cappotto anche a tavola […] gli occorreva
qualcosa su fissare la memoria".
La nevicata, inoltre, potrebbe anche essere intesa
come un sistema politico e civile in penombra e che
l'autore si impegna ad immortalare nel suo scrivere,
tant'è vero che "L'Italia sepolta sotto la neve" si
accosterebbe, in maniera metaforica, alla condizione
del Paese. L'entusiasmo di Acciai durante la
scrittura si evince in "Man mano che salivano il
paesaggio si faceva sempre più affascinante" e in
"Lo avevano sempre affascinato quelle vecchie
librerie nei locali pubblici […] con i numerosi e
ricchi scaffali".
Cos'è la neve nel racconto? Uno stato emotivo
malinconico, che fiocca speranza.
Nel secondo racconto "Numeri", l'autore allude ai
voti scolastici, criticandoli "non potevano
pretendere di rappresentare o descrivere le capacità
intellettive di uno studente", invece no,
l'insegnante "li metteva nero su bianco, sul
registro, quei numeri".
Il sistema scolastico non va e Acciai lo ribadisce,
perciò i numeri portano angoscia e frustrazione. La
scrittura decisa fa raggiungere l'obiettivo allo
scrittore: mandare messaggi che risveglino le
coscienze e, magari, cambiare la situazione.
Nel racconto il protagonista è preda dei ricordi,
mentre ricorda le descrizioni si fanno sempre più
accese, si rimandano sempre alla mente e in ogni
situazioni quei numeri, che seguono sempre la loro
linea.
L'ultimo racconto, "La settimana bianca", viene
scritto a quattro mani con un altro scrittore,
Lorenzo Spurio; la narrazione si muove attraverso
uno schema discendente, in cui il protagonista
assume un atteggiamento insicuro e poco libero fino
a quando si butta nella mischia, con i suoi compagni
durante la settimana bianca. Si sa, il periodo
adolescenziale è un continuo abbandonarsi, un
fuggire dal nido familiare per librarsi, anche se le
regole sono sempre dietro l'angolo: "L'arrivo alla
struttura venne salutato da un grido di gioia
all'interno dell'autobus, mentre il vicepreside,
munito di microfono, si apprestava a dare delle
indicazioni preliminari, semplici ma importanti, da
rispettare. ".
In questo racconto si ripresenta la neve, i ricordi
riaffiorano ancora guardandola dalla finestra.
In questo terzo racconto si evince un messaggio
abbastanza chiaro, come si legge a pag.108: "La
gente appiccica etichette di continuo ad altra gente
e questo non fa altro generare nella nostra società
una massa di pregiudizi, di incomprensioni e
controsensi. ".
In un'ultima analisi, lezioni, esami e insegnamenti
sono argomenti principali di tutte le storie
presenti nel libro: la cultura è una fonte
inesauribile di cui non si può non fare a meno di
parlarne.
* * *
La nevicata e altri
racconti
Di Massimo Acciai
Montag edizioni, 2013
Il filo conduttore che unisce i tre racconti
della presente raccolta è il mondo della scuola. Uno
sguardo inedito ai ricordi scolastici, sognando
un'altra istruzione che ancora non esiste e che
forse non esisterà mai. Ma sono anche memorie di
viaggio, piccole avventure vissute lontano da casa,
in altri luoghi, e il viaggio è soprattutto
metaforico, nei ricordi, nei sogni, nelle speranze.
Il primo lungo racconto, da cui prende il titolo la
raccolta, racconta di un viaggio in Calabria, in un
immaginario paesino assediato dalla neve, dove si
riuniscono personaggi legati in qualche modo al
mondo della scuola e della letteratura, riuniti per
celebrare la morte di un poeta: è lo spunto per una
confessione del protagonista, che esprime
liberamente le sue idee sulla pagina: quasi un
racconto-saggio. Il secondo testo, "Numeri",
riprende il personaggio del primo e ne racconta
l'esame di maturità. Infine "La settimana bianca",
scritto a quattro mani con lo scrittore jesino
Lorenzo Spurio, mette in scena un'insolita love
story tra due emarginati all'apparenza l'uno
l'opposto dell'altra. Si tratta di una rara
incursione nella narrativa non-fantastica da parte
di un autore che ha abituato il suo pubblico ad una
narrativa che si muove tra la fantascienza, il
fantasy e l'horror.
* * *
Un viaggio tra le pieghe
disturbate dell'io
La cucina arancione: il nuovo libro di LORENZO
SPURIO
La cucina arancione è la nuova raccolta di racconti
dello scrittore marchigiano Lorenzo Spurio che nel
2012 ha esordito con Ritorno ad Ancona e altre
storie (Lettere Animate Editore) scritto a quattro
mani assieme a Sandra Carresi. Dopo essersi dedicato
ampiamente alla critica letteraria, l'autore ritrova
con questa silloge la sua forma letteraria
espressiva più congeniale: il racconto breve.
La cucina arancione si compone di ventiquattro
racconti di diversa lunghezza e il filo rosso della
raccolta è l'analisi di "casi umani", di personalità
fragili o disturbate, personaggi apparentemente sani
che, invece, celano al loro interno delle
inquietanti verità o problematiche che restano
latenti. Nella silloge si parlerà di violenza e
solitudine, ma anche di pedofilia, ossessioni
adolescenziali e tanto altro. Nella prefazione
firmata da Marzia Carocci si legge: "Amori non
ricambiati, nonne ricordate, morti improvvise,
viaggi di speranza, pulsioni devianti, magie e
luoghi incantati, occasioni perdute…
Un'appassionante raccolta fantasiosa, dove l'autore
con immaginazione, intelligenza e acutezza, propone
al lettore vicende realistiche e chimeriche di una
mente che va oltre il consueto, sottolineando, però,
in questo percorso d'indagine psicologica anche
pregi e difetti dell'umanità".
L'opera è edita da TraccePerLaMeta Edizioni, casa
editrice dell'omonima Associazione Culturale
all'interno della quale Spurio è socio fondatore. Il
libro può essere acquistato mediante lo Shop Online
dell'Associazione TraccePerLaMeta e a partire dalla
prossima settimana su qualsiasi vetrina online di
libri (Ibs, Dea Store, Libreria Universitaria,..) o
mediante ordinazione in qualsiasi libreria.
LORENZO SPURIO è nato a Jesi (An) nel 1985. Ha
conseguito la Laurea in Lingue e Letterature
Straniere e si è dedicato alla scrittura di racconti
e di saggi di critica letteraria. Ha collaborato con
prestigiose riviste di letteratura italiana tra le
quali Sagarana, Silarus ed El Ghibli. Per la
narrativa ha pubblicato "Ritorno ad Ancona e altre
storie" (Lettere Animate, 2012), scritto assieme a
Sandra Carresi; per la saggistica ha pubblicato "Ian
McEwan: sesso e perversione" (Photocity, 2013), "Flyte
e Tallis" (Photocity, 2012), "La metafora del
giardino in letteratura" (Faligi, 2011), scritto
assieme a Massimo Acciai e "Jane Eyre, una rilettura
contemporanea" (Lulu, 2011).
Ha curato, inoltre, l'antologia di racconti a tema
manie, fobie e perversioni "Obsession" (Limina
Mentis, 2013).
Nel 2011 ha fondato assieme a Massimo Acciai e a
Monica Fantaci la rivista di letteratura online
"Euterpe" che dirige e con la quale organizza eventi
letterari su tutto il territorio nazionale.
SCHEDA DEL LIBRO
Titolo: La cucina arancione
Autore: Lorenzo Spurio
Prefazione di Marzia Carocci
Casa Editrice: TraccePerLaMeta Edizioni, 2013
Collana: Oltremare (narrativa)
ISBN: 978-88-907190-8-0
Pagine: 237
Costo: 10 €
Info:
info@tracceperlameta.org -
lorenzo.spurio@alice.it
* * *
IAN McEWAN: SESSO E PERVERSIONE
DI Lorenzo Spurio
Lorenzo Spurio, scrittore e critico letterario
marchigiano, ha ampliato la sua tesi di laurea
magistrale conseguita all'università degli studi di
Perugia nel 2011 sul tema della "devianza sessuale"
nella narrativa dello scrittore britannico Ian
McEwan e questo ne è il prodotto finale.
In questo ampio saggio, che si apre con una
prefazione dello scrittore Antonio Melillo sul ruolo
dell'amore nella letteratura, Spurio sviscera alcune
delle problematiche sociali proposte dall'autore
inglese tra le quali la follia, le aberrazioni, il
perturbante, il deviato e la degenerazione di alcuni
atteggiamenti frutto di una psiche malata. Il
percorso che il lettore è chiamato ad intraprendere
è agevolato da un ricco apparato di critica e di
note esplicative o di riferimento che rimandano ad
altrettanti testi ai quali Spurio si rifà.
Il saggio affronta il tema della sessualità vista
dagli occhi allucinati di giovani senza regole (come
avviene nel romanzo The Cement Garden) o nei suoi
aspetti deleteri di una bieca perversione (come
avviene in The Comfort of Strangers) e in varie
altri narrazioni l'autore lo impiega, invece, per
chiarire l'austerità dei tempi in cui ambienta le
sue storie, la contrapposizione tra visione
patriarcale e il nascente femminismo.
Questo saggio è una ricca e propedeutica analisi
critica allo studio della narrativa di Ian McEwan.
Scheda del libro
Titolo: Ian McEwan: sesso e perversione
Autore: Lorenzo Spurio
Prefazione: Antonio Melillo
Genere: Critica letteraria
Casa Editrice: Photocity, Pozzuoli (Na), 2013
ISBN: 978-88-6682-463-3
Costo: 10 €
Link diretto alla vendita
Info:
lorenzo.spurio@alice.it
* * *
Amore latitante
Fiorella Carcereri
Arpeggio Libero, 2013
Il punto di forza del primo romanzo di Fiorella Carcereri è la semplicità e la linearità nel
trattare un tema di così vasta portata. Spesso mi
arrivano richieste di recensioni di opere ermetiche
e astruse; a parte il fatto che io non scrivo vere e
proprie recensioni ma brevi note personali sui libri
che mi sono piaciuti (sono uno scrittore, non un
critico - sono due mestieri diversi) di certi libri
farei molta fatica a scrivere qualcosa. Non è il
caso di "Amore latitante". Come il titolo
suggerisce, l'amore è il protagonista dell'opera.
Latitante in quanto l'illusione di sfuggirgli,
magari trasferendosi all'altro capo del mondo
(dall'Italia alla Nuova Zelanda), è destinata presto
a cadere. In termini buddisti, non si sfugge al
proprio karma semplicemente cambiando domicilio. La
latitanza è una situazione transitoria - scrive
l'autrice - anche in amore. Ma, attenzione, non si
sceglie l'amore solo per sfuggire alla solitudine:
la morale della storia di Valeria - protagonista e
voce narrante - è che "la tappa finale del percorso
di maturazione di un'anima è l'acquisizione della
consapevolezza che si può andare avanti anche senza
amore, che si può respirare senza usare i polmoni
altrui ma imparando piuttosto ad utilizzare i
propri, che il cuore può continuare a battere
autonomamente". Pertanto, a quanto ho capito dal
libro - una biografia che ripercorre le sue vicende
sentimentali dai primi impulsi infantili alla
condizione di donna matura, insomma un romanzo di
formazione - l'amore non è una condizione che si
subisce passivamente, ma occorre lottare per esso,
occorre crederci e non arrendersi. Così il guscio
protettivo di cui Valeria si riveste dopo le prime
delusioni è destinato ad essere spezzato dalla vita
stessa, ed è questo il processo di maturazione a cui
secondo me allude la Carcereri; non ci si nasconde
ai propri sentimenti, non vale negarli
Dopo la lettura del libro, completata in mezza
giornata - è un romanzo breve e agile nello stile -
ho rivolto alcune domande all'autrice, che conosco
da tempo tramite la rivista Segreti di Pulcinella.
Le ho chiesto com'è nato il libro. Mi ha risposto:
"Lo scorso agosto avevo bisogno di staccare la spina
e starmene da sola per un po'. Dopo gli aforismi,
dopo i racconti, dopo le poesie, avevo voglia di
scrivere il mio primo romanzo in totale solitudine.
Volevo iniziare con una cosa breve, niente grandi
trame a priori, volevo semplicemente lasciarmi
trascinare dalle emozioni e vedere che cosa ne
sarebbe uscito. Più che scrivere una storia d'amore,
volevo scrivere Dell'amore (il mio argomento
preferito). Un paio di settimane in un posticino
sperduto della Val d'Aosta e diverse ore al giorno
dedicate alla scrittura: così ha preso forma "Amore
latitante". Alla domanda di quanto vi sia di
autobiografico ha negato vi sia qualcosa nel senso
vero e proprio del termine, ma - ha precisato - "le
speranze, le paure, i turbamenti e gli stati d'animo
di Valeria sono i miei." Le ho chiesto infine di
darmi una definizione personale di amore. "Per me
l'amore non è mai stato "la stessa cosa". Ad ogni
diversa età della vita, ho cambiato anche opinione
su che cosa sia l'amore. Purtroppo però, anche se ci
ho passato lunghe notti bianche a rifletterci, non
ho mai trovato una risposta razionale. Forse, per il
semplice fatto che non c'è. Forse perché ognuno di
noi lo vive alla sua maniera e ne dà una diversa
interpretazione. Forse perché l'amore non dev'essere
oggetto di riflessione ma va preso al volo, vissuto
e basta. L'unica conclusione certa cui sono giunta è
che nessun essere umano può farne a meno, nonostante
sia spesso fonte di dolore, delusione, abbandono. Ed
è soprattutto in questi casi che dobbiamo avere la
forza di trasformare l'amore "distruttivo" in amore
"terapeutico" per proseguire sul nostro percorso di
crescita interiore e di formazione sentimentale, un
percorso che non ha un punto di arrivo, ma è in
costante evoluzione fino all'ultimo dei nostri
giorni."
Massimo Acciai
* * *
Carillon ballerina and the brave tin soldier
Caterina Pomini,
L'Autore Libri Firenze, 2009
Leggendo le poesie di Caterina
Di Massimo Acciai
Non è così semplice parlare delle poesie di
un'autrice che si conosce di persona, soprattutto se
si è legati ad essa da un lungo rapporto di
amicizia. Amicizia nata per caso nella immensa
Biblioteca di Babele che è Internet - segnalai il
suo libro di poesie "Carillon ballerina and the
brave tin soldier" alla sua uscita, nel 2009, sulle
pagine di Segreti di Pulcinella - e che è proseguita
per molto tempo in modo virtuale, a distanza.
Finalmente le parole sullo schermo incontrarono un
volto e una voce durante la serata dedicata al
decennale della nostra rivista, e da lì nacque anche
la collaborazione col gruppo dei Poetikanten, di cui
mi onoro di far parte. Caterina è una ragazza
simpatica e di bell'aspetto che mostra, senza
ostentarla, una grande cultura letteraria e
linguistica (è laureata in Interpretariato Inglese e
Tedesco, lingue che conosce molto bene oltre allo
spagnolo), predilige gli abiti neri ma ha una
personalità variopinta e sfaccettata. Le sue poesie,
che lessi a suo tempo e che ho riletto recentemente,
sono come lei: cariche di passione, intelligenti,
semplici nel lessico ma non banali. Parlano d'amore;
un donarsi all'altro con slancio ed entusiasmo, con
passione ed abnegazione (molto bella ad esempio la
poesia "Tutti i sogni per te" - una delicata
dichiarazione d'amore al suo compagno che mi ha
personalmente molto commosso). Certo, è un amore che
porta anche sofferenza (e quale amore non la porta?)
ma Caterina crede fortemente nell'amore, nella
dignità e libertà del sentimento, e non scende a
compromessi. Da notare anche la dimensione
multilinguistica dell'opera, a partire dal titolo
del libro e di molte poesie; Caterina predilige
l'inglese, forse per la sua internazionalità e per
la sua sonorità, ma ci sono titoli anche in tedesco
e in francese. Le poesie sono di varia lunghezza: a
volte poche pennellate, a volte testi più complessi,
formano un diario intimo di una ragazza che sa
guardarsi dentro e restituire con le parole stati
d'animo che ci sono familiari…
* * *
"L'amicizia in guerra", il romanzo d'esordio
di Marco Narcisi che narra la storia di amicizia di
sei ragazzi sullo sfondo di rivolte civili
venezuelane e condottieri
Un romanzo italiano che offre un'immagine del
Sudamerica molto simile a quella delineatasi dopo la
morte del comandante Hugo Chavez
Un Sudamerica incredibilmente simile a quello che si
è delineato dopo la morte del comandante Hugo Chavez
fa da scenario a 'L'amicizia in guerra', romanzo
d'esordio di Marco Narcisi, per le Edizioni Nulla
Die.
Il libro narra le avventure di un gruppo di 6
ragazzi originari di un piccolo paese del Nord
America che, in seguito alla sparizione di uno di
loro e ad un evento catastrofico che si è abbattuto
sulla loro cittadina, sono costretti a fuggire in
Venezuela, stabilendosi a Caracas. Qui si troveranno
al centro di guerre civili e sommosse, il tutto
influenzato, ed in parte orchestrato, dalla
carismatica figura di Alvarez, il prode e spietato
condottiero che aveva preso il potere nello stato
del Venezuela.
"Devo ammettere che i fatti avvenuti in questi
giorni in Venezuela mi hanno profondamente scosso. -
Ha dichiarato l'autore Marco Narcisi. - La morte di
Chavez, al quale mi sono ispirato per caratterizzare
la figura di Alvarez, ha gettato il Paese in un
clima segnato dall'incertezza e dalla polarizzazione
sociale. Oggi, con il suo funerale, inizia il primo
dei 7 giorni di lutto nazionale e sono in molti a
piangere la sua scomparsa. Come Chavez, anche
Alvarez, nel corso delle vicende, si scoprirà essere
un personaggio controverso, amato e odiato, temuto e
adorato. Ma ciò che mi ha particolarmente colpito
sono state le immediate denunce del vicepresidente
Maduro, successore di Chavez, che ha incolpato gli
Stati nemici della morte dell'ex presidente. I toni
utilizzati, infatti, sono estremamente simili a
quelli riportati nel romanzo."
'L'amicizia in guerra' vanta un plot intenso e
appassionante, che oggi più che mai risulta avere
molti riferimenti di attualità, sia per quanto
riguarda lo scenario politico e sociale, sia per ciò
che concerne l'aspetto dei sentimenti e delle
emozioni dei protagonisti. Marco Narcisi riesce a
catapultare il lettore nel vivo della storia, in
quella piazzetta che è il ritrovo del gruppo, tra le
risa e gli scherzi dei ragazzi, ma anche nel
tumultuoso paesaggio venezuelano, tra le crudeltà
della guerra. Un romanzo scritto senza divisioni in
capitoli, come il flusso della vita, tra dialoghi
frizzanti e divertenti, parti più introspettive e
descrizioni delle tensioni delle guerre civili. Un
romanzo che va ad interrogarsi su temi di grande
attualità, quali l'insoddisfazione che porta alla
ribellione verso politici corrotti, la
strumentalizzazione di eventi violenti, il fanatismo
espresso da alcuni governanti, la guerra.
L'amicizia in Guerra
Autore: Marco Narcisi
Editore: Edizioni Nulla Die
Numero pagine: 144
Prezzo: 15,00 €
ISBN: 9788897364610
* * *
Gloria
Tiziano Consani
Agemina, 2013
Il romanzo breve di Tiziano Consani (80 pagine),
scrittore toscano (vive a Calci) che affianca la sua
passione per la scrittura al suo lavoro di tecnico e
consulente, si legge in un lampo: questo grazie allo
stile scorrevole e alla trama ricca di colpi di
scena ed invenzioni che sconfinano nella
fantascienza (genere a me caro). È la storia di
un'invenzione che potrebbe cambiare il mondo e che
suscita un gioco pericoloso di spionaggio e gelosie
che coinvolgono il protagonista, Giorgio, ma è
soprattutto una grande storia d'amore che attraversa
gli anni e trova infine il suo compimento. In questo
numero di Segreti di Pulcinella proponiamo anche un
racconto dello stesso autore, "La libertà di Aisha".
Buona lettura.
Massimo Acciai
* * *
A Settembre 2012, con l'editore romano IF Press,
è uscito il volume monografico Grecità marginale e
suggestioni etico/giuridiche: i Presocratici.
Per ordini:
Email:
info@if-press.com
Sito:
www.if-press.com
.
. L'attento studio delle cosmologie dei c.d.
Presocratici ci dischiude una visuale illuminante
sull'evoluzione storica della teoria del diritto
ellenico antico (e viceversa): da a] diritto
tribale, localizzato, sacrale e retributivo,
affidato all'autorevolezza di un wanax / ánax,
caratteristico dell'età micenea e del c.d. medioevo
ellenico, a b] diritto civico, incubato in
situazioni di marginalità o "accerchiamento",
aristocratico e restaurativo, amministrato
dall'autorità di nomoteti o magistrati, su modello
pòlis, distintivo dell'età delle colonizzazioni e
rafforzato, in età classica, dall'ideologia
democratica, a, infine, c] diritto universale,
convenzionale e intimidativo, soggetto al dominio di
macro-stati dinastici centralizzati, dell'era
ellenistica. Lontana da ogni deriva democratica,
l'etica dei c.d. Presocratici si inserisce in un
esteso tentativo di rifondazione dell'ideologia
aristocratica "omerica", riadattata, nelle aree
della Grecità marginale influenzate dalle
colonizzazioni, ad un momento storico di estrema
conflittualità internazionale e di disordini civili
dominato dall'ascesa del modello pòlis; agathé
sophìe, moderazione, senso del dovere, coesione e
stabilità costituzionali, auto-controllo sono valori
messi a servizio delle "[…] mura della città […]",
nel tentativo, non infruttuoso, di adattare il
sistema dei valori della vecchia società tribale al
nuovo contesto storico delle colonizzazioni.
INDICE
Introduzione ... 5
.
1. Cosmologia come ontologia civica nei presocratici
... 43
1. Archè, kósmos, éris nella scuola milesia ... 45
1.1. La nozione normativa di archè come origine del
kósmos ... 45
1.2. La nascita dell'idea di kósmos come
ordinamento: coerenza e sistematicità ... 50
1.3. Dal disordine tribale all'ordinamento civico
... 53
.
2. La cosmologia "unitaria" di Senofane di Colofone
... 57
.
3. La cosmologia civica di Eraclito d'Efeso ... 62
3.1. Logos e kósmos: ordine cosmico come ordinamento
civile ... 62
3.2. Eris e kósmos: contrasti civili e alternanza
costituzionale ... 67
3.3. Giustizia, sanzione e norma nel diritto civico
eracliteo ... 72
.
4. Cosmo come ordinamento nella Schola Pythagorica
... 79
.
5. Cosmo come armonia negli Eleati ... 86
.
6. La cosmologia come teatro civile in Empedocle
d'Agrigento ... 90
6.1. Giustizia come armonia ... 90
6.2. Cosmologia come teatro civile ... 94
.
2. Etica e politica prima di Socrate ... 103
1. La nuova etica aristocratica di Senofane ... 104
.
2. Eraclito d'Efeso: etica e rivolta ionica ... 114
2.1. Le connotazioni morali di stile e metodo
eraclitei ... 114
2.2. L'introduzione di un contestualismo etico ...
118
2.3. Ermodorei / buoni / desti vs. lydizontes /
cattivi / dormienti ... 121
2.4. Etica normativa moderazione e resistenza ...
124
.
3. Fondamenti divini di etica e politica nella
Schola Pythagorica ... 128
3.1. Diritto costituzionale: aristocrazia vs.
democrazia ... 131
3.2. Etica normativa: morale e controllo ... 133
3.3. Diritto civile e criminale ... 135
.
4. Princìpi ideologici dell'aristocrazia eleatica
... 137
.
5. Empedocle di Agrigento: aristocrazia o
democrazia? ... 144
.
Conclusioni ... 151
1. La "fortuna" della macro-tradizione dei c.d.
Presocratici ... 151
2. Il contesto storico della grecità "marginale" ...
162
3. Suggestioni etico/giuridiche nei testi della
grecità marginale ... 175
.
Bibliografia ... 193
(Ivan Pozzoni)
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato
in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario
Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a
filosofi italiani dell'Ottocento e del Novecento, e
diversi contributi su etica e teoria del diritto del
mondo antico; collabora con numerose riviste
italiane e internazionali. Tra 2007 e 2012 sono
uscite varie sue raccolte di versi: Underground e
Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi,
Androgini, Mostri, Galata morente e Carmina non dant
damen con Limina mentis, Lame da rasoi, con Joker;
tra 2009 e 2012 ha curato le antologie poetiche
Retroguardie (Limina mentis), Demokratika, (Limina
mentis), Tutti tranne te! (Limina mentis), Frammenti
ossei (Limina mentis) e Labyrinthi (Limina mentis);
nel 2010 ha curato la raccolta interattiva
Triumvirati (Limina Mentis). Tra 2008 e 2012 ha
curato i volumi: Grecità marginale e nascita della
cultura occidentale (Limina mentis), Cent'anni di
Giovanni Vailati (Limina mentis), I Milesii (Limina
mentis), Voci dall'Ottocento I II e III (Limina
mentis), Benedetto Croce (Limina mentis), Voci dal
Novecento I II III e IV (Limina mentis), Voci di
filosofi italiani del Novecento (IF Press), La
fortuna della Schola Pythagorica (Limina mentis),
Pragmata. Per una ricostruzione storiografica dei
Pragmatismi (IF Press) ), Le varietà dei Pragmatismi
(Limina Mentis) e Elementi eleatici (Limina Mentis);
tra 2009 e 2012 sono usciti i suoi: Il pragmatismo
analitico italiano di Mario Calderoni (IF Press),
L'ontologia civica di Eraclito d'Efeso (Limina
Mentis) e Grecità marginale e suggestioni
etico/giuridiche: i Presocratici (IF Press). È
direttore culturale della Limina Mentis Editore; è
direttore de L'arrivista - Quaderni democratici.
* * *
Infezione
Sunshine Faggio
Arpeggio Libero , 2012
Un libro un po' insolito per me; nelle mie
molteplici letture non avevo trovato nulla di
simile. La poesia di Sunshine Faggio è carnale,
terrena, intensa, violenta e dura come un pugno
nello stomaco. Il titolo deriva da una delle poesie
della raccolta, precisamente la seconda; come mi ha
detto l'autrice in un colloquio: "Infezione si
riferisce all'impossibilità dell'amore", un suo
cruccio personale, alla ricerca di sensazioni e
sentimenti forti e durature, cosa difficile da
realizzare perché, parole dell'autrice, "una buona
percentuale di innamoramenti si trasforma poi in
disprezzo ed insopportabilità".
Si parla esplicitamente di sesso, di ferite
dell'anima, di suicidio (viene citata Sylvia Plath,
la poetessa statunitense morta suicida a trent'anni
infilando la testa nel forno a gas), di amplessi
portati all'estremo, disgusto per il conformismo e
il perbenismo, un'incontenibile vitalità che
esplode. Sesso e morte, Eros e Thanatos, si
intrecciano nelle 55 liriche della raccolta, con un
pizzico di esotismo: tra di esse mi hanno colpito la
lirica XXXIX, intitolata "Pace": "Dicono che / un
attimo prima di morire / non si senta nulla. / Solo
quiete. / Il corpo licenzia / la mente alla sua
pace. / Capisco / perché / ieri / stavo/ così /
bene".
Il sesso è visto strettamente legato all'amore,
tanto che l'autrice non riesca a pensare al
sentimento senza un desiderio continuo di unirmi
fisicamente con l'altro (parole sue). La poesia di
Faggio è molto confessionale; come mi ha spiegato
"le mie poesie descrivono principalmente il rapporto
tra il mondo dentro me e quello esterno, sono
descrittive di stati d'animo, del modo in cui mi
relaziono con gli avvenimenti i sentimenti; in
questo rapporto, nella descrizione di queste
dinamiche così personali, il sesso è una componente
che non può fare a meno di rientrare".
Massimo Acciai
* * *
La poesia di Vasco Rossi
Antonio Malerba
Zona, 2012
Cosa hanno in comune Vasco Rossi e Nietzsche? È ciò
che il lettore scoprirà leggendo questo saggio di
Antonio Malerba, giovane autore pugliese. Tra il
cantautore emiliano e il filosofo tedesco ci sono
molti punti in comune riguardo alla visione del
mondo, al relativismo, al sentimento del finito,
all'idea della morte di dio e degli idoli, eccetera.
Ogni capitolo è dedicato ad un particolare aspetto
del pensiero dei due "mostri sacri" fino alla
scoperta che Vasco Rossi è un attento lettore di
Nietzsche ma che già lo aveva dentro prima di
scoprirlo. I testi delle canzoni di Vasco Rossi
possono a ragione definirsi "poesie" e contengono
molta più filosofia di quanto si possa immaginare ad
un ascolto superficiale, data la semplicità del
linguaggio usato. Un libro da leggere e da gustare,
per veri appassionati di musica e di filosofia.
Massimo Acciai
* * *
Il cinismo in chiave tragicomica: ai
Filodrammatici di Milano l'ottimo "Luminescienz (La
setta)"
La linearità e la sobrietà della scenografia e della
gestualità degli attori coinvolti sono gli
ingredienti che tendono a rendere quasi reale,
palpabile, percepibile la tensione narrativa che si
legge e che si intravede sul palcoscenico: quella
che ci porta a individuare l'inizio e la fine,
tragica, ma mai definitiva, della vita di una setta,
Luminescienz. La regia, a firma di Umberto Terruso,
ha una tenuta artistica tale da definirne una
presenza che non invade ma, bensì, convive con la
storia, la sceneggiatura, opera di Dario Merlini,
che è anche uno dei protagonisti principali, quel
"profeta" che fonda il nuovo gruppo fanatico
religioso, che vuole portare luce e felicità al
martoriato genere umano. Dopo essere caduto in un
coma a causa di un incidente, il "maestro" si vende
come soggetto dai poteri sovrannaturali, tanto da
irretire la madre della propria prossima bambina e
un gruppo di seguaci che saranno suoi fedeli. La non
fine determina l'aspetto più fondamentale della
narrazione: il cinismo è assenza di speranza per la
debolezza e la perfida mente umana, dividendo le
persone in coloro che sono vittime e coloro che sono
carnefici, senza un confine chiaro, ben delineato e,
soprattutto, cambiabile, mutabile. La vittima può
diventare carnefice e viceversa. Il pessimismo è
forte e incisivo, fuori da ogni lettura moralistica
o finto paternalistica: la dirompente franchezza e
la linearità della narrazione e, quindi, della
recitazione, portano a definire, anche tramite il
gioco magistrale delle luci, una metafora tangibile
della fallibilità dell'individuo, inserito in una
società post moderna priva di fiducia, totalmente
alienata a causa di una dimensione vorticosamente
precaria e disumanizzata. Umberto Terruso non ha
scuole accademiche o stili a cui rifarsi, dato un
suo stile e una sua poetica autonomi e sicuri, che
si traducono nell'abilità genuina della performance
dei suoi attori, abili a cambiare personaggio,
denotando una loro capacità interpretativa notevole
e matura. Matura è anche la penna di Dario Merlini,
data la coerenza e la complessità di una storia che
è stata tradotta nella sua portata estetica e
concettuale sul palcoscenico, attraverso una regia
dai tratti determinati e incontrovertibilmente
autonoma e tale da rompere gli indugi di un'oberante
e soffocante separazione pubblico/palcoscenico,
creando un coinvolgimento emotivo, quasi
intellettivo e visivo con lo spettatore, chiamato in
causa come colui che cerca salvezza nell'abbraccio
mortale e devastante degli amici della setta. La
santità promessa si impatta con la miseria umana in
un procedere che ci porta a leggere, sia nella
gestualità e nella capacità rappresentativa degli
attori, sia nella completezza della storia, le
instabili, quindi fallaci e caduche, capacità
mentali e critiche del soggetto, testimoniando
l'inaffidabilità dell'uomo e la sua impossibilità di
fuggire da chi utilizza il mistero e le promesse
come elementi di riscatto fasulli.
Come una ragnatela in cui il ragno avido, gli stessi
fedeli si rivolteranno contro il profeta, lasciando
solo a pochi, ostinati anche nel tramonto
dell'attività, la possibilità di trovare lucro da
un'iniziativa e attività che si basa sul "lavaggio
dei cervelli" e sulla manipolazione delle menti,
porta a non lasciare opportunità di fuga a chi cade
irrimediabilmente: non solo la setta, che sembra un
continuum circolare senza soluzione, irretisce e
imbonisce senza punto di ritorno, ma sono anche i
media, che giocano sulle disgrazie per fare
audience, così come i mercanti dell'arte, che amano
promuovere solamente per interessi venali opere
senza alcun valore, a essere soggetti che rapinano
la tua attenzione rendendoti debolmente vittima di
un percorso perverso. La rappresentazione spietata,
quanto realista, dell'umanità nelle sue dicotomie
esistenziali ci trova occupati, come spettatori, e
quasi calamitati, in una verità che si denuda, si
presenta spogliata da ogni fardello, fredda e
imperturbabile nella sua impermeabilità ad alcun
compromesso, chiamati noi stessi come spettatori ad
affrontare la situazione e a rielaborarla, senza
alcun tipo di idealità o di contaminazione
soggettiva: sta a noi uscire dal gioco e provvedere
a leggerlo sotto un'ottica più distaccata.
Importante è sapere quando si stia raggiungendo il
cosiddetto e inclemente punto di non ritorno. Gli
Oyes sono la compagnia che si è proposta con "Luminescienz"
al Teatro Filodrammatici in questi giorni di maggio,
facendo parlare i media e avendo un ottimo riscontro
di pubblico. Una nota particolare va agli attori:
Enrica Chiurazzi, nel ruolo della ragazza irretita,
interpretazione puntuale di una donna che avverte il
soffocamento di una condizione che lei stessa ha
silenziosamente accolto, da cui vorrà districarsi e
liberarsene; Francesco Meola, nelle sue capacità di
mutazione del personaggio impersonato, conferma una
tenuta e una maturazione recitativa, spesso tradotta
in un'altrettanto capacità mimica ed espressiva del
viso; Stefano Codella, dotato di una fluidità
comportamentale e di una dinamicità artistica che
rende credibili i vari soggetti interpretati; Andrea
Lapi, la cui abilità sta nel rendere ancora più
grottesco la maschera che il personaggio, l'attore
di successo, deve indossare ogni giorno per non
smentire le attese del pubblico; Dario Merlini, la
cui universalità artistica lo porta a essere autore
e interprete del perverso e inesauribile
protagonista, da lui stesso ideato. Un inno al
cinismo in chiave tragicomico, il cui registro che
si crea ci porta a rendere tale dato ed elemento
caratteristico più efficace e incisivo: linguaggio
di una comunicazione che, attraverso un ritmo
incalzante, invade e pervade con le note e deleterie
conseguenze che si potranno dal vivo assaporare.
* * *
Némesis
Marzia Carocci
Carta e Penna, 2012
Némesis (in italiano Nemesi) è una figura della
mitologia greca, secondo alcuni figlia di Zeus,
secondo altri figlia di Oceano e Notte. In Mitologia
fu il nome della dea "distribuzione della
giustizia". Nemesi provvedeva soprattutto a metter
giustizia ai delitti irrisolti o impuniti,
distribuendo e irrorando gioia o dolore a seconda di
quanto era giusto, perseguitando soprattutto i
malvagi e gli ingrati alla sorte. Ecco, a questo
punto dimenticatevi la definizione (presa da
Wikipedia) perché col libro di Marzia Carocci
c'entra ben poco - come mi ha confessato l'autrice
stessa. "Némesis" mi ha spiegato "semplicemente
perché è una locuzione storica che sta a significare
quando nei momenti peggiori della vita o in altre
situazioni non ci aspettiamo l'evolversi invece di
eventi compensatori. Un po' come quando nelle cose o
situazioni più brutte arriva una luce che ti riporta
alla superficie." Le 68 liriche che compongono il
libro, più tre prose, sono per lo più molto intime e
personali: sono dedicate a persone care (il padre,
la madre, il marito, i figli, ma non solo), parlano
di affetti, di fede, di ricordi, del mestiere di
poeta e del senso della vita e della morte (il
"tramonto", il temuto "Traguardo"). Il linguaggio è
semplice, colloquiale, confidenziale: l'autrice
mette a nudo se stessa e i propri sentimenti, si
scopre vulnerabile e al tempo stesso coraggiosa,
serena e inquieta. Marzia crede nell'amore, in tutte
le sue forme - da quello familiare a quello divino -
e nel potere rigenerante dei ricordi, nella magia
della gioventù e dei sogni. Mi ha colpito
particolarmente la prosa (e la poesia ed essa
collegata) riguardante la storia vera e vissuta del
barbone Ennio, soprannominato Domenico dal giorno in
cui faceva la sua comparsa nel giardino pubblico,
sulla panchina sotto una vecchia quercia. Una storia
che mi ha commosso profondamente. Infine un accenno
alla copertina, che ritrae una maschera femminile
che nella sua fissità ha qualcosa di inquietante. Ho
chiesto la ragione di questa scelta direttamente
all'autrice, che ha voluto in prima persona questa
immagine, cercata in fotolia; "la maschera" mi ha
risposto "aiuta a nascondere la propria
vulnerabilità, debolezza, sensibilità: chi ti scopre
vulnerabile ti ha in mano e dietro alla maschera
puoi piangere dimostrando invece la staticità
dell'emozioni." Sono grato a Marzia, con cui ho un
rapporto di stima e amicizia, per avermi dato una
copia autografata del suo libro, uscito nel dicembre
scorso, e sono onorato di presentarla in questa
serata a lei dedicata.
Massimo Acciai
* * *
Obsession: lo scandaglio della mente malata
E' uscito il volume antologico di racconti a tema
"Manie, fobie e perversioni" curato da Lorenzo
Spurio
Sarà disponibile all'acquisto già dai prossimi
giorni il volume Obsession, una raccolta di racconti
a tema "Manie, fobie e perversioni" voluta e curata
dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio,
per la Limina Mentis Edizioni.
Il volume contiene 14 racconti che sono risultati
selezionati dallo scrittore dopo ampia ed attenta
valutazione di tutti i materiali pervenuti
l'indomani della pubblicazione del call of paper.
Nell'antologia, che si apre con una prefazione del
curatore dove si analizza il tema della "deviazione
umana" nelle sue varie manifestazioni, sono presenti
racconti di: Elisabetta Amoroso, Alberto Arecchi,
Elisabetta Bisson, Fiorella Carcereri, Martino
Ciano, Lorenzo Crescentini, Lisa Deiuri, Monica Dini,
Daisy Franchetto, Serena Gobbo, Andrea Blu, Sandro
Orlandi, Alessandro Pedretta e Stefano Rizzi.
Dalla prefazione di Lorenzo Spurio si legge: "Il
titolo scelto per questo progetto e per l'antologia
stessa, Obsession, fa riferimento diretto al mondo
delle ossessioni dove possono essere inglobate
appunto le perversioni, le manie, le fobie,
atteggiamenti inconsci e incontrollabili che possono
essere trattati in certi casi dalla medicina mentre
in altri, da cronici, risultano inguaribili. Ciò che
li accomuna è la loro "ossessività" e "esclusività":
atteggiamenti apparentemente assurdi e
inimmaginabili che, invece, si configurano come
gravi disturbi mentali. L'ossessione porta con sé e
si alimenta di ansia, paura, eccitazione, euforia,
paranoia, bipolarità, angoscia, violenza minando la
lucidità del soggetto, rovinandone l'integrità e
condannandolo ad essere un "caso umano" ancor prima
di diventare un "caso psichiatrico"".
Il libro sarà acquistabile a partire dal 7 giugno
prossimo sul negozio online della Casa Editrice,
collegandosi a questo link:
http://www.liminamentis.com/scheda-libro/spurio-lorenzo-aavv-a-cura-di/obsession-9788898496020-134324.html
, sulle altre vetrine di libri online e su
ordinazione in qualsiasi libreria italiano.
Scheda tecnica del libro
Titolo: Obsession
Sottotitolo: Raccolta di racconti a tema "Manie,
fobie e perversioni"
Autore: AA.VV.
Curatore: Lorenzo Spurio
Casa Editrice: Limina Mentis Edizioni, Villasanta (MB)
Anno: 2013
Pagine: 162
ISBN: 978-88-98946-02-0
Costo: 15 €
Link diretto alla vendita:
http://www.liminamentis.com/scheda-libro/spurio-lorenzo-aavv-a-cura-di/obsession-9788898496020-134324.html
Info:
redazione@liminamentis.com
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Fortuna, il buco delle vite edito da Ciesse
edizioni collana green giugno 2012 codice ISBN libro
978 88 6660 0442 codice ISBN e-book 978 88 6600459
inoltre sul sito della casa editrice
www.ciessedizioni.it sono disponibili le prime
venti pagine da leggere!
Questo romanzo mi ha mandato in confusione più
volte, perché fino alla fine non sono riuscita a
capire quale delle tre vite di Fortuna mi sia
piaciuta di più. Non mi era mai capitato di leggere
un romanzo la cui protagonista riesce a vivere tre
vite che sono diametralmente opposte tra di loro. La
storia ha inizio in una prigione ruandese, dove
troviamo Fortuna che è stata condannata a morte,
perché si è rifiutata di denunciare gli hutu che
hanno aiutato lei e i suoi più cari amici a far
fuggire centinaia di poveri tutsi verso le frontiere
del Ruanda dall'aprile del 1994, cioè da quando ha
avuto inizio un sanguinoso genocidio che è rimasto a
lungo sconosciuto a gran parte del mondo
occidentale. E' venuto a prenderla un ragazzo dai
lineamenti angelici per portarla davanti al plotone
d'esecuzione, non è ruandese e forse non appartiene
nemmeno a questo mondo perché sembra circondato da
una luce molto speciale. Sembra che manchi
un'eternità all'appuntamento fatale con la morte,
perciò negli interminabili momenti che mancano, la
donna cerca di ripercorrere le tappe più importanti
delle sue tre vite passate. Come per magia la
memoria la riporta in dietro di moltissimi anni,
così ritorna alle Quattrovie il piccolo paesino da
cui tutta la sua storia ha avuto inizio, si chiama
di nuovo J. Rizzutelli la bambina con una brutta
malformazione alla colonna vertebrale soprannominata
da tutti il buco della vita e abita ancora nella
deliziosa casa del portone verde e accanto a lei c'è
nonna Umberta: l'unico amore innocente delle sue
esistenze tormentate. La vedova Rizzutelli per la
piccola J. era tutto, perciò il dolore lancinante
che ha provato quando l'ha persa per sempre è ancora
fortemente radicato nella sua anima. Ricordare la
vita senza Umberta è devastante, perciò la donna
decide di lasciare la piccola J. e si rifugia in
Piccoletta, anche se l'esistenza della giovane
barbona non è stata meno dolorosa di quella di
Piccoletta. Perché per dieci anni ha dovuto lottare
con le unghie e con i denti per resistere alla fame
e al freddo degli inverni romani più rigidi e
riuscire ad arrivare a quell'appuntamento
fondamentale nella vita di ogni donna:
l'appuntamento con il grande amore. L'amore che ha
il sorriso tenero e sincero del dottor Nadir
Murekatete, un giovane ruandese che ha alle spalle
un passato molto doloroso e forse anche per questo
motivo prova immediatamente una simpatia speciale
per la povera barbona. In un primo momento il
rapporto tra Nadir e Piccoletta non è facile, la
donna dopo aver vissuto a lungo per strada
sperimentando quanto possa essere grande
l'indifferenza umana non ha più la forza per credere
nella bontà del suo prossimo. Ma l'affascinante
dottore, dimostrando di avere una pazienza da fare
invidia a un santo, riesce poco per volta a
conquistare la sua amicizia. Così la donna trova la
forza per raccontargli delle terribili vicende che
hanno travagliato le sue esistenze. Quando anche
Nadir avrà il coraggio di confessarle il suo tragico
passato ruandese, degli anni che ha trascorso in
carcere e del suo lungo esilio in Italia, il
rapporto tra i due subirà una radicale evoluzione e
Piccoletta avrà la possibilità di rinascere ancora
una volta per diventare Fortuna. Fortuna, il buco
delle vite è un romanzo bellissimo da leggere tutto
d'un fiato, anche se costa lacrime e rabbia. La
trama possiede la rara capacità di coinvolgere sin
dalle primissime pagine e il suo evolversi presenta
continui colpi di scena che lasciano il lettore
esterrefatto. Credo di non aver mai letto il romanzo
di un esordiente così convincente, sono sicura che
la sua autrice, soprattutto se avrà modo di
pubblicare con una casa editrice più conosciuta e
capace di portare i suoi scritti in libreria, avrà
una carriera letteraria costellata di grandi
successi, perché non è da tutti scrivere un romanzo
che fa accapponare la pelle.
* * *
Recensione al volume di poesia ''L'abisso e' alle
porte'' del poeta Beda
Quale motivo spinge a scrivere e manifestare i
propri sentimenti, le proprie emozioni ed angosce ai
nostri simili? Certamente il voler comunicare e
condividere parte della nostra vita, cercare
conforto e compartecipazione , sentire il proprio
dolore condiviso con qualcuno che già' lo abbia
provato e che abbia l'umanità di ascoltare e
corrispondere.
Su questo piano si pone la poetica del poeta Beda,
che viene a rivelarci con sincerità aperta e
luminosa, come solo un artista può fare, il proprio
animo sofferente e disincantato, colmo di dolore
divenuto intollerabile, tal che erompe dalla diga
dell'anima , per farsi canto di poesia. Anche il
Leopardi cantò questo dolore e ci riportò al destino
finale di ogni essere vivente : se questi canti
poetici si ripropongono di generazione in
generazione, come un opporsi al crudele destino
dell'uomo, ma contengono quella dignità di verso e
di fraseggio, quella sincera emozione di chi scrive,
e questo si nota subito per la commozione che
suscitano, non si può certo parlare di solipsismo,
un compiacimento del proprio dolore, ma il naturale
grido di soccorso di chi ha necessità di aiuto.
Il poeta BEDA, coglie nella struggente bellezza
della natura, anche questa in declino, una qualche
consolazione, nello splendore circostante, in
contrasto con l'atmosfera scura di tenebre che si
aprono sull'abisso della sua anima.
Causa di tutto questo, è la mancanza di una
presenza, di una ''lei'' assente, di un bimbo privo
di vita ( forse un'allegoria di se stesso
fanciullo), di affetti e luoghi lontani o scomparsi
: ''...tu non sei qui. Poserò il mio silenzioso
dolore / in questo morente e spento insieme di
versi.'' (pag.27).
''Non ho niente di più che il nulla. /E' perduto,
sei perduta. Sono perso.''( pag.28)
Dunque, il poeta è privo di scopi di vita, ma
creando versi, cerca rifugio in questi , rievocando,
scavando con metafore ed immagini raggianti di vita
o immerse nello sconforto; a volte si apre qualche
parentesi di timida speranza che, subito, si spegne
: ''Timido questo fuoco che dentro mi rode / e
intanto è vuoto il grembo di questo mondo.'' (pag .
32)
Le ultime liriche descrivono le devastazioni
ambientali ed il Poeta, conscio dell'impossibilita
di porvi rimedio o di essere ascoltato, lancia
anatemi a chi ne è causa, nell'indifferenza della
gran parte dell'umanità.
''La resa è una vittoria, lo sai?'' (pag 74) : verso
terribile di denuncia, contro una società sorda e
cieca che non vede altro che profitto.
Pure, anche se molto raramente, tra queste
tristezze, a volte, bussa la felicita', ma è solo
''…un istante impalpabile d'eterna estasi e mi
accovaccio sopra piangente.'' Lascio a questo punto
i versi, volendo serbare l'immagine del poeta in un
momento consolatorio.(pag. 69)
Mentre scorro i testi, comprendo che nessuna parola
spesa a recensire, potrebbe renderne l'intensità, la
commozione e l'etica presenti e resi, come pure la
bellezza sobria , nobile di questo poetare molto
commovente che denota anche una competenza di stile
letterario molto avanzata, pur nella linearità di
una terminologia consueta e familiare, non
ridondante o astrusa ,incomprensibile o contorta.
Tutti potrebbero abbeverarsi a questi versi così
umani che entrano semplicemente nell'anima altrui,
come acqua dissetante in un terreno arso che chiede
soltanto di essere impregnato di bella poesia,
dignitosa nel dipingere amore e dolore, universali
sentimenti che danno senso al nostro vivere.
Novella Torregiani
Porto Recanati, 24 aprile 2013
* * *
"Interni" di Annalisa Soddu
Titolo suggestivo e invitante per la nuova
pubblicazione di Annalisa Soddu, Interni, il suo
nuovo libro di poesie. La pubblicazione dell'opera è
stata curata e gestita da TraccePerLaMeta Edizioni,
attività di editoria rivolta ai soci
dell'Associazione Culturale TraccePerLaMeta.
Dopo il successo avuto con il racconto Il fuoco di
Lorenzo, la scrittrice di origini sarde ritorna con
una nuova pubblicazione molto carica di significati,
come lo stesso titolo del libro chiarifica.
Il critico Lorenzo Spurio nella prefazione osserva:
"Questo libro non lascerà indifferente il lettore,
perché le liriche che si appresta a leggere
"graffiano" il cuore di chi, con sensibilità e
innocentemente, sa leggere tra i versi. […] La Soddu
affonda con perizia il bisturi in una materia
sociale dolorosa e si mostra sensibile alle tortuose
pieghe dei comportamenti e dei pensieri umani,
attenta osservatrice delle problematiche dell'uomo
contemporaneo, delle sue crisi e delle sue
affettività".
Il libro può essere ordinato ed acquistato tramite
lo shop di TraccePerLaMeta Edizioni o tramite ogni
altra libreria online.
TITOLO: Interni
AUTORE: Annalisa Soddu
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
PAGINE: 54
ISBN: 978-88-907190-6-6
COSTO: 9 €
Info:
info@tracceperlameta.org
www.tracceperlameta.org
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"Imago" di Antonella Troisi
E' uscito da pochi giorni Imago di Antonella Troisi.
Si tratta di una raccolta di poesie edita da
TraceePerLaMeta Edizioni. Questo libro rappresenta
l'opera prima di Antonella Troisi, poetessa campana
residente a Salerno.
Dalla prefazione curata da Lorenzo Spurio si legge:
"Il lettore troverà poesie dal gusto nuovo la cui
collocazione in un genere risulta difficoltosa, ma,
come si sa, nel nostro secolo non è opportuno
parlare di scuole, movimenti né generazioni. […]La
difficoltà nel percepire in maniera lucida e
razionale quali siano i limiti estremi di un amore è
al centro della silloge dove l'amore si configura a
tratti come un tormento, un desiderio, un pensiero
ricorrente, un'illusione. La poetessa, però, è
altamente coscienziosa nel sapere che parlare di
amore immancabilmente significa parlare anche del
tempo che, imperterrito scorre".
Il libro può essere ordinato ed acquistato tramite
lo shop di TraccePerLaMeta Edizioni o tramite ogni
altra libreria online.
TITOLO: Imago
AUTORE: Antonella Troisi
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
PAGINE: 56
ISBN: 978-88-907190-7-3
COSTO: 9€
Info:
info@tracceperlameta.org
www.tracceperlameta.org
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Raccolta di aforismi
di Emilio Rega
Prefazione
a cura di Lorenzo Spurio
Gli aforismi di Emilio Rega contenuti in questo
libro spaziano tra tematiche molto diverse tra loro:
l'autore riflette sul senso e sui limiti dell'arte,
soprattutto quella poetica, da' insegnamenti
esemplari partendo dalla constatazione di una
società disturbata e minacciata dalla corruzione,
fornisce analisi personali sulla natura del sé
cosciente nel nostro periodo storico. Il percorso
che il lettore è chiamato a intraprendere non è
unico, ma molteplice: si potrà partire a leggere
dall'ultimo aforisma per poi tornare indietro a
leggere tutti gli altri, si potrà aprire il libro a
caso e leggere oppure iniziare la lettura dalle
prime pagine come canonicamente viene fatto. Perché
un libro di aforismi, per quanto sia dotato di una
struttura concettuale, è un testo sfuggevole,
ispirato e denso di prospettive: gli aforismi non
sono semplici sintagmi, né haiku dal verso rotto,
tanto meno delle parole in libertà o dei ricercati
sillogismi. O forse sarebbe opportuno dire che sono
tutte queste cose allo stesso tempo, ma sono anche
delle preghiere laiche, delle critiche taglienti,
dei sassi scagliati, rapidi flussi di coscienza e
tant'altro. Lo stesso autore in uno dei suoi
aforismi scrive: Contrariamente a quel che si pensa
in generale la scrittura di un aforisma efficace non
è immediata: occorre prima pensarne almeno altri due
o tre privi di nerbo. Rega è sicuramente un autore
che ha instaurato un certo rapporto amicale e
confidenziale con questo genere poetico, se teniamo
conto che questa raccolta di aforismi non è che la
sesta nella sua ampia produzione; si ricordi, ad
esempio, Oltre le stelle (Edizioni dell'Oleandro,
1997, con prefazione di Dante Maffia) e Ad libitium
(Mario Baroni Editore, 1999).
In questo libro si parlerà delle ragione con le sue
manifestazioni (scienza, conoscenza, empirismo) e
dell'universo irrazionale (la religione, l'amore);
curioso a questo riguardo l'aforisma che, laconico,
recita: L'amore esalta lo spirito, la passione
annichilisce l'anima.
Alcuni aforismi rasentano un'atmosfera comica che,
però, proprio per la sua drammatica rispondenza alla
scoraggiante situazione che viviamo, finiscono per
mostrarsi altamente grotteschi e paurosi: Troppo
intelligente? Licenziato! dove l'autore, dotato di
grande sintetismo, ingloba un mesto colloquio a due
voci fatto di domanda e risposta, una risposta che,
con il punto esclamativo che la segue, ne sottolinea
ancor più vivamente il senso alienante della
condizione umana. In altre parole, forse meno
"aforistiche", Rega consacra sulla carta una
sacrosanta verità: sono gli ignoranti, gli
opportunisti o i raccomandati (a volte le tre
sfaccettature, addirittura, sono presenti in un
unico essere) ad andar sempre avanti e a vedersele
tutte andare dritte. Idea questa che Rega ripropone
anche in un altro aforisma, ancor più esplicito: Le
migliori intuizioni le ha il cosiddetto idiota , non
l'intelligente.
Quasi mosso da una forza avanguardistica (Il passato
pesa come un macigno sulle nostre teste e nonostante
ciò non possiamo non fare i conti con esso) ,
l'autore rintraccia nei segni degradati della nostra
contemporaneità (fiction, vip, personaggi famosi,
l'arrivista, il fascino perverso della celebrità)
degli stereotipi vergognosi, il cui superamento è
necessario per metter fine all'ilarità e gratuità
dominante nel nostro comune vivere quasi a
sottendere che la genuinità e quel sentire di
purezza non possono essere rintracciati in persone
che hanno fatto dell'esaltazione dell'ego la loro
religione: L'egoismo acceca l'uomo e lo rende
stupido, scrive Rega in un altro aforisma.
E in questa riflessione a tratti vorticosa a tratti
amara neppure la religione viene risparmiata,
l'autore scrive: Quel tarlo del dubbio che ti toglie
il gusto della fede. Ma la domanda, spontanea e
lecita, che mi pongo: può un tarlo, per quanto
ossessivo e fastidioso possa essere, minare la ferma
credenza di un cattolico? O di un credente in
generale dato che qui non si parla propriamente di
cristianità? Al lettore sta a decidere sulla
questione.
Rega non risparmia proprio nessuno ed è chiaro il
suo messaggio carico di disprezzo e di sfiducia nei
confronti del nostro mondo: c'è gente che parla solo
perché ha la bocca, sembra dire l'autore; ci sono
megalomani, potenti, false dive, arroganti e
so-tutto-io: tutti condividono una grande ignoranza
di fondo, ignoranza che, offende la cultura e chi
realmente opera per essa: L'Italia è un tale paese
di ignoranti che basta avere una laurea o aver
frequentato un Master per sentirsi chi sa chi (per
non parlare dei rappresentanti del mondo
accademico).
Emilio Rega è critico e a tratti polemico (Italiani:
"brava gente" o gente furba?) con la gente che lo
circonda, con la società e con i tempi in cui vive.
Non è un provocatore, né un qualunquista, ma una
persona dall'animo meditabondo a cui piace
soffermarsi per guardare la realtà da fuori e
cercare di interpretarla. Il grande Gozzano scriveva
in una sua lirica che il mondo è "quella cosa tutta
piena di quei cosi con due gambe che fanno tanta
pena". Qui, in questa opera, si respira quella
stessa aria.
Jesi, 21-04-2013
* * *
Io sono soltanto un granello di sabbia
di Anna Scarpetta
con prefazione di Gianni Ianuale
Liberia Editrice Urso, 2013
Numero di pagine: 55
ISBN: 9788898381319
Costo: 9,50 €
Recensione di Lorenzo Spurio
Devo confessare che per poter eseguire un'analisi
appropriata ed attenta di questo recente libro di
Anna Scarpetta che la recensione, come forma
testuale, non è di certo adatta, poiché servirebbe
almeno un saggio se non un intero volume critico,
tante sono le cose che -a mio modesto modo di
vedere- debbono essere dette, considerate e
interpretate. Comincerò con il dire che in questa
silloge si respira un'aria soave ma pacata dove a
dominare sono le immagini che fanno riferimento al
mondo cattolico: molte delle poesie, in realtà
sembrano delle vere preghiere, proprio per la
profondità dei richiami e per la pervasiva e
credente considerazione della vita quale percorso
terrestre che si caratterizza per la sua finitudine.
Aggiungerò che Anna Scarpetta è stata recentemente
premiata al I Concorso Letterario Internazionale
Bilingue TraccePerLaMeta per la sua poesia religiosa
dal titolo "Sulla via di Damasco", ulteriore segno
che evidenzia questa sua nuova apertura nei
confronti di un genere poetico molto diffuso e
seguito. La parola nelle poesie di Anna Scarpetta si
fa lode, invocazione, condanna, rinuncia ed
esortazione, ma essa è anche appello alla
sensibilità dell'uomo, elogio dei sentimenti e
apologia del credo cristiano. Non è un caso che sia
proprio la prima lirica della silloge, "Io sono
soltanto un granello di sabbia" che è quella che dà
il titolo all'intera raccolta, che esordisca con
questi versi: "Io sono, soltanto, un granello di
sabbia,/ dell'immenso deserto, Signore" (7) in cui
la poetessa, partendo dalla constatazione della
minuziosità del suo essere il rapporto alla
mondialità delle esperienze, evidenzia e rende
grazia al Divino per il "dono" che le ha fatto:
quello della poesia. Ma, siccome sappiamo che la
poesia non è che la forma più autentica, vivida e
sofferta di espressione umana, con questa
espressione la poetessa non fa che eguagliare la
poesia alla vita. E come si evince in questa prima
lirica c'è una grande attenzione nella poetessa nei
confronti del tentativo di auoto-definirsi, di
identificarsi e di svelare agli altri chi è, come
avviene anche nella poesia "Non so più chi sono"
(31).
Centrale, come era stato per la precedente silloge
poetica della poetessa, Le voci della memoria (Ismeca,
2011), da me recensita e la cui recensione è
disponibile qui, è il tema del tempo. Il colloquio
che la poetessa intrattiene con esso si fa qui più
aspro e si nota un certo indurimento del linguaggio
dovuto, molto probabilmente, dalla desolante
constatazione che esso è l'unico "eterno vincente"
nella continua lotta della vita. La poetessa
fornisce le più ampie caratterizzazioni per evocarlo
("il tempo,/ silenzioso, con la sua faccia di marmo
scolpito", 12; "il tempo, col suo volto annoiato",
22; "il tempo, così infame e crudele", 25: "[tu],
come statua regale", 46, ecc.), e nella gran parte
di esse si intuisce un certo disprezzo e
sconsiderazione, che fanno seguito alla presa di
coscienza della sua pericolosità e al contempo della
sua tragica ineluttabilità. Ed è così che esso non è
altro che "il vero palco delle pittoresche scene
degli orrori" (8), cioè esso è un davanzale verso il
mondo che assiste indisturbato e senza fretta alle
rappresentazioni della vita, del mondo, delle
famiglie, agli inganni e ai tormenti, alle guerre e
ai sistemi di vendetta, ma anche ai momenti più
belli che solo nel ricordo potranno conservare la
loro leggiadria.
Il sentimento religioso è facilmente intuibile anche
attraverso i chiari riferimenti alla vita intesa
come percorso, come cammino errante e l'uomo come
misero "abitante delle fatiche umane", come
pellegrino per le vie del mondo, a volte
consapevole, altre volte meno ed obbligato ad esodi
carichi di dolore a causa di guerre, scontri
religiosi, deportazioni. Perché va subito osservato
che varie liriche qui contenute hanno un forte
intendimento civico, morale e mettono il lettore di
fronte a realtà sociali endemiche, cancrenose,
corrotte e ignominiose. E' così che Anna Scarpetta
fotografa i massacri che avvengono al silenzio dei
governi e dei mass media europei, come in Libano,
dove la poetessa ci "narra" dei pianti e dei lutti
di Beirut. Il pensiero non può non andare anche ai
massacri in Sudan e quelli leggermente più
conosciuti perpetuati da Assad, in Siria. Nella
poesia "Libano" la speranza sembra esser ormai
abbattuta e tutto ricade su una tortuosa domanda la
cui impossibilità di risposta ferisce ancor più gli
uomini di quella terra e demoralizza il mondo: "Agli
occhi del mondo, tra due fuochi, ardi muto Libano,/
c'è chi si chiede, invano, ma tutto questo perché"
(14). Il tema sociale ritorna nella lirica "Berlino
est", quadretto chiarificatore del senso di giubilo
l'indomani dell'abbattimento del Muro che divise i
berlinesi a seguito di un conflitto ideologico
disprezzabile.
Si susseguono liriche più dolci e positive nelle
quali la poetessa rievoca momenti passati e ricorda
i suoi cari, soprattutto la madre, celebrata in due
liriche e in maniera particolare nella bellissima
"Sei volata via, madre" dove l'atroce ricordo della
dipartita della madre è associata a una colorazione
bianca, quasi accecante, che la poetessa vede e
riconosce nella neve e nei gabbiani dal piumaggio
candido. Ed anche qui, dove la lirica è pensata come
commemorazione della madre, Anna Scarpetta non si
risparmia per criticare la spietatezza di questo
mondo nel quale siamo chiamati a vivere: "Sola sei
andata via da questo strano mondo" (18). La
"stranezza" del mondo è spiegata nella lirica "Il
male del mondo" che è un vero pugno allo stomaco. In
essa la poetessa plasma la parola in maniera
meditata affinché sia acuminata, folgorante e
distruttiva proprio come è l'efferatezza del mondo,
la cattiveria diffusa negli animi imbarbariti nel
nostro oggi: "Il male ha mostrato tutta la sua
malvagità agli occhi del mondo/ coi suoi aguzzi
artigli, graffiando volti di sfide verso il futuro/
ricacciando all'indietro tempi nuovi, che non sanno
avanzare" (23). La poetessa non esplica quali
intende essere i "mali" del mondo e lascia
volutamente aperta la questione al lettore che può
facilmente leggerli nell'aumento di femminicidi, nei
suicidi per colpa della crisi economica, nelle
inspiegabili tragedie familiari, nella bestialità di
alcuni atteggiamenti umani e nelle invidie
logoranti, negli abusi, nelle catastrofi naturali,
ma anche nelle dolorose e fulminanti patologie a cui
spesso non vi sono rimedi.
Per ultimo, ma non per importanza, ci sono liriche
curiose dove Anna Scarpetta chiarifica la sua felice
propensione nei confronti delle nuove tecnologie,
esplicate soprattutto nel mezzo informatico al quale
la poetessa riconosce grande capacità: con Facebook,
ad esempio, si può ritrovare amici e parlare con
loro, anche dopo tanti anni di lontananza e
silenzio, e il web è molto positivo perché accorcia
le distanze e fa viaggiare più veloce le notizie
come sottolinea all'apertura di "Grazie a te web".
La versione digitale del libro, che oggigiorno sta
combattendo una prima battaglia con il suo
progenitore cartaceo -battaglia che a mio modesto
parere sta perdendo e clamorosamente- è motivo
addirittura di una lirica, "Ebook", dove la poetessa
ricorda, elogia e innalza il valore del cartaceo,
custode di tradizione, fruitore di un contatto
diretto e dispensatore del fresco profumo di stampa
o acre di invecchiamento.
Il pensiero finale che la poetessa fornisce al
lettore e sul quale si appella a una sua maggiore
considerazione è quello che verte sul futuro: che
cosa ci aspetta nei tempi a venire? Riusciranno le
persone veramente brave e sincere a farsi valere in
un mondo dominato da tante nefandezze? Anche la
poetessa trasmette un sentimento d'incertezza al
riguardo: "Da dove dovranno venire questi nuovi
tempi/ carichi di profili, scolpiti di albe boreali,
rinchiusi/ nell'immane destino che ancora non si
profila" (41).
C'è bisogno di cambiamento e di gente valida che
possa proporre una svolta. Subito.
I tempi attuali sono fermi e stantii, pur nel loro
ineluttabile incedere.
Un plauso alla poetessa per darci tanti spunti su
cui riflettere con questo libro che di sicuro non
lascerà indifferente nessun lettore.
Lorenzo Spurio
(scrittore, critico letterario)
Jesi, 25 Maggio 2013
ANNA SCARPETTA è nata a Pozzuoli (Na) nel 1948. Per
moltissimi anni ha vissuto nel capoluogo campano. Ha
lavorato, poi, a Milano presso la Rete Ferroviaria
Italiana - Direzione Asse Orizzontale e attualmente
vive a Novara. Si è sempre dedicata alla poesia,
narrativa e saggistica. E' stata membro di giuria a
Napoli nei concorsi letterari in lingua e in
vernacolo. Ha recensito numerosi libri di poesia. A
Milano si è dedicata al teatro sperimentale, in
qualità di Aiuto regia, con la compagnia di Ciro
Menale. Ha collaborato con prestigiose riviste
culturali ed è stata Presidente Onoraria per la
Città di Napoli di MOPEITA, Movimento per la
diffusione della poesia in Italia. Ha pubblicato le
seguenti sillogi di poesia: Poesia (Gabrielli,
1985), Frantumi di tempo (Lo Faro, 2004), L'altra
dimensione della vita (LibroItaliano World, 2004) e
Le voci della memoria (Ismeca, 2011) da me recensito
e la cui recensione è presente qui.
* * *
Matilde Vittoria Laricchia, Non ci sono foto
ma qualcosa è rimasto
[leggi
comunicato stampa]
* * *
Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, Alle fonti
del Clitumno, La scuola di Pitagora, Napoli
2011, pp. 43 (ISBN 978-88-6542-021-8)
L'autore di questo breve libello, Ulrich von
Wilamowitz-Moellendorff (1848-1931), è un docente di
filologia classica che riceve dal suocero, Theodor
Mommser, - ci spiega Gherardo Ugolini
nell'Introduzione - in regalo degli scritti di
Giosué Carducci. Così inizia l'interesse per la
poesia di quest'ultimo, seguono i soggiorni in
Italia e la volontà di comprendere a pieno alcuni
punti del "pensiero" del poeta italiano, quindi lo
studioso si rivolge ai colleghi dell'Università di
Berlino con l'obiettivo di redigere un'antologia di
odi del poeta in versione tedesca, per poi inviarla
al medesimo nel periodo natalizio.
Dopo tanto lavoro, nel Natale 1879 viene pubblicato
un testo, in pochi esemplari di sessantacinque
pagine, contenente dieci odi con testo originale e
traduzione tedesca a fronte, dal titolo Carducci 24.
Per conoscere Carducci il professore decide di
organizzare una conferenza, che dà il titolo al
seguente testo: Alle fonti del Clitumno, ovvero un
piccolo fiume "collocato in Umbria, luogo in cui nel
passato si scontrarono i tre popoli degli Umbri, dei
Romani e degli Estruschi". Seguono le descrizioni
particolareggiate delle città toscane: Arezzo,
Cortona, poi di quelle umbre con Perugia, Assisi "la
patria di San Francesco e Santa Chiara", poi
Foligno, Spoleto…
Il Clitumno però è stato decantato anche nel passato
da Plinio, Virgilio che nelle Georgiche così
descrive il nostro paese: "niente del genere è
paragonabile allo splendore dell'Italia", e "qui
dura a lungo la primavera, si estende l'estate per
molte lune" - ed ancora - "l'abbondanza dei laghi,
il lago di Como e quello di Garda". Carducci usa i
seguenti versi: "grande, austera, verde da le
montagne digradanti un cerchio l'Umbria guarda" - e
prosegue - "… stiano, giganti vigili, i cipressi".
Nella strofa finale conclude: "plaudono i monti al
carme e i boschi e l'acqua de l'Umbria verde…"
Il poeta italiano si presenta di non facile
comprensione, per "addentrarsi" nei suoi versi è
necessario un bagaglio di conoscenze pregresse, tra
le quali non può mancare la classicità personificata
da Virgilio ed una buona dose di studi moderni, e
soprattutto quelle intellettualità che hanno reso il
nostro paese grande, come Dante, Machiavelli… E
questo carattere carducciano era stato ben compreso
da von Wilamowitz-Moellendorff.
Emanuela Ferrari
* * *
Titolo: Flyte & Tallis
Sottotitolo: Ritorno a Brideshead ed Espiazione: una
analisi ravvicinata di due grandi romanzi della
letteratura inglese
Autore: Lorenzo Spurio
Prefazione: Marzia Carocci
Genere: Critica letteraria
Editore: Photocity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012
ISBN: 978-88-6682-300-1
Numero di pagine: 143
Costo: 10 €
Recensione di EMANUELA FERRARI
Il nuovo lavoro elaborato da Lorenzo Spurio merita
un'analisi accurata per comprendere a fondo i
significati e le modalità espressive che ne sono
alla base.
Il testo intitolato Flyte & Tallis, con il
sottotitolo Ritorno a Brideshead ed Espiazione: una
analisi ravvicinata di due grandi romanzi della
letteratura inglese, si articola in più parti per
"proiettare" il lettore nella prospettiva narrativa
dei due romanzi presi come riferimento da parte
dell'autore, su cui poi si "fonda" la piattaforma
interpretativa per possibili raccordi letterari e
contenutistici.
Nello specifico, la prima parte dello scritto
argomenta sulle vicende e personaggi legati al
romanzo Espiazione di Ian McEwan, poi segue la
trattazione dell'opera di Evelyn Waugh dal titolo
Ritorno a Brideshead.
La seconda parte è incentrata sull'analisi
semantico-narrativa delle parole conversione ed
espiazione che si pongono come "metro" dialogante
presente in entrambi i romanzi. Ci sono anche
richiami alle rappresentazioni cinematografiche con
rivisitazioni, a volte, discordanti rispetto alla
traccia originaria.
Il saggio di Brian Finney si presenta come uno
studio approfondito di Espiazione e "chiude" il
lavoro di Spurio, il quale decide di fornire ai
lettori anche un quadro bio-bibliografico dei due
autori che hanno composto i romanzi su cui concentra
la sua indagine. Questo modo di impostare il "corpo"
del lavoro - a mio avviso - aiuta molto a penetrare
nel "mondo" descritto dai due romanzieri e a
focalizzare la simbologia che li domina, fornendo
materiale anche per quella riflessione individuale e
dal carattere soggettivo che induce a trovare
spiegazioni nel modularsi del racconto. Lo sguardo
insomma diventa più vigile su luoghi, descrizioni e
personaggi per poter poi raccogliere quelle
informazioni necessarie per farsi un'idea anche
sull'autore del brano. Vorrei puntualizzare quest'ultimo
aspetto partendo appunto dall'inizio, seguendo cioè
l'impostazione adottata da Spurio. Andiamo con
ordine… Nel paragrafo di apertura, intitolato Villa
Tallis, la guerra, Londra, ci vengono presentati i
personaggi che animano il romanzo Espiazione di
McEwan. La famiglia Tallis è composta da cinque
persone: Jack, un padre sempre assente che trascorre
molto tempo a Londra per la sua carriera politica,
Emily, la moglie perennemente ammalata di emicranie,
e tre figli di nome Leon, Cecilia, conosciuta con il
diminutivo Cee, e Briony di tredici anni, che si
diletta a scrivere drammi. Quest'ultima sarà il
personaggio chiave delle vicende familiari e la
"penna" narrante di una storia parallela alla vita
reale vissuta da chi la circonda.
La scena si amplia con l'arrivo dall'Irlanda dei
cugini Quincey: due gemelli di nove anni, Pierrot e
Jackson, e la sorella maggiore Lola. La scenografia
si arricchisce con la presenza di un giovane
"lontano" dallo status di questa famiglia
altolocata. Lo scrittore McEwan inserisce appunto in
questa cornice il figlio della domestica, Robbie
Turner. Lo sfondo dove si ambienta tutto è, almeno
nella parte iniziale, Villa Tallis, come alla fine
della narrazione, quasi a "creare" un collegamento
circolare, un rimando alle origini da cui tutto è
dipeso, nonostante il trascorrere del tempo e la
maturità raggiunta dai personaggi che abbiamo
conosciuto nella fase di passaggio dall'infanzia
all'adolescenza.
Il "mondo" che si trova davanti il lettore è quello
vissuto da un gruppo di adolescenti che si
incontrano e passano del tempo insieme. In realtà,
nella storia ci sono quattro eventi o svolte, che
formulano una nuova prospettiva interpretativa: a)
la scena della fontana che coinvolge Robbie e
Cecilia, b) la lettera che Robbie consegna a Briony
per Cee, c) la scena della biblioteca che coinvolge
ancora i due giovani della prima scena, d) la
violenza che subisce Lola. E' importante rilevare
che chi "vede" e "immagina" cosa sta accadendo è la
scrittrice di atti per drammi, che è artefice delle
liti tra i familiari per la "vicinanza" tra la
sorella e Robbie. Quest'ultimo viene sempre visto
con disprezzo, infatti finisce in prigione per una
colpa, la violenza su Lola, che non ha commesso.
Inoltre, la guerra diventa un campo di prova per
tutti, Robbie si arruola, Cecilia diventa
infermiera… Poi un colpo di scena… nella parte
finale del romanzo si apprende che "avevamo
compreso" una storia che non era vera in quanto nata
dalla mano di Briony, oramai scrittrice affermata,
che aveva fatto rivivere la sorella e il suo amore
per il figlio della domestica… in realtà entrambi
erano morti da anni e, soprattutto, non si erano più
incontrati dalle vicende legate a Villa Tallis!
In tale passaggio finale si comprende il valore
della parola espiazione che dà il titolo al romanzo.
Il tutto è iniziato perché Robbie, un giovane
appartenente ad una classe sociale inferiore, ha
"osato" troppo verso la famiglia che lo aveva
ospitato insieme alla madre. La metafora
significativa al riguardo è un richiamo alla
differenza di classe sociale che "domina" tutta la
narrazione, poi "prende forma" la visione
mono-direzionale della protagonista e artefice del
dramma, Briony.
Nel romanzo, oltre ai personaggi che sembrano quasi
"visibili" al lettore per la maestria descrittiva,
emergono dei "sottotitoli" molto interessanti; mi
riferisco ai "luoghi" che diventano il palcoscenico
delle azioni narrate. Nello specifico, prendo a
riferimento il giardino della villa, sterminato e
guarnito da una fontana simile a quella del Bernini
a Roma, e in un questo ambiente esterno si snodano
due momenti: la prima e la quarta scena. Inoltre,
all'interno della casa c'é la biblioteca, quindi un
"luogo" interno in cui prosegue ciò che si è
verificato all'esterno, ovvero l' "avvicinamento"
tra Cee e Robbie che "dovrebbe" continuare
all'esterno di tale abitazione, quindi dovrebbe
"essere parte" integrante della loro vita
passionale…
Tutta la narrazione, di fatto, rievoca l'importanza
delle parole, scritte o dette, sottolineandone sia
l'aspetto positivo che, soprattutto, i contenuti
dissonanti dal contesto reale. Le parole scritte di
una lettera consegnata che non doveva arrivare, il
libro che ha ispirato il contenuto della missiva, le
parole che si mettono insieme per "creare" un dramma
in atti, le parole che dovevano essere scritte per
espiare una colpa commessa legata ad una falsa
testimonianza ed ecco che… l'espiazione rimane
"sospesa" tra le vite di coloro che avrebbero
voluto, e soprattutto dovuto, vivere a loro modo
senza intromissioni fanciullesche. Anche durante la
guerra le parole "viaggiano" tra i protagonisti, le
lettere comunicano un "sentire", uno "stato
d'animo", come è accaduto durante la prigionia. La
forza della parola, quale sinonimo di verità, sembra
trovare una via di uscita nonostante le avversità.
La necessità di voler cambiare pagina, di lasciare
alle spalle quanto è accaduto si rende palese
nell'ultima parte del romanzo, quando Briony, oramai
anziana ed affermata scrittrice, ritorna a Villa
Tallis che, nel frattempo si è trasformata in un
hotel. Il tempo trascorso si "rispecchia" nel
cambiamento dei luoghi vissuti da bambina, ma forse
Briony avrebbe dovuto "cogliere" già al tempo tanti
cambiamenti abbandonando una visione miope degli
eventi a cui fu particolarmente suggestionabile.
Tutta l'opera è percorsa da due linee parallele che,
essendo tali, non avranno mai un punto di incontro:
la vita reale dei personaggi, legata a parole non
scritte in quanto si tratta di un vissuto
emozionale, e la vita rivista come scrittura
parlante, come interpretazione solipsista espressa
in un monologo che riempie le pagine di inchiostro
"colorando" le vite di persone che non ci sono più
da tempo.
Nel secondo romanzo, Ritorno a Brideshead - Le
memorie sacre e profane del capitano Charles Ryder,
c'è come sfondo iniziale la II guerra mondiale ed il
protagonista è il trentanovenne Charles Ryder, che
conduce il suo plotone in una dimora per essere
adibita a caserma. Si tratta, in realtà, di una
tenuta che egli aveva frequentato in passato,
durante il periodo della sua magnificenza e sfarzo…
Vi abitava un'aristocratica famiglia inglese, i
Flyte, che il protagonista conobbe tramite Sebastian
al college Hertford. Anche in questa residenza è
presente un fontanone nell'ingresso esterno che si
può "prestare" a varie interpretazioni simboliche,
alcune delle quali marcatamente religiose: la
necessità di "lavare" delle colpe, di avvicinarsi
alla purezza, ma anche lo scorrere del tempo,
l'armonia dell'ingegno umano con l'elemento
naturale, quindi la sinergia tra creazione e creato
quale connubio realizzabile, oltre ad una
espressione estetica pura e completa - ed
aggiungerei - quasi di inafferrabilità del tutto.
Proseguendo… si ravvisa una traccia di infantilismo
anche in questo romanzo con la figura di Sebastian,
un giovane molto bello che porta con sé l'orsetto
Aloiso, ma - a mio parere - anche da parte della
madre, Lady Teresa Marchmain, legata ad un mondo
religioso che la "estranea" dalla quotidianità
vissuta dalla sua famiglia.
I contatti tra il mondo ateo e quello religioso,
ovvero tra Charles e Sebastian iniziano circa venti
anni fa, durante il periodo di studio ad Oxford.
Trascorrono insieme le vacanze, così l'amico conosce
il resto della famiglia: Julia, la sorella dalla
bellezza strabiliante proprio come Sebastian, il
fratello maggiore Bridey, che prenderà il titolo di
conte Brideshead, i genitori di Sebastian, Lord Alex
Marchmain e Lady Teresa. Le vicende della famiglia
però coinvolgeranno altre persone come Cara, una
signora francese residente a Venezia con il ruolo di
amante di Lord Alex, la tata Hawkins, Ned Ryder
ovvero il padre di Charles ed altri ancora…
A questo punto è già possibile sottolineare delle
similitudini con Espiazione: a) ci sono molti
personaggi che ruotano intorno alla famiglia di
Villa Tallis, come accade appunto per la tenuta a
Brideshead, b) la narrazione ha il suo nucleo di
partenza dalle amicizie e frequentazioni in età
adolescenziale ed ancora una volta c) ci sono
esponenti appartenenti a diverse classi sociali.
Inoltre, si deve aggiungere la presenza di un
elemento religioso che permane con insistenza nella
vita dei personaggi di Brideshead, anzi è manifesto
e quasi palpabile nell'aria, mentre nel romanzo di
McEwan è un "ingrediente" che prende forma nel tempo
per "soffermarsi" su Briony… Poi d) le due
residenze, che fanno da sfondo ai due romanzi,
assumeranno destinazioni diverse: rispettivamente un
hotel e una caserma. Qui si può apostrofare una
metafora: i luoghi nati per essere patrimonio
esclusivo di un vivere familiare duraturo, quasi
dinastico, si trasformano in sedi della temporaneità
e della necessità del momento da parte di chi ne fa
uso, si passa cioè dalla staticità di un mondo
fragile alla dinamicità di una realtà che si
"modula" davanti a ciò che trova…
Il tempo, altra metafora, porta comunque cambiamento
e non sempre in senso positivo.
Non può mancare il senso della bellezza visibile
negli arredi, nelle architetture che Charles, in
quanto amante della pittura, non può non
sottolineare. E qui si intrecciano altre possibili
forme di raccordo con il romanzo precedente: Briony
diventerà una scrittrice, mentre Charles un pittore
di talento. Ed ancora il tema della differenza di
classe è affrontato da entrambi gli autori e si
personifica nel legame Cee-Robbie e nella
frequentazione Charles-Julia, ricordando che sia
Robbie che Charles studiano, di conseguenza
migliorano il loro status. Forse, in questo
passaggio è da sottintendere un'evoluzione dei
costumi che rispecchia l'approssimarsi verso una
nuova epoca, che inizia già ad assumere dimensione
all'interno della famiglia di Sebastian attraverso
la figura del padre che svolge una "nuova vita"
amorosa a Venezia.
Nella parte centrale del libro Lorenzo Spurio dedica
due sezioni rispettivamente al tema religioso e alle
influenze letterarie che sono alla base dei due
testi narrativi. Nello specifico, tracce di
religiosità sono presenti nel titolo del romanzo
Espiazione, mentre la famiglia Flyte ha profonde
radici cattoliche, gli eventi si scandiscono in base
a tali festività e la casa è piena di accessori e
suppellettili religiosi, ma soprattutto è abitata da
persone che fanno della religione l'unica regola di
vita, come la madre di Sebastian, il fratello
maggiore poi lo stesso Sabastian che, col passare
del tempo e le varie vicissitudini, diventerà un
predicatore per il mondo… E chi ha professato un
fervente ateismo, come nel caso di Charles, come si
comporta? Alla fine sembra quasi cedere a favore di
una conversione…
Altro dettaglio in comune di notevole importanza - a
mio avviso - è l'elemento bellico, che irrompe nella
vita dei personaggi, si pone quasi come uno
spartiacque tra la vita adolescenziale e quella
matura.
Inoltre, è da notare che i due romanzi, così ben
strutturati, sono stati presi come riferimento per
serie televisive e cinematografiche tra il
2007-2008. Ritengo però che le trame narrate hanno
un altro "sapore" se lette dalle pagine di un libro
rispetto ad una trasposizione figurativa,
sicuramente più immediata come impatto, ma meno
interiorizzata dal pubblico. Sicuramente, come
specifica Spurio, siamo di fronte a romanzi di
grande valore nati da esperienze letterarie
sofisticate, infatti, dalla biografia degli autori,
risulta che McEwan studia letteratura inglese ed
inizia a scrivere drammi, successivamente si dedica
ai romanzi americani. Questa scelta segna una svolta
significativa in cui esprime tutto il suo
"carattere" avanguardista. Waugh è un importante
scrittore del secolo passato, di lui ci rimangono
numerosi articoli, saggi, romanzi, alcuni dei quali
densi di quello spirito cristiano che diventa parte
della sua vita a partire dal 1930.
In base a quanto evidenziato, risulta che tra le due
opere prese a confronto nel lavoro di Spurio ci sia
una coerenza quantitativa relativa appunto allo
spazio dedicato alle loro rispettive trattazioni ed
analisi, in realtà proseguendo nella lettura il
giovane scrittore sembra - a mio parere - quasi fare
una "scelta", tende a prediligere o comunque a
"proiettarsi" più nello stile narrativo di
Espiazione rispetto a quello di Waugh. Un elemento
dialogante di questa sua "partecipazione" credo di
poterlo rintracciare dalla presenza del saggio di
Brian Finney, dedicato in prevalenza alla figura di
Briony, che si pone appunto come scelta letteraria
dopo l'esegesi dei due lavori messi a confronto.
Forse, questa "vicinanza" è da attribuire ad una
passione per la letteratura inglese che accomuna
McEwan e il giovane Spurio, ma non è tutto... Vorrei
avanzare un'ipotesi, che ho maturato leggendo questo
nuovo lavoro di ricerca letteraria. Credo ci sia un
elemento "caratteriale" che si pone come chiave di
raccordo tra i due autori (McEwan e Spurio) che
identifico con il termine "escursionismo letterario"
inteso come voglia di sperimentare, di provare a
creare qualcosa di nuovo, di tentare in concreto
altre strade sperimentando, essendo comunque
entrambi impegnati su più fronti e, soprattutto,
portati ad innovare. Questa "mia interpretazione"
prende avvio anche dalla lettura del quadro
biografico dello scrittore anconetano da cui si
evince una formazione in progress in ambito
letterario attraverso la redazione di testi di vario
genere.
Emanuela Ferrari
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